19 July, 2024
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I pesticidi biologici a basso rischio, compresi quelli a base di bio-organismi come i feromoni o gli oli essenziali, potrebbero sostituire quelli convenzionali, sospettati di danneggiare l’ambiente e la salute umana. I deputati si chiedono il motivo per il quale alcuni Stati membri esitano o rifiutano la loro omologazione e vogliono che la Commissione proponga una revisione delle norme per accelerare il processo di approvazione.

In una risoluzione votata mercoledì, i deputati hanno fatto notare che l’utilizzo di prodotti fitosanitari tradizionali è sempre più oggetto di pubblico dibattito, a causa dei potenziali rischi che presentano per la salute umana, gli animali e l’ambiente. Eppure solo sette sostanze attive classificate come alternative “a basso rischio” sono state approvate nell’Unione europea.

Inoltre, alcuni Stati membri dell’UE hanno rifiutato l’autorizzazione di questi prodotti alternativi a basso rischio, a causa della loro efficacia che viene percepita come inferiore, senza tener conto dei benefici in termini di efficienza delle risorse per l’agricoltura biologica e senza considerare i costi agricoli, sanitari e ambientali di certi altri prodotti fitosanitari.

I deputati hanno invitato la Commissione a proporre una proposta legislativa, prima della fine del 2018, al fine di istituire una procedura accelerata per la valutazione, l’autorizzazione e la registrazione dei pesticidi a basso rischio.

I deputati hanno sottolineato che i residui di pesticidi possono essere trovati nel suolo, nell’acqua, e in alcuni prodotti agricoli. I prodotti fitosanitari a basso rischio di origine biologica possono rappresentare un’alternativa praticabile e contribuire a un’attività agricola più sostenibile, in particolare per i prodotti di origine biologica.

I pesticidi di origine biologica sono spesso basati su microorganismi, vegetali, sostanze chimiche o semichimiche bioderivate, come i feromoni o gli oli essenziali.

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Il Contact Center di Abbanoa, in viale Diaz, a Cagliari, è tornato alla piena operatività. Servizio di assistenza al cliente totalmente ripristinato. Nuove le postazioni, nuovi i Pc, nuova la sede: il contact center, già rimesso in piedi dall’azienda a 48 ore dall’incendio che aveva distrutto i locali Viale Diaz (ma in una sede provvisoria) ha ora ripreso tutte le funzionalità. Nel rogo, oltre all’intero contact center e agli altri uffici amministrativi, era andata distrutta anche la centrale del telecontrollo, una sorta di regia con 9 monitor di ultima generazione attraverso cui veniva monitorato il funzionamento degli impianti di depurazione della Sardegna.

Servizio di assistenza telefonica, segnalazione guasti, servizio mail sono ora tornati nella piena operatività. Il call center rappresenta il fiore all’occhiello del servizio al cliente: il numero verde 800 062 692 risponde a circa 15mila chiamate al mese, con tempi di attesa bassissimi. Oggi per poter attivare una nuova fornitura, avere informazioni sul proprio estratto conto o ricevere risposte e soluzioni ai problemi non è più necessario spostarsi fisicamente per recarsi allo sportello più vicino: tutti i servizi sono a disposizione con una semplice telefonata o con un click su Sportello Online www.abbanoa.it . Anche il servizio di segnalazione guasti (800 022 040), attivo h24, è pienamente in funzione, così come il servizio mail, che consente anch’esso di ricevere una risposta  in tempi brevi.

Al disagio logistico e alle difficoltà derivanti dal rogo, il Gestore ha risposto con una reazione immediata allestendo nuovi spazi: è stata dapprima ripristina la rete e si è poi proceduto con la sostituzione di tutti i 40 computer, che sono stati nuovamente configurati. Poi il “recupero” delle postazioni e l’allestimento della nuova sede. Un risultato importantissimo, frutto di un enorme sforzo aziendale che ha consentito la riattivazione del servizio a tempo di record. Oggi Abbanoa è nuovamente in grado di fornire tutti i servizi telefonici e online seguendo gli stessi livelli di assistenza che venivano garantiti prima dell’incendio.

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Una forte alleanza tra cittadini e sanità. È questo l’obiettivo del progetto “Accademia del cittadino”, promosso dalla Regione e dall’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari per la buona sanità. Progetto alla seconda edizione, dopo il clamoroso successo dell’anno scorso. E anche questa volta è boom di iscrizioni. E proprio per dare a tutti la possibilità di aderire, il termine per presentare la domanda è slittato a lunedì 20 febbraio 2017.

L’obiettivo è informare e formare i rappresentanti di associazioni di pazienti e di tutela dei cittadini della Sardegna sui temi della salute e della sanità, sviluppando una rete di persone capaci di interloquire a livello regionale e locale, con il proposito di contribuire alla qualità delle cure, migliorare la gestione del rischio clinico e della sicurezza dei pazienti, favorire la comunicazione fra le strutture assistenziali e le forme associative dei malati, oltre che di facilitare un ruolo attivo e consapevole del paziente nella gestione del suo percorso di cura. 

Per entrare nel progetto bisogna, dunque, far parte di associazioni di cittadini che poi saranno coinvolti sui temi di salute e sanità, per avviare progetti di miglioramento della qualità e sicurezza delle cure centrati sulle esperienze e sui bisogni reali dei pazienti, attraverso la condivisione di metodologie, capacità valutative e conoscenze basate su evidenze cliniche.

