11 September, 2024
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Domani, domenica 13 novembre, la Bottega dei Teatranti presenterà al Teatro delle Saline, a Cagliari, nell’ambito della rassegna “Famiglie a teatro”, “La rivolta delle fiabe” di Lucia Dore, regia di Rosario Morra, con Lucia Dore, Antonello Foddis e Zeppe Salaris; musiche di Lucia Dore, scenografie di Roberta Sotgiu, tecnico audio/luci di Stella Iodice, costumi di Franca Galli. Una produzione Akròama T.L.S.

“La rivolta delle fiabe” la si può sintetizzare, definendola un tentativo di proporre ai bambini quello che una volta era normale fare, di leggere le fiabe.

La scena è ambientata in una libreria che è costretta a chiudere, poiché oggi i bambini non comprano più i libri scritti per loro. All’improvviso, il libraio, si imbatte nei personaggi delle fiabe che solo momentaneamente hanno lasciato i loro racconti, per dar vita ad una protesta sulla mancanza di interesse che i bambini mostrano per la lettura delle fiabe.

Sono i bambini che rendono vivi i personaggi delle fiabe. Infatti essi stanno morendo perché i bambini non le leggono più. Dice la fata turchina, in un dialogo con il libraio, «i bambini non sognano più ad occhi aperti, non sperano più in un mondo incantato, dove l’immaginazione diventa cosciente».

La soluzione la rivela lo specchio magico al grillo parlante che insieme ai bambini rimetterà tutto al proprio posto.

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Per combattere la povertà non servono più soldi ma migliori servizi. Perché la povertà raccontata dai poveri è ben diversa da quella immaginata dalle amministrazioni, che pure investono cifre poderose (in Sardegna la spesa pro capite è di 108 euro, a fronte dei 38 euro di media nazionale) per raccogliere però risultati parziali, se non insoddisfacenti. È il risultato della ricerca “Le trappole della povertà in Sardegna: soluzioni e strategie”, realizzata dalla Fondazione Zancan su commissione del Centro di Servizio per il Volontariato “Sardegna Solidale” e presentata ieri a Cagliari nel corso di un incontro svoltosi nell’Aula Magna della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna.

La ricerca si è basata su 52 interviste ad altrettante famiglie povere sarde, ed è stata integrata da due focus group a cui hanno partecipato esperti, volontari ed amministratori. Il risultato è un quadro inedito del fenomeno perché «anche in Sardegna si continuano a fare politiche contro la povertà senza sentire i maggiori esperti: cioè i poveri», ha affermato Giampiero Farru, presidente di Sardegna Solidale.

La domanda di partenza è stata: quali sono i principali fattori legati alla condizione di povertà, soprattutto di lunga durata, delle famiglie?

Ogni famiglia ha indicato in media tre criticità e la prima (richiamata con una percentuale del 95 per cento) è stata l’assenza di un lavoro, seguita da problemi legati all’abitazione (65 per cento) e alla salute (58 per cento). «È evidente dunque che una semplice erogazione finanziaria non risolve assolutamente la gran parte dei problemi connessi alla povertà, che è un fenomeno generato da fattori concomitanti che dunque necessita di una molteplicità di azioni», ha spiegato il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato.

Con la seconda domanda è stato chiesto alle famiglie di indicare gli interventi, forniti da soggetti pubblici o privati, che li hanno aiutati maggiormente.

Il 95 per cento delle famiglie ha ottenuto contributi, il 69 aiuti di prima necessità e il 29 per cento assistenza abitativa. Servizi di orientamento e sostegno, agevolazioni sui servizi per bambini/ragazzi e assistenza domiciliare hanno riguardato rispettivamente il 27, 23 e 13 per cento delle famiglie.

A fornire questi aiuti sono stati nell’11,7% dei casi familiari o amici (e quasi due terzi di questi aiuti sono stati contributi a sostegno del reddito del nucleo), nel 33,1% enti privati (associazioni, organizzazioni di volontariato), e nel 55,2% enti pubblici di vario livello. In questo caso, circa tre quarti degli aiuti sono stati contributi economici diretti (erogazioni di sostegno al reddito, contributi per lavori socialmente utili, pensioni e indennità di invalidità) o indiretti (contributi per visite mediche e farmaci, per affitto o utenze).

