19 November, 2024
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Il Consiglio regionale ha esaminato la mozione n. 78 (Dedoni e più) sulla paventata chiusura del reparto del centro sclerosi multipla presso l’ospedale Binaghi di Cagliari.

Illustrando la mozione, il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha sottolineato che «esiste un problema e soprattutto emerge innanzitutto la necessità dei malati di sclerosi multipla che temono il trasferimento del Binaghi al San Giovanni di Dio e, in secondo luogo, c’è anche la questione delle risorse ingenti necessarie per l’eventuale ristrutturazione». In Sardegna, ha ricordato Dedoni, «la sclerosi ha purtroppo una presenza importante ed ogni intervento va attentamente considerato, perché finora il Binaghi ha ospitato un centro che ha seguito circa 7.000 paziente ponendosi come riferimento a livello nazionale con una mobilità passiva al contrario verso la Sardegna». Tutto questo è stato possibile, ha aggiunto, «anche grazie all’azione della professoressa Marrosu, direttrice della struttura, e non si tratta di difese d’ufficio che fra l’altro sono inutili data la caratura internazionale di una scienziata del suo spessore, quanto piuttosto di salvaguardare una delle eccellenze della sanità regionale». Il consigliere si è poi soffermato su un problema tecnico che ha riguardato la professionista, che ha chiesto di andare in pre-pensionamento tornando poi sulle sue decisioni ma trovandosi di fronte, in questo caso, ad un parere negativo dell’Università di Cagliari. C’è quindi la necessità, secondo Dedoni, «di recuperare una persona disponibile a lavorare gratuitamente e in proposito c’è un precedente analogo dell’Emilia-Romagna; spero che l’assessore e l’intera Giunta recepiscano questo messaggio, che non è contro nessuno ma per tante persone che soffrono».

Il consigliere dell’Udc Giuseppino Pinna, dopo aver ricordato di aver frequentato a lungo il centro per vicende famigliari, ha messo l’accento su significato di una «lotta contro la quotidianità della sclerosi multipla che ha in Sardegna ha l’incidenza più alta del mondo pari alla Scozia; il reparto del Binaghi, quindi, è una risorsa preziosa per la Sardegna e la sua chiusura avrebbe effetti devastanti, anzi occorre operare concretamente per il potenziamento delle strutture a sostegno di pazienti e familiari contro ogni ipotesi di chiusura o ridimensionamento».

Per l’Upc Antonio Gaia ha manifestato adesione totale alla mozione, «come tanti con parenti ed amici che combattono con questa patologia; va sottolineato però che il centro del Binaghi, per tutti i pazienti, è diventato quasi una casa, soprattutto per quelli che provengono da fuori, per cui spostando quel servizio si aprirebbe, fra i tanti, un problema di parcheggi che per questi malati ha una importanza essenziale».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, auspicando che su questo argomento ci sia una volontà comune del Consiglio, ha affermato che «una Regione come la Sardegna che sostiene per interno i costi della sanità deve, a maggior ragione, potenziare le strutture di eccellenza legate purtroppo ad una incidenza specifica della sclerosi nella nostra Regione». Va ricordato anche, secondo la Zedda, «che il centro del Binaghi ha un gradimento altissimo fra i pazienti per le diverse fasi dell’assistenza, oltre che strutture moderne e tecnologicamente avanzate, c’è un lavoro enorme della professoressa Marrosu e della sua equipe, di tutti i medici e degli operatori di ogni livello; per questo siamo convinti della necessità di razionalizzare il nostro sistema sanitario ma, in casi come quello del Binaghi, il nostro obiettivo è mantenere e migliorare i centri di eccellenza, valutando al massimo alternative che assicurino gli stessi elevatissimi livelli di qualità». La consigliera si è dichiarata in conclusione disponibile a contribuire ad un ordine del giorno unitario.

Il consigliere di Sel Francesco Agus, premettendo di non essere interessato a singoli aspetti della sanità sarda quanto ad un contesto attento ai servizi offerti alla persona, ha precisato che «in questo caso però è condivisibile la scelta della conferenza dei capigruppo di portare in Consiglio questo argomento, soprattutto per rassicurare tanti pazienti sardi che ci hanno rappresentato le loro preoccupazioni». Il centro, ha proseguito, «è un riferimento nazionale ed europeo per numero e diversità dei casi trattati ed il trasferimento al San Giovanni Di Dio genera perplessità che dovranno essere fugare; non entro nel merito dei ragionamenti aziendali ma non sarebbe utile una riflessione che non tenga conto della realtà di un centro come quello del Binaghi; auspico infine che l’assessore dia ampie rassicurazioni in questo senso non solo al Consiglio ma soprattutto ai pazienti».

