19 November, 2024
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Il 22 dicembre 2016, a quasi due anni di distanza dal convegno regionale svoltosi alla Grande Miniera di Serbariu, sulla progettazione dell’Ospedale del III millennio, la Sala Gaetano Fiorentino del Presidio Ospedaliero Sirai ha ospitato una giornata di studio dal titolo: “L’organizzazione per intensità di cura e complessità assistenziali: quale modello?”, organizzata dalla Direzione dell’Ospedale Sirai in collaborazione con la Direzione delle professioni sanitarie. Alla giornata di studio, moderata dal direttore del Dipartimento Chirurgico Antonio Tuveri e dal presidente del Collegio IPASVI Graziano Lebiu, sono intervenuti il commissario straordinario Antonio Onnis, il Direttore del P.O. Sirai Sergio Pili, il Direttore del SPS Antonello Cuccuru, il Direttore del DEA Viviana Lantini e il consigliere nazionale della Federazione IPASVI Pierpaolo Pateri.

I lavori sono stati introdotti dal presidente del Collegio IPASVI Graziano Lebiu e dal direttore del Dipartimento di Chirurgia Antonio Tuveri, che hanno delineato il possibile scenario del nuovo modello organizzativo dell’Ospedale Sirai, osservando che tale sperimentazione richiederà ai professionisti sanitari di lavorare in team multidisciplinari e multi professionali. Un ospedale che non sarà più strutturato in unità operative, in base alla patologia e alla disciplina medica per la sua cura, ma organizzato in aree che aggregano i pazienti in base alla maggiore o minore gravità del caso e al conseguente livello di complessità assistenziale. I due moderatori hanno successivamente, puntualizzato che il nuovo modello assistenziale, mentre consentirà al medico di concentrarsi meglio sulle proprie competenze distintive e di esercitarle in diverse piattaforme logistiche, intende utilizzare e valorizzare appieno le competenze professionali degli infermieri. Nel primo intervento, il commissario straordinario, Antonio Onnis, ha illustrato la novità più rilevante dell’edizione 2016 del Piano Nazionale Esisti (PNE) – un’area tematica dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS), un Ente pubblico che si occupa di attività di supporto tecnico-operativo alle politiche di governo dei sistemi sanitari di Stato e Regioni, all’organizzazione dei servizi e all’erogazione delle prestazioni sanitarie – che riguarda il nuovo strumento di valutazione sintetica, cosiddetta “Treemap”. Sul Treemap – ha precisato Onnis – si baserà il monitoraggio delle strutture per Piani di rientro ospedali. Questo nuovo strumento di valutazione consentirà alle Regioni di individuare e monitorare le strutture da sottoporre a piani di efficientamento e riqualificazione, come previsto dal DM del 21 giugno 2016 sui “Piani di efficientamento e riqualificazione” attuativo della legge di stabilità 2016. Il manager, ha specificato ancora, che le strutture saranno chiamate a presentare alla propria Regione di appartenenza il piano di riqualificazione qualora presentino una o più aree cliniche rientranti nella classe molto bassa di valutazione (colore rosso) corrispondenti al 15% dell’attività totale, oppure qualora rientrino in una o più aree nella classe bassa di valutazione (colore arancione) corrispondenti al 33% dell’attività complessiva. Nel presentare uno scenario ospedaliero a tinte fosche, con diverse aree cliniche di colore rosso che riguardano principalmente le patologie respiratorie, la chirurgia generale, la chirurgia oncologica, la gravidanza e parto e le patologie osteomuscolari, il commissario ha sottolineato come l’organizzazione per intensità di cure possa rappresentare una possibile opportunità da non perdere, per superare le criticità del sistema e per consolidare i miglioramenti del servizio già conseguiti. Il direttore del Sirai, Sergio Pili, in un intrigante viaggio storico sulla storia dell’ospedale, ha presentato quell’universo sanitario in cui, ieri come oggi, i “fatti” medici e i “fatti” sociali si intersecano con quelli architettonici e tecnologici, con quelli legislativi ed organizzativi determinando un poliedrico insieme, caratteristico di ogni tempo e di quel tempo specchio fedele. Un pezzo di storia per nulla statico ma in un costante fermento vitalizzato dagli interessi dei protagonisti: i curanti, i pazienti, gli amministratori, e in tempi più recenti, tutto quel mondo economico e produttivo che intorno all’ospedale ha costruito il suo legittimo business; ciascuno intento ad immaginare e realizzare un ospedale “migliore”, almeno dal suo punto di vista. L’ospedale per intensità di cura è il modello organizzativo che si colloca in continuità nel lungo processo di cambiamento della storia dell’ospedale, volto a caratterizzare sempre di più l’ospedale come luogo di cura delle acuzie. Secondo il Direttore del Sirai, la graduazione dell’intensità delle cure permetterà di rispondere in modo diverso e appropriato con tecnologie, competenze, quantità e qualità del personale assegnato ai diversi gradi di instabilità clinica e complessità assistenziale.