Per partecipare bisogna far pervenire la domanda entro le 14.00 del 20 febbraio 2017, al Protocollo Generale dell’Aou di Cagliari, indirizzata al Direttore Generale Via Ospedale 54, 09124 Cagliari – avente ad oggetto “Progetto Accademia del cittadino”. Alla domanda dovrà essere allegato il Curriculum Formativo Professionale. La partecipazione è gratuita.

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La commissione Lavoro predisporrà in tempi brevi una proposta per risolvere definitivamente il problema dei lavoratori dell’Agenzia Forestas.

La decisione, annunciata dal presidente del Consiglio Gianfranco Ganau, è arrivata al termine di un incontro dei lavoratori dell’Agenzia con i capigruppo, nel quale sono state esaminate le complesse questioni relative all’inquadramento contrattuale dei lavoratori.

Come hanno spiegato i rappresentanti dei dipendenti Forestas l’assetto dell’Agenzia, nelle due principali aree professionali di operai ed impiegati (per una platea complessiva di oltre 1.200 unità), si è stratificato nel tempo attraverso l’attribuzione e lo svolgimento di “mansioni superiori”, ora vietate dalla normativa ad eccezione di alcuni casi disciplinati da disposizioni molto rigide.

Di qui la recente decisione del vertice dell’Ente di interrompere una gestione delle risorse umane non regolare e la protesta dei dipendenti, per la brusca interruzione di percorsi professionali consolidatisi negli anni con l’acquisizione di conoscenze, competenze e professionalità.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha assicurato in apertura che «c’è la volontà comune di mantenere l’impegno assunto con le organizzazioni sindacali di individuare una soluzione definitiva, alla quale stanno lavorando anche la direzione generale di Forestas e l’assessorato dell’Ambiente». Cocco ha poi ipotizzato percorsi differenziati per gli operai e gli impiegati, dei quali però dovrà essere verificata la praticabilità per evitare l’insorgere di impugnazioni e contenziosi.

Per il capogruppo di Sel Daniele Cocco l’obiettivo del Consiglio deve essere quello di «un giusto riconoscimento per quanti hanno lavorato con impegno e professionalità per mandare avanti l’azienda in tutti questi anni, obiettivo che va però inquadrato in un contesto-tecnico giuridico non facile, che ha bisogno di verifiche puntuali ed accurate».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha fatto riferimento ad una proposta di legge presentata dal suo gruppo sostenendo che «vanno tenuti separati i problemi dell’inquadramento contrattuale e delle mansioni nel senso che, se ai lavoratori di Forestas fosse applicata la disciplina della legge regionale 31 poi si potrebbero istituire nuove fasce professionali senza costi aggiuntivi per la Regione».

A nome dell’Udc il capogruppo Gianluigi Rubiu ha citato il precedente di circa 400 contrattisti a progetto del sistema Regione che sono stati recentemente stabilizzati per osservare che «le situazioni non sono automaticamente sovrapponibili ma ciò non toglie che dobbiamo fare ogni sforzo per i lavoratori di Forestas».

Un appello a procedere in tempi molto brevi prestando forte attenzione ad individuare soluzioni concrete e giuridicamente sostenibili è arrivato anche dal consigliere Gaetano Ledda (La Base) e dai capigruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni e del Partito dei Sardi Gianfranco Congiu.

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L’associazione TDM 2000 di Cagliari, attraverso i principali programmi comunitari di mobilità internazionale, offre ai giovani sardi opportunità di formazione e volontariato all’estero con scambi giovanili, corsi di formazione e seminari.

I progetti hanno una durata che può variare dai 5 giorni a un anno di tempo. I costi di partecipazione sono quasi interamente coperti dai fondi comunitari.

L’associazione intende in tal modo offrire ai giovani sardi l’opportunità di confrontarsi con i coetanei di altri Paesi d’Europa ed acquisire competenze essenziali per l’inserimento nel mondo del lavoro.

Chi fosse interessato a partecipare può recarsi il lunedì e mercoledì, dalle 10.00 alle 13.00, in Corso Vittorio Emanuele n° 68, presso lo sportello per la mobilità internazionale “SIM” gestito dall’associazione TDM 2000 in collaborazione con il servizio Student Jobs dell’ERSU.

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Il deputato Francesco Sanna, uno dei tre candidati alla segreteria del Partito Democratico al Congresso in programma il 19 marzo (gli altri due sono il senatore Giuseppe Luigi Cucca e l’assessore dello Sport del comune di Cagliari Yuri Marcalis), ha pubblicato oggi le sue linee programmatiche che pubblichiamo integralmente.

«I Sardi che vivono e amano la Sardegna, nelle città e nei paesi, chiedono buona politica e buone politiche.

Credo che il Partito Democratico Sardo della comunità e delle comunità abbia il dovere di essere uno strumento aperto e disponibile all’ascolto e poi capace di decidere. Credo che il Partito Democratico abbia le risorse, messe in rete e di nuovo in pace e in movimento, per trasformare sogni e bisogni di questa Sardegna migliore, in una realtà concreta.

