23 December, 2024
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Il Pan di Zucchero.

E’ in programma a Zurigo, dal 28 al 31 gennaio 2016, la fiera FESPO/Golfmesse.
Potranno partecipare presso lo stand della Regione, in qualità di co-espositori, un massimo di 20 aziende con le seguenti tipologie:
– strutture ricettive alberghiere classificate 3,4,e 5 stelle, aventi un minimo di 20 stanze;
– catene alberghiere;
– consorzi regolarmente costituiti e associazioni turistiche anche non riconosciute a condizione che abbiano un proprio codice fiscale, aventi almeno 10 associati;
– consorzi e associazioni di B&B regolarmente costituiti, aventi almeno 10 associati;
– aziende ricettive all’aria aperta;
– agenzie di viaggio incoming e tour operator regolarmente iscritti al registro regionale delle agenzie di viaggio;
– società e servizi turistici;
– gestori di CAV;
– gestioni Alberghiere;
– attività di noleggio di autobus con conducente regolarmente iscritte nel Registro regionale delle imprese esercenti il noleggio di autobus con conducente;
– società di gestione aeroportuali;
– compagnie aeree e di navigazione.
La quota di partecipazione alla fiera è pari a 100 euro per azienda e saranno a carico degli interessati anche le spese di viaggio, vitto e alloggio del personale alla manifestazione.
Le schede di adesione dovranno essere inviate entro le ore 9.00 del 18 gennaio 2016 tramite email all’indirizzo tur.sviluppoofferta@regione.sardegna.it .

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Con la partenza quasi certa dei tedeschi, la base militare di Decimomannu si avvia verso la chiusura, di fronte alla totale indifferenza del Governatore Francesco Pigliaru e del centrosinistra al governo della Regione. La logica antimilitarista e populista del presidente rischia di ripercuotersi sull’economia isolana, visto l’elevato numero di quanti lavorano in quelle aree e l’indotto che queste generano. Ma non solo: di questo passo si favorisce anche la dismissione del Poligono di Capo Teulada e della base di Capo Frasca, con conseguenze gravissime. E chi guida una Regione come la Sardegna, ha il dovere di analizzare i fatti nella loro interezza, senza farsi trascinare dall’ondata retorica e demagogica che propugna il No all’Esercito a prescindere e che in Sardegna sembra avere preso piede, non considerando cosa significhi rinunciare alle forze armate. Per questo è doveroso che il Presidente della Regione analizzi le circostanze, partendo da due presupposti: l’importanza dell’Esercito in termini di difesa, considerato un valore irrinunciabile della nostra bandiera, e la rilevanza delle forze armate in considerazione dell’economia che esse garantiscono all’Isola.

Quanto al primo aspetto, la Sardegna, e quindi l’Italia, non può permettersi di rinunciare all’addestramento dei militari, sia per il particolare momento storico, sia perché la nostra nazione appartiene al Patto Atlantico. E il Poligono di Capo Teulada è una vera e propria palestra che come tale va considerata. E noi dobbiamo puntare alla sicurezza dei militari impegnati nelle missioni di pace, garantendo un esercito addestrato nel migliore dei modi e in grado di fronteggiare le nuove emergenze.

In merito al secondo aspetto, sono innegabili le ricadute economiche di cui beneficiano le comunità locali (e non solo) che ospitano le basi militari. E se ancora si ha qualche dubbio, forse sarebbe il caso di ricordare cosa ha dovuto sopportare la popolazione de La Maddalena con il benservito che il presidente Renato Soru ha consegnato alle forze Usa a suo tempo.

Di sicuro, ciò che si ignora maggiormente (e forse persino con intenzione) – ovvero quello che potrebbe soddisfare i presupposti di cui sopra in un’ottica moderna, di rispetto dell’ambiente e delle popolazioni – è il progetto SIAT (Sistema Integrato per l’Addestramento Terrestre). Un progetto in cui rientra il Poligono di Capo Teulada che prevede ingenti investimenti economici capaci di generare a loro volta importanti ricadute nell’intera isola, e non soltanto nelle comunità locali. I vantaggi sarebbero enormi: si ridurrebbe sensibilmente l’utilizzo del munizionamento reale e, nel medio e lungo termine, si conseguirebbero importanti economie di scala, soprattutto in riferimento alla riduzione della quantità di munizionamento di vario calibro sparato. L’implementazione del progetto SIAT presenta inoltre intrinseci e innumerevoli vantaggi e opportunità di sviluppo per le possibili forme di cooperazione/collaborazione con gli Enti di ricerca (Sardegna ricerche e CRS4) e gli Istituti universitari di Cagliari e di Sassari che fanno della ricerca tecnologica il loro core business. E ancora: si assisterà allo sviluppo aerospaziale di Perdasdefogu. Senza dimenticare che se dovesse partire il SIAT, ne beneficerebbe anche la Brigata Sassari, con un incremento di mille uomini nell’isola. La Sardegna potrebbe fare un grosso passo in avanti, dunque, senza compromettere la propria Sovranità, la propria Terra e la libertà di chi vi abita.

Il Governatore deve guardare in faccia la realtà, non facendosi trascinare dall’ondata antimilitarista. Abbia invece il coraggio di alzare la testa imponendo al Governo maggiori garanzie, in termini di rapporto con le comunità locali. Noi non vogliamo assolutamente rinunciare all’Esercito, fondamentale per la sicurezza della nazione. Infine, non possiamo permettere che qualche altra Regione ci scippi l’opportunità di sviluppo data dai progetti di miglioramento tecnologico.