Un altro aspetto di grande rilevanza sarà poi costituito dall’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse tecnologiche e strutturali (gli ambienti di degenza, le sale operatorie, gli ambulatori, i servizi di diagnosi, in una parola tutte le strutture assistenziali potranno essere utilizzate da più professionisti, senza divisioni e senza dispersioni) e delle risorse umane (i diversi professionisti saranno chiamati a un confronto quotidiano e questo renderà più difficile l’affermarsi di stili di lavoro particolaristici). Permetterà inoltre di diminuire i posti letto non utilizzati (superando il non pieno utilizzo dei posti letto dei diversi Reparti) e di impiegare meglio le risorse infermieristiche (da mettere a disposizione non più in base al numero di posti letto di un reparto, ma in base alla intensità dei bisogni assistenziali dei pazienti di quella piattaforma logistica di ricovero). Nel terzo intervento, il presidente del Collegio IPASVI di Cagliari e coordinatore regionale dei Collegi IPASVI della Sardegna e consigliere nazionale della Federazione IPASVI, Pierpaolo Pateri, ha esposto il modello delle competenze avanzate per l’infermiere proposto dalla Federazione Nazionale IPASVI. Nel modello indicato sono posizionati su due assi – clinico e gestionale – i livelli di competenza che l’infermiere acquisisce attraverso specifici percorsi formativi. Il primo livello corrisponde all’infermiere generalista, “cuore” del sistema, in possesso di laurea triennale, che rappresenta, in ogni caso, la matrice “cuore” della competenza da cui originano i successivi livelli di approfondimento o di espansione. C’è poi l’infermiere con perfezionamento clinico o gestionale, che ha seguito un corso di perfezionamento universitario che lo ha messo in grado di sviluppare le sue competenze avanzate applicate a un’area tecnico operativa molto specifica. Il terzo livello è quello dell’infermiere esperto clinico o coordinatore con master, formato con un master universitario di primo livello, in grado di approfondire le sue competenze in un settore particolare dell’assistenza infermieristica ed esperto di parti di processo assistenziale, di peculiari pratiche assistenziali settoriali o con capacità di governo dei processi organizzativi e di risorse in unità organizzative. Infine, al quarto e più avanzato livello c’è l’infermiere specialista con laurea magistrale, formato con laurea magistrale in Scienze Infermieristiche con orientamento clinico o gestionale/formativo. Chiudendo lo spaccato degli interventi sulla complessità assistenziale, il Direttore delle professioni sanitarie, Antonello Cuccuru, ha immaginato la possibile integrazione tra professionisti e il superamento dell’approccio funzionale, che si può concretizzare attraverso il passaggio da un’organizzazione gerarchico-strutturale a un’organizzazione a matrice per intensità di cura e assistenza. In questa nuova organizzazione, ha precisato Cuccuru, la persona è ricoverata e assistita secondo il livello della sua patologia o pluripatologia: alla continuità ci pensa l’infermiere e i medici vanno al suo letto in base alla specialità per assisterlo nei singoli bisogni e dettare tutto ciò che riguarda diagnosi, clinica e terapia. La nuova organizzazione dell’ospedale per intensità di cura e assistenza richiederà un ripensamento della presa in carico della persona, perché sia il più possibile personalizzata, univoca, condivisa attraverso tutti i livelli di cura. In una organizzazione per intensità di cura e assistenza viene meno la suddivisione dei posti letto per specialità tipica degli ospedali tradizionali, in modo da superare la frammentazione e favorire l’integrazione tra i professionisti che si prendono cura delle persone assistite. Il dirigente delle professioni sanitarie ha, infine, presentato alcuni strumenti, di facile applicazione, che possono aiutare l’infermiere a classificare i bisogni e la complessità assistenziale del paziente. L’ultimo intervento del Direttore del Dipartimento di Emergenza Urgenza (DEU), Viviana Lantini, ha spiegato come questo nuovo modello determina la necessità di introdurre modelli di lavoro multidisciplinari per percorsi e obiettivi, con definizione di linee guida e protocolli condivisi, e presuppone la creazione di un team multidisciplinare capace di operare secondo tale impostazione concettuale. In base a tale approccio, medici e infermieri saranno chiamati a una funzione di primissimo piano nello sviluppo di tutte le attività comprese nel percorso diagnostico-terapeutico assistenziale del paziente. Il Dirigente medico si è poi soffermata sul ruolo del Dipartimento di E/U, dove risulta fondamentale stabilizzare e stratificare clinicamente il paziente, avviandolo al livello di degenza più appropriata, e sulla presentazione di alcuni casi clinici. In tale ottica, metodologie e strumenti riferiti alla definizione di percorsi clinico-assistenziali rappresentano una valida opportunità a disposizione dei diversi professionisti in termini di autonomia organizzativa e professionale. In conformità a questi elementi chiave, un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) deve essere inteso come un metodo di management del percorso di cura e/o assistenza, elaborato a livello locale, per un gruppo di pazienti ben definito e con specifiche condizioni cliniche, durante un altrettanto ben definito periodo di tempo, costruito sulla base di elementi di cura e/o assistenza basati su evidenze scientifiche riconosciute, best practice ed aspettative del paziente. Il dibattito conclusivo ha registrato la partecipazione di diversi interventi di dirigenti medici, compresa l’inaspettata presenza del Direttore dell’AOU di Cagliari Nazareno Pacifico, e di alcuni infermieri e coordinatori che hanno sottolineato come un’organizzazione dell’ospedale per intensità di cura richieda l’introduzione di nuovi ruoli professionali, nuovi strumenti e un ripensamento della presa in carico del paziente, perché sia il più possibile personalizzata, univoca, condivi-sa a tutti i livelli di cura.