Augusto Cherchi, del Partito dei Sardi, si è congratulato con il collega Dedoni che ha richiamato l’attenzione dell’Aula su questo argomento, legato alle difficili condizioni di «pazienti fragili colpiti da una malattia cronica il cui decorso interessa di conseguenza migliaia di famiglie». Piuttosto, ha osservato, «ho qualche perplessità sulla sede in cui di discute, perché a mio avviso sarebbe stato meglio affrontare il problema in commissione per gli approfondimenti che merita all’interno della nuova rete ospedaliera ancora in via di elaborazione». Dobbiamo, infatti, conoscere bene problematiche attuali, ha aggiunto Cherchi, «e lavorare per una prospettiva futura migliore, evitando di ricorrere a personalismi; riconoscono l’impegno della dr.ssa Marrosu e di molti altri professionisti ma personalizzare un reparto è un errore, anche perché di problemi come questi ne dovremo affrontare molti altri, a cominciare da quello più generale del blocco del turn over che ha bloccato le assunzioni per oltre 2 anni».

Paolo Truzzu, esponente del Misto-Fdi, ha ricordato in apertura che «il Consiglio si è occupato molto spesso di sanità, avendo sempre come obiettivo la migliore organizzazione del settore e quasi trascurando la tutela della salute dei cittadini e dei malati, mentre oggi invece affrontiamo questo tema tenendo presente che, pur non essendo nostro compito individuare soluzioni organizzative dobbiamo però cercare di capire come possiamo garantire serenità a soggetti che affrontano una fase molto difficile della loro vita». Per fare questo, ha suggerito Truzzu, «dobbiamo puntare su due concetti chiari: mantenere il centro come struttura regionale di riferimento e garantirne la piena funzionalità tracciando un percorso per la sua ulteriore crescita, senza dimenticare la logistica che, in questo caso particolare, ha una funzione di grandissima importanza».

Il consigliere Giorgio Oppi, dell’Udc, ha detto di conoscere molto bene la dottoressa Marrosu «anche per bene per averla indicata a suo tempo come assessore alla Sanità» e, affrontando la discussione generale del problema, ha messo in evidenza che «in Sardegna abbiamo due malattie di grandissima diffusione come sclerosi multipla e diabete, per cui pur non mettendo in discussione l’azione importantissima del centro del Binaghi, non va dimenticato che la decisione finale non è dell’assessore ma del rettore di Cagliari, per quanto riguarda la riammissione della dottoressa Marrosu alla guida di un centro fiore all’occhiello della Sardegna dove le persone vengono assistite con molto amore». Piuttosto, secondo Oppi «è strano che dal Binaghi si trasferisca il centro da un’altra parte con l’Università di mezzo mentre molti altri trasferimenti sarebbero in corso, ponendo anche questioni anche legate al contratto del personale». Nella cura della sclerosi multipla, ha concluso Oppi, «la Sardegna sempre all’avanguardia e quindi è giusto salvaguardare la struttura, ed è opportuno che l’assessore intervenga presso l’Università per rasserenare gli utenti».

La consigliere del Pd Rossella Pinna, intervenuta successivamente, si è fatta portavoce degli allarmi lanciati da alcune associazioni «per la difesa del centro dal trasferimento e dalle ipotesi di per depotenziamento o scorporo con perdita di professionalità e strumentazioni acquisite anche con la partecipazione dei pazienti e delle stesse associazioni». Quella del Consiglio è una discussione utile, ha affermato, «per dare all’assessore la possibilità di spiegare progetti e programmi della Regione, e chiarire che sarebbe assolutamente irragionevole percorrere la strada del depotenziamento del centro davanti a un trend in aumento della sclerosi; c’è invece bisogno di più ricerca e di più assistenza, non solo logistica ma con uno sguardo più lungo sul centro regionale inquadrandolo secondo le indicazioni contenute nella proposta di legge del collega Tendas e molti altri della maggioranza che prevede interventi su ricerca, diagnosi e percorsi terapeutici contro la sclerosi».