Ma come le famiglie hanno valutato gli aiuti ricevuti? Su una scala da uno a cinque, il livello medio di utilità degli aiuti ricevuti è quasi 3,7. Ma non tutti gli interventi sono stati ritenuti ugualmente utili. Paradossalmente, ai contributi economici e ai beni materiali di prima necessità le famiglie hanno attribuito un livello di utilità più basso (tra 3,5 e 3,6), mentre al sostegno fornito in forma di prestiti agevolati è associato il massimo livello di utilità (punteggio medio 5,0), seguiti dai servizi di assistenza abitativa (4,7), orientamento/sostegno psicosociale e assistenza sociosanitaria (4,5), servizi di assistenza domiciliare (3,9) e accoglienza residenziale (3,6). «Se i servizi di microcredito sono i più apprezzati significa che le persone vogliono restituire le risorse ricevute – ha spiegato Vecchiato – segno che l’assistenzialismo non è ineluttabile ma è generato dalle politiche messe in campo».

Per quanto riguarda invece gli aiuti non ricevuti, le famiglie hanno individuato 152 aiuti di cui avrebbero avuto bisogno (e l’85,5% delle famiglie ha citato almeno un aiuto mancato). Il 71 per cento delle famiglie ha lamentato l’assenza di servizi per il lavoro, il 60 di contributi e il 20 di assistenza abitativa.

Ma non tutti gli aiuti “mancati” hanno pesato ugualmente sulle famiglie in difficoltà.

Il livello massimo di gravità è stato associato alla mancanza di sostegno socio educativo (dopo-scuola per i figli), supporto psicologico o informativo, assistenza sanitaria, sociosanitaria e domiciliare, agevolazioni sul credito.

Di poco inferiore (4,9) è il livello medio di gravità attribuito al mancato sostegno per la frequenza di servizi educativi e percorsi scolastici dei figli (servizi di trasporto e mensa scolastica, borse di studio, agevolazioni per nidi).

4,7 è il livello medio di gravità associato alla mancanza di servizi di orientamento e intermediazione al lavoro.

Minore è invece la gravità media attribuita al mancato ricevimento di contributi economici (4,5) e beni materiali di prima necessità (4,2).

Sotto questo aspetto, sono significative alcune voci raccolte nel corso della ricerca.

I servizi per l’impiego non ti rispondono… tutti vogliono persone con esperienza, ma se non ti fanno fare neppure un tirocinio… (Int. 21)

Mi sono rivolta a enti o associazioni solo quando mi sono trovata alle strette, e ho sempre chiesto il meno possibile… spesso mi sono trovata di fronte a persone che mi hanno umiliata… lo vedo anche in comune… come si permettono di etichettare, di non portare rispetto… non tutti son così, ma alcuni sì, e danno molto fastidio… non so, è una questione di approccio iniziale: gli aiuti ci sono, ma il modo con cui vengono fatte queste cose fa la differenza… (Int. 29)

Parlo solamente del problema di mio figlio, lo Stato cioè non esiste… la Asl diciamo non esiste… un colloquio faceva ogni due mesi perché c’era una neuropsichiatra che doveva seguire mille bambini… [I servizi per il figlio] non ci sono stati, assenti, irreperibili. [Quanto grave è stata la mancanza da uno a cinque?] Dieci si può scrivere? (Int. 37)

L’ultima parte dell’intervista alle famiglie ha cambiato prospettiva, secondo l’idea guida del welfare generativo per cui la lotta alla povertà non può prescindere dall’idea che “non posso aiutarti senza di te”. Il 73 per cento delle famiglie ha così affermato di essere pronta a mettere a disposizione della comunità (vicini di casa, associazioni di volontariato, parrocchia ecc.) le proprie risorse o capacità. «In questo ambito il volontariato può fare molto – ha spiegato Vecchiato – facendo incontrare offerta e domanda, tenuto conto che le famiglie hanno espresso un giudizio positivo sull’importanza del ruolo delle associazioni di volontariato nel sostenere le famiglie povere, attribuendo un punteggio medio pari a 4,1».