Il Congresso, con una discussione aperta e la passione che sapremo metterci, deve essere l’occasione per ricreare le condizioni di ottimismo e orgoglio nell’essere e sentirsi democratici sardi, giusti e meritevoli eredi delle grandi forze storiche, politiche e culturali da cui il PD ha preso origine.

Abbiamo bisogno di unità. Ma non penso che l’unità buona per il Partito Democratico sia l’unanimismo senza attenzione ai contenuti delle proposte. Sarebbe sbagliato l’accordo tra gruppi dirigenti che trascuri iscritti ed elettori. L’unità vera la facciamo ascoltando le ragioni di tutti: nella sintesi, ma nella chiarezza sugli intendimenti.

Serve a noi democratici e serve alla Sardegna. Dobbiamo ricreare le condizioni per essa di capirci, per noi democratici di spiegarci: con molta umiltà da parte nostra.

Iniziamo a chiedere scusa per essere apparsi quelli sempre pronti e attivi nella discussione sui “posti” nelle istituzioni e negli enti della Regione. In ritardo, distratti o assenti su questioni importanti. Con alcuni di noi in ruoli di responsabilità, anche se inadeguati a svolgere quei compiti. Con altri più bravi altre volte lasciati ai margini, perché non accasati nella corrente giusta.

C’è stato un momento – il referendum costituzionale – nel quale ci siamo accorti che al di là delle cose che proponevamo, giocava contro di noi una antipatia, dura, cristallizzata; che impediva sia l’ascolto delle nostre ragioni, sia qualsiasi dialogo: che si faceva pregiudizio.

Impariamo dagli errori. Oggi sappiamo che le soluzioni devono passare per una nuova “connessione sentimentale” con il popolo sardo. Al quale ci rivolgiamo, consapevoli del fatto che da soli non andiamo da nessuna parte. “Non aspettarti alcuna risposta oltre la tua“, per dirla con la poesia di Brecht. Le domande di oggi sono più complicate di quelle del passato. E, soprattutto, le risposte nuove pretendono una politica competente, che studi, che abbia la consapevolezza storica del tempo in cui vive, che prenda posizione sugli interessi in gioco, che comprenda la paura degli esclusi dalla globalizzazione e non ne banalizzi l’esito politico riducendola a “populismo”. Una politica capace, cioè, di combattere le diseguaglianze sociali, i rischi della globalizzazione senza regole, che metta al centro della sua azione il valore della persona e il suo diritto di avere opportunità e strumenti per realizzare la piena cittadinanza.

Con la consapevolezza dei miei limiti ma sapendo che tante risposte individuali, tante volontà passioni e intelligenze che vedo disponibili costruiscono l’intellettuale collettivo e la risposta comunitaria e riformista che oggi deve riprovare ad essere il Partito Democratico della Sardegna, propongo la mia candidatura a segretario.

Rivolgo l’invito a fare questo confronto, anche a coloro che per tanti e diversi motivi hanno lasciato militanza, adesione e voto al PD, a volte rinunciando ad esercitare i propri diritti di elettori. Chiedo loro di tornare a riprovarci insieme.

Le loro idee e quelle di chi vorrà contribuire alla vita del Partito Democratico Sardo arricchiranno questo programma sino al voto del 19 marzo.

Il Partito Democratico al servizio della Sardegna

Vorrei che il Partito Democratico in Sardegna fosse capace di riattivare la partecipazione di ciascun cittadino alle decisioni che riguardano la propria vita; in ogni campo: dalla scuola alla salute, dalle politiche di sviluppo economico e del lavoro a quelle dell’ambiente e del paesaggio.

Proveremo a mettere in una rete di ascolto e decisione ogni struttura organizzativa del Partito Democratico in Sardegna, dal più piccolo circolo al blog di un suo simpatizzante. Non solo per “provocare” la discussione pubblica, ma per offrire percorsi di partecipazione dal basso al formarsi della decisione delle politiche della Regione, anche sperimentando e utilizzando piattaforme digitali di dibattito e decisione. Già oggi – e forse siamo gli unici in Italia che diamo questa possibilità – circoli e strutture provinciali del Partito Democratico possono offrire on line le loro proposte ed elaborazioni utilizzando la piattaforma PD Sardegna. Intendo valorizzare questa opportunità, sperimentando la discussione on line di documenti e proposte legislative e aprendo a forme di consultazione su specifici dossier.

Abbattere la disoccupazione, ridurre la povertà, vicini al volontariato per sostenere gli ultimi

I dati Istat del dicembre 2016 ci dicono che il tasso di disoccupazione in Sardegna è vicino al 16% ma se lo rapportiamo ai giovani tra i 16 e i 24 anni tocchiamo punte di senza lavoro oltre la soglia del 50%.

Numeri intollerabili che necessitano di uno scatto della politica a favore di azioni concrete per favorire gli investimenti privati, per snellire le procedure burocratiche, per pulire i bilanci pubblici dalle incrostazioni che generano sprechi e sacche di privilegi e liberare risorse a favore della ricerca, della innovazione che può generare nuovo sviluppo e  lavoro. Il lavoro che non c’è dunque ma anche quello che rischia di non esserci più. Si contano a decine le vertenze industriali aperte: dal Sulcis al Cagliaritano, dall’Oristanese al Nuorese, fino al nord Sardegna dell’area industriale di Porto Torres e Olbia con la crisi Meridiana. Il PD con tutte le sue energie e le sue intelligenze sarà non solo vicino a chi lotta per il suo posto di lavoro ma cercherà con ogni sua responsabilità a soluzioni per il riavvio delle imprese che possono stare sul mercato e la creazione di nuove imprese.