L’assessore Arru (Sanità) ha preso la parola per dire che «il prossimo 7 febbraio verrà presentato il progetto sulla sclerosi multipla realizzato al tavolo congiunto con la rappresentanza dei malati e delle famiglie, per arrivare a presentare una rete assistenziale. Mai questo era accaduto e mai abbiamo voluto sminuire il ruolo dell’ospedale Binaghi dal punto di vista scientifico. Nessuno può certamente dimenticare il lavoro svolto dal professor Rosati e dalla professoressa Marrosu. Oggi documentiamo il fatto che questa malattia in Sardegna è talmente radicata che abbiamo 340 casi per 100mila abitanti. L’Ogliastra è po’ un enclave e dobbiamo avere capacità programmatoria per individuare centri di ricerca e soluzioni innovative sotto il profilo dell’assistenza. Come quando si fece la grande battaglia contro la microcitemia ai tempi del professor Antonio Cao.

Per l’esponente della Giunta «sono necessarie diagnosi precise con punti scientifici di alta specialità e un percorso di presa in carico del paziente e l’assistenza di prossimità nei territori anche alle famiglie.  Io riconosco il ruolo della professoressa Marrosu, al di là del fatto che sia andata in pensione credo che le si debba chiedere ancora di dare il suo contributo per questa causa scientifica e umana. Ma è certo che il Binaghi di Cagliari sarà il centro di una rete scientifica di altissimo livello”».

Per la replica è intervenuto l’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi), che ha detto: «Non sono certo io il difensore della professoressa Marrosu, che non ha bisogno di difensori. Nella riorganizzazione sanitaria, pure necessaria, bisogna sempre salvaguardare gli interessi dei più deboli. E i malati di sclerosi sono certamente i più deboli tra i malati. Non è pensabile che si disperda il patrimonio scientifico che si è formato in questi anni e ringrazio l’assessore perché mi ha dato l’opportunità per dire oggi questo».

Per il presidente della commissione, on. Raimondo Perra, «l’argomento dovrà essere portato  all’interno della commissione. Non ci sono chiusure in vista ma un trasferimento dal Binaghi al San Giovanni di Dio, che non è certo il massimo sotto il profilo della logistica e dei tanti pazienti che arrivano da altre zone della Sardegna. Forse la soluzione migliore è il trasferimento al Policlinico di Monserrato ma ne parleremo in commissione».

L’on. Alessandra Zedda (FI) ha auspicato «un ordine del giorno unitario» ma ha anche ricordato che «il centro dell’ospedale Binaghi è della Asl 8 e non dell’Università».

Per l’on. Luigi Ruggeri (Pd) «bisogna uscire dalla visione paternalistica della Medicina. Noi abbiamo bisogno di modelli che rispondano a logiche di risultato e di efficienza misurabile: non serve sapere chi guiderà i processi o dove sono ubicati i centri. Contano solo i risultati, che devono migliorare».

Dello stesso avviso l’on. mario Tendas (Pd): «Ho presentato una proposta di legge, la 263, proprio sulla sclerosi multipla redatta con la collaborazione anche della professoressa Marrosu».

Favorevole a un ordine del giorno unitario anche l’on. Daniele Cocco (Sel): «Occorre anche intervenire sulle liste d’attesa delle prenotazioni delle risonanze magnetiche per questi malati. Dobbiamo dare loro priorità».

Per l’on. Dedoni «la mozione si può ritirare se c’è davvero un ordine del giorno che affronta il tema in commissione. Ma vorrei che anche la proposta di legge dell’on. Tendas fosse inserita nell’ordine del giorno, senza che ci siano personalismi o interessi di partito».

Dopo il ritiro della mozione da parte del’on. Dedoni, il presidente Ganau ha annunciato che gli atti saranno trasmessi alla commissione Sanità in modo da consentire la predisposizione di un ordine del giorno e ha dichiarato chiusa la seduta.

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«Il pericolo chiusura del Centro sclerosi multipla dell’Ospedale Binaghi di Cagliari è concreto e deve essere scongiurato ma la questione va affrontata nel suo complesso.»

Lo ha dichiarato il consigliere regionale del Pd Mario Tendas al termine della seduta del Consiglio regionale dedicata alla mozione sul caso  “Binaghi” presentata dal centrodestra, primo firmatario il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni.