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Il Movimento Maja de Jana, entrato nella federazione dei movimenti per il rilancio della Sardegna, ha lanciato una petizione per chiedere al Governatore Francesco Pigliaru l’applicazione della zona franca integrale.

L’avv. Francesco Scifo, segretario politico del Movimento Sardegna Zona Franca, ha comunicato stamattina la piena adesione del Movimento a questa iniziativa, divulgando sul suo profilo Facebook la pagina in cui firmare la petizione. Si chiedono 100.000 firme.

Questo il testo:

Al Presidente della Regione Sardegna
Francesco Pigliaru
Alla Giunta Regionale
Ai Sig.ri Consiglieri Regionali
Oggetto: attivazione anche in Sardegna della Zona Franca “integrale”.

Con questa petizione il popolo Sardo chiede alla Regione Sardegna “che ne ha competenza e spettanza”, l’attivazione della fiscalità di compensazione, più nota come “zona franca”, sull’intero territorio della Sardegna, e le dimissioni immediate del Governatore Pigliaru, perché la sua figura si è dimostrata inadeguata a rappresentare gli interessi del popolo sardo. Pigliaru è colui secondo il quale la zona franca in Sardegna è un danno e non conviene ed è colui che, insieme ai suoi amici professori, sta negando da anni la zona franca integrale alla terra che rappresenta!