Ignazio Locci

Stefano Tunis

Pietro Pittalis

Alessandra Zedda

Alberto Randazzo

Ugo Cappellacci

Oscar Cherchi

Paolo Truzzu

Marco Tedde

Antonello Peru

Gianni Lampis

Edoardo Tocco

Peppino Pinna

Gianni Tatti

Gianluigi Rubiu

Esercitazioni militari copia

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia


E’ proseguito anche oggi, in Consiglio regionale, il dibattito sul Dl. 176 “Riordino sistema autonomie locali”.
Stsmane la seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art. 2.
L’Assemblea ha quindi avviato la discussione generale dell’emendamento n. E2507 che modifica parzialmente l’emendamento sostitutivo totale n.1948 che ridefinisce il perimetro della “rete urbana”, individuato con il territorio di un solo comune o con quello di due confinanti.
Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha sottolineato il collegamento piuttosto forzato con l’emendamento principale, «si aggiunge ulteriore confusione al concetto di rete urbana che serve agli equilibri interni alla maggioranza ma non certo ai sardi; oltretutto se il collegamento massimo ipotizzato è fra due soli comuni non si può parlare di rete, a dimostrazione del fatto che siamo di fronte ad una legge del tutto priva di strategia, di buon senso e di concretezza». Messo in votazione, l’emendamento è stato approvato con 28 voti favorevoli e 15 contrari. Subito dopo è iniziato l’esame dell’emendamento n. 2474 (Meloni e più) che ridefinisce il concetto di “rete urbana” come organismo formato da unione di comuni con una o più città medie (al cui interno siano presenti porti ed aeroporti di interesse nazionale) con una popolazione superiore agli 80.000 abitanti. Il consigliere Giuseppe Meloni (Pd), primo firmatario, ha ricordato che il relatore ha formulato l’invito al ritiro alla proposta, precisando però di non comprenderne i motivi e comunicando la decisione di sottoporla al voto dell’Aula. Si tratta, ha sostenuto, «di un momento importante di perequazione fra territori che la legge deve garantire in tutta la Sardegna, in effetti viene riproposto il testo originario dell’art.8 così come emendato dalla commissione che con riferimento alle unione di comuni di area metropolitana rappresentava una delle parti migliori del testo». Ciò non avviene, ha proseguito Meloni, «col sostitutivo totale proposto dalla Giunta ed è proprio questo è il senso dell’emendamento, perché si parla di grandi aree urbane in Sardegna ma con il testo in campo ne viene prevista solo una, mentre Olbia come comune con al suo interno un porto ed un aeroporto di interesse nazionale, è una realtà che deve essere riconosciuta dal Consiglio regionale oltre le appartenenze».
Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha sottolineato l’importanza del gesto di Meloni che ha voluto sottrarre al tema dello scrutinio segreto perché invece è necessario pronunciarsi palesemente. Più che la nomenclatura, ha affermato, «contano le questioni di sostanza e nello specifico le dimensioni quantitative non possono essere l’unico faro per definire il nuovo tessuto istituzionale della Sardegna; finalmente ora vengono introdotti nuovi criteri per la valutazione degli asset territoriali, rafforzando nei fatti la nostra idea di una unica area metropolitana in Sardegna perché prevederne una sola attorno a Cagliari provoca squilibri sull’intera Regione». Questo, ha concluso, «è il nodo che la maggioranza non ha saputo risolvere preferendo dare contentini senza significato ad alcuni territori evitando di entrare nel merito nell’organizzazione dei servizi e del funzionamento del sistema».
Il capogruppo del Cps Piefranco Zanchetta, ha dichiarato che «la proposta è il giusto riconoscimento per un territorio come la Gallura ed una città come Olbia che non possono accontentarsi di riconoscimenti morali; Olbia è la città che cresce di più, che si sviluppa di più, che ha maggiore capacità attrattiva, quindi la Regione deve tenere conto di questo dato, unico in Sardegna, che è utile allo sviluppo economico di tutta la Regione». Dare giusto valore, nel caso della Gallura, ad un elemento che unisce la Sardegna al continente ed all’Europa, ha concluso Zanchetta, «significa fra l’altro dare un rilevanza nuova al concetto di insularità ed uscire dalle secche di dibattiti antiquati che dividono i territori».
Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha espresso pieno sostegno all’emendamento «perché si cerca di dare una risposta ad un territorio importante che al suo interno contiene situazioni di grande rilevanza per tutta la Sardegna, un territorio che non può essere e al contrario merita di essere valorizzato». La maggioranza, ad avviso del consigliere, «si comporta come quelli che fanno inchini davanti ai boss, mentre bisogna guardare al di là dell’ombelico cagliaritano con uno scatto di orgoglio e responsabilità, bocciarlo significherebbe sancire la discriminazione fra territori».
Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha ricordato che il suo gruppo «valuta le proposte non in base a chi li presenta ma in base ai contenuti e quello in esame è interessante anche se, per certi aspetti, restiamo convinti che la rete metropolitana sia un pannicello caldo, una pacca sulle spalle senza molto altro». Però, ha concluso, «è meglio di niente; il tentativo va apprezzato ed incoraggiato, anche perché i numeri di Olbia sono di grandissima rilevanza per quel territorio e per tutta la Regione».
Il consigliere Ignazio Locci, anch’egli di Forza Italia, ha precisato che «l’emendamento di Meloni non risponde alle nostre convinzioni perché accetta l’impianto sostanziale della legge ed appare rivolto soltanto alla Gallura, quindi è diverso rispetto alla nostra visione di due città metropolitane per la Sardegna; tuttavia la Gallura è una realtà che non si può ignorare e Meloni ha avuto coraggio ed auspichiamo comunque che il segnale sia colto».
Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha fatto i complimenti a Meloni e agli altri colleghi della maggioranza «che hanno mostrato schiena dritta e capacità di ragionare con la loro testa; la proposta è dimensionata sull’area di Olbia che ha caratteristiche innegabili ed un ruolo strategico nel turismo che non possono essere trascurati ed esprime la necessità di spogliarsi dalle divise e liberarsi dalle catene per ragionare in una ottica di Sardegna con la politica del dialogo e della mediazione». Non vogliamo, ha concluso, «una Sardegna a zero velocità, zero occupazione, zero sviluppo; sarebbe perciò utile una breve sospensione dei lavori, per evitare un voto divisivo che non aiuta il Consiglio e la politica sarda».
Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha manifestato la convinzione che «quando ci sono valori forti di riferimento va apprezzato ogni tentativo di mantenere la barra dritta; ciò non vuol dire che tutto va bene comunque, ma va sottolineata l’importanza di un segnale di sofferenza che arriva dai territori». Nello specifico, «si tratta anche di un segnale chiaro che questa legge deve essere cambiata, emerge il pensiero che Cagliari non può esaurire la Sardegna». Per noi, ha concluso, «resta in campo l’ipotesi migliore di due aree metropolitane e questo non c’entra niente col campanilismo, è necessario andare verso una soluzione condivisa».
Il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha detto di non aver gradito alcune affermazioni di interventi precedenti, perché «si sta cercando di approvare una legge con uno sforzo della maggioranza di fare davvero qualcosa che serva a tutta la Regione; in due mesi di confronto serrato è stata analizzata la situazione di tutti i territori e nessuno si è sentito al guinzaglio di altri all’interno della maggioranza». L’emendamento indubbiamente controverso, ha aggiunto, «comprendo Meloni perché ho vissuto stesso problema per il mio territorio di provenienza, ma non condivido la scelta e voterò contro, ritenendomi solo al guinzaglio delle mie convinzioni; il confronto non può scadere a questo livello, che ognuno faccia la sua parte con onestà intellettuale».
Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha affermato che «il percorso democratico del confronto parlamentare non può esimerci da una valutazione sulle motivazioni di Meloni e dei tre coraggiosi consiglieri della maggioranza che non vogliono rompere il loro patto con il territorio che li ha espressi, per cercare di riportare alla ragione ed al buon senso una maggioranza che continua a mostrasi chiusa ad ogni proposta». Il consigliere Lotto è in evidente contraddizione, ha sostenuto, «perché è innegabile che la Gallura abbia una marcia in più, questo è un bene con la Sardegna e per molti territori».
Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha previsto che «il consigliere Lotto avrà le prime pagine dei giornali perché ha parlato per primo a nome della maggioranza; in Consiglio nessuno porta il guinzaglio ma anche opposizione non accetta museruole, tutto va ricondotto nell’alveo del rispetto e della corretta dialettica». Piuttosto, ha continuato, «il dibattito fra emergere questioni reali che devono spingere tutti a riflettere sui contenuti; nella riforma manca un ragionamento convincente su territori che storicamente ed attualmente non sono uguali e, in particolare, non si possono chiudere gli occhi sulla realtà gallurese che non riflette solo quel territorio, peraltro fiore all’occhiello delle politiche turistiche nel mondo». Sostegno convinto all’emendamento, ha concluso Pittalis, «ed invito la maggioranza a fare un supplemento di riflessione evitando di liquidare il problema con superficialità».
Messo in votazione, l’emendamento è stato respinto con 20 voti favorevoli e 29 contrari.
Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’emendamento n. 2363. Il primo firmatario, Marco Tedde (Forza Italia), ha illustrato l’emendamento chiarendo che la proposta tende ad inserire tra le reti metropolitane le Unioni dei Comuni dove sono presenti, oltre ai porti e agli aeroporti, anche ospedali e centri di ricerca. «Vogliamo sottolineare che nel Nord Sardegna ci sono più servizi che altrove – ha chiarito Tedde – di questo non ha tenuto conto la maggioranza che ha voluto favorire con questa legge solo il Sud Sardegna». Secondo Ignazio Locci (Forza Italia), il testo proposto non tiene conto delle peculiarità dei territori. «Non voler provare a istituire almeno una seconda città metropolitana – ha detto Locci – ha portato a definire una rete metropolitana che però sembra un’istituzione monca». Luigi Crisponi (Riformatori) ha annunciato il suo voto favorevole: «L’emendamento mira ad incidere sulla piramide disegnata dalla maggioranza – ha rimarcato il consigliere nuorese – non sono questioni di lana caprina, si chiede che nell’ambito delle reti metropolitane si inseriscano le aree dove sono presenti centri di ricerca e università in modo da dare fiato alle speranze di sviluppo dei territori». Voto favorevole all’emendamento ha annunciato anche Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi
L’emendamento n. 2363 è stato respinto dall’aula con 31 voti contrari e 16 a favore. E’ dtato respinto anche l’emendamento n. 2308.(Truzzu Lampis).
L’Aula è quindi passata all’esame dell’emendamento n. 2313 (Truzzu-Lampis) che è stato approvato con 44 voti a favore e 4 voti contrari. L’emendamento modifica la lettera F del art.2 sostituendo la parola “esercitano” con “esercita”.
Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 2484 (Deriu-Agus) all’emendamento n. 1948. Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto chiarimenti sul significato della proposta correttiva. Il primo firmatario, Roberto Deriu (Pd), ha spiegato che l’emendamento fuga ogni dubbio interpretativo sulle circoscrizioni elettorali dicendo che si parla di consigli provinciali e non del Consiglio regionale. L’emendamento ha ottenuto il via libera con 31 sì e 15 no. Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione gli emendamenti n. 2315 (Truzzu) e n. 2365 (Tedde) all’emendamento n.1948. Marco Tedde (Forza Italia) ha spiegato che l’emendamento stabilisce quali sono le province da sopprimere inserendo anche le storiche oltre a quelle di nuova istituzione. «Vogliamo evitare di fare confusione – ha rimarcato Tedde – il Consiglio sottovaluta i rischi che si stanno correndo e i possibili danni sotto il profilo economico e sociale. La desertificazione istituzionale colpirà tutta la Sardegna, la speranza è che il Governo impugni l’articolato cassando le parti contrarie ai principi del nostro ordinamento». Secondo Gianni Lampis (Fd’I) «il futuro degli enti locali non può essere rappresentato dalla frammentazione dei livelli di sottogoverno. Il centrodestra propone un’unica area metropolitana unica o due aree Nord-Sud. Occorre evitare che i territori tornino ad essere periferia dei grandi centri urbanizzati. Quale futuro attende Ogliastra, Sulcis Medio Campidano e Gallura? Non ce lo volete dire». Christian Solinas (Psd’Az) ha sollecitato il ritiro dell’emendamento. «E’ una proposta tecnicamente inammissibile anche se politicamente condividibile – ha spiegato il consigliere dei Quattro Mori – i referendum non avevano la possibilità di cancellare una norma di rango costituzionale né di rango ordinario». Luigi Crisponi (Riformatori) ha ricordato che i referendum per l’abrogazione delle province, ai quali aderirono 120 sindaci, ottennero il 90% del consenso dei votanti. «Questo è un emendamento che fa chiarezza – ha ribadito Crisponi – le province da sopprimere sono le 4 storiche e quelle di nuova istituzione».
Giuseppe Meloni (Pd) ha annunciato il suo voto favorevole all’emendamento: «Sono per il superamento di tutte le province – ha sottolineato l’esponente del Partito Democratico – i quesiti referendari hanno generato il caos distinguendo tra vecchie e nuove province, a questo si può rimediare cancellandole tutte, anche quelle previste dallo Statuto. Il Governo non impugnerà la legge visto che sta facendo una riforma per abolire tutte le province italiane».
Pierfranco Zanchetta, capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti, ha ricordato che il dato dei referendum della Gallura era il più basso della Sardegna. «La popolazione gallurese riteneva la provincia un’istituzione rappresentativa del territorio. Oggi non abbiamo bisogno di un Caronte che traghetti la provincia verso la cancellazione, serve un rappresentante che gestisca le risorse ancora disponibili ed eviti scippi».
Ignazio Locci (Forza Italia), condividendo la posizione del collega Meloni (Pd), ha sottolineato l’esigenza di andare a cancellare da subito tutte le province senza rimandare quella degli enti intermedi storici (Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano). «Resuscitare tutte le province con una norma transitoria, con la previsione di enti di secondo livello, non farà altro che creare confusione».
Michele Cossa (Riformatori sardi) ha spiegato la logica dei quesiti referendari con cui si abolirono le province sarde. «Per ragioni costituzionali – ha detto Cossa – vennero presentati referendum abrogativi per le nuove province e consultivi per le storiche. L’obiettivo non era fustigare i territori ma superare livelli istituzionali ormai desueti. Le province vanno abolite tutte. Il Consiglio deve fare un salto in avanti attuando una fictio iuris: si prefiguri il futuro assetto istituzionale evitando di mettere in piedi il circo degli enti di secondo livello». Franco Sabatini (Pd) si è detto d’accordo con il collega Cossa e auspicato un salto in avanti. «Il cuore della legge sta nell’articolo 4 e seguenti dove si prefigura un nuovo livello amministrativo della regione  Lavoriamo insieme per costruire un processo che ci porti a un nuovo assetto – ha affermato il consigliere di maggioranza – la fase di secondo livello va ridotta. Nominiamo commissari liquidatori delle vecchie province altrimenti si crea una fase confusionaria che non aiuta il processo innovativo». Il capogruppo sardista Angelo Carta ha chiesto chiarimenti sul futuro delle province: «Cosa succederà dopo la loro abolizione ? La maggioranza risponde che occorrerà attendere la riforma della Costituzione per cancellare le province storiche che non possono essere cassate da una legge ordinaria. Occorre però fare chiarezza dal punto di visto politico – ha detto l’esponente del Psd’Az –. Mario Floris (Uds) ha ribadito la sua preoccupazione per il provvedimento in discussione. «Un recente documento approvato dalla Commissione parlamentare per le politiche regionali afferma che alcune disposizioni della riforma del Titolo V della Costituzione non si possono applicare alle Regioni speciali fino all’adeguamento dei loro Statuti. Fino a quel momento resta in piedi la disciplina vigente – ha rimarcato Floris – quello che stiamo facendo non porta ad una rivalutazione ma ad un appiattimento delle specialità».
Il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti n. 2315 e 2365 che sono stati respinti con 31 voti contrari e 19 a favore.
