19 November, 2024
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Oltre 1.300 delegati provenienti da ogni regione d’Italia parteciperanno a Cagliari, dal 26 al 29 ottobre prossimo, alla «48ª Settimana sociale dei cattolici italiani». Il capoluogo dell’Isola diventerà un osservatorio privilegiato della realtà economica, culturale, imprenditoriale e formativa dell’Italia. L’assise sarà composta da economisti, docenti universitari, sociologi, imprenditori, sindacati, oltre ai rappresentanti delle diocesi. È la seconda volta che questo evento nazionale si tiene in Sardegna, dopo il 1957, quando si discusse sui temi della riforma agraria, e a cui presero parte nomi importanti del sistema istituzionale italiano, tra i quali Antonio Segni, Benigno Zaccagnini, Emilio Colombo e il cardinale Giuseppe Siri.

Nei prossimi giorni è previsto un sopralluogo del presidente del Comitato organizzatore, l’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro, e dei responsabili dell’ufficio della pastorale sociale della Conferenza episcopale italiana che incontreranno i rappresentanti delle istituzioni locali e faranno il punto sugli aspetti logistici e sulle iniziative culturali che accompagneranno la manifestazione.

Intanto sono state già prenotate mille camere presso gli alberghi della città e dell’hinterland che ospiteranno i convegnisti. L’evento si svolgerà presso il quartiere fieristico del capoluogo.

L’attenzione dei partecipanti sarà rivolta al tema «Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale», secondo la visione di papa Francesco. Si vuole definire, nel corso della «Settimana 2017», una proposta organica e progettuale: dal racconto dell’esperienza e del senso del lavoro, al rilancio di pratiche rivelatesi feconde e all’individuazione di proposte per la  creazione di lavoro nel Paese.

Anche la Chiesa sarda contribuisce alla realizzazione degli obiettivi propri della Settimana. A tal fine è stato individuato un itinerario di studio e discussione a livello regionale. Sono previsti sei laboratori seminariali su altrettanti temi nelle diverse zone della Sardegna: a Cagliari; a Oristano (per le diocesi di Oristano e Ales-Terralba); a Iglesias; a Nuoro (per le diocesi di Nuoro e Lanusei); a Sassari (per le diocesi di Sassari e Alghero); a Olbia  (per le diocesi di Tempio-Ampurias e Ozieri).

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Sabato sera, alle 21.00, al teatro Civico di Sinnai, verrà rappresentato “Musineri”, MinieraMinatoriMarcinelle1956, di Claudio Di Scanno.

Liberamente ispirato a Disamori vecchi e nuovi di Bruno Brancher e da documenti sulla tragedia mineraria del Bois du Cazier di MarcinellePremio Nazionale “Franco Enriquez” 2006 per la migliore interpretazione femminile, Primo premio quale miglior spettacolo al Festival del Monodramma 2008 di Umag – Croazia, con Susanna Costaglione, Marco Di Blasio.

Immagini tratte dal film documento Dèjà senvole la fleur maigre di Paul Meyer.

In ricordo dell’incidente minerario avvenuto l’8 agosto 1956 nella miniera di carbone del Bois du Cazier di Marcinelle, nei pressi di Charleroy, in Belgio, e alla testimonianza di Bruno Brancher, picaro scrittore e autore di Disamori vecchi e nuovi da cui sono tratti alcuni passaggi e che ha molto ispirato la scrittura scenica. Distante dalla “retorica della memoria”, Musineri ha per protagonista un personaggio che sembra scaturire direttamente dalle atmosfere felliniane: Nenè, detta La Flamand, una specie di Giulietta degli spiriti dal sorriso tragicomico che da vita e corpo alla storia di alcuni emigranti e minatori. Nel semplice intreccio di storie si racconta e si svelano, anche con una sorta di sorridente leggerezza, i retroscena della tragedia de Bois du Cazier, dando così vita, nella crudezza della vicenda narrata a momenti lirici di grande impatto scenico. A Marcinelle persero la vita 262 minatori di diversa nazionalità europea, la metà di questi erano italiani e circa la metà degli italiani provenivano dall’Abruzzo, in particolare dalla provincia di Pescara. Anche per questo è una memoria che ci appartiene…

Lo spettacolo è affidato alla pregnante interpretazione di Susanna Costaglione e alle musiche dal vivo di Marco Di Blasio. I contrappunti delle immagini filmiche contribuiscono a determinare un contesto scenico dai diversi e simultanei piani di lettura sonoro-visuali e narrativi, che ne fanno uno spettacolo molto stimolante.