«Nell’ottobre del 2015 – afferma Mario Tendas – ho presentato una proposta di legge organica con disposizioni dettagliate per la diagnosi e il riconoscimento della rilevanza sociale della sclerosi multipla, malattia che in Sardegna ha una diffusione superiore al resto d’Italia. Conosco bene l’argomento visto che nel mio paese, Solarussa, la malattia ha il tasso di incidenza più alto di tutta l’Isola. Ringrazio i colleghi di maggioranza e di opposizione che oggi lo hanno voluto ricordare in Aula. Credo che sia arrivato il momento di esaminare quella proposta in Commissione per trasferirla poi all’attenzione dell’Assemblea.»

Mario Tendas ricorda che per la stesura del documento una grossa mano venne data dalla dottoressa Giovanni Marrosu, direttrice del Centro di Sclerosi Multipla del Binaghi. Un’iniziativa in linea con gli obiettivi dei  PDTA, i percorsi diagnostici e terapeutici per la cura della malattia, a cui ha fatto riferimento oggi l’assessore Arru durante il dibattito in Aula e che lo scorso anno fu accolta con favore al congresso nazionale dell’Associazione italiana sclerosi multipla.

«Su questa proposta – conclude Tendas – sembra voler convergere anche l’opposizione come dichiarato dal primo firmatario della mozione Attilio Dedoni. Mi auguro che la Commissione “Sanità” agisca di conseguenza.»

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Federica Mogherini.

Federica Mogherini.

I deputati del Parlamento europeo condannano con forza il divieto di ingresso negli Stati Uniti nel dibattito con Federica Mogherini.

Il Capo della politica estera dell’UE Federica Mogherini ha accolto con favore il chiarimento da parte delle autorità statunitensi che i cittadini dell’UE non saranno interessati dal divieto di ingresso, anche se in possesso della cittadinanza di uno dei sette Paesi interessati. Ha comunque chiarito che «ciò non cambia la nostra valutazione complessiva degli ordini esecutivi. (…) L’UE non respingerà nessuno che gode della protezione internazionale», aggiungendo che «questo è il nostro punto di vista e continueremo a difenderlo».

«Trump è stato eletto e noi vogliamo il dialogo», ha detto il leader del gruppo PPE Manfred Weber (DE). «Quando Trump dice che sta combattendo l’immigrazione clandestina o l’islamismo radicale, ci trova d’accordo. Ma il divieto di ingresso non è così. Il sospetto generalizzato di Paesi e di persone conduce alla xenofobia. Gli Stati Uniti sono sempre stati un Paese di libertà e di diritti fondamentali, ora Trump tollera la tortura». Così facendo, «uno Stato diventa esso stesso un criminale», ha concluso.

Gianni Pittella, in nome del gruppo S&D, ha dichiarato: «I provvedimenti di Trump sono un attacco alla civiltà giuridica europea e ai suoi valori fondamentali. (…) Siamo chiari: il “travel ban” contro alcuni cittadini non è diretto contro il terrorismo, è una bugia, è demagogia, colpisce alcuni Stati e altri no, quelli con cui Trump fa affari! Chiedo alle compagnie aeree di non rifiutare passeggeri di quei Paesi. (…) E noi dovremo evitare una visita di Trump in Europa fino a che le restrizioni restano. Porte sbarrate nei suoi confronti!»

Syed Kamall (ECR, UK) ha dichiarato che «questo divieto arbitrario invia il messaggio che vi sarebbe contraddizione tra l’essere un buon musulmano e l’essere un buon cittadino di una democrazia occidentale. Sta dalla parte di Daesh e di altri estremisti, che fanno esattamente la stessa affermazione […]. Tuttavia, gli americani hanno votato per il candidato, che sta facendo ciò che ha promesso di fare. Dobbiamo quindi accettare che questo Presidente, le sue priorità e le politiche siano la conseguenza della crescente ondata di malcontento».

Secondo Guy Verhofstad (ALDE, BE), il fatto che nessun terrorista proveniente dai Paesi vietati abbia mai compiuto attentati sul suolo degli Stati Uniti dimostra che si tratta di “pura discriminazione”, di una misura destinata ad alimentare il populismo e il nazionalismo. Anche l’Europa è minacciata da quelle forze, ha aggiunto, auspicando che i leader europei, quando si riuniranno a Valletta, si dichiarino contrari «al gruppo di populisti e nazionalisti che vogliono distruggerci». 