Posto in votazione l’emendamento 2303 (Lampis e più) non è stato approvato con 32 contrari e 19 favorevoli. Il presidente ha quindi annunciato la votazione all’emendamento n. 2485 ed il primo firmatario, il consigliere di Fi, Marco Tedde, è intervenuto per sottolinearne l’importanza. «Con questo emendamento – dichiarato l’esponente della minoranza – si propone l’istituzione della città metropolitana di Sassari, costituita da tutti i comuni ricompresi nelle province di Sassari, Gallura, Nuoro e Ogliastra». «Non sono servite le assemblee dei sindaci e le proteste del Nord dell’Isola – ha concluso Tedde – la maggioranza procede con la desertificazione del Nord dell’Isola». Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha dichiarato voto favorevole: «Se non si approva questo emendamento la Sardegna sarà divisa in due». Il vice presidente del Consiglio ha dunque rivolto un appello a tutti gli eletti ed in particolare ai consiglieri del sassarese: con uno scatto di orgoglio, votate per l’istituzione della città metropolitana del Nord. Il consigliere di Fi, Ignazio Locci, ha dichiarato voto a favore ed ha rilanciato l’ipotesi per la costituzione di due città metropolitane in Sardegna con il contestuale superamento di tutte le province. «Con questa legge – ha concluso Locci – create il campo santo degli Enti Locali».
Posto in votazione, l’emendamento n. 2485, non è stato approvato con 17 voti favorevoli e 29 contrari. Annunciata la votazione dell’emendamento n. 1145 (uguale al 1463) il consigliere di Fi, Ignazio Locci ha annunciato voto a favore ed ha auspicato “una ripulitura del quadro delle definizioni anche alla luce di quanto abbiamo affermato: città metropolitana del Nord Sardegna e superamento di tutte le province”.
Posto in votazione, l’emendamento 1145 (uguale 1463) non è stato approvato con 17 voti favorevoli e 30 contrari. Annunciata la votazione dell’emendamento sostitutivo totale n. 1948 (Deriu-Agus) “Definizioni” è intervenuto il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, che ha dichiarato voto contrario: «Questa è la prova della mancanza di mediazione della maggioranza, pensavamo ad un sistema semplice senza divisioni e contrasti nel sistema degli Enti Locali mentre con l’emendamento sostitutivo si va verso la polverizzazione di termini e definizioni e si aumenta la confusione. Voto contro». Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha dichiarato voto contrario: «Siamo arrivati al dunque e se potessimo azzerare il timer della riforma, affermo che la soluzione migliore sarebbe stata quella di tenerci le bistrattate province». Il consigliere di Fi, Marco Tedde (Fi) ha dichiarato voto contrario ed ha definito la legge “una norma barocca e pasticciata con concetti vuoti e fumosi, come quello riferito alla cosiddetta città media, alla rete urbana che una rete non è perché può essere costituita solo da due Comuni”. Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato voto contrario “ad un emendamento che rende indigeribile il provvedimento”. «Con l’emendamento – ha spiegato Cossa – si introduce un’assurda gerarchia tra i Comuni che contraddice le battaglie per le autonomie comunali, a cui si aggiunge un’altra gerarchia delle forme associative».
Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha annunciato voto contrario ed ha dichiarato:« Più che un articolo è un ginepraio e avete dimenticato di definire le reti medie delle frazioni e i villaggi dell’età nuragica». La consigliera di Fi, Alessandra Zedda, ha invitato la maggioranza  a fare un’analisi sulle norme fino ad ora approvate e sui risultati ottenuti. «Incominciate – ha affermato l’esponente della minoranza – dalle norme sull’edilizia e poi pensate alla pre-riforma della sanità: la verità è che con questa legge proseguita su questa strada». Anche il consigliere Edoardo Tocco (Fi), ha dichiarato voto contrario: «Nonostante le grandi riunioni e i vari vertici non siete riuscire a trovare soluzioni al problema». Posto in votazione l’emendamento n 1948 che sostituisce interamente l’articolo 2 è stato approvato con 30 a favore e 20 contrari. Il presidente ha quindi dichiarato decaduti tutti gli emendamenti all’articolo 2 ed ha annunciato l’apertura della discussione dell’articolo 3 degli emendamenti presentati. Il relatore della maggioranza, Roberto Deriu (Pd), ha espresso parere contrario a tutti gli emendamenti presentati all’articolo 3 tranne che per i seguenti: emendamento sostitutivo totale n. 1949 (favorevole); n. 2518 (favorevole); invito al ritiro per n. 2367, 2226, 2274 invito al ritiro; favorevole anche per l’emendamento n. 2377 che emenda il sostitutivo totale n. 1949.
La Giunta ha dichiarato parere conforme con quello espresso dal relatore di maggioranza.
Il Consiglio ha approvato, con parere favorevole della commissione e della Giunta, l’emendamento n. 2518 (Congiu e più) che, modificando parzialmente il 3°comma dell’art. 3, prevede sulla base di specifiche intese il finanziamento di «misure perequative a favore di tutti gli ambiti territoriali esclusi dalla partecipazione a finanziamenti statali o europei destinati allo sviluppo di città o reti metropolitane».
L’Aula è poi passata all’esame dell’emendamento n. 2378 all’emendamento n. 1949.
Il firmatario, Angelo Carta (Psd’Az), ha illustrato la proposta correttiva spiegando che l’emendamento punta a dare un ruolo agli enti locali nella individuazione degli ambiti ottimali. «L’emendamento sostitutivo totale dell’art.3 presentato dalla maggioranza affida questo compito alla sola Regione – ha detto Carta – i comuni devono essere coinvolti nel coordinamento delle strutture territoriali, sulla base di ambiti strategici e zone omogenee, individuando gli ambiti ottimali per ciascuna funzione» . Proposta condivisa da Gianni Tatti (Udc): «Con il comma 3 dell’art 3 si vogliono commissariare i comuni della Sardegna – ha detto Tatti – la Regione si sostituisce a sindaci e assessori. Per questo l’emendamento n. 2378 deve essere approvato».
Il presidente Ganau ha messo in votazione l’emendamento che è stato respinto con 33 no e 18 sì. Via libera invece all’emendamento sostitutivo totale dell’art. 3 n. 1949 che ha ottenuto 30 voti a favore e 21 contrari. Con questo voto decadono tutti gli emendamenti all’art.
3. Si è quindi aperta la discussione generale sull’art. 5 (Piano di riordino territoriale). Non essendo ancora disponibili alcuni emendamenti, il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori alle 15,30. La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato che le commissione Autonomia e Bilancio sono convocate per domani alle 9.30. Successivamente il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art. 5. Il relatore di maggioranza Roberto Deriu (Pd) ha espresso parere negativo su tutti gli emendamenti presentati, fatta eccezione per il n.1950, 1951, 1952 e 2510; la Giunta ha espresso parere conforme. Aprendo la discussione generale sull’art. 5 il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «stando alla lettera del testo vengono in mente i meccanismi più farraginosi che si possano immaginare a partire dalla definizione degli ambiti territoriali strategici strettamente correlati alla perimetrazione dei distretti sanitari; una procedura che oltretutto anticipa indebitamente la scelta annunciata della Asl unica, mandando in corto circuito il tessuto degli anti locali ma anche quello sanitario (che pure ancora non c’è) cominciando col moltiplicarne i costi in anticipo». Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha ribadito l’obiezione secondo la quale «il testo lascia poco spazio al consolidamento del nuovo sistema e ridà fiato ad un vecchio campanilismo che viene alimentato anziché ridotto, immaginando una marcia a tappe forzate con passaggi e procedure difficilmente applicabili; inoltre, con l’emendamento n. 1950 relativo alle città medie, prima si attribuisce agli enti locali un potere di proposta da sottoporre alla Giunta e poi si cambia strada sugli ambiti territoriali strategici che invece vengono stabiliti dalle assemblee dei sindaci. Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha affermato che «la posizione della maggioranza resta ancora incerta e con l’art. 5, in particolare, si parte da un obiettivo condivisibile per poi operare scelte sbagliate sia sul contenuto che sulla tempistica». Sul primo aspetto, ha sostenuto, «è prevedibile lo stravolgimento di un intero sistema gestionale della pubblica amministrazione costringendo uno o più comuni ad operare insieme ad altri con cui non hanno storicamente mani avuto alcuna relazione, mentre per l’altro aspetto relativo alla tempistica è irreale immaginare che i comuni possano definire le intese in 20 giorni e la Giunta possa ratificarli in altri 20».
Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Antonello PERU. Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha detto che «non è azzardato parlare della riesumazione delle vecchie province, ipotesi che diventa molto concreta con l’articolo in esame, anche perché la riserva assegnata alle città medie non fa capire cosa possa accadere alle altre città». Sarebbe stato invece opportuno, ha suggerito, «riservare al Consiglio l’approvazione finale del nuovo assetto degli enti locali, un passaggio che non può essere derubricato ad atto amministrativo». Per noi, ha proseguito, «resta centrale che il riordino garantisca equilibrio ed armonia fra tutte le zone della Sardegna, mentre nello schema della maggioranza invece prenderebbero forma reti senza tessuto connettivo creando le condizioni per trasformare città metropolitana e città medie in organismi senza un retroterra di riferimento, magari in conflitto fra loro per l’assegnazione delle poche risorse disponibili». Molto meglio, ha concluso, «una norma-ponte fondata su una nuova idea di Regione». Il consigliere Gianni Tatti, dell’Udc, ha chiesto provocatoriamente agli uffici «se è coerente un testo fatto di emendamenti e non di articoli, un testo che dà alla Sardegna l’immagine di un legislatore che cambia idea ogni momento senza una visione reale dei veri problemi della Regione». Sull’adesione agli ambiti, ha osservato Tatti, «si sta riproponendo il territorio delle vecchie province con un altro nome, mentre la Sardegna ha bisogno di risposte serie, non di accontentare quel sindaco o quel segretario di partito, così è una presa in giro per il popolo sardo». Il consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi) ha ripreso alcune argomentazioni del consigliere Locci, criticando alcune norme intruse in materia sanitaria inserite a forza nella riforma degli enti locali, «vuol dire che si vuole incidere politicamente sull’organizzazione dei sevizi sanitari in Sardegna; è un errore grave procedere con messaggi cifrati per nascondere la volontà di procedere con la Asl unica, sperimentata solo in Molise e già molto criticata in quella Regione proprio perché ha fatto lievitare i costi». Anche per queste ragioni, ha concluso, «l’articolo deve essere completamente rivisto a cominciare dalla parte che riguarda surrettiziamente la sanità».
Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) citando l’intervento dell’ex presidente della Regione Pietro Soddu in un convegno del 2015 ha ricordato «la centralità dei paesi come connotazione identitaria dei territori, un elemento del tutto assente da questa riforma; al contrario, in ogni ipotesi di nuova governance bisogna tenere conto di questo dato per armonizzarlo con i cambiamenti che si sono succeduti nel tempo». Carta ha quindi rivolto al Consiglio un appello al buon senso ed al senso comune, sottolineando però che «rispetto al testo di dicembre le modifiche sono tante a partire dall’iniziativa affidata esclusivamente alle città medie con tempi contingentati, forse proprio per evitare dissensi, richieste di partecipazione e proposte di modifica». Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha osservato che «il piano presenta alcune discrasie che hanno poco a che fare con gli intenti dichiarati dalla maggioranza, a cominciare dalla delega in bianco alla Giunta (e in particolare all’assessore) di collocare questo o quel comune in un determinato ambito, fermo restando che a proposito degli stessi ambiti non si capisce la differenza fra ottimale e strategico». Si capisce molto bene invece, ha lamentato, «che i comuni vedono compressa fortemente la loro autonomia e si comprende altrettanto bene che il Consiglio viene totalmente esautorato».
Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha messo l’accento sul fatto che, per tante ragioni, «sta emergendo che su questa legge si dovrà tornare per rimediare ad un pasticcio, articolo dopo articolo, che rappresenta un crescendo di definizioni e norme di principio senza contenuti». Intanto, ha precisato, «viene lasciato fuori il Consiglio regionale in materia di autonomie locali ed è singolare che molti consiglieri-sindaci del centro sinistra non aprono nemmeno bocca». Vi state prestando ad una operazione antidemocratica, ha accusato Pittalis, «non si può bypassare la legge con un provvedimento che non ha precedenti e non può passare sotto silenzio, la parola definitiva deve restare in capo al Consiglio almeno come organo di indirizzo». Pittalis ha infine auspicato «una opportuna riflessione nell’interesse della Sardegna evitando di mortificare il Consiglio regionale e le autonomie». L’emendamento n. 7 all’articolo  5 è stato votato e respinto. Così anche gli emendamenti 2379, 2312, 2393, 2380, 2381, 2322, 2383, 2384, 2324, 2385, 2327, 2387, 2388, 2391, 2323, 2325. Sull’emendamento 2326 è intervenuto il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, che ha detto: “Approvando questo articolato finirà che il Consiglio regionale sarà del tutto inutile perché basterà la giunta. Pensateci bene”. Per l’on. Paolo Truzzu (Fli) “ visto che ci avete chiesto una mano, l’unico contributo che possiamo offrirvi è l’invito a ragionare, cosa che voi non state facendo. State rifiutando ai poteri dell’Aula, ovvero alla dignità del ruolo”. Secondo l’on. Attilio Dedoni (Riformatori) “l’alternanza tra centrodestra e centrosinistra che ha caratterizzato i governi della Sardegna negli ultimi lustri ci impone di pensare che le riforme debbano sempre essere condivise. Perché volete forzare la mano? State sbagliando ad attribuire i poteri del Consiglio alla giunta. Ha preso poi la parola l’on. Pierfranco Zanchetta (Upc), secondo cui “la proposta ha elementi di ragionevolezza, per riaffermare  il nostro ruolo”.
Il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, ha detto che “con questo provvedimento il Consiglio non perde nessun ruolo perché è normale che il piano di riordino debba essere trattato dalla Giunta con i Comuni”.
Per l’on. Angelo Carta (Psd’Az), invece, “il piano di riordino non è una cosettina e se è sbagliato è del tutto evidente che la legge non sarà mai applicata. Ecco perché io credo che la competenza debba rimanere al Consiglio”.
Secondo l’on. Oscar Cherchi “è importante capire qual è la linea della Giunta. Dovremmo indicare noi i paletti alla Giunta, perché la Giunta rispetti il percorso e i tempi, che non sono secondari”.
Opinione identica anche per l’on. Ignazio Locci (Forza Italia), che ha detto. “Quante volte il Consiglio ha previsto che le competenze rimangano in casa e non le ha delegate alla Giunta? Non accade forse così per la rete ospedaliera?”.
Per l’on. Lotto (Pd) ”basta leggere la legge per capire che il Piano sarà comunque inviato alla commissione consiliare. E si legge anche che il Consiglio può inviare osservazioni. Davvero, in nessun caso mi sembra che si possa gridare alla mancanza di rispetto nei confronti del Consiglio. Al contrario, se facessimo diversamente metteremmo in discussione il principio secondo cui sono le autonomie locali a decidere il loro futuro istituzionale”.
E’ intervenuto anche il leader sardista Cristian Solinas “nel momento in cui si deve decidere chi stabilirà se Teulada sarà con Domusdemaria o con Sant’Anna Arresi? Con le vostre norme è la giunta regionale. E non va bene, perché con l’attuale forma di governo l’esecutivo non ha legittimazione popolare diretta ma è un consesso di collaboratori del presidente della Regione. Si tratta di bilanciare poteri”.
Per il consigliere regionale Gianni Tatti (Udc) “l’intervento dell’on. Solinas è importante. In effetti la Giunta è una rappresentanza del presidente mentre il Consiglio rappresenta i sardi. Dunque, il Piano deve essere di competenza del Consiglio e la Giunta deve solo attuare la decisione del Consiglio.
L’emendamento 2326 è stato messo in votazione e respinto. A seguire, l’emendamento 2489 è stato messo in discussione dal presidente del Consiglio e respinto dall’Aula. Bocciato anche l’emendamento 2392, 2328, 2329. Approvato invece l’emendamento 1950, sostitutivo totale. Respinto l’emendamento 2394, modificativo dell’emendamento 1951. Respinto anche l’emendamento 2930 e così il 2331, 2333, 2332. Approvato l’emendamento 2395. Il presidente ha poi comunicato la conclusione della seduta. I lavori riprenderanno martedì 19 gennaio alle 16.00.