La crisi del mondo del lavoro, l’occupazione precaria e sottopagata, stanno generando nelle persone incertezza e sfiducia verso il futuro. Negli ultimi dieci anni in Italia e in Sardegna gli indici che misurano l’impoverimento delle famiglie ci dicono che la politica di un partito progressista come il PD, che ha casa nel socialismo democratico europeo, non può guardare al raddoppio della povertà assoluta come fatto irreversibile.

Oggi in Sardegna sperimentiamo il reddito di inclusione sociale, che ingloba il sostegno all’inclusione attiva deciso a livello nazionale e finanziato con 1.600 milioni nel 2017. Penso che occorra attuare con efficacia e decisione questa sperimentazione, ma aperti a cambiarne le regole ascoltando gli inviti degli amministratori locali di rendere il meno burocratico il sostegno alle povertà estreme.

Una forte azione in questo senso ci viene chiesta anche dal mondo dell’associazionismo e del volontariato che svolge un ruolo decisivo a favore della solidarietà verso gli ultimi. Una realtà che opera spesso in solitudine, rischiando ogni giorno di non essere più in grado di garantire aiuto a quanti sempre più spesso si rivolgono ad essa, per un pasto, un paio di scarpe, un letto.

La povertà e gli ultimi ci interrogano sul senso del nostro impegno civile, sulla capacità o meno di saper incidere nella realtà; sulla verità e sull’attualità di parole come giustizia, libertà, uguaglianza. Responsabilità da cui come democratici non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo fuggire.

Il Partito Democratico, comunità fra le comunità della Sardegna

I democratici sardi sanno che essi costituiscono la più grande comunità politica dell’isola. Il PD sardo deve impiegare il suo tempo a guardare, interpretare e modificare la realtà fuori da sé, e non a discutere di se stesso con se stesso. Famiglia, scuola, aziende, piccoli comuni, associazioni, volontariato sono i luoghi della vita comunitaria e degli interessi che dobbiamo riprendere a sostenere e tutelare con politiche innovative. Per questo, da subito, ci impegneremo per rinsaldare lo spirito coesivo delle politiche pubbliche a favore di ogni comunità sarda.

La Sardegna è tutta: non solo le coste, non solo le città più grandi. Paesitudine, agricoltura, politiche di sviluppo

Flussi economici, infrastrutture, servizi devono essere un diritto effettivo e ragionevolmente esigibile da ciascun sardo a prescindere da dove abiti. Su questi temi cruciali per il nostro futuro voglio favorire riflessioni e decisioni contro lo spopolamento delle zone interne e l’abbandono dei piccoli paesi da parte di persone e produzioni.

Dobbiamo rivedere a questo fine il modo di scrivere le leggi, la programmazione dei flussi finanziari, il funzionamento della macchina regionale, la sua sinergia con il sistema delle autonomie locali.

Ovviamente non pensiamo che lo spopolamento nell’interno dell’isola si combatta solo migliorando i servizi o sovvenzionando la permanenza nei centri che soffrono il fenomeno. I paesi devono offrire una chance complessiva di vita, e quindi la possibilità di  lavoro per chi vi abita. Oltre le politiche di contrasto, politiche di sviluppo. Rilancio di un’agricoltura moderna e legata al mercato, combattendo sia l’abbandono delle terre sia il land grabbing (l’accaparramento delle terre produttive a favore di usi non agricoli). Aiutare a formare un nuovo patto tra il mondo dell’allevamento e l’industria della trasformazione. Abbattere il digital divide e promuovere nell’amministrazione regionale e nelle amministrazioni dello Stato il telelavoro che può svolgersi operando da casa. Realizzare un welfare regionale a favore della famiglia e soprattutto delle nuove famiglie che scelgono di vivere nei piccoli centri.

Il nuovo sistema delle autonomie locali, l’organizzazione territoriale del Partito, la rappresentanza in Consiglio Regionale, in Parlamento e nella Giunta regionale

La riforma delle autonomie locali va completata e probabilmente anche ridiscussa alla luce del risultato del referendum costituzionale. Soprattutto nella parte meridionale dell’Isola, in molti vedono la “provincia del sud Sardegna” come prodotto artificiale non riuscito bene, ottenuto dal ritaglio della città metropolitana di Cagliari e dalla soppressione delle province del Sulcis Iglesiente e del Medio Campidano. Occorre inoltre scrivere e proporre al Governo la norma di attuazione dello Statuto speciale che a parità di condizioni di popolazione e territorio equipara Sassari e i comuni del nord ovest, ai fini della utilizzazione di finanziamenti nazionali ed europei, ad un’area metropolitana.

La riforma delle autonomie locali sarde offre l’occasione di ripensare l’organizzazione della Regione alleggerendola di compiti gestionali, portandola a concentrarsi sui grandi compiti di programmazione e lasciando alla capacità di rete dei Comuni l’organizzazione e la gestione dei servizi alle persone e alle comunità.