Al termine della presentazione (a cui hanno preso parte anche il presidente del Comitato promotore del Csv Sardegna Solidale don Angelo Pittau, il  direttore regionale della Caritas don Marco Lai, il presidente del Co.Ge. Sardegna Bruno Loviselli, il consigliere regionale Luca Pizzuto ed il responsabile del Servizio Studi e Ricerche di Caritas Sardegna Raffaele Callia), sono state premiate le associazioni partecipanti al concorso “Poveri per sempre?”, promosso da Sardegna Solidale per far emergere le strategie contro la povertà messe in campo dal volontariato nei vari territori. Alla premiazione sono intervenuti Vittorio Pelligra (docente di Politica Economica Università di Cagliari), Gianni Concas (volontario Mensa del Viandante) e Linda Migliaccio (Presidente del Gruppo Volontariato Vincenziano Sardegna).

 

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Diga Bau Pressiu copia

Arrivano buone notizie per la soluzione dei problemi dell’approvvigionamento idrico nei comuni del Sulcis Iglesiente. Sono strati sbloccati, infatti, ulteriori quattordici milioni di euro per l’acquedotto Sulcis. L’amministratore unico Alessandro Ramazzotti ha firmato la determina per l’affidamento della progettazione definitiva ed esecutiva dell’opera fondamentale per risolvere le criticità legate all’approvvigionamento idrico soprattutto nel Basso Sulcis. L’intervento riguarda la realizzazione della nuova dorsale Nord-Sud dell’acquedotto e si aggiunge ai lavori da 21 milioni di euro del primo lotto, già appaltato, per la realizzazione della dorsale centrale e alla diramazione tra Santadi e Masainas, già realizzata, con un ulteriore investimento di tre milioni di euro. Complessivamente, infatti, Abbanoa sta investendo circa 40 milioni di euro per l’intero schema acquedottistico del Sulcis.

La procedura di affidamento della progettazione definitiva ed esecutiva consentirà di mandare in tempi brevi l’appalto per realizzare due tratti di acquedotto fondamentali per complessivi 14 milioni e 200mila euro. Il primo riguarda la diramazione dalla dorsale centrale a partire da Narcao e fino al partitore di Santadi: circa sette chilometri e mezzo di condotte. E’ qui che si innesta il tratto già realizzato fino a Masainas dal quale dipendono tutte le diramazioni per il Basso Sulcis. Il secondo tratto (quasi otto chilometri di condotte), invece, riguarda Carbonia: dalla galleria di Perdaxius al partitore di Serbariu da cui si diramano i rami nord (verso Portoscuso) e ovest (verso San Giovanni Suergiu) dell’acquedotto.

Alla galleria di Perdaxius arriverà la nuova dorsale centrale che partirà dal potabilizzatore di Bau Pressiu. Le opere, per un importo complessivo di circa 21 milioni di euro, sono già state appaltate. Trattandosi di un appalto integrato, l’impresa aggiudicatrice ha prima di tutto concluso la progettazione definitiva ed esecutiva. Sono stati acquisiti tutti i parere dagli enti preposti e ora il progetto finale è all’attenzione dell’Ente di governo d’Ambito per il via libera definitivo che consentirà di avviare i lavori.

Saranno raddoppiate le vasche d’accumulo al potabilizzatore e ciò consentirà di avere maggiore disponibilità di risorsa idrica per tutto il Sulcis con particolare benefici soprattutto per il Basso Sulcis dove è necessario effettuare chiusure notturne dell’erogazione nel periodo estivo. Dall’impianto di Bau Pressiu partirà il nuovo tratto di acquedotto che sarà lungo quasi venti chilometri e arriverà alla galleria di Perdaxius.