                    

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Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha accolto con favore l’approvazione da parte dell’assemblea plenaria di tre rapporti rispettivamente di Guy Verhofstadt, Mercedes Bresso, Elmar Brok, Reimer Böge e Pervenche Berès sul futuro dell’Unione europea.

Secondo il presidente Tajani «dobbiamo avvicinare l’Europa ai cittadini. La posizione del Parlamento sul futuro dell’Europa è chiara: l’Unione deve rispondere alle preoccupazioni dei cittadini e offrire risultati più concreti.

Il Parlamento europeo è il fulcro di questo impegno a rafforzare l’Europa per renderla più efficace. Noi siamo la voce delle persone e dobbiamo garantire che i cittadini siano al centro del progetto Europeo.

Dobbiamo fare tesoro dei successi degli ultimi sessant’anni, ma anche imparare dai nostri errori. Dobbiamo cambiare l’Europa, non indebolirla. Lo dobbiamo fare per noi e per le generazioni future, che meritano un’Europa più sicura, più prospera e sostenibile, capace di affermarsi come leader globale difendendo i nostri valori nel mondo».

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Hanno preso il via questa sera, a Rimini, le Final Eight di Coppa Italia. I primi due quarti di finale sono stati equilibratissimi, entrambi decisi con uno scarto di due soli punti. La Grissin Bon Reggio Emilia ha superato la Betaland Capo d’Orlando per 63 a 61 (primo tempo 35 a 33), l’EA7 Emporio Armani Milano ha avuto la meglio sula Cantine Due Palme Brindisi per 77 a 75 (primo tempo 45 a 44), con canestro decisivo di Milan Macvan negli istanti finali.

Domani sera, alle 18.00, la Dinamo Banco di Sardegna affronterà la Sidigas Avellino. La società irpina oggi ha ufficializzato l’ingaggio di David Logan che ha firmato il contratto ma non potrà giocare perché non è ancora arrivato il transfer dalla Lituania. David Logan ritorna in Italia dal Lietuvos Rytas, con ancora vivo il ricordo delle sue imprese con la maglia della Dinamo. Nella stagione 2014/2015 è stato uno dei principali protagonisti dello storico “triplete” biancoblu, MVP del campionato.

Alle 20.45 completerà il programma dei quarti di finale la sfida tra Umana Reyer Venezia e Germani Basket Brescia.

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Weekend di ju jitsu a Carbonia e Nuxis, alla presenza del massimo grado al mondo di ju jitsu, il soke Maurizio Silvestri 9° dan world ju jitsu e 9° dan Yamato Yoshin Ryu, 19° patriarca della scuola Orientale.

A Carbonia, sabato 11 e domenica 12 febbraio, si sono vissute due intense giornate, in occasione dell’inaugurazione della nuova sede della Asd Yama Arashi Dojo Club, guidata da maestro Amos Muscheri. Sabato pomeriggio e domenica si è svolto lo stage di ju jitsu, krav maga e difesa personale, tenuto appunto da Soke Silvestri per bambini e adulti, nel corso del quale gli atleti, fin dai più piccoli, hanno avuto la possibilità di vedere e provare tecniche che il docente ha insegnato egregiamente e con la professionalità e l’umiltà che lo caratterizza.

Sempre sabato, alle ore 20,00, è stato vissuto il momento più emozionante con il taglio del nastro inaugurale del nuovo dojo, alla presenza oltre che di soke Maurizio Silvestri, dell’assessore allo sport del comune di Carbonia Carla Mario, il maestro Michele Silvestri, il maestro Amos Muscheri, il responsabile regionale maestro Antonio Ruggiu, gli altri maestri sardi della federazione WJJKSA e le rappresentanze delle associazioni Chikara Mitzu Nuxis e Shardana Carbonia, gli atleti della Yama Arashi Dojo Club tanti genitori, amici e simpatizzanti che hanno partecipato alla cerimonia.