Il Partito Democratico dovrà reinventare la propria organizzazione guardando a questo nuovo assetto dei poteri e delle responsabilità. I nuovi organismi guardino a quelli concreti della rete delle comunità, dei territori storici e delle aree metropolitane, dove si spende il volontariato politico nei circoli e nei comuni; e poi anche quelli delle nuove circoscrizioni elettorali per le elezioni politiche e regionali, per imprimere il giusto impulso alle rappresentanze in Parlamento ed in Consiglio regionale e riceverne con sistematicità il rendiconto della attività istituzionale.

Chiederò ai consiglieri regionali, ai senatori e ai deputati, al parlamentare europeo, di dar vita ad un unico gruppo del PD sardo delle assemblee legislative, coordinando tra loro ambiti di impegno  e valorizzando il lavoro singolo e collettivo dei rappresentanti del popolo presso l’opinione pubblica dell’Isola tramite la rete capillare della struttura del partito. E chiederò all’Assemblea regionale di registrare questa novità nello Statuto del PD sardo.

Inviterò i componenti della Giunta regionale che si riconoscono nella idealità riformista del Partito Democratico Sardo ad aderire al partito, e a portare il loro contributo alla elaborazione della sua proposta, invitandoli permanentemente ai lavori degli organi regionali.

A questa nuova forma organizzativa del PD in Sardegna intendo aggiungere un modulo del PD sardo fuori dalla Sardegna. Vorrei che nei paesi europei dove è più forte la presenza della emigrazione intellettuale dei giovani sardi, fossimo capaci di costituire – preferibilmente sulla rete internet, ma non solo – circoli e blog che ci aiutino per un verso a ricreare le condizioni per iniziative  che riportino i giovani nell’isola, arricchite dall’esperienza di lavoro e studio all’estero; per un altro verso che ci aiutino ad aprire la Sardegna al mondo, riproponendo adattate alle nostre esigenze le cose nuove che i sardi vedono e fanno fuori dai nostri confini.

E siccome i sardi che vivono e sentono la Sardegna – a differenza dell’emigrazione del passato – hanno molta più occasione di farlo anche risiedendo per lavoro e studio fuori dalla Sardegna, proporrò una modifica dello statuto del PD sardo che preveda per i democratici “espatriati” la partecipazione sia al voto degli organi regionali, sia ai lavori di direzione e assemblea regionale mediante collegamenti in streaming.

Amministratori locali democratici: in rete e in Consulta permanente

La Sardegna delle comunità e del civismo è all’opera quotidiana nelle centinaia di comuni piccoli e piccolissimi, dove sindaci e amministratori sono la frontiera e spesso la trincea nel rapporto dei cittadini, dei loro bisogni, con la pubblica amministrazione. Il PD sardo dovrà rompere la situazione di solitudine nella quale molti amministratori si sentono o si trovano; deve favorire in ogni modo il mettersi in rete continuo delle esperienze.

Ascoltare chi opera nei comuni crea le condizioni per buone politiche a favore degli enti locali. Daremo vita ad una Consulta permanente degli amministratori,  con un coordinamento regionale dei sindaci stabilito all’interno della consulta stessa, che partecipi ai lavori degli organismi di partito e sia tramite continuo di elaborazione di idee e proposte al PD Sardo, ai parlamentari ed al suo gruppo in Consiglio regionale.

Una nuova stagione nei rapporti con lo Stato, una Regione con le carte in regola nei rapporti con i cittadini e le imprese

In questi anni la rivendicazione della Regione nei confronti dello Stato si è focalizzata soprattutto sulla richiesta di maggiori risorse finanziarie da gestire in autonomia. Dopo la piena attuazione del nuovo modello del sistema delle entrate, il Partito democratico sardo promuoverà e darà forza alla azione di recupero degli accantonamenti finanziari, che oggi limitano fortemente la possibilità di intervenire con efficacia sulle politiche di sviluppo. Pensiamo anche che sia necessario aggiornare le quote di partecipazione della Regione alle imposte statali, per coprire la spesa dei nuovi servizi e i nuovi farmaci innovativi, che il centrosinistra ha introdotto a livello nazionale ampliando il diritto alla salute per tutti i malati.

Ma serve anche, nel secondo tempo della legislatura regionale, semplificare e deburocratizzare la Regione, che deve presentarsi con le carte in regola della legalità e della velocità rispetto alle esigenze di cittadini e imprese. Non vogliamo più leggere o sentire che iniziative imprenditoriali, nel rispetto della legge, impieghino anni per avere l’ultimo provvedimento che consenta loro di investire e creare occasioni di impiego per le capacità ed il futuro di giovani sardi preparati e formati.

Non basta scrivere sulla carta delle leggi piani di sviluppo e politiche del lavoro, abbandonandone l’applicazione a stanche logiche burocratiche. Il PD sardo porrà con forza la questione della attuazione tempestiva dei provvedimenti regionali, proponendo una riforma dell’apparato burocratico che introduca misurazione dell’efficacia e del rendimento degli uffici regionali.

Una nuova legge elettorale, un nuovo Statuto che “si accorga” che siamo in Europa

Il Partito Democratico dovrà discutere, non solo al proprio interno ma con le comunità dell’isola la necessaria riforma del modo di rappresentare forze politiche e territori nell’assemblea legislativa. Finita la discussione, il PD saprà far sintesi tra le diverse proposte, elaborando un modello che sappia mettere insieme rappresentanza (di culture politiche, di territori, di genere) e possibilità di governo.