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Search engine friendly contentNasce il Registro Tumori regionale che permetterà la quantificazione dell’incidenza e prevalenza delle patologie oncologiche e la loro distribuzione spaziale e temporale in una determinata area. In Sardegna esistono attualmente due Registri Tumori di popolazione su base locale entrambi accreditati sia a livello nazionale (AIRTUM), sia a livello internazionale (IARC): quello di Sassari e quello di Nuoro, operativi a livello di Azienda Sanitaria Locale e operanti sui territori provinciali di Sassari e Olbia Tempio e su quelli di Nuoro e Ogliastra, con una copertura pari al 43% dell’intera popolazione regionale, che rappresentano l’ideale base di partenza per estendere la copertura della rilevazione a tutta la popolazione sarda, sfruttando l’organizzazione, la professionalità e l’esperienza degli operatori sanitari in essi già da tempo operanti.

«Il Registro tumori – spiega l’assessore della Sanità, Luigi Arru – è universalmente riconosciuto quale strumento per la programmazione degli interventi di sanità pubblica nell’ambito della prevenzione, diagnosi e cura delle patologie neoplastiche e per la conseguente organizzazione, controllo e valutazione dei servizi che tali interventi devono realizzare. Noi proponiamo l’adozione di un modello di tipo federato, costituito da tre Registri Tumori Locali corrispondenti alle altrettante macroaree della Sardegna Settentrionale (con competenza per i territori delle ex province di Sassari e Olbia Tempio), della Sardegna centrale (con competenza per i territori delle ex province di Nuoro, Ogliastra e Oristano) e della Sardegna meridionale (con competenza per i territori delle ex province di Cagliari, Sanluri e Carbonia); per ciascuna macroarea si individuano come ASL capofila rispettivamente quelle attuali di Sassari, Nuoro e Cagliari, in modo da valorizzare e dare continuità all’esperienza dei Registri Tumori locali già operanti e integrare la raccolta ed elaborazione dei dati con gli ambiti territoriali mancanti.»
I tre Registri Tumori Locali dovranno necessariamente essere sottoposti ad una struttura unitaria di Coordinamento regionale del Registro Tumori.
L’istituzione del Registro è preliminare, la delibera verrà ora trasmessa in via formale al Garante per la protezione dei dati personali per l’acquisizione del parere di legge. Una volta ottenuto il parere favorevole, il Regolamento dovrà essere sottoposto all’approvazione del Consiglio Regionale.
Nel rispetto del Codice in materia di protezione dei dati personali (Codice della Privacy) occorre un atto normativo, legislativo o regolamentare, nel quale siano specificati i tipi di dati che possono essere trattati e di operazioni eseguibili, le finalità di rilevante interesse pubblico perseguite, i soggetti che possono trattare i dati medesimi nonché le misure per la sicurezza. Insieme al Registro è stato approvato uno schema di “Regolamento Regionale contenente le Norme per il funzionamento del Registro Tumori della Regione Sardegna, istituito con Legge Regionale 7 novembre 2012, n. 21″, corredato da apposito “Disciplinare Tecnico in Materia di Misure di Sicurezza per il Funzionamento del Registro Tumori” da sottoporre al parere obbligatorio del Garante per la protezione dei dati personali ai sensi del sopra richiamato art. 20 del Decreto Legislativo 196/2003.