La scelta di un nuovo dojo più grande, determinato da problemi di spazio, visto il numero degli atleti in continua crescita, testimonia la costante crescita della scuola di ju jitsu cittadina. «La nostra è una grande famiglia dove si trasmette non solo la tecnica ma anche il valore morale e gli insegnamenti delle arti marziali – dice il maestro Amos Muscheri -. La realizzazione di questo nuovo dojo è stata possibile grazie all’aiuto di un folto gruppo di genitori e atleti che hanno collaborato attivamente e che ringrazio ancora, INSIEME SI CRESCE è il motto della nostra federazione e noi lo abbiamo sposato appieno. Non capita spesso di avere il soke nella nostra scuola e per noi è un grande onore»

Sempre sabato e domenica, a Nuxis, nella sede della Chikara Mitzu, si è svolto lo stage di free style e acrobatica tenuto dal maestro Michele Silvestri, finalista della famosa trasmissione televisiva Ninja Warrior e campione del mondo di Musical Forms, l’esperto di acrobatica ha trasmesso agli atleti della scuola locale gli insegnamenti per accedere alle competizioni di Free Style.

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La RSU Eurallumina ritiene ingiustificato l’“accanimento” contro il riavvio della produzione nello stabilimento di Portovesme. Le nuove prese di posizione del soprintendente per i Beni archeologici per le province di Cagliari e Oristano Fausto Martino e di alcune associazioni ambientaliste, ha portato la RSU a replicare con una nota nella quale si definisce «perplessa per l’accanimento che si riscontra nei confronti del progetto di ripresa produttiva» dello stabilimento del Sulcis. «Noi ci batteremo sino alla fine – promettono gli operai – con la solita determinazione e civiltà, per raggiungere l’obiettivo: riaprire la fabbrica e tornare al lavoro».

«Un no che si giustifica con la preoccupazione, giusta e condivisa da tutti, lavoratori del settore compresi, dell’impatto sanitario e ambientale dovuto agli insediamenti industriali – sottolinea la RSU Eurallumina -. Nel caso specifico di Eurallumina, questi argomenti però sono stati sviscerati e analizzati in 930 giorni di istruttoria tecnica, due presentazioni pubbliche, due conferenze di servizi più un supplemento, con osservazioni e richieste di integrazioni poi chiarite con altri 23 enti diversi.»

«Alla base di tutto è ormai chiaro che non c’è la tutela della salute o dell’ambiente, ma una visione del mondo ipocrita che critica e contrasta in ogni modo le produzioni industriali, ma che ne condivide e consuma i prodotti. Magari vengono fatti produrre in altri Stati, di solito quelli sottosviluppati, dove non esistono regole di tutela ambientale e sanitaria, dove le autorizzazioni te le dà il regime totalitario del momento – conclude la RSU Eurallumina -, dove i lavoratori vengono utilizzati come schiavi.»

 

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Dopo il via libera della conferenza dei servizi arrivato lo scorso 8 febbraio a Cagliari, continua ad essere caldissimo il dibattito sul progetto di rilancio produttivo dello stabilimento dell’Eurallumina di Portovesme.

L’architetto Fausto Martino, soprintendente per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano, dopo aver espresso un parere negativo al termine della seconda giornata della conferenza dei servizi, lo scorso 31 gennaio, si è visto “scavalcato” dalla Regione e dagli altri soggetti facenti parte della conferenza dei servizi che hanno ritenuto «non vincolante il parere negativo del Mibact su alcuni aspetti di carattere paesaggistico» ma non s’arrende ed oggi in un’intervista rilasciata al TG3 regionale, ha detto di ritenere non conclusa la conferenza dei servizi, perché un ente pubblico come la Regione Sardegna, per ritenere non vincolante il parere negativo formulato da un altro ente pubblico, deve motivare la sua posizione, cosa che fino ad oggi non ha fatto.