Il PD animerà una fase di discussione dal basso su un nuovo Statuto Sardo, incentrato sul tema dei poteri della Regione e della sua organizzazione in relazione ai tempi nuovi della Repubblica e dell’Europa.

L’Europa ed il Mediterraneo: popoli, spazi geografici, umani economici e culturali che danno forma alle nostre istituzioni ed “entrano” nella vita delle nostre comunità, non solo non sono evocati, ma è come se non esistessero, nello Statuto di Autonomia della Regione. La Sardegna si trova nel cuore di un Mediterraneo diverso da quello di un tempo, oggi cuore dell’Europa, tra la Penisola Iberica e quella Italiana, tra la Francia e il nord Africa. Dobbiamo essere capaci di fare di questa posizione un punto di forza, sfruttandone le potenzialità economiche e culturali. Gestendo al meglio e con l’accoglienza diffusa l’emergenza migranti, ma poi cercando di guardare oltre l’emergenza, al tempo della ricostruzione e della ripresa di rapporti economici che potrebbero vederci terra privilegiata. 

A questo proposito va rilanciata, con la legge per l’elezione del Parlamento Europeo o con una previsione statutaria, l’idea che la Sardegna esprima in una circoscrizione a sé la propria rappresentanza a Strasburgo. Alcuni poteri che caratterizzavano l’autonomia speciale sarda (pensiamo all’agricoltura) si sono trasferiti a Bruxelles, e dunque porremo allo Stato il tema di associare la Regione nei negoziati sui programmi e le azioni comunitarie che impattano sulla vita della Sardegna.

La discussione pubblica su queste riforme nei Partiti, nelle organizzazioni sociali e nell’Università potrebbe essere immediatamente incanalata in una “consulta statutaria”, per la quale esiste uno strumento legislativo pronto alla sua applicazione. E dai testi prodotti in quella sede si potrebbe rapidamente passare alla discussione in Consiglio Regionale di un disegno di legge costituzionale da proporre al Parlamento.

Il Partito Democratico della Sardegna, le altre forze politiche ed il PD nazionale

Lo statuto del PD sardo ha già sviluppato diversi elementi che lo differenziano da quello nazionale. Come ho già detto, la nostra totale libertà organizzativa sui territori è la nuova frontiera per la politica dei democratici in Sardegna.

Abbiamo poi da esercitare bene la nostra libertà politica, che è fatta di idee e visioni della Sardegna, di regole di selezione dei gruppi dirigenti e delle rappresentanze istituzionali, di alleanze con le altre forze politiche. Credo sia d’obbligo dire qualcosa al proposito.

Ho chiarissima la distinzione tra l’elezione diretta del segretario regionale del PD sardo e la selezione del futuro candidato alla carica di Presidente della Regione, che proporrò agli organi del PD sardo avvenga mediante primarie di coalizione. Il 19 marzo eleggiamo solo il segretario regionale del PD.

Se il sistema elettorale per l’elezione del Parlamento Nazionale continuasse a prevedere capilista bloccati, chiederò con forza agli organi nazionali del PD che essi siano definiti da una decisione degli organi regionali del PD sardo.

A differenza di quanto avvenuto in precedenti esperienze, proporrò che – indipendentemente da ciò che deciderà il livello nazionale – eventuali primarie per cariche parlamentari avvengano con un sistema che garantisca la dimensione regionale della consultazione (sia per  garantire il pluralismo interno, sia per riaffermare l’idea che un parlamentare sardo deve essere in grado di interpretare la rappresentanza di tutta la Sardegna, indipendentemente da dove viene eletto), sia tenendo conto della rappresentanza del collegio/circoscrizione effettivamente stabilito dalla legge elettorale. E che non sia limitata la partecipazione al voto degli elettori democratici.

Se verrò eletto segretario del PD sardo e mi venisse riproposta la candidatura al Parlamento Nazionale, rifiuterò che essa avvenga nella posizione di capolista bloccato ad elezione sicura, senza alcuna deroga alla modalità di scelta prevista per gli altri candidati.

Penso che il PD debba riacquistare la forza di un pensiero e di una visione globale della Sardegna, un gruppo dirigente rinnovato ed unito, e su questo basare il primato di prima formazione politica della Sardegna. Senza presunzione ma con tale consapevolezza, con questa identità deve ripresentarsi al confronto prima con la società sarda, con le rappresentanze del mondo del lavoro e dell’impresa, con il mondo della cultura e dell’Università.

Il rapporto con le forze politiche alleate nel sostegno alla Giunta guidata da Francesco Pigliaru va ricostruito a partire dalla nostra visione della Sardegna, più che dalla riallocazione delle responsabilità, pur importanti, negli assessorati della Regione.

Penso ad un centrosinistra sardo molto ampio al quale il Partito Democratico della Sardegna deve sapersi offrire come il luogo naturale della esperienza politica. Mi impegnerò a ricucire gli strappi e le incomprensioni che negli ultimi anni hanno portato alle divisioni che ci hanno fatto perdere la guida di città importanti.

Lavorerò affinché le molte esperienze di impegno civico “naturalmente democratiche” nei paesi della Sardegna possano ritrovare accoglienza e identità nel nuovo PD sardo.