La leader del gruppo GUE/NGL Gabrielle Zimmer (DE), ha chiesto di «mettere i nostri valori contro il disprezzo di Trump, di mostrare, con una politica migratoria caratterizzata dalla solidarietà, che le persone in cerca di protezione non sono la causa di tutti i mali. (…) Che cosa sarebbe diventata l’Europa democratica del dopoguerra se i rifugiati del nazismo non avessero trovato un rifugio sicuro?»

«Chi avrebbe mai pensato che le libertà e i diritti che noi diamo per scontati avrebbero potuto dileguarsi così in fretta. Questo, apparentemente, è come muore una democrazia liberale», ha osservato la leader del gruppo verde Ska Keller (DE). Ha quindi invitato l’UE a essere il «campione della protezione del diritto internazionale, dei diritti umani e delle libertà. Cerchiamo di fare dell’Europa, ha concluso, il contraltare del modello Trump». 

Per Nigel Farage (EFDD, UK), quello che sta accadendo negli Stati Uniti è che «un verace eletto democratico stia facendo quello per cui è stato eletto». Le rimostranze europee sono una prova dell’“antiamericanismo comunitario” e ha proposto di invitare il Presidente Trump a venire al Parlamento, per tenere un «dialogo aperto con il più potente uomo neoeletto al mondo».

Il co-presidente del gruppo ENF, Marcel De Graaff (NL), ha invitato il presidente del Consiglio europeo Tusk e la Commissione a «seguire l’esempio del Presidente Trump, installando controlli alle frontiere nazionali. Tenere fuori i jihadisti. Non solo dai sette Paesi indicati da Trump, ma da molti di più».

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Il presidente della III commissione del Consiglio regionale Franco Sabatini questa mattina ha illustrato alla stampa il risultato delle audizioni sulla legge di bilancio concluse ieri mattina.

Le tre priorità su cui incentrare il dibattito sulla Manovra finanziaria del 2017- secondo Franco Sabatini – sono la riapertura della vertenza entrate con lo Stato, la lotta alla burocrazia regionale ed il contrasto delle povertà.

«La situazione finanziaria della Sardegna è grave – ha detto Franco Sabatini – tra accantonamenti (684 milioni di euro) nuovi Lea (54 milioni) e mancati trasferimenti al sistema degli enti locali (100 milioni) la Sardegna perde 838 milioni di euro. I benefici della vertenza entrate (960 milioni di euro) iniziata nel 2006 dalla Giunta Soru e conclusa lo scorso anno sono di fatto azzerati. Rimane pochissimo per le politiche di sviluppo. Occorre riaprire da subito una nuova battaglia con lo Stato, per questo la Commissione approverà a breve una risoluzione, spero unitaria, per chiedere la convocazione degli Stati generali della Sardegna. Bisogna chiamare a raccolta enti locali, parlamentari, sindacati e forze datoriali e mobilitare tutta la società sarda.»

Secondo Sabatini, serve una svolta nel rapporto con Roma: «L’articolo 8 dello Statuto sardo è stato modificato solo tre volte nella storia dell’Autonomia – ha aggiunto il presidente della commissione Bilancio – altre regioni come il Trentino hanno invece in corso con lo Stato una trattativa permanente. Noi, per resistenze statali e incapacità politica, non siamo riusciti a far rispettare i nostri diritti. E’ arrivato il momento di chiedere l’azzeramento degli accantonamenti o, in alternativa, il ritorno dei costi della Sanità a carico dello Stato centrale. Oggi siamo al paradosso: la Sardegna paga per intero il sistema sanitario e lo Stato la esclude dai trasferimenti dei nuovi Lea».

Senza una soluzione la Sardegna rischia di trovarsi in seria difficoltà anche sul fronte dei servizi ai cittadini: «Gli enti locali sono senza risorse e non più in grado di garantire gli interventi di Protezione civile e la manutenzione degli edifici scolastici. Abbiamo incontrato nei giorni scorsi Anci e Cal. Ci rivedremo a breve per definire un’azione comune».