 

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Iglesias scende in campo per solidarietà ad Amatrice, con due giornate che avranno come clou la partita con le vecchie glorie del Cagliari. Il programma è molto ricco. Verrà aperto domani mattina, alle 9.30, con una gara dei portieri contro lo lo “spara palloni”, evento Sky, madrina Valentina Caruso; alle 11.30, torneo piccoli amici e pulcini; alle 13.00 pranzo solidale presso il parcheggio del campo Monteponi con offerta libera; alle 18.00, la partita tra ex calciatori di Iglesias e Monteponi contro le vecchie glorie del Cagliari (Conti, Matteoli, Agostini, Muzzi, Pusceddu, Festa, Cavezzi, Sanna, Corsi, E. Melis, Rinino, Carrus, Quagliozzi, M. Melis, Veronese, Oliveira, Macellari, Mazzeo, Vasari, Suazo, Cusin, Del Nevo, Cossu, Pisano, Lopez, Sulcis, Pantanelli, Pittalis, Mancini, Pinna e tanti altri…). telecronista Vittorio Sanna. Al termine spettacoli vari e, infine, cena solidale in compagnia con i caociatori del Cagliari. L’ingresso allo stadio prevede un biglietto del costo di 5 euro.

La giornata di domenica sarà dedicata allo sport solidale. Dalle 10.30, sul piazzale delle scuole Magistrali, incontro con i calciatori del Cagliari calcio, con calcio balilla gigante, gonfiabili, gisotre… incassi devoluti ad Amatrice.

L’evento è organizzato da uno staff che comprende il presidente Giancarlo Milia, il vicepresidente Massimo Pirozzi, l’allenatore Bernardo Mereu, l’allenatore in seconda Romeo Bucci, il preparatore atletico Monica Arisci, il direttore sportivo Alberto Loddo, il team manager Lucio Caredda, i fisioterapisti Francesca Cuca e Mauro Agus. Il patrocinio è del comune di Iglesias.

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Mercoledì 16 novembre, Giancarlo Nonnoi – dipartimento Storia, beni culturali e territorio; responsabile scientifico per l’Università di Cagliari, con Gian Luigi Pillola, dell’Anno Lovisatiano – prende parte alla conferenza che si tiene all’Università di San Martin di Buenos Aires. Il convegno ha per titolo “Encrucijdas del saber històrico“.

L’intervento del professor Nonnoi a Buenos Aires, intitolato “L’ultima Tule”,  si inquadra in un ambito specifico e ad ampio respiro al tempo stesso: “Lovisato ritorna in Argentina – L’esplorazione della Patagonia e della Terra del fuoco nell’Ottocento: la missione di Domenico Lovisato”. Il tutto nell’ambito dell’Anno Lovisatiano, proclamato quest’anno dall’Università di Cagliari per il centenario dalla morte dello scienziato di origine istriana ma sardo di adozione. Il calendario delle celebrazioni prevede altri due appuntamenti: martedì 13 dicembre, all’Università di Sassari  e venerdì 16 dicembre, per la manifestazione di chiusura, a Cagliari.

Gli scienziati italiani e l’esplorazione della Patagonia alla fine dell’Ottocento, con in mezzo la Sardegna: è questo il filo conduttore  della conferenza del professor Nonnoi. Il docente di Storia della scienza e delle tecniche all’Università di Cagliari, farà il punto sulle spedizioni scientifiche in Patagonia e Tierra del fuego compiute da un gruppo di scienziati italiani alla fine dell’Ottocento. «Con loro, in qualità di responsabile scientifico, c’era anche lo scienziato della terra Domenico Lovisato, uno dei più illustri professori del nostro ateneo. La partecipazione a questa impresa – spiega Giancarlo Nonnoi – valse a Lovisato notorietà scientifica nazionale e internazionale. Grazie agli studi sulle formazioni dei terreni patagonici e dell’arcipelago fuegino, nel 1883, ottenne la cattedra di professore ordinario all’Università di Cagliari».

Al comando dall’ufficiale della marina militare italiana Giacomo Bove, l’équipe italo-argentina salpò da Buenos Aires il 21 dicembre del 1881 a bordo della corvetta Cabo de Hornos, messa disposizione del governo argentino. Dopo aver perlustrato e studiato la foce del Rio Santa Cruz e la desolata Isla de los Estados, la delegazione di studiosi percorse lo Stretto di Magellano fino a Punta Arenas, per dirigersi poi, destreggiandosi in un dedalo di isole e canali, verso il Beagle Channel, scoperto appena trent’anni prima da Robert Fitzroy e Charles Darwin. Attraverso lo stretto passaggio tra l’Oceano Pacifico e l’Oceano Atlantico il gruppo italiano raggiunse l’allora minuscolo insediamento coloniale inglese di Ushuaia. Nonostante un forzato naufragio nei pressi di Bahia Sloggett i nostri scienziati non interruppero comunque la loro attività di ricerca e Lovisato in particolare, nel viaggio da sud a nord in direzione di Buenos Aires, esplorò i territori più settentrionali della Patagonia, come il Chubut, il Golfo Nuevo, la Penìsula Valdès e Puerto Madryn, fino alla sponda sinistra del Rio Negro.

