La RSU e le segreterie regionali e territoriali della Filctem Cgil chiedono chiarezza sul nuovo piano industriale della Carbosulcis.
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La RSU e le segreterie regionali e territoriali della