In una giornata grigia di gennaio persino il sole ha pensato di venire ad accompagnare Modesto Melis nel suo ultimo viaggio.
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In una giornata grigia di gennaio persino il sole ha pensato di venire ad accompagnare Modesto Melis nel suo ultimo viaggio.
Stretti intorno alla moglie Lucia e ai figli Bruno, Teresa e Renato, tanti parenti, amici cari e conoscenti, hanno voluto rendere omaggio ad un piccolo grande uomo. Piccolo di statura, ma grande per umiltà e cuore, Modesto lascia un segno in tutte le persone che lo hanno conosciuto. Il suo sorriso, la sua battuta scherzosa, il suo sguardo vispo ed attento, tutto faceva di lui una bella persona. Un uomo che aveva tanto sofferto prima per le atrocità vissute e viste da vicino nei campi di concentramento, e poi per non averle potute raccontare per tanti lunghissimi anni, vista la reticenza delle persone nel credergli. Ricordi che ha dovuto tenere dentro sino a quando, finalmente, qualcosa è cambiato, verità nascoste iniziavano a prendere forma, anche attraverso altri testimoni. Finalmente arrivava la sua rivalsa… far sapere di quali nefandezze era stato capace l’essere umano.
Oggi, commossa per la sua dipartita, una grande folla ha seguito la messa nella chiesa di San Ponziano dove don Giampaolo Cincotti lo ha voluto ricordare nella sua semplicità, nel suo modo allegro di prendere la vita: «Con lui se ne va un pezzo di storia», ha concluso il sacerdote.
Una storia che Giuseppe Mura ha voluto raccontare, nel libro “L’animo degli offesi”, per fermare nella memoria di tutti atrocità che devono essere da monito per le nuove generazioni, che devono bandire la violenza in virtù della pace. Nuove generazioni che devono debellare per sempre l’insana idea di popoli superiori ad altri. Modesto ciò lo sapeva bene e, proprio per questo motivo, ha voluto dedicare gli ultimi anni della sua vita, a far conoscere una verità per molti scomoda.
Alla fine della funzione, la lettura della preghiera dei paracadutisti, i suoi compagni d’avventura, fatta dal presidente dell’associazione Nino Cossu… e poi il ricordo di Agnese Delogu con cui ha diviso nell’associazione dei mutilati e invalidi di guerra tante esperienze in giro per la Sardegna… scuole, associazioni, biblioteche.
Tra i presenti, alcuni assessori e il vicesindaco della città che tanto lo ha amato, forze dell’ordine in divisa. E poi il silenzio… non solo quello dei presenti ma anche quello che la tromba di Alessandro Sciascia gli ha regalato.
Un applauso, un grande applauso per omaggiarlo ed un grido “Folgore” per rendergli onore.
Si potrebbero riempire pagine intere di ricordi ed aneddoti ma fra le tante parole io ne sceglierei una nella certezza di catturare la stessa che voi tutti decidereste di usare… una e una sola…
GRAZIE!
Per essere entrato nelle nostre vite, per sempre nel cuore di chi ti ha conosciuto.
Che la terra ti sia lieve Modesto.
Nadia Pische