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«Il gruppo consiliare di Sel, in una nota, esprime profonda preoccupazione per le conseguenze negative che l’introduzione del “bilancio  armonizzato” avrà sui Comuni sardi, proprio nel momento i cui i nostri Sindaci sono chiamati a fronteggiare emerge di ogni tipo, dal servizi essenziali al sostegno alle fasce più deboli delle comunità.»

«Riteniamo che tale situazione richieda un intervento tempestivo del residente della Regione e dell’assessore della Programmazione – si legge ancora nella nota del gruppo consiliare di Sel – per richiedere, in un confronto serrato con il Governo nazionale, la modifica delle disposizioni vigenti che, oltretutto, non valorizzano l’efficiente azione di  governo dei Comuni virtuosi e, sia pure indirettamente, alimentano un clima di  sfiducia verso le Istituzioni. I Sindaci, e quelli sardi in particolare,  rappresentano il primo e più importante “contatto” dei cittadini con il sistema  pubblico, svolgono un lavoro preziosissimo e spesso sono chiamati a risolvere situazioni complesse di cui non hanno piena responsabilità. Tuttavia, una sorta  di responsabilità oggettiva “percepita” li espone in prima persona ad  intimidazioni, ritorsioni e minacce che, nell’attuale clima di malessere di  molte realtà della Sardegna, rappresentano un pericoloso moltiplicatore di  tensioni sociali.»

«Siamo convinti – conclude il gruppo consiliare di Sel – che la Regione debba manifestare tutto  il suo impegno, concreto e solidale nei confronti dei Comuni, per mettere le amministrazioni locali nelle condizioni di operare al meglio al servizio delle comunità.»

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Un decreto dell’assessore regionale dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha fissato lo slittamento di due settimane la data di inizio di presentazione delle domande per le sottomisure relative al sostegno degli investimenti nelle aziende agricole (4.1) e alla trasformazione, commercializzazione e sviluppo dei prodotti agricoli (4.2) del Programma di sviluppo rurale (PSR).
«La proroga – spiega l’assessore dell’Agricoltura – è stata richiesta da diversi portatori di interesse e sostenuta in contesti istituzionali. Pur consapevoli che le misure sono attese dagli operatori agricoli che devono attivare gli investimenti per le loro aziende, abbiamo ritenuto, dopo una fase di analisi e concertazione, di concordare questo slittamento dei termini. L’obiettivo è anche quello di rendere il più agevole possibile l’accesso agli applicativi informatici del Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN) che, in seguito al cambiamento delle regole, non sono ancora perfettamente funzionali e potrebbero rendere le procedure non agevoli: è un problema che sta toccando tutta Italia e gli uffici dell’Assessorato si stanno attivando per semplificare al massimo la fase di inoltro delle domande.» 
Per la sottomisura 4.1, la data dalla quale si potranno presentare le domande di aiuto è spostata dal 14 al 28 novembre 2016, mentre per la 4.2 l’apertura slitta dal 21 novembre al 5 dicembre.

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64 proposte di investimento presentate, di cui 49 giudicate ammissibili. Per 36 si sono concluse le istruttorie di merito ed è in corso la verifica del merito di credito. Sei proposte, invece, hanno già tagliato il traguardo finale e l’esito positivo è stato comunicato ai soggetti proponenti. Sono le cifre del bando per l’incentivazione delle nuove imprese previsto dal Piano Sulcis, con investimenti che comportano spese ammissibili fino a 800mila euro, comunicate poco fa, con una nota, dal coordinatore del Piano Sulcis, Salvatore Cherchi.