«Governatore Pigliaru, il popolo Sardo ha atteso inutilmente una sua risposta sull’attuazione della zona franca su tutto il territorio della Sardegna, riteniamo pertanto che se non otterrà soddisfazione dalla magistratura italiana, chiederà alla Corte di Giustizia europea per quale motivo la Sardegna muore senza che le istituzioni che la rappresentano facciano ciò che direttive e regolamenti UE, leggi dello stato e leggi di grado costituzionale impongono (CEE n. 2913/1992 (Consiglio) n. 2454/1993 (Commissione), d.lgs 75/1998, D.P.C.M. 7 giugno 2001, legge cost. 3/1948) per favorire la ripresa economica, scongiurare il progressivo e quasi irreversibile impoverimento della nostra Regione e ridurre la sperequazione rispetto al resto d’Europa, dovuta all’insularità.»

 

«Ogni momento che passa chiude una nuova azienda in Sardegna e il governatore continua a non fare niente. Quanto tempo ancora passerà fino alle sue dimissioni? – conclude il Movimento Maja de Jana -. Noi chiediamo le dimissioni immediate del Governatore Pigliaru!»

 

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Novità in arrivo sul fronte eventi…

La Primavera Sulcitana, a partire dal mese di aprile al mese di giugno sarà di nuovo l’appuntamento che solleticherà i palati dei buongustai dell’isola e non solo… E’ prevista per martedì 24 gennaio la riunione tra gli organizzatori e gli amministratori dei comuni del Sulcis che vorranno prender parte alla nuova kermesse fieristica.

Ma se nel Sulcis si lavora per il serpentone enogastronomico ed artigianale che si sposterà da un comune all’altro, a Cagliari si pensa già alla 2ª edizione della Fiera del Gusto che non si terrà come lo scorso anno al Molo Ichnusa, ma in una superficie raddoppiata… una location al centro della città dal nome ancora “segreto”. L’appuntamento è stato già fissato, dal 2 al 4 giugno, un fine settimana: venerdì, sabato e domenica, dove si potrà scoprire una vera fiera dello street food, cibo da strada, alternativo al ristorante, non solo isolano, ma nazionale ed internazionale. Stand alimentari ed artigianali, ricette sarde ma anche d’oltre mare da assaporare presso i Food Truck, delle vere e proprie botteghe enogastronomiche su quattro ruote. Non mancheranno le sagre, gli Sho Cooking e anche tanta musica e balli legati a culture e popoli che a Cagliari porteranno i colori, i profumi e i sapori del loro Paese.

E poi Invitas, sempre a Cagliari, dal 28 ottobre al 1° novembre, che vedrà anche l’arrivo di tre navi da crociera nella prima mattina del 31 ottobre.

Ma queste sono solo le prime notizie che trapelano, nei prossimi giorni arriveranno sicuramente nuove informazioni che spiegheranno con più precisione gli eventi nel dettaglio.

Giusto un po’ di suspense… ma memori del successo delle passate edizioni non ci resta che darvi appuntamento nel Sulcis a partire dal mese di aprile 2017.

Nadia Pische

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Derby senza storia, al Pala Deiana di Olbia, tra la squadra locale della Pallavolo Olbia e la lanciatissima VBA/Olimpia Sant’Antioco, nell’ultima giornata di andata del girone B del campionato di B1. 3 a 0 il risultato finale per la squadra di Graziano Longu, con parziali di 25 a 19, 25 a 23 e 25 a 21.

Con i tre punti odierni, la VBA/Olimpia chiude il girone di andata con 30 punti, un bottino al di là di ogni più rosea previsione, frutto di dieci vittorie, otto vittorie per 3 a 0, una per 3 a 1 e una per 3 a 2; tre le sconfitte, una per 0 a 3 (quella interna con la Pallavolo Saronno), una per 1 a 3 e una per 2 a 3 (a Sarroch, dopo un iniziale 2 a 0).

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Questa mattina, a Cagliari, in un incontro con l’assessore regionale dell’Urbanistica Cristiano Erriu sulla nuova Legge Urbanistica, Confartigianato Imprese Sardegna ha presentato i dati del “Sistema delle Costruzioni” della Sardegna.