Altro tasto dolente è quello della inefficienza della macchina amministrativa. «Il filo conduttore delle audizioni svolte in Commissione Bilancio è stata la lamentela unanime nei confronti delle lentezze della burocrazia regionale – ha detto Sabatini – la politica stanzia le risorse ma spesso non arrivano ai destinatari oppure vengono erogate con fortissimo ritardo. E’ ora di porre rimedio a questa situazione. Proporrò alla Commissione l’approvazione di una risoluzione per potenziare il ruolo ispettivo e di controllo del Consiglio regionale. L’idea è quella di convocare sedute congiunte della Terza Commissione con le altre Commissioni permanenti su singoli capitoli di bilancio. Una verifica da fare ogni quattro mesi insieme agli assessori e ai direttori generali degli assessorati per capire l’andamento della spesa e lo stato di attuazione delle norme di riferimento».

Per contrastare l’aumento della povertà, segnalata da enti locali, associazioni di volontariato ed enti benefici, la Regione metterà in campo un robusto pacchetto di risorse. «Sono disponibili 44 milioni di euro del Reddito di inclusione sociale (14 non spesi lo scorso anno e 30 per il 2017), altri 14 arriveranno dallo Stato. Credo che il Reis rappresenti uno strumento innovativo per il contrasto delle nuove povertà  – ha rimarcato Sabatini – va però integrato con altri strumenti statali (come il Sia) o regionali come il Contratto di ricollocamento. Per questo presenteremo un emendamento ad hoc in Finanziaria».

Il presidente della Commissione ha poi risposto alle domande dei giornalisti su altre partite importanti che la Manovra 2017 è chiamata ad affrontare, prima fra tutte quella sul prezzo del latte. «Ieri in Consiglio si poteva trovare un accordo, non lo si è fatto solo perché non era tecnicamente possibile inserire in risoluzione l’indicazione del prezzo da applicare. Questo lo decide il mercato e non la politica – ha detto Sabatini – tuttavia l’obiettivo di tutti è permettere ai pastori di avere la giusta remunerazione. In Finanziaria saranno disponibili 14 milioni di euro per il ritiro dal mercato delle giacenze di pecorino romano. La condizione però è che i trasformatori stipulino un patto con la produzione primaria che consenta di alzare il prezzo del latte ovicaprino. Rimane da decidere se farlo con un emendamento alla Manovra o con una proposta di legge firmata da tutti i capigruppo».

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«Il parere negativo del MIBACT sul progetto di ampliamento della vasca di deposito dei fanghi rischia di pregiudicare il futuro dello stabilimento Eurallumina.»

Lo scrive, in una nota, il senatore Silvio Lai che insieme ai colleghi senatori sardi del Partito Democratico, Ignazio Angioni e Giuseppe Luigi Salvatore Cucca, si rivolge direttamente al ministro Dario Franceschini dopo le notizie sullo stop al progetto arrivato dagli uffici del ministero dei Beni Culturali e reso pubblico dall’assessore Cristiano Erriu.

«Date le diverse funzioni dei ministeri, sviluppo economico e ambiente, ci può anche stare un parere discordante all’avvio di una discussione, ma in vicende così note, discusse e approfondite, non si può non pretendere che il Governo faccia sintesi e si presenti con una sola voce. Chiediamo che la situazione venga al più presto chiarita, evitando di perdere ulteriore e prezioso tempo nella definizione di una vertenza alla quale è legato il futuro occupazionale di centinaia di lavoratori.»

«Quanto dichiarato oggi dall’assessore regionale all’urbanistica Cristiano Erriu merita attenzione massima e pieno sostegno – affermano Lai, Angioni e Cucca – il ministro Franceschini conosce bene la situazione occupazionale della Sardegna e del Sulcis. È in gioco la speranza di molte persone che vedono nella riapertura degli impianti Eurallumina la sola concreta prospettiva di uno lavoro vero e non di assistenza. Con loro ci sono altrettante famiglie che da ormai troppo tempo attendono una rapida chiusura della vertenza.

Quando sembra che il traguardo si avvicini arriva questo inspiegabile contrasto di pareri. Da una parte Regione e Mise che escludono nell’area la presenza di reperti, dall’altra il MIBACT che segnala la necessità di salvaguardare alcuni beni. L’8 febbraio è vicino, siamo certi che ci sarà una sintesi in seno al Governo che arriverà con una sola voce, utile ad evitare ritardi molto costosi per il sistema economico e sociale locale. Siamo certi – concludono i tre senatori del PD – che la tua sensibilità e attenzione verso queste problematiche porteranno a chiarire la situazione e consentire di non bloccare la riapertura degli impianti.»