Il dato è riferito al 10 novembre di quest’anno. Alla luce della notevole richiesta di incentivi, e tenendo conto che lo sportello telematico è aperto almeno fino al 31 dicembre, salvo proroghe, è stato deciso di incrementare la dotazione finanziaria del bando, rideterminata in 11 milioni e 480mila euro. La determinazione è stata firmata dal Direttore generale del Centro generale di programmazione, che è anche il soggetto attuatore del programma di incentivazione delle imprese.

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Si è conclusa nell’Aula del Consiglio regionale, con l’incontro con la conferenza dei capigruppo guidata dal presidente dell’Assemblea legislativa sarda, Gianfranco Ganau, la manifestazione dei sindaci che questa mattina hanno marciato a Cagliari, per protestare contro i vincoli di bilancio e per chiedere alla Regione sarda di farsi parte attiva con il governo perché siano modificate le norme che impediscono l’utilizzo del cosiddetto avanzo di amministrazione.

Le dieci richieste dei primi cittadini, contenute in un documento consegnato ai capigruppo e alla Giunta, sono state illustrate e argomentate oltreché dal presidente dell’Anci, Piersandro Scano, anche dagli undici sindaci intervenuti in Aula (Marco Lampis, Escalaplano; Andrea Piroddi, Bono; Antonio Tirotto, Aglientu; Enrico Collu, San Sperate; Fausto Piga, Barrali; Anna Paola Marongiu, Decimomannu; Anita Pili, Siamaggiore; Efisio Arbau, Ollolai; Angelo Sini, Pattada; Massimo Zedda, Cagliari) che hanno sollecitato un impegno della Regione perché si adoperi con il Governo al fine di iscrivere in bilancio l’avanzo di amministrazione almeno nella parte relativa alla quota di investimenti e che vengano considerate fuori dai vincoli di spesa le risorse destinate alla messa in sicurezza dei territori e degli edifici scolastici nonché quelle riferite all’accoglienza dei migranti.

«Questa è una battaglia che la Regione deve condurre con i sindaci sardi – ha dichiarato Piersandro Scano – perché le nostre amministrazioni sono ormai stremate e costrette alla paralisi dopo anni di tagli “selvaggi”, di blocco degli investimenti e per via  un generale aumento delle competenze e delle responsabilità a fronte di una riduzione delle risorse trasferite dallo Stato ai Comuni.»

Le fasce tricolori hanno invece chiesto alla Regione alcuni impegni precisi sul mantenimento dei livelli di stanziamento nel fondo unico per gli Enti Locali; sul rispetto dei termini per la redistribuzione degli spazi finanziari così da consentire ai Comuni la tempestiva programmazione della spendita delle risorse; una programmazione partecipata con gli Enti Locali; provvedimenti normativi utili ad impedire la revoca delle opere pubbliche nel caso risulti impossibile procedere con l’impegno della spesa per l’espletamento delle procedure di gara; ed hanno insistito sulla necessità di scongiurare “politiche di stampo neocentralista”, sull’esigenza di assicurare una maggiore efficienza all’apparato regionale e sull’opportunità di “azioni ferme” verso il governo, a tutela del ruolo e delle prerogative dei Comuni della Sardegna.

Il presidente della commissione consiliare del Bilancio, Franco Sabatini (Pd), nel ribadire pieno sostegno all’azione dei sindaci («la Regione non può essere la controparte dei primi cittadini ma siamo qui perché vogliamo e dobbiamo lavorare insieme»), ha quindi rilanciato la proposta perché la Regione sarda possa sostituirsi totalmente allo Stato nel finanziamento degli Enti locali, a condizione che lo Stato riduca, almeno in pari misura, la trattenuta annuale sulle quote di entrate spettanti alla Sardegna.

Piena disponibilità al dialogo e alla collaborazione per la ricerca delle soluzioni condivise, nell’interesse dei Comuni e dell’intera Sardegna, è stata manifestata dal capigruppo del Psd’Az, Angelo Carta; dal presidente della commissione Autonomia, Francesco Agus (Sel); dal capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni; da quello dell’Udc, Gianluigi Rubiu; del Pd, Pietro Cocco e dalla vice capigruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda che, nel corso dei rispettivi interventi e seppur con differenti sottolineature critiche, hanno confermato l’impegno di tutte le forze politiche presenti in Consiglio, a dare seguito alle richieste formulate dai primi cittadini della Sardegna.