In Sardegna, alla fine dello scorso settembre, erano 18.442 le imprese che si occupavano di edilizia: quelle artigiane erano 10.559 (il 57,3%). Al terzo trimestre 2016 si è registrata una flessione del 2,1%, con la relativa perdita di 297 aziende (saldo tra aperture e chiusure). Preoccupante il calo registrato nell’occupazione: tra tutte le imprese del comparto (edili, impiantisti, installatori, progettisti e servizi) si è passati dalle 58mila unità del 2008 alle 40mila del terzo trimestre 2016. Solo nell’ultimo anno, tra diretti e indiretti, si sono persi oltre 6.500 posti di lavoro.

I dati sono stati presentati da Confartigianato Imprese Sardegna, questa mattina a Cagliari, durante il convegno regionale sullo stato del comparto edile nell’Isola, dal titolo “Il Sistema delle Costruzioni in Sardegna e le norme sul governo del territorio”. Il dossier elaborato dall’Osservatorio MPI di Confartigianato Sardegna che ha analizzato una serie di dati, provenienti da fonti diverse, dal 2008 a oggi.

Maria Carmela Folchetti (presidente Confartigianato Imprese Sardegna), Stefano Mameli (segretario Confartigianato Imprese Sardegna) e Giacomo Meloni (presidente regionale di Confartigianato Edilizia Sardegna), si sono poi confrontati con Cristiano Erriu (assessore regionale degli Enti locali, Finanze e Urbanistica) sullo stato del settore e sulle prospettive e strategie della nuova legge urbanistica regionale.

L’intero comparto del “Sistema Casa” della Sardegna, che include tutte le tipologie d’imprese (artigiane e non) delle costruzioni, dell’impiantistica, dell’installazione, della progettazione e dei servizi connessi, alla fine del terzo trimestre 2016 assommava 22.701 imprese, in calo dello 2,2% rispetto al 2015. Di queste ben 13.612 (il 60,6%) erano imprese artigiane, anche queste in contrazione, nello stesso periodo, del -2,5%.

I dati sul comparto sono stati illustrati dal Segretario Regionale di Confartigianato, Stefano Mameli.

In Sardegna la spesa della Pubblica Amministrazione di Stato, Regione e Amministrazioni Locali, per acquisti, ricostruzione e manutenzione straordinarie di beni immobili, costruzione opere ecc., nel triennio 2012-2014 è calata del 24,1% rispetto al triennio precedente, contro una media nazionale del -20,9%. Questa, per il 73,4% viene coperta dalla Regione e dalle Amministrazioni Locali mentre solo il 26,6% viene finanziata dalle Amministrazioni Centrali (Stato, Anas, Enti di Previdenza ecc). La media italiana è del 74,4% a carico delle Amministrazioni Locali e regionali) e per il 25,6% a carico dell’Amministrazione Centrale.

La spesa delle sole Amministrazioni Locali e della Regione per beni e immobili in Sardegna è calata del 26,7% nell’ultimo triennio (2012-2014) rispetto al triennio 2009-2011. A livello nazionale il valore della spesa è calato del 19,5%.

La spesa dello Stato in Sardegna per la realizzazione di opere e immobili, nel triennio 2012-2014 è calata del 15,9% rispetto al triennio 2009-2011. A livello Nazionale la media è stata del -24,7%.

Sull’Isola gli investimenti in immobili nel triennio 2012-2014 hanno pesato per il 40,8% sulla spesa di Stato, Regione e Comuni, percentuale in calo rispetto ai trienni 2009-2011 (42,5%), 2006-2008 (41,5%) e 2003-2005 (42,0%).

Sull’isola, durante il triennio 2011-2014, gli investimenti in immobili sono calati del 24,1% rispetto al triennio 2009-2011.

Crescono, al contrario, le compravendite immobiliari (abitazioni e locali produttivi): nel secondo trimestre 2016, si è registrata una impennata del 27%. Il segno positivo si registra ormai da 5 trimestri consecutivi.

Positiva anche la compravendita di abitazioni: nel 2015 si è registrato un +8% rispetto al 2014.

