Cristiano Erriu: «La gravissima presa di posizione del Mibact rischia di generare conseguenze negative sul futuro industriale del Sulcis».
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E’ durissimo il giudizio dell’assessore regionale dell’Urbanistica Cristiano Erriu sulla vicenda Eurallumina, dopo lo stop imposto ieri dal ministero dei Beni culturali, con l’aggiornamento della Conferenza dei servizi al prossimo 8 febbraio.
«In attesa dell’esito della Conferenza sull’ampliamento della vasca di deposito dei fanghi di lavorazione dell’alluminio, necessaria per la ripresa dell’attività produttiva, rimane la forte preoccupazione per la posizione espressa dal ministero dei Beni culturali che potrebbe metterla in discussione o addirittura vanificarla.»
«Dai resoconti della riunione – aggiunge Cristiano Erriu – è emersa una contrapposizione tra i due rami dell’Amministrazione, regionale da una parte e statale dall’altra, con la prima che nell’esercizio delle sue funzioni in materia di paesaggio, attraverso gli uffici della Tutela, ha dato il via libera, mentre la seconda si è assunta la responsabilità di interpretare unilateralmente le disposizioni del Piano Paesaggistico regionale disconoscendo, peraltro, precedenti proprie decisioni. Il parere positivo dell’Ufficio Tutela paesaggio della Regione si aggiunge a quello favorevole delle altre Amministrazioni convenute, pur, in alcuni casi, con le necessarie prescrizioni e giuste cautele. Così, se la Regione Autonoma della Sardegna ritiene esclusa dalla fascia costiera la zona industriale di Portovesme, il ministero dei Beni culturali, prescindendo dalla posizione della Regione, pretende di applicarne la disciplina. Nonostante la Regione, il ministero e il comune di Portoscuso, con un’attività di verifica puntuale, abbiano escluso la presenza in tale sito di beni repertoriati nel Piano paesaggistico regionale, il Ministero si ostina a voler applicare un regime di salvaguardia a tutela di beni che non esistono solo perché tale assenza non è stata ancora recepita formalmente nel PUC.»
L’assessore Erriu sottolinea che «gli indirizzi contenuti nelle schede d’ambito del PPR vengono letti come se avessero contenuto prescrittivo, e quindi si arriva al paradosso che il polo industriale di Portovesme, una zona con il più alto tasso di crisi sociale ed economica di tutta Italia, diviene per il ministero dei Beni culturali un’area oggetto di semplice ed esclusiva ‘rinaturalizzazione’. Tutto ciò non avviene in un’area vergine ma in un vasto comparto produttivo che esiste da diversi decenni e che ha necessità di questo intervento programmato per continuare a esistere appunto come area produttiva e non come deserto industriale. In questo modo i rappresentanti del Governo italiano, con atteggiamento schizofrenico, contraddicono le parole e i comportamenti di apertura, in direzione del consolidamento del polo dell’alluminio del Sulcis, alla cui difesa da molti mesi sono impegnati direttamente il ministero dello Sviluppo economico e la stessa Presidenza del Consiglio dei ministri, oggetto per altro di accordi e intese proposti e sottoscritti dallo stesso Governo nazionale. Ciascuno – conclude Erriu – deve essere ora chiamato alla responsabilità delle proprie scelte amministrative di fronte a territori che attendono risposte in modo univoco, chiaro e coerente».
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