Manovra 2017, in Terza commissione ieri mattina le audizioni sul sistema degli Enti Locali.
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L’asfissia finanziaria delle amministrazioni provinciali e la crisi del sistema delle autonomie locali sono state al centro dei lavori della Terza commissione del Consiglio regionale che, in vista del varo della manovra 2017, ha proceduto ieri mattina con le audizioni dell’assessore degli Enti locali, degli amministratori straordinari delle province e del sindaco della città metropolitana di Cagliari, nonché dei presidenti del Consiglio delle autonomie locali e dell’Anci.
Il primo a prendere la parola nel parlamentino presieduto da Franco Sabatini (Pd) è stato il sindaco metropolitano di Cagliari, Massimo Zedda, che ha da subito evidenziato l’azzeramento dei trasferimenti dello Stato unitamente al paradosso che «la città metropolitana trasferisce allo Stato più di ciò che gli viene trasferito dallo Stato in termini di risorse».
«Stiamo di fatto finanziando lo Stato – ha insistito il primo cittadino di Cagliari – e i trasferimenti statali valgono appena il 16% del bilancio della città metropolitana». «Il tutto – ha aggiunto Massimo Zedda – mentre dobbiamo gestire funzioni e competenze delicate, alcune delle quale straordinarie, come lo sono quelle che attengono l’accoglienza dei migranti che fanno sì che si debba garantire a nostre spese l’assistenza a circa mille minori non accompagnati.»
Il sindaco metropolitano ha dunque ribadito l’urgenza di risorse aggiuntive per il sistema degli Enti locali («se non paga Roma, paga via Roma») ed ha ricordato che le provincie sarde non sono indebitate («ma agli enti locali virtuosi lo Stato riserva il medesimo trattamento che offre alle amministrazioni che hanno sprecato i denari pubblici»).
«Il referendum costituzionale dello scorso dicembre – ha incalzato l’amministratore straordinario della provincia di Sassari, Guido Sechi – ha mantenuto in vita le province ma tutte le finanziarie degli ultimi anni sono state fatte nell’ottica della soppressione degli enti intermedi, ai quali se da un lato sono stati così erosi fondi e risorse dall’altro sono state confermate competenze in materia di viabilità, edilizia scolastica e ambiente.»
«Non abbiamo le risorse per le manutenzione delle strade – ha spiegato Sechi – e neppure per quelle degli edifici scolastici e per capire il quadro finanziario della nostra amministrazione è sufficiente considerare che se anche tagliassimo tutte le spese il nostro bilancio chiuderebbe ugualmente in passivo.»
Sulla stessa lunghezza d’onda gli interventi degli amministratori della provincia del Sud e di quella di Nuoro, Giorgio Sanna e Costantino Tidu.
Tra le proposte avanzate da Sanna si segnala quella per realizzare un piano straordinario per la messa in sicurezza del reticolo idrogeologico e delle strade, finanziato dalla Regione e gestito dalle rispettive amministrazioni provinciali, mentre Costantino Tidu ha posto l’accento sulla carenza del personale ed in particolare di dirigenti, nonché sulla impossibilità non solo di procedere con le assunzioni ma anche con le selezioni interne per attribuire nuove mansioni.
Gli amministratori delle province sarde hanno dichiarato che per scongiurare il dissesto finanziario degli enti («i bilanci 2016 sono stati chiusi in pareggio solo con il ricorso ad artifizi contabili») servono complessivamente circa cento milioni di euro.
Dissesto finanziario che per il 2017 è stato confermato anche dall’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, che nel corso dell’audizione in commissione non ha nascosto le difficoltà degli enti intermedi («forse solo la città metropolitana di Cagliari non sarà in dissesto nel 2017») ed ha ricordato i diversi tagli milionari dei trasferimenti statali («oltre 102 milioni di euro in totale per il 2017»).
L’assessore ha quindi confermato la volontà di ricorrere all’impugnazione alla Corte costituzionale per l’esclusione delle provincie e della città metropolitana della Sardegna dalla ripartizione delle risorse (900 milioni di euro) del fondo per gli enti territoriali, istituito con l’approvazione della legge di bilancio 2017 (legge n. 232\2016, articolo 1 comma 438).
Erriu ha inoltre rassicurato circa la dotazione del fondo unico degli Enti locali della legge di stabilità della Regione (circa 550 milioni di euro) a cui si aggiungono un milione e mezzo di euro per la città metropolitana di Cagliari per il sostegno ai lavoratori precari.
A conclusione dell’audizione dell’assessore Erriu, il presidente della commissione Franco Sabatini non ha nascosto la preoccupazione per la situazione degli Enti locali della Sardegna ed ha dichiarato: «Nella legge di stabilità non è contenuta la soluzione al problema degli enti locali e la manovra della Giunta non dà dunque le risposte attese, per questo cerchiamo con la commissione di procedere con un’iniziativa politica e amministrativa in grado di contribuire alla risoluzione di parte delle questioni evidenziate dagli amministratori straordinari delle province».
Il presidente del Cal, Andrea Soddu, ha posto l’accento sulla «limitata autonomia delle amministrazioni locali derivante dai vincoli di bilancio imposta dall’Ue agli Stati e a cascata fino ai Comuni» ed ha auspicato un differente ordinamento delle autonomie locali «in grado di mitigare la tendenza alla centralizzazione delle decisioni e delle risorse».
Il presidente dell’Anci Sardegna, Emiliano Deiana, ha riconosciuto il sostegno offerto dalla Regione alle amministrazioni comunali nel corso degli ultimi anni ed ha dichiarato il pieno sostegno dell’Anci nella vertenza contro lo Stato. Deiana ha quindi auspicato azioni efficaci nella lotta allo spopolamento e per il contrasto alle povertà.
Il sindaco di Sassari, Nicola Sanna, ha invece sollecitato il finanziamento dei cantieri comunali ed ha posto in guardia sul rischio che il Reis (reddito di inclusione sociale) espropri i Comuni dal controllo finalizzato all’inclusione sociale dei meno abbienti. Una ulteriore sottolineatura del primo cittadino turritano ha riguardato la esiguità delle somme (10mila euro per ciascun comune) messe a disposizione come premialità per quei comuni che si associano in Unione dei comuni.
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