Il 17% delle case sarde versa in pessime condizioni contro una media italiana del 16,8% Le abitazioni costruite prima del 1981, in Sardegna raggiunge il 63% contro una media nazionale del 74,1%

In Sardegna è ancora bassa l’intensità di utilizzo delle agevolazioni fiscali (interventi finalizzati al risparmio energetico e al recupero del patrimonio edilizio): l’incidenza delle detrazioni sul reddito imponibile pro capite è dello 0,41% rispetto alla media nazionale dello 0,71%. In Sardegna, nel 2014 (dichiarazione dei redditi del 2015), le detrazioni per interventi finalizzati al risparmio energetico hanno ammontato a 7,2 milioni di euro. Però pare intravedersi una ripresa dell’utilizzo degli incentivi. Infatti, a livello Nazionale, nei primi 10 mesi del 2016 cresce la loro dinamica: +16,2% rispetto ai primi 10 mesi dello scorso anno nel quale si registro una forte frenata (-15,1%).

Continua la discesa del valore aggiunto delle Costruzioni in Sardegna. I valori assoluti hanno registrato per il 2015 un giro d’affari di 1miliardo 456milioni di euro contro i 2miliardi e 456 del 2008. In percentuale il v.a. è calato del 13,6% rispetto al 2014 e del 40,7% rispetto al 2008.

Continua a crescere (a livello nazionale) l’uso del consumo del suolo (aree coperte da edifici, fabbricati, infrastrutture, aree estrattive, discariche, cantieri, cortili, piazzali e altre aree pavimentate o in terra battuta, serre e altre coperture permanenti, aeroporti e porti, aree e campi sportivi impermeabili, pannelli fotovoltaici e tutte le altre aree impermeabilizzate, non necessariamente urbane) passato dal 5,1% del 1989 al 7% del 2015.

Il presidente di Confartigianato Edilizia Sardegna, Giacomo Meloni, nel suo discorso ha sottolineato le preoccupazioni delle imprese dell’edilizia: la tassazione sugli immobili, il fisco e la burocrazia, la concorrenza sleale da parte delle imprese che operano in nero e il problema degli appalti pubblici affidati a vere e proprie “scatole vuote” che dopo essersi aggiudicate le gare le subappaltano sottocosto e spesso senza pagare i fornitori.

Per Meloni «sullo sfondo di tutti queste problematiche c’è la mancanza di un quadro di norme chiaro e stabile che consenta alle imprese di capire cosa attendersi, in termini di norme e di regole, nell’arco di tempo di almeno cinque anni».

Poi le richieste su Piano Casa, Legge Urbanistica e pianificazione urbanistica comunali e regionale.

Sul “Piano casa” il Presidente ha sottolineato come questo non vada demonizzato “perché è stato uno strumento che ha contribuito a mantenere a galla il settore, ha consentito di valorizzare il patrimonio immobiliare per i piccoli proprietari ed è stato capace di dare risposte alle famiglie, garantendo la sussistenza di tante piccole imprese”.

Sulla “Legge Urbanistica” Meloni ha chiesto «certezza normativa e stabilità delle regole per un certo periodo di tempo». «E’ uno strumento che chiediamo con forza e urgenza perché è fondamentale fare una pianificazione di tutto il territorio regionale sardo dando la possibilità, a chi intende investire, di farlo dentro un quadro normativo chiaro e stabile e non soggetto alle mutazioni dello scenario politico.»

Un altro tema toccato da Meloni è il «rapporto tra la pianificazione urbanistica regionale e quella dei comuni». «E’ fondamentale che ogni comune approvi finalmente il piano urbanistico comunale – ha sottolineato il Presidente – affinché si diano certezze a chi vuole investire, sappiamo che ci sono su questo tema molte resistenze anche da parte dei comuni, ma se solo pochi hanno adottato il PUC una parte di responsabilità anche da parte del legislatore regionale ci dovrà pur essere, servono certezze normative e  snellimento delle procedure.»

Dai costruttori di Confartigianato poi la richiesta di una accelerazione da parte degli enti preposti per stabilire le regole e individuare le opere pubbliche necessarie per la tutela del territorio, dando stimolo ai lavori pubblici e liberando i territori che hanno subito questi problemi da blocchi burocratici che ne impediscono lo sviluppo (Olbia e la Gallura, Nuorese, Ogliastra, Capoterra Cagliaritano,  territori montani, ecc.)