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La vertenza Eurallumina e l’epilogo tragicomico della due giorni di Conferenza dei servizi «occorrono ulteriori valutazioni di natura paesaggistica» (come se non ne fossero state fatte abbastanza in questi anni) è l’emblema di una Regione che non vuole e non può ripartire. La ricerca del proverbiale pelo nell’uovo da parte di alcuni pezzi dello Stato per riuscire a stoppare un investimento da 200 milioni di euro che rilancerebbe lo stabilimento Eurallumina, il comparto industriale di Portovesme e, di conseguenza, l’intero territorio del Sulcis-Iglesiente, è uno schiaffo in pieno viso a chi quotidianamente arranca e ancora crede che la politica possa con coraggio prendere le decisioni utili alla ripartenza e allo sviluppo.

L’impianto normativo messo in piedi per il compimento dell’iter sul riavvio dello stabilimento di Portovesme è evidentemente troppo complesso: 23 soggetti possono dire la propria, tutti possono cercare il pelo nell’uovo di cui sopra e chiunque è legittimato a dire No al progetto. E, infatti, ci ritroviamo di fronte a chi richiede ulteriori valutazioni di tipo paesaggistico perché sembrerebbero esserci incongruenze rispetto al PPR e non meglio precisati ostacoli di tipo archeologico. Tutti approfondimenti che legittimamente andrebbero fatti in maniera certosina in zone della Sardegna vincolate e da proteggere. Ma il punto è che qui ci ritroviamo all’interno di un’area, il polo di Portovesme, destinato alle produzioni industriali.

Oggi scopriamo che il ministero dei Beni culturali, girando attorno a concetti di tutela del paesaggio, si sta soffermando a cercare granelli di polvere in un agglomerato industriale. E questo dopo che la Regione e le altre amministrazioni coinvolte, all’interno delle procedure aggravatissime di Via attualmente in corso, avevano dato il via libera. La decisione definitiva su un’intrapresa industriale di enorme portata, arriva così a un ulteriore rinvio a causa dei vincoli stringenti del PPR. Mentre lo Stato tempo fa aveva individuato Portovesme come sito indispensabile e fondamentale per l’industria, un’altra parte dell’apparato amministrativo si mette di traverso, discutendo di terre civiche, di beni culturali, di archeologia, di PPR e di coerenza. E così, da una parte abbiamo il ministero allo Sviluppo Economico che crede e investe nel rilancio dell’Eurallumina, dall’altra ci sono pezzi di amministrazioni dello Stato che si impegnano assiduamente per cercare ostacoli e frustare le iniziative imprenditoriali, i lavoratori, i sardi. 

Questa sarebbe la semplificazione di cui parlano tanto certe parti politiche? Queste sono le condizioni in cui si può provare a fare impresa e industria? Se il messaggio che vogliono lanciarci è che in Sardegna non si può produrre, lo dicano chiaro a tutti: ai giovani studenti, ai pochi lavoratori rimasti, alle famiglie. Se davvero la politica vuole far ripartire la Sardegna e l’Italia, non può arrendersi a questo stato di cose: senza tentennamenti e ipocrisia bisogna intervenire per semplificare le procedure, mettendo all’angolo i poteri che, peraltro, alimentano anche fenomeni di corruzione. Solo così potremo iniziare a parlare serenamente di buona politica. I cittadini non sanno più da che parte guardare: non credono più alla politica e hanno l’incubo della burocrazia. Forse è il caso di prenderne atto una volta per tutte.

Ignazio Locci

Vicepresidente Consiglio regionale

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Il ricordo dello sterminio e delle persecuzioni dei deportati militari e politici italiani e stranieri nei campi  nazisti verrà presentato il 5 febbraio, alle ore 16,30, nel Teatro Centrale di Carbonia e il 6 febbraio, alle ore 11,00, nell’Istituto “Ciusa” di Nuoro.