Al soprintendente Fausto Martino ha replicato l’assessore dell’Urbanistica ed Enti locali Cristiano Erriu che ha ribadito che la conferenza si è conclusa e che il parere finale sulla valutazione di impatto ambientale spetta alla Regione dopo un attento esame della relazione fatta con i pareri dei 24 enti presenti nella conferenza dei servizi.

Numerose associazioni ambientaliste hanno rilanciato il NO alla ripresa produttiva di Eurallumina, in una conferenza stampa convocata dopo l’episodio intimidatorio, con minacce di morte, ricevuto da Angelo Cremone. La contrarietà al progetto è stata espressa con forza, oltreché dallo stesso Angelo Cremone, da Salvatore Lai, ex assessore regionale delle Giunte Palomba negli anni ’90 ed ex sindaco di Gavoi, oggi esponente dell’associazione Sardegna pulita; Giacomo Meloni, della Confederazione sindacale sarda; e Claudia Zuncheddu, medico, giornalista, ex consigliere regionale, oggi presidente dell’associazione “Sardigna libera”. Tutti portano avanti una battaglia contro l’industria pesante che ritengono altamente inquinante.

 

 

 

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Si è tenuto oggi, a Cagliari, un incontro per illustrare le modalità di attuazione del Reddito di inclusione sociale, organizzato dall’assessorato della Sanità e delle Politiche sociali. Hanno partecipato i rappresentanti degli Ambiti Plus a cui è affidata la progettazione e la gestione delle misure di inclusione attiva previste dal Reis, voluto fortemente dalla Giunta Pigliaru e le cui linee guida sono state approvate dallo stesso esecutivo lo scorso 6 dicembre.
Gli Ambiti Plus, nel corso dell’incontro, hanno segnalato criticità , legate all’introduzione di questa nuova misura di aiuto e sostegno a nuclei familiari in condizioni di povertà, e offerto utili indicazioni operative.
«La Regione si impegna a non escludere nessuno, anche se dobbiamo gestire una delicata fase di transizione verso un nuovo sistema con procedure e progettualità diverse rispetto al recente passato. Ma, con la collaborazione dei comuni e degli Ambiti plus, siamo pronti a far fronte a tutte le difficoltà e a raggiungere gli obiettivi prefissati, in primo luogo quello di rafforzare il tessuto sociale e favorire l’inclusione di persone che si trovano in condizioni di oggettiva difficoltà», hanno spiegato Stefania Manca, direttore generale delle Politiche sociali e Gianni Salis, capo di Gabinetto dell’assessore della Sanità Luigi Arru.
Il Reddito di inclusione sociale, è stato ricordato, integra e rafforza il Sostegno di Inclusione Attiva nazionale. Per il Reis – a parità di caratteristiche del nucleo familiare – il minimo erogabile è di 200 euro e il massimo di 500, per tutti i target previsti dalle linee guida emanate dalla Giunta regionale.
Il prossimo 23 febbraio è previsto l’incontro tra l’assessore Arru e i rappresentanti dell’Anci, con l’intento di delineare concrete soluzioni politiche per dare speditezza alle procedure.

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La Regione apre ufficialmente con il Governo una nuova Vertenza Sardegna a tutela delle sue finanze e si appresta a scrivere un Patto con lo Stato che consenta di tenere in cassa i propri soldi e usarli per realizzare programmi di investimento e di crescita. L’assessore della Programmazione e Bilancio, Raffaele Paci, ha aperto e tracciato il percorso, oggi a Roma, incontrando il sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa.