 

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La Giunta regionale, su proposta dell’assessore della Pubblica Istruzione Claudia Firino, il Piano di dimensionamento scolastico per l’anno 2016-2017, che passerà ora al vaglio della seconda commissione consiliare. La delibera approvata oggi riguarda l’organizzazione della rete territoriale dell’offerta didattica rivolta ai ragazzi e agli adulti. Il Piano è completato dall’attivazione di nuovi indirizzi e opzioni nell’offerta formativa delle scuole sarde.
Il Piano di organizzazione della rete scolastica è stato approvato in anticipo per favorire la scelta dell’indirizzo, e la relativa iscrizione, da parte dei ragazzi e della famiglie. «L’obiettivo del Piano di dimensionamento – ha detto l’assessore Firino – è organizzare la rete in maniera tale da attuare politiche che siano incisive, strutturate e durature nel tempo, coerentemente con le azioni messe in campo per arginare la dispersione scolastica».
L’assessore della Pubblica Istruzione ha ricordato la necessità, ribadita con l’approvazione delle Linee guida, di definire in maniera autonoma la rete, migliorando così l’offerta didattica attraverso politiche formative che riguardano studenti e docenti. «Questa strategia – ha proseguito Claudia Firino 
condivisa con i componenti del tavolo interistituzionale e le organizzazioni sindacali regionali scolastiche, è in linea con l’obiettivo, più volte ribadito anche in sede di confronto con il Governo, di arrivare a un’assegnazione dell’organico docente e Ata che risponda alle necessità dell’istruzione nell’isola».
L’assessore Firino ha inoltre voluto sottolineare che il Piano 2016-2017 è nato ponendo una forte attenzione alle fasi di transizione dei contesti territoriali in cui troverà applicazione, sia per quanto riguarda la riforma degli Enti locali sardi, sia per la modifica degli ambiti territoriali a livello nazionale, prevista dalla Legge 107/2015. «Per questo tutte le decisioni adottate – ha affermato Claudia Firino – sono mutuate dalle indicazioni emerse nei Piani provinciali, laddove coerenti con le linee guida».
Un’importante novità riguarda l’offerta formativa degli adulti, che da quest’anno è strutturata attraverso i Cpia (Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti). «Il numero degli iscritti è cresciuto nell’ultimo anno – ha concluso Firino – tanto da consentire la modifica del precedente assetto, che aveva carattere di sperimentalità, con la separazione fra l’autonomia interprovinciale che riuniva Medio Campidano, Sulcis e Oristano. A quest’ultima, dunque, dal prossimo anno scolastico verrà riconosciuta la sede dell’autonomia. L’auspicio è che l’aumento del numero degli studenti consenta in futuro la stessa operazione per il nord Sardegna, attualmente organizzato nell’autonomia che raggruppa Sassari, Olbia e Nuoro. Sui Cpia, infine, grande attenzione verrà rivolta al fenomeno migratorio, con l’apertura di nuovi Pes nei luoghi in cui si concentra la presenza dei migranti, in modo da offrire, attraverso l’istruzione, un importante strumento di inclusione nella nostra società».
Claudia Firino copia

 

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L’Agenzia Laore ha riaperto i termini sull’iniziativa attivata per la creazione di percorsi didattici finalizzata alla conoscenza delle realtà produttive e degli aspetti ambientali di lagune e stagni costieri della Sardegna. 
La nuova scadenza è fissata alle ore 10.00 del 22 gennaio 2016.
Obiettivo è quello di far conoscere alle nuove generazioni l’ambiente lagunare dal punto di vista ambientale, al fine di accrescere la consapevolezza dell’importanza della tutela e conservazione di queste realtà sensibili, e dal punto di vista produttivo, recuperando i valori culturali tradizionali.
L’attività formativa sarà destinata ai bambini delle scuole elementari e vedrà il pieno coinvolgimento degli operatori degli ambienti umidi produttivi della Sardegna che collaboreranno con il mondo della scuola per un programma di lavoro dedicato alla valorizzazione delle tradizioni della pesca professionale e dei suoi prodotti.
Due le fasi del percorso didattico:
– la prima fase di carattere teorico finalizzata all’apprendimento di nozioni riguardanti le caratteristiche ambientali e produttive degli ambienti umidi;
– la seconda fase consisterà in una visita guidata alla scoperta della laguna dove il pescatore;
– professionista presenterà il suo lavoro, la vita in laguna e il pescato del giorno.
Le domande di partecipazione dovranno essere inviate con le seguenti modalità:
– tramite posta al Servizio Sviluppo delle Filiere Animali dell’Agenzia regionale Laore Sardegna, Via Caprera, 8 – 09123 Cagliari;
– tramite consegna a mano all’Ufficio protocollo dell’Agenzia in Via Caprera 8 Cagliari dalle ore 8,30 alle 14.00 dal lunedì al venerdì (esclusi festivi) e il pomeriggio dalle ore 16.00 alle 18.00 tutti i martedì (esclusi festivi);
– tramite invio per posta elettronica all’indirizzo protocollo.agenzia.laore@legalmail.it 

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E’ in programma venerdì 15 gennaio, presso il Centro Culturale di Iglesias, con inizio alle ore 17.00, l’assemblea generale, presieduta dalla UST CISL del Sulcis Iglesiente. All’ordine del giorno vi saranno lo stato di attuazione del Piano Sulcis, l’aggiornamento delle vertenze territoriali e, infine, la programmazione mobilitazione generale popolare.

Fabio Enne 58

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Moby 3 copia

Da Tirrenia e Moby una super promozione per gli autotrasportatori: 50% di sconto sul viaggio di rientro per tutti i mezzi commerciali guidati con l’acquisto di un biglietto andata/ritorno su tutte le linee da e per la Sardegna.

La promozione, con la quale le due Compagnie intendono venire incontro alle esigenze degli autotrasportatori sardi e di tutto il tessuto economico locale, è valida anche nel caso si scelgano due tratte diverse e due differenti Compagnie (esempio: andata Olbia-Livorno con Moby, ritorno Genova-Porto Torres con Tirrenia).

Ecco tutte le linee interessate alla promozione:

– Olbia-Genova

– Olbia-Civitavecchia

– Olbia-Livorno

– Olbia-Piombino

– Cagliari-Civitavecchia

– Cagliari-Napoli

– Cagliari-Palermo

– Cagliari-Livorno

– Porto Torres-Genova

Lo sconto sarà applicato contestualmente all’emissione della polizza di carico. Nelle tratte miste Moby-Tirrenia, per ottenere la riduzione bisognerà presentarsi nella biglietteria del porto di ritorno con il documento del viaggio di andata.

 

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Cattedrale Iglesias 29 copia

Pasta, riso, olio, zucchero, omogeneizzati e alimenti che permetteranno di venire incontro ai bisogni alimentari di un buon numero di famiglie iglesienti in difficoltà. È questo il frutto della donazione affidata alla Caritas diocesana di Iglesias domenica 20 dicembre, in occasione dell’evento “Miracolo di Natale”: la manifestazione ideata circa 20 anni fa da Gennaro Longobardi, per la prima volta realizzata anche a Iglesias, grazie alla generosa collaborazione di un gruppo di volontari, associazioni, artisti e semplici cittadini che si sono prodigati nella promozione e nell’organizzazione dell’evento.

Tale donazione rappresenta la prima raccolta del neonato progetto denominato “Emporio della solidarietà”: un’importante iniziativa che la Caritas diocesana di Iglesias sta per attivare insieme a parrocchie, movimenti e associazioni ecclesiali che da sempre sostengono chi si trova in difficoltà.

La scorsa settimana Le Figlie della carità di San Vincenzo, col referente dell’Emporio, hanno ultimato l’inventariazione dei beni donati, secondo quantità e scadenze dei prodotti. Quelli deperibili, insieme ai panettoni e ai pandori, sono già stati assegnati attraverso una suddivisione fra le parrocchie.