L’Associazione Mutilati e Invalidi di Guerra, in collaborazione con l’Associazione Culturale Polacco-Sarda, organizza per la prima volta in Sardegna un incontro e un confronto di tre internati in tre campi di concentramento diversi.  In occasione della “Giornata della memoria” per ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione dei cittadini ebrei nonché tutti coloro, civili e militari, che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte e che opponendosi al progetto di sterminio hanno salvato vite e protetto perseguitati, a rischio della propria vita. Si evidenzia l’importanza della memoria e della conoscenza  della Shoah, da parte delle nuove generazioni,  frutto di una tragica aberrazione ideologica che ha portato all’orrore dei lager e delle pratiche di ghettizzazione e persecuzione assolutamente disumane di cui bisogna serbare sensibile, consapevole memoria. Tre testimoni che racconteranno la loro esperienza: Modesto Melis (perché venuto a mancare qualche giorno fa) l’unico che parlerà attraverso le interviste e le testimonianze rilasciate in questi ultimi anni di ciò che ha vissuto nel campo di concentramento a Mauthausen.

Michele Montagano, deportato militare che racconterà gli  oltre venti mesi di disciplina rigida e vessatoria e le sadiche punizioni dei  carcerieri, la fame terribile, il rigore del clima senza adeguati indumenti, la mancanza di assistenza sanitaria, la sporcizia, i parassiti, la privazione di notizie da parte delle famiglie, la lenta distruzione della personalità, per ridurre a semplici stuk, che in tedesco vuol dire pezzi.

Bodgan Bartnikoski che testimonierà la sua esperienza di bambino internato nel campo di concentramento di Auschwitz. Porre accanto la parola bambini a quella “Auschwitz” implica la celebrazione della più evidente contraddizione della storia e della più grande atrocità. Allo stesso tempo gli occhi dei bambini son gli unici capaci di elargire un quadro fedele di quella che era la dura e cruda verità della realtà dei campi di concentramento.

Ricordare significa testimoniare ancora oggi il rifiuto di ogni forma di razzismo e di discriminazione del diverso, insegnare l’importanza del rispetto dell’altro, del dialogo tra le persone e tra i popoli come unico imprescindibile strumento di pace. 

Gli organizzatori ringraziano per la sensibilità la Presidenza del Consiglio Regionale, on. Gianfranco Ganau, il comune di Carbonia e l’Ambasciata della Repubblica di Polonia in Roma.

Coordinerà i lavori il giornalista Graziano Canu.

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Venerdì 17 febbraio scadono le iscrizioni alla Coppa Rettore. Il torneo di calcio a undici maschile, rivisitato nella formula e con una serie di interessanti servizi aggiuntivi, si tiene negli impianti del Cus Cagliari a Sa Duchessa, in collaborazione con l’ateneo del capoluogo.

La competizione ospitata dal Centro universitario sportivo di via Is Mirrionis, si apre il 27 febbraio e si chiude il 26 maggio con la finale. Previsti due gironi all’italiana con gare di sola andata. L’accesso alla fase a eliminazione coinvolge tutte le squadre, suddivise in serie A e serie B in base al posizionamento raggiunto in classifica. News e aggiornamenti dal link https://www.facebook.com/Coppa-Rettore-1850440401900247.

Per la prima volta le partite della Coppa Rettore avranno le riprese video in collaborazione con Tgym. È prevista anche la presenza di un fotografo e la realizzazione dell’almanacco delle squadre. Infine, lo svolgimento della manifestazione viene scandito da articoli giornalistici e pagelle.

La squadra prima classificata nella serie A si aggiudica la Coppa Rettore 2017, medaglie per ciascun componente e un kit gara Joma per venti giocatori.. seconda e terza classificata conquistano Coppa e medaglie, così come la prime tre formazioni della serie B. Previsto anche il Cucchiaio di Legno e il premio per la divisa peggiore: l’undici meno elegante riceverà venti kit gara Joma. Il campionato è supportato da Sbiot (main sponsor) e J4Sport (sponsor tecnico).

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L’azienda di Bolzano, nata nel 1950 per volontà dei conti Otmar e Lene Thun, è diventata nel tempo leader nell’industria degli oggetti e arredamenti in ceramica sia in Italia che all’estero. Già nel 2016 l’azienda aveva assunto 180 nuove figure professionali ma, essendo una realtà imprenditoriale in forte espansione, raddoppia quest’anno.

Sono previste per il 2017, infatti, ulteriori nuove 120 immissioni di personale, sia per le nuove aperture che per il potenziamento dei negozi esistenti. I profili richiesti sono:addetti/e alle vendite, store manager, responsabili… in varie città italiane. All’inizio sono previsti…

L’articolo completo è consultabile nel sito http://www.diariolavoro.it/lavoro_thun.html