Il Parlamento europeo ha approvato stamane tre risoluzioni che esplorano il futuro dell’Unione europea.
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Per far sì che l’UE aumenti la propria capacità di azione, per ristabilire la fiducia dei cittadini e per rendere l’economia della zona euro più resistente agli shock esterni, bisogna utilizzare in modo completo il Trattato di Lisbona. Ma per poter fare di più, l’Unione deve attuare una riforma profonda. Questo il messaggio chiave di tre risoluzioni, approvate dal Parlamento stamane, che esplorano il futuro dell’Unione europea.
La prima risoluzione, redatta da Mercedes Bresso (S&D, IT) e da Elmar Brok (PPE, DE) si concentra sulla valorizzazione del Trattato di Lisbona esistente. Nel documento si chiede, tra l’altro che:
- il Consiglio dei ministri sia trasformato in una vera seconda camera e le sue configurazioni in organi preparatori, sulla falsariga del funzionamento delle commissioni del Parlamento europeo,
- ogni Stato membro indichi per la nomina a commissario europeo almeno tre candidati di entrambi i sessi,
- il Consiglio passi veramente al voto a maggioranza qualificata, ove possibile conformemente ai trattati, al fine di evitare il blocco di importanti progetti legislativi e accelerare il processo legislativo, e
- un Consiglio dei ministri della Difesa permanente sia istituito, allo scopo di coordinare le politiche di difesa degli Stati membri.
La relatrice Bresso ha detto: «L’Unione europea non ha bisogno di una rivoluzione populista. Ha bisogno di pace e di adattarsi alle necessità del nostro tempo. Ciò significa affrontare le sfide democratiche, fornendo ai cittadini protezione sociale, fiscale e ambientale, difendendo il loro diritto alla sicurezza in un contesto internazionale molto degradato e mantenendo i nostri obblighi morali verso i nostri vicini».
Il relatore Brok ha dichiarato: «I cittadini si aspettano soluzioni dall’Europa e sono arrabbiati perché non vedono risposte. Ciò è evidente in un momento che presenta molte sfide, ma molti dei problemi possono essere risolti solo insieme. Il Trattato di Lisbona offre numerose possibilità per rendere l’Unione europea più efficiente, responsabile e trasparente che non sono ancora state sfruttate».
La risoluzione è stata approvata con 329 voti a 223 e 83 astensioni.
La seconda risoluzione, redatta da Guy Verhofstadt (ALDE, BE), valuta la possibilità di muoversi al di fuori degli strumenti attualmente a disposizione e suggerisce varie riforme del Trattato di Lisbona nei settori della governance economica, della politica estera, dei diritti fondamentali e della trasparenza.
Tra le varie proposte, si suggerisce:
- la creazione di un ministro delle Finanze della zona euro e di fornire alla Commissione europea il potere di formulare e attuare una politica comune economica dell’UE, sostenuta da un bilancio della zona euro,
- che il Parlamento europeo abbia una sola sede,
- la riduzione sostanziale del Collegio dei commissari UE, compresa la riduzione del numero dei vicepresidenti a due, e
- di consentire ai cittadini europei di ogni Stato membro di votare direttamente i candidati dei partiti politici europei per il presidente della Commissione, attraverso una lista europea.
Il relatore Verhofstadt ha detto: «Queste relazioni forniscono il modello al quale l’Unione dovrebbe avvicinarsi per essere più perfetta. Non propongono l’integrazione europea per il gusto di farlo. Una volta che queste relazioni saranno approvate, la domanda è: qual è la via da seguire? So che possiamo avere un’Unione forte, potente e rispettata e, allo stesso tempo, fiorenti democrazie locali e nazionali. In realtà, credo che una cosa non sia possibile senza l’altra».
La risoluzione è stata approvata con 283 voti a 269 e 83 astensioni.
La terza risoluzione, redatta da Reimer Boge (PPE, DE) e da Pervenche Berès (S&D, FR), propone di ravvicinare le economie della zona euro e renderle più resistenti agli shock esterni. Si delinea una strategia di convergenza finanziata da uno specifico bilancio della zona euro finanziato dai suoi Stati membri.
Le principali proposte includono:
- una capacità fiscale costituita dal Meccanismo europeo di stabilità (ESM) e una specifica capacità di bilancio supplementare per la zona euro, finanziato dai suoi membri, come parte del bilancio UE,
- un Fondo monetario europeo (che dovrebbe svilupparsi gradualmente al di fuori dell’ESM), con capacità di prestito adeguate e con un mandato ben definito per assorbire gli shock economici,
- un codice di convergenza: cinque anni per soddisfare i criteri di convergenza in materia di fiscalità, mercato del lavoro, investimenti, produttività e coesione sociale, e
- migliorare la governance: un ruolo più importante per il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali, unificare le funzioni di presidente dell’Eurogruppo e di Commissario per gli affari economici e monetari, oltre a un ministro delle Finanze e del Tesoro all’interno della Commissione europea.
Il relatore Böge ha detto: «Stabilizzare la zona euro sarebbe nell’interesse dell’Unione europea nel suo insieme. Le nostre proposte vogliono porre le basi per ulteriori negoziati con le altre istituzioni europee. Gli esperti del Fondo monetario internazionale hanno risposto positivamente, mostrando grande interesse per le nostre idee».
La relatrice Berès ha detto: «Sessanta anni dopo la firma del Trattato di Roma, si deve ravviare lo spirito dei padri fondatori dell’Unione europea. Creare un bilancio per la zona euro sarebbe un grande passo verso questo obiettivo, in un momento in cui la necessità di preservare l’integrità dell’euro non è mai stata così urgente. Garantire solidarietà agli Stati membri che affrontano una crisi eccezionale per assorbire gli shock macroeconomici che possono influenzare la zona euro nel suo complesso e promuovere la convergenza verso l’alto: tale strumento aiuterebbe a trarre il massimo dalla moneta unica, e contribuirebbe nel contempo a raggiungere la piena occupazione nell’Unione».
La risoluzione è stata approvata con 304 voti a 255 e 68 astensioni.
Tutte queste proposte fanno parte di un pacchetto che mira a chiarire la posizione del Parlamento sul futuro dell’UE, prima del 60° anniversario del Trattato di Roma.