Se eletto segretario saluterò le forze politiche alleate in Regione e le nuove che si formano in queste settimane offrendo rispetto e chiedendo rispetto per il Partito Democratico.

Non chiederemo privilegi nella discussione politica e nella determinazione delle future leadership del centrosinistra sardo, ma non rinunciamo in partenza ad esercitarla, tale leadership. E a riconquistarla, meritandocela per il futuro con il consenso dei cittadini che vorranno sostenerla.

Non rimarranno senza una risposta del Partito Democratico le questioni poste sul piano culturale e politico dalle forze che hanno una diversa visione dei rapporti della Sardegna con lo Stato. Confermiamo la nostra intenzione di far ottenere alla Sardegna forme più moderne, intense ed avanzate di autonomia mediante la revisione dello Statuto speciale. Saremo nuovamente pronti a collaborare, su questo e su altri obiettivi, anche con chi ha deciso di non sostenere più la Giunta regionale.

Collaborazione, anche in prospettiva, nel governo dell’Isola, con le forze che immaginano che l’indipendenza della Sardegna sia la soluzione. Ma anche competizione, perché noi pensiamo che questo sia il tempo della interdipendenza, non della solitudine. Per questo li sfideremo con l’elaborazione e la pratica di una relazione della Sardegna con lo Stato e l’Europa, basate sul massimo della autodeterminazione sul versante dei poteri della regione e sul suo pieno coinvolgimento nelle decisioni di istituzioni nazionali e sovranazionali.

Con il Movimento 5 Stelle – che Grillo & Casaleggio lasciarono alla deriva dei propri conflitti interni non consentendo di presentare liste per il Consiglio regionale nel 2014 – il Partito Democratico della Sardegna non ha nessuna interlocuzione, se non nelle poche realtà locali in cui ha partecipato nelle ultime elezioni amministrative, e nelle quali da dimostrazione della distanza tra la protesta e la capacità di governo. Non al Movimento, dunque, ma a molti suoi elettori dico che il nuovo Partito Democratico della Sardegna saprà offrire il linguaggio della verità, la competenza e concretezza degli amministratori, i valori vissuti, la chiarezza della proposta politica. Li invito in futuro a guardare dalle parti del Partito Democratico senza pregiudizi. Mettendoci alla prova.»

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Monica Scanu, direttrice IED Cagliari. 

Proseguono gli appuntamenti con le open lesson sui temi della sostenibilità ambientale in ambito turistico insieme ai docenti del Master in Design dei Servizi Turistici Sostenibili, promosso e organizzato dallo IED esclusivamente per la sede cagliaritana, a Villa Satta, a Cagliari. Martedì 21 febbraio, a partire dalle ore 15.00, sarà possibile prendere parte alla lezione, gratuita e aperta al pubblico, con Alessio Satta, ingegnere ambientale e docente del Master.

Si tratteranno i temi legati al Turismo Sostenibile e si affronteranno le modalità di approccio su come sviluppare concretamente un progetto in questo ambito. Non esiste, infatti, una soluzione unica per rendere una struttura turistica o una destinazione sostenibili. Non si tratta soltanto di creare spazi verdi, di attivare processi ecologici e di attuare un efficiente sistema di trasporto, ma di guardare alla destinazione nel suo complesso, compreso il benessere dei suoi abitanti.

«Un progetto di turismo sostenibile prevede la riduzione degli impatti climatici entro il 2020, il 100% dell’energia rinnovabile entro il 2030, l’uso più sostenibile di risorse naturali (acqua, suolo e biodiversità) e non ultimo creare un ambiente di vita più piacevole per tutti, turisti e comunità locali. Dobbiamo essere visionari e flessibili allo stesso tempo per consegnare alle generazioni future un ambiente più sostenibile di quello che abbiamo trovato», spiega Alessio Satta. Per attuare un progetto di turismo sostenibile occorre quindi la partecipazione di diversi attori ed un costante dialogo con la società civile, le istituzioni pubbliche e il settore privato, e affrontare la sfida più grande: pianificare per il lungo periodo, ovvero passare dalla pianificazione a breve termine a quella a medio termine. 

Seguirà l’intervento di Alessandra Guigoni, antropologa culturale, PhD in metodologie della Ricerca Etnoantropologica e docente del Master.

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Per sopraggiunti impegni istituzionali che obbligano il comandante della Capitaneria Leonardo Deri nella duplice veste di Commissario straordinario dell’Ente Parco a presenziare a Cagliari presso gli Uffici della Regione Sardegna, il primo incontro con gli operatori delle Società di noleggio e locazione imbarcazioni, inizialmente previsto per domani, è stato rinviato a venerdì 17 febbraio, alle ore 15.00, presso la sala del Consiglio comunale.

Il commissario Deri sarà impegnato insieme al sindaco di La Maddalena, Luca Montella, in alcune importanti riunioni operative che lo coinvolgono nel ruolo di commissario straordinario del Parco e di Comandante della Capitaneria di Porto di La Maddalena.

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Nelle scuole di Carbonia e del Sulcis Iglesiente arriva il nuovo progetto didattico “Una giornata in fattoria”.

Quanto sarebbe bello per una volta poter correggere gli errori degli altri?