Gli iglesienti hanno risposto generosamente all’appello e di questo tutti i beneficiari ne saranno certamente grati. A seguire l’elenco dettagliato dei prodotti raccolti:

 

Alimento

Unità di misura

Quantità

pasta di semola (inclusi alcuni pacchi di paste all’uovo o “speciali”):

kg

835

zucchero semolato in pacchi

kg

333

riso (in diverse varietà)

kg

87

sale fino e grosso

kg

87

legumi secchi vari in confezioni da gr. 500

kg

27

latte (parz. scremato / intero)

litri

260

olio di semi e per friggere

litri

71

olio extra vergine di oliva /di oliva

litri

24

passata di pomodoro brik e bottiglia

litri

189

pomodori pelati in lattina gr. 400

litri

320

omogeneizzati in vasetto (carne / verdure, suppergiù al 50%)

vasetti

409

pomodori pelati in lattina gr. 800

confezioni

134

legumi in scatola latt. gr 400

confezioni

159

biscotti, in pezzature varie (1 kg, 400 gr)

confezioni

208

caffè gr. 250

confezioni

69

merendine (in diversi tipi e formati)

confezioni

78

fette biscottate e crackers (in diverse grammature e formati)

confezioni

45

pane per tramezzini

confezioni

41

tonno in scatola gr. 160

confezioni

52

tonno in scatola gr. 80ùù

confezioni

168

carne in scatola (diverse grammature)

confezioni

40

pastina per bimbi

confezioni

18

biscotti bimbo (varie grammature)

confezioni

25

panettoni e pandoro in astuccio

confezioni

58

panettoni e pandoro in cellophane

confezioni

18

altri alimenti e bevande miste in quantità non significativa

 

È stata raccolta anche una certa quantità di giocattoli, fra cui peluche, giochi da tavolo, bici ed anche passeggini e accessori utili per i neonati, che la Caritas diocesana provvederà a distribuire a parrocchie, associazioni (come ad esempio la sezione iglesiente dell’ABIO) o a famiglie segnalate dalla rete ecclesiale della solidarietà.

A partire dalla prossima settimana i beni raccolti verranno totalmente conferiti alle parrocchie iglesienti, al Convento di San Francesco e all’associazione Sodalitas, attraverso criteri che tengano conto della popolazione residente e del numero di persone bisognose sostenute sistematicamente dalle varie realtà ecclesiali menzionate. A queste ultime dovranno pertanto rivolgersi le persone che necessitano di un aiuto alimentare.

La Caritas diocesana di Iglesias esprime sentimenti di gratitudine per quanti, a titolo personale o rappresentando una qualche realtà istituzionale o associativa, si sono spesi nel rendere possibile questa iniziativa, auspicando peraltro che possa ripetersi anche in futuro.

Hanno dato un contributo alla buona riuscita dell’iniziativa, oltre a diverse realtà ecclesiali (fra cui Sodalitas, che ha pure contributo al trasporto dei viveri, diverse corali polifoniche e l’Azione Cattolica diocesana), anche: il Comune di Iglesias; la Scuola Allievi Carabinieri; il Comando della Guardia di Finanza; la sezione locale dell’Associazione nazionale Finanzieri d’Italia; il Comando della Polizia di Stato; il Comando dei Vigili del Fuoco; la sezione locale dell’Associazione nazionale Marinai d’Italia; l’Associazione culturale “Arti e mestieri”; Music Artservice e Sitvchannel; Gennarta; la Proloco; il Centro PrivatAssistenza onlus; l’Associazione “Progetto per Iglesias”; il doposcuola “Allegramente”; l’Associazione “Disoccupati Iglesias”; il gruppo “Uniti si può”; il gruppo Scout “Iglesias 2”; l’associazione “Manuntza e Pilloni”; l’Euralcoop e il supermercato Pam di Iglesias; la sezione del Sulcis Iglesiente dell’Unicef; la “Libreria Duomo” di Iglesias; l’Associazione “verde azzurro Pan di Zucchero”; la Cooperativa sociale “Santa Margherita”; l’Istituto Giorgio Asproni e il Liceo Scientifico Artistico; l’Associazione culturale “Ugolino”; la “4 mori immobiliare”; Radio Arcobaleno e Radio Iglesias; l’ASD Scuola calcio; la Consulta giovani di Iglesias; l’Associazione “Quartiere Fontana”; il gruppo “Musici, sbandieratori Santa Lucia”; Cral FMS ARST Iglesias e Carbonia; la Parruccheria “Mani di forbice e hair 3.0” e “Feel Good” Scuola di Danza.

La Caritas, nel ringraziare tutte queste realtà, si scusa per aver eventualmente omesso di far riferimento a quanti, a titolo personale o in rappresentanza di qualche realtà associativa o istituzionale, hanno preso parte all’iniziativa pur non essendo stati menzionati.

Un ringraziamento particolare la Caritas lo rivolge all’organizzatore locale dell’evento “Miracolo di Natale”, Riccardo Aru, per aver voluto coinvolgere la Diocesi di Iglesias, la quale rinnova pure l’invito, a tutta la cittadinanza, a rendere quotidiana la sensibilità dimostrata in occasione del 20 dicembre, nel preoccuparsi dei bisogni dei più deboli, in un territorio segnato drammaticamente dalla mancanza di lavoro e dai problemi sociali, riguardanti in particolare il mondo giovanile.

 

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Aeroporto Elmas 1 copia
Il vicepresidente del Consiglio regionale Antonello Peru interviene sulla questione delle low cost e della continuità aerea in generale.

«Siamo un’isola è l’Europa, troppo spesso invocata a sproposito dal presidente Pigliaru, non potrà certo dire di no ad un piano organico, che soddisfi il diritto alla mobilità dei sardi da un lato e faciliti l’arrivo di nuovi flussi turistici – dice Antonello Peru -. Non possiamo permetterci di perdere quei 500 euro spesi dai passeggeri delle compagnie a basso costo, che rappresentano l’ossigeno della nostra economia turtisica. Ciò vale in particolare per quanto riguarda Alghero e il Nord Sardegna, che perderebbero il 60% dei passeggeri, contro il 20% di Cagliari. Ecco perchè chiediamo alla Giunta regionale di non restare inerte. La continuità territoriale 1, per Roma e Milano, deve  essere rinforzata con più voli e tariffe ridotte per Alghero e Olbia con quei trenta milioni, che dobbiamo considerare solo un anticipo di quanto dovuto dalla Sardegna. Siamo convinti, infatti, che i collegamenti tra la Sardegna e la Penisola non possono non essere questione nazionale e pertanto che debbano essere al 100% a carico dello Stato. Per quanto riguarda i low cost, poiché esistono soluzioni a prova di valutazione europea, sollecitiamo la Giunta affinché proponga in Consiglio azioni, da difendere strenuamente in sede europea. In ballo ci sono sia il diritto alla mobilità dei sardi che l’apertura delle imprese isolane a nuovi mercati. Non è più tempo di dichiarazioni programmatiche – conclude Antonello Peru -, ma è arrivata l’ora dei fatti.»