Si lavora dunque a un nuovo Patto Stato-Regione che, a partire dal 2018, preveda una drastica riduzione degli accantonamenti e l’avvio di un percorso per l’assunzione delle piene funzioni sulla finanza locale. Ma già per il 2017 si punta ad alcune risposte immediate: l’accesso ai Fondi per le Regioni, a quello per Province e Città Metropolitane e al Fondo nazionale per i Farmaci innovativi. «Oggi abbiamo avviato un percorso importante che vogliamo porti ad alcuni risultati già quest’anno, alla definizione di nuove condizioni sulla gestione delle finanze e sulla tutela dei diritti dei cittadini sardi – dice Raffaele Paci -. Abbiamo trovato una buona apertura da parte del Governo sia rispetto alle richieste per quest’anno che su quelle in prospettiva. Entro un paio di settimane ci incontreremo di nuovo, dossier alla mano, per stringere i tempi e accelerare il più possibile. L’ho detto molto chiaramente a Bressa: 684 milioni di accantonamenti sono troppi e, nel momento in cui diventano fissi invece che essere una tantum, di fatto si stanno stravolgendo anche le norme statutarie. Sono cifre eccessive e la Sardegna ha invece tutto il diritto a realizzare con quei soldi politiche di sviluppo. Diamo una valutazione positiva delle politiche espansive nazionali ma non ci bastano, anche perché hanno effetti diversi nel territorio – sottolinea ancora l’assessore -. Abbiamo una situazione di crisi, vogliamo intervenire sui problemi specifici della nostra Regione, e non chiediamo altro se non di poterlo fare con le nostre risorse. Basta con gli accantonamenti, non ce li possiamo più permettere: a questo abbiamo iniziato a lavorare oggi, e continueremo a lottare per i nostri diritti fino a che non ci saranno riconosciuti».

L’incontro di oggi a Roma è stato convocato all’indomani dello stop imposto dalla stessa Sardegna alla Conferenza delle Regioni con il diniego dell’intesa sulla ripartizione dei fondi Regione e Province-Città metropolitane. Partendo da queste urgenze, e con l’obiettivo di agganciare quei finanziamenti, la Regione ha deciso di aprire un nuovo percorso con il Governo per definire un accordo complessivo a tutela della Sardegna. «Per difendere i nostri diritti abbiamo già impugnato le ultime due Finanziarie nazionali. Oggi avviamo parallelamente un nuovo percorso: ho già spiegato questa mattina le nostre ragioni al Governo, col presidente Francesco Pigliaru continueremo a farlo fino a che i nostri diritti saranno riconosciuti. Dobbiamo uscire dalla crisi – ha concluso l’assessore della Programmazione e Bilancio -: e quei soldi che rivendichiamo sono indispensabili per farlo.»

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Un importante provvedimento teso a fermare i combattenti alle frontiere dell’Unione europea è stato approvato stamane dal Parlamento europeo. Si tratta di un regolamento grazie al quale, tutti i cittadini dell’UE e di Paesi terzi che entrano o escono dall’UE saranno sistematicamente controllati tramite la consultazione di banche dati, ad esempio quella sui documenti persi oppure rubati.

Le nuove norme sono state già state informalmente concordate dai negoziatori del Parlamento e dal Consiglio dei Ministri del 5 dicembre 2016.

La relatrice Monica Macovei (ECR, RO) ha detto: «Proteggere le nostre frontiere esterne significa costruire una forte scudo contro il terrorismo in Europa e preservare il diritto alla vita, che è il corollario di tutti i diritti. Ogni vita che salviamo, scoprendo un potenziale combattente straniero vale lo sforzo, e i controlli sistematici tramite banche dati sono un passaggio obbligatorio per questa protezione minima che abbiamo il dovere di garantire ai nostri cittadini».

Il nuovo regolamento, che modifica il Codice frontiere Schengen (SBC), è stato presentato dalla Commissione europea nel dicembre 2015 e impone agli Stati membri di effettuare controlli sistematici su tutte le persone che attraversano le frontiere esterne dell’Unione europea tramite la consultazione di banche dati di documenti rubati o smarriti, del Sistema di informazione Schengen (SIS) e di altre banche dati europee. I controlli saranno obbligatori a tutte le frontiere sterne dell’UE, aeree, marittime e terrestri, sia in entrata sia in uscita.

Questa legislazione è una delle risposte alle minacce terroristiche in Europa, come i recenti attacchi a Bruxelles, Parigi e Berlino, per far fronte al fenomeno dei “combattenti stranieri”, ad esempio i cittadini dell’Unione europea che aderiscono a gruppi terroristici nelle zone di conflitto, come Daesh in Siria e in Iraq. 

La risoluzione è stata approvata con 469 voti a 120, con 42 astensioni.