Per questo BIC®, leader mondiale nei prodotti di scrittura, arriva anche nelle scuole di Carbonia e provincia con il nuovo progetto didattico che inviterà i piccoli studenti delle scuole dell’infanzia e primarie di tutta Italia a scovare e correggere i divertenti errori presenti nel racconto “Una giornata in fattoria”.

A Carbonia e provincia sono 4 gli Istituti coinvolti (nel file allegato l’elenco completo delle scuole della Sardegna).

Ma non è tutto. Alle insegnanti BIC® dedica la nuova sezione speciale (insegnanti.bickids.it) all’interno della piattaforma www.bickids.it in cui troveranno tante news e curiosità dedicate al mondo della scuola oltre a numerose attività didattiche ed esercizi da proporre in classe.Una volta terminata la fase di lettura e correzione in classe, i bambini dovranno, in piena libertà, cimentarsi in un disegno ispirato al racconto letto. Sarà poi una Commissione di esperti interna a BIC® a selezionare entro Maggio 2017 i 24 Istituti vincitori, premiandoli con una fornitura di prodotti di supporto didattico della gamma BIC® Kids e la possibilità di trascorrere una splendida giornata tutti insieme in uno dei 1.700 parchi del circuito MondoParchi.

Con questo progetto BIC® conferma l’importanza della scrittura a mano nello sviluppo di numerose facoltà cognitive dei più piccoli: un percorso complesso che deve essere accompagnato da metodi e strumenti adatti come la nuova cancellabile BIC® per imparare senza farsi scoraggiare dagli errori.

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Oggi il Parlamento ha approvato la riduzione delle quote di emissione di gas serra disponibili sul mercato del carbonio dell’UE (ETS), in modo da riallineare la politica climatica dell’UE con gli obiettivi dell’accordo di Parigi.

I deputati hanno sostenuto la proposta della Commissione di ridurre ogni anno del 2,2% il numero di “crediti di carbonio” (quote di emissione) da mettere all’asta, mentre vogliono raddoppiare la capacità della riserva stabilizzatrice del mercato per il 2019 di assorbire l’eccesso di quote sul mercato.

La proposta legislativa è stata approvata con 379 voti a favore, 263 contrari e 57 astensioni. 

Nuovi limite alle emissioni

I deputati hanno approvato la proposta della Commissione di accrescere il cosiddetto “fattore di riduzione lineare” – la riduzione annuale di crediti da mettere all’asta, per ottenere una riduzione delle emissioni di carbonio – del 2,2%, invece dell’attuale 1.7%. Il Parlamento vuole inoltre che tale fattore resti sotto osservazione per aumentarlo al 2,4% dal 2024, al più presto.

I deputati vogliono raddoppiare la capacità della riserva stabilizzatrice del mercato di assorbire l’eccesso di crediti disponibili. Ciò consentirebbe di assorbire fino al 24% di crediti in eccesso venduti all’asta ogni anno, per i primi quattro anni. I deputati hanno inoltre convenuto che dal 1° gennaio 2021 siano ritirati 800 milioni di quote immesse nella riserva stabilizzatrice del mercato.

Due fondi saranno istituiti e finanziati dalla vendita all’asta delle quote ETS. Un fondo di ammodernamento consentirà di aggiornare i sistemi energetici degli Stati membri e un fondo di innovazione fornirà un sostegno finanziario per le energie rinnovabili, la cattura e lo stoccaggio del carbonio e per progetti di innovazione a basso tenore di carbonio.

I deputati propongono inoltre un “fondo per una transizione equa“, per mettere in comune i ricavi dell’asta allo scopo di promuovere la formazione e la rilocalizzazione della manodopera colpita dalla transizione dei posti di lavoro in un’economia “decarbonata”.

Trasporti aerei e marittimi

Per i deputati, il settore dell’aviazione dovrebbe ricevere il 10% in meno rispetto alla media del 2014-2016, per allineare gli obiettivi di riduzione a quelli degli altri settori. I ricavi delle vendite all’asta delle quote del settore del trasporto aereo sarebbero utilizzati per azione in favore del clima nell’UE e nei Paesi terzi.

In assenza di un sistema analogo dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO), le emissioni di CO2 rilasciate nei porti dell’Unione e durante le tratte effettuate da e verso tali porti devono essere contabilizzate. I deputati propongono la creazione di un “fondo per il clima del settore marittimo” per compensare le emissioni del trasporto marittimo, migliorare l’efficienza energetica, agevolare gli investimenti in tecnologie innovative e ridurre le emissioni di CO2.

Prossime tappe 

I deputati avvieranno ora i negoziati con la Presidenza Maltese del Consiglio al fine di raggiungere un accordo sul disegno di legge, che ritornerà poi al Parlamento per la sua approvazione finale.

Contesto

Il 15 luglio 2015, la Commissione ha pubblicato la sua proposta per la Fase IV dell’ETS per raggiungere l’obiettivo comunitario del 2030 di ridurre le emissioni di gas a effetto serra “almeno” del 40%, proteggendo l’industria europea dal rischio di “rilocalizzazione” delle emissioni di carbonio (trasferimento verso Paesi terzi con limiti meno rigorosi) e promuovendo l’innovazione e la modernizzazione dei settori industriali e dell’energia europei nel corso del decennio a partire dal 2020.