«Siamo consapevoli che dobbiamo ripartire dalla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente – ha aggiunto Giacomo Meloni – abbiamo delle strutture, ricettive e di civile abitazione, che necessitano di una riqualificazione, ma non nascondiamoci che per invogliare i proprietari o gli investitori bisognerebbe creare delle condizioni di vantaggio a intervenire sul patrimonio immobiliare esistente. Questo può avvenire attraverso sgravi fiscali automatici, esenzioni da tributi locali per chi valorizza o recupera il patrimonio immobiliare, premialità volumetriche ai proprietari nei centri storici, possibilità di fare degli interventi a particolari condizioni anche  nelle zone F

Per Confartigianato Edilizia «una Legge Urbanistica deve anche tenere conto delle differenze territoriali e delle vocazioni specifiche dei territori. Non possiamo più pensare a un territorio regionale che sia pianificato con le stesse regole per esigenze diverse e per raggiungere obbiettivi diversi». «L’auspicio – ha detto Giacomo Meloni – è che nella nuova Legge venga messo da parte un approccio ideologico che vede in maniera negativa il settore, identificato come principale distruttore del patrimonio ambientale sardo o la categoria delle imprese edili come una categoria di speculatori nel senso più negativo del termine che non tengono conto degli interessi generali della collettività».

«Oggi – ha conclusp il presidente di Confartigianato Edilizia della Sardegna è possibile fare una buona edilizia, ne abbiamo bisogno tutti e possiamo costruire insieme, se ci metterete in condizione di ascoltare le nostre idee delle buone norme, ma più vicine alla realtà e più vicine alle esigenze delle imprese e dei cittadini.»

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Primo appuntamento nell’ambito del nuovo ciclo di Carbonia Studia 2017, programma di conferenze dedicate all’antropologia, all’archeologia e alla storia, organizzato da diversi anni dal comune di Carbonia.

Giovedì 26 gennaio, alle ore 18.00, presso la Biblioteca Comunale (piano terra), all’interno del Parco Villa Sulcis (ingresso da viale Arsia), Alfonso Stiglitz, archeologo e direttore del Museo civico di San Vero Milis, presenterà la conferenza “La funzione dei nuraghi nell’Età del Ferro: il complesso di S’Urachi (San Vero Milis) e i suoi vicini”.

Il Nuraghe S’Urachi di San Vero Milis è un complesso fondamentale per comprendere i profondi cambiamenti che caratterizzano l’Età del Ferro della Sardegna nuragica. La presentazione delle ultime ricerche sarà anche l’occasione per confrontarsi sulle recenti interpretazioni sul ruolo dei nuraghi nelle nuove forme della società e del territorio nelle ultime fasi della civiltà nuragica.

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Vento, pioggia e grandine non hanno risparmiato la città di Carbonia, riproponendo il gravissimo problema delle strade allagate con la conseguenza di cittadini inferociti per la mancanza di pulizia dei tombini ricolmi di foglie, per i quali devono provvedere da soli.

Come ogni volta che il maltempo imperversa senza sosta, la città è stata messa in ginocchio, alcuni punti sono risultati impraticabili anche in auto e sono stati raggiunti dalla Protezione Civile che ha provveduto a liberare i tombini intasati, rendendo così di nuovo possibile la defluenza dell’acqua piovana nelle fogne.

Rio San Milano ingrossato ed impetuoso come da tanto non si vedeva, dimostra che l’imprevedibilità del tempo deve essere monitorata, controllata, operando in modo che, anche grandi rovesci come quelli di oggi, possano essere ridimensionati dal funzionamento di tutti i tombini e magari dalla sostituzione di alcune condutture dal diametro forse inadeguato alla portata del getto dell’acqua che si verifica in queste occasioni.

La speranza di tutti i cittadini è che questa possa essere l’ultima volta che accade un’emergenza simile.