Tuttavia, se tali controlli sistematici dovessero rallentare in maniera eccessiva il traffico frontaliero via terra o via mare, i Paesi dell’UE possono decidere di effettuare solo controlli “mirati”, a condizione che una valutazione del rischio abbia dimostrato che ciò non comporterebbe minacce per la sicurezza interna o per la pubblica politica.

Le persone che non sono sottoposte a un controllo “mirato” dovrebbero almeno essere sottoposte a un controllo ordinario per accertare che il loro documento di viaggio sia valido e per stabilirne l’identità.

Alle frontiere aeree, gli Stati membri possono utilizzare i controlli mirati per un periodo transitorio di sei mesi dall’entrata in vigore del nuovo regolamento. Questo periodo può essere prolungato per un massimo di 18 mesi in casi eccezionali, ad esempio qualora gli aeroporti non fossero dotati di strutture per effettuare controlli sistematici tramite banche di dati e avessero bisogno di più tempo per adattarsi.

Il regolamento entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE. Le norme saranno quindi immediatamente esecutive e, nella maggior parte degli Stati membri, contemporaneamente. Danimarca, Regno Unito e l’Irlanda hanno scelto di non essere escluse dalle nuove regole.

Il Parlamento ha approvato, in via definitiva, anche nuove norme per contrastare le crescenti minacce dei “combattenti stranieri” in viaggio verso zone di conflitto a fini terroristici e dei “lupi solitari” che pianificano attacchi. 

La nuova direttiva sulla lotta contro il terrorismo aggiornerà le attuali norme “quadro” UE sui reati di terrorismo e amplierà il loro raggio d’azione, coprendo così anche le minacce emergenti. Le fattispecie incluse nella legislazione saranno ora puniti con almeno 15 anni di reclusione, nei casi in cui venga imposto il massimo possibile della pena, in tutta l’UE.

La relatrice del Parlamento Monika Hohlmeier (PPE, DE), nel dibattito che ha preceduto la votazione ha detto: «Dobbiamo fermare i trasgressori prima di commettere questi atti, piuttosto che rimpiangere il fatto che ci sono stati attacchi. Abbiamo raggiunto un buon equilibrio tra il miglioramento della sicurezza e il rispetto rigoroso dei diritti fondamentali, in quanto non ha alcun senso avere sicurezza senza diritti».

Il testo, concordato in via informale con il Consiglio nel novembre 2016, è stato approvato con 498 voti in favore, 114 voti contrari e 29 astensioni.

L’elenco degli “atti preparatori” che saranno criminalizzati comprende:

  • viaggi all’estero per aderire a un gruppo terroristico e/o ritorno nell’UE,
  • reclutamento per terrorismo,
  • formazione o fornire formazione per il terrorismo,
  • favoreggiamento, complicità o tentativo di attacco,
  • incitamento pubblico o inneggiare al terrorismo
  • finanziamento del terrorismo e dei gruppi terroristici

La nuova direttiva prevede anche disposizioni per garantire assistenza immediata alle vittime e ai loro parenti dopo un attacco. Ad esempio, gli Stati membri dovrebbero garantire che siano istituiti servizi di sostegno per aiutare le famiglie a scoprire presso quale ospedale sia stato ricoverato un loro parente e per aiutare le vittime a tornare nei loro Paesi d’origine, se coinvolti in un attacco durante la visita in un altro Paese dell’UE. L’assistenza dovrebbe includere anche il supporto medico e psicologico, la consulenza su questioni legali o finanziarie e sulle procedure legali da seguire per presentare un ricorso. 

Dal momento che la direttiva sarà formalmente approvata anche dal Consiglio e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’UE, gli Stati membri avranno 18 mesi per assicurarsi che le nuove norme siano applicate.

Il Regno Unito e l’Irlanda non saranno vincolati da tali norme ma potranno comunicare alla Commissione la loro intenzione di aderire, se lo desiderano. La Danimarca non sarà coperta dalla direttiva.

Giovedì, il Parlamento ha inoltre approvato nuove norme per rafforzare i controlli alle frontiere esterne per migliorare la sicurezza nell’UE.