L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, in rappresentanza della Giunta (era presente anche l’assessore degli Enti Locali, Cristiano Erriu) ha quindi riaffermato la volontà di collaborazione dell’esecutivo regionale («non vogliamo e non possiamo essere la controparte dei sindaci») insieme con la disponibilità ad “discutere e lavorare insieme” per superare i problemi delle entrate finanziarie. «Dobbiamo tutti tener conto però – ha affermato il vice presidente della Regione – che esistono, per i Comuni come per la Regione, precisi vincoli di spesa per effetto della zavorra del debito pubblico italiano di cui tutti dobbiamo farci carico».

«Abbiamo mantenuto i livelli di stanziamento del fondo unico per gli Enti locali – ha aggiunto l’assessore – e sono quantificabili in circa due miliardi di euro gli interventi della Regione che vanno al sistema dei Comuni sardi (progetto @Iscola, biblioteche, musei, cantieri verdi e altri interventi simili) e invito, dunque, quanti affermano l’opportunità di  collegare gli stanziamenti del fondo unico con le entrate della Regione, a valutare il fatto che in tempi di crisi economica le entrate tributarie (in testa l’Irpef) si riducono e di conseguenza diminuirebbero anche gli stanziamenti ai Comuni.»

«La battaglia dei sindaci sui vincoli del bilancio armonizzato e per l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione – ha sottolineato Raffaele Paci – è la stessa che conduciamo come Regione sarda in sede di conferenza unificata delle Regioni, perché vogliamo anche noi il superamento dei troppo stringenti limiti di spesa imposti dallo Stato».

«L’assemblea di oggi segna il primo passo di un confronto e di una nuova collaborazione con gli Enti locali – ha concluso l’incontro tra la capigruppo e i sindaci, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau – e saluto con favore gli impegni assunti per garantire maggiore efficienza al sistema regionale e per condurre insieme una battaglia comune con lo Stato e l’Europa per allentare i vincoli di spesa.»

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Ultimo impegno del girone d’andata per la Sulcispes Sant’Antioco, che sabato pomeriggio, sul campo del Basket Quartu, cercherà di chiudere il girone d’andata del campionato di Serie D conquistando la prima vittoria esterna della stagione. Sfatare il tabù trasferta è un obiettivo di fondamentale importanza per i lagunari, «anche perché – dice coach Andrea Masini – nel girone di ritorno dovremo affrontare ben 4 partite lontano dal PalaGiacomoCabras, per cui abbiamo necessariamente bisogno di trovare fiducia lontano dal nostro campo».

A dispetto della classifica i quartesi, ultimi con 5 sconfitte in altrettante gare disputate, sono un ostacolo da non sottovalutare: «Nell’ultima giornata – aggiunge Andrea Masini – sono stati capaci di portare al supplementare l’Elmas, squadra che a Sant’Antioco ci ha fatto soffrire. Sarà una partita difficile. Se vogliamo evitare brutte figure dobbiamo scendere in campo col giusto approccio, mostrando umiltà e determinazione per tutti i 40 minuti».

Massidda e compagni sono attesi, ancora una volta, da un esame importante sotto il profilo della prestazione: «Contro il Genneruxi – aggiunge il coach lagunare – siamo riusciti a fare abbastanza bene nella metà campo difensiva, concedendo solo 60 punti. Abbiamo necessità di insistere su questo aspetto. Dobbiamo produrre una prova da squadra importante, prendendo le redini della partita fin dall’inizio e mostrando spirito di sacrificio».

La Sulcispes dovrà ancora fare a meno di Nanni Cavassa, fermato da un problema al menisco. Ha pressoché recuperato dal suo infortunio, invece, Fox Layne, che sarà regolarmente della partita.  

Squadre in campo sabato 12 novembre, alle 17.00, alla Palestra Sant’Elena di via Pessina 29, a Quartu Sant’Elena . Arbitreranno i signori Riccardo Solinas di Sestu e Davide Mulliri di Settimo San Pietro.