Nadia Pische

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La Protezione civile ieri aveva diramato un avviso di condizioni meteo avverse per vento e precipitazioni e due avvisi di allerta per rischio idrogeologico e idraulico, uno di criticità ordinaria, allerta gialla, per Campidano, Tirso e Logudoro, ed uno di criticità moderata, allerta arancione, per Iglesiente, Flumendosa-Flumineddu e Gallura. Il maltempo era annunciato e puntualmente è arrivato sull’Isola, creando gravi disagi ed anche ingenti danni, a Cagliari e nell’Area metropolitana e nel Sulcis Iglesiente.

Eccezionale la mareggiata che ha interessato Sant’Antioco, con gravi danni in tutta l’area portuale (foto allegata di Fabio Murru), ma danni sono stati registrati in diversi comuni. A Domusnovas, il fortissimo vento di scirocco ha scoperchiato il centro benessere, trascinando la copertura nel cortile adiacente. Fortunatamente sul posto, per le condizioni meteo avverse, non c’erano persone e non ci sono state conseguenze drammatiche.

Allagamenti per pioggia violentissima e un’eccezionale grandinata un po’ in tutto il territorio. Le altre tre fotografie allegate si riferiscono all’allagamento nel cortile di un’abitazione e all’emergenza verificatasi a Rio Murtas per l’eccezionale temporale.

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«Il Consiglio regionale venga investito del problema creato dallo Stato con lo scippo delle risorse alle Province delle Regioni a Statuto Speciale per un mandato preciso.»

A dirlo oggi è Ignazio Locci, vicepresidente di minoranza del Consiglio regionale.

«La Regione si opponga con forza all’ennesima beffa a danno dei sardi, risultato dell’atteggiamento di un governo arrogante che utilizza la Sardegna come salvadanaio – aggiunge Ignazio Locci -. Basta, non staremo a guardare mentre un manipolo di burocrati non eletti calpesta le nostre prerogative. L’esclusione delle Province delle Regioni a statuto speciale dalla ripartizione nazionale di circa un miliardo di euro è un atto inaccettabile al quale dobbiamo opporci senza indugio. L’assessore Cristiano Erriu dice bene quando minaccia di far mancare la propria intesa in sede di Conferenza unificata. Ma occorre fare di più, rinforzando l’avversione all’ennesimo schiaffo dato alla Sardegna: il Consiglio regionale deve essere immediatamente investito della questione, al fine di consegnare un mandato preciso alla Giunta.»

«È necessario aprire una nuova vertenza entrate, perché non possiamo restare inerti mentre da Roma ci scippano le risorse e non ci consentono di garantire servizi al cittadino. Ecco perché bisogna ribellarsi con forza, iniziando con l’assicurare indirizzi precisi ai commissari delle Province sarde affinché provvedano all’eliminazione di ogni tipo di tributo provinciale che i cittadini versano allo Stato padre padrone. Non solo, infatti, gli enti locali non hanno praticamente più risorse proprie, ma quelle che racimolano con le tasse vengono versate nelle casse dello Stato. Si proceda celermente – conclude Ignazio Locci – e si compia ogni atto necessario a ripristinare la leale collaborazione tra i livelli istituzionali.»

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La VBA/Olimpia Sant’Antioco chiude il girone d’andata della B1 di volley alle 17.00 al Pala Deiana di Olbia. Diverse le ambizioni delle due squadre in questa fase centrale del campionato, con Genna e compagni al quarto posto in classifica, in piena corsa per la qualificazione ai play-off promozione, e i galluresi al sesto posto in classifica, distanziati di ben 8 lunghezze dai lagunari e privi di qualsiasi ambizione di vertice.

Sulla carta, le prime tre posizioni della classifica dovrebbero restare immutate, con la capolista Pallavolo Saronno impegnata alle 21.00 in casa contro la Lombarda Motori Milano; i Diavoli Rosa Brugherio di scena a Malnate, alla stessa ora, contro lo Yaka Volley; e la Tipiesse Mokamore a Milano contro la Bocconi Sporteam Milano, inizio ore 19.00.

La Pallavolo Sarroch non dovrebbe avere problemi ad incamerare i tre punti nel derby casalingo con la Silvio Pellico Sassari, ancora a zero punti in classifica dopo 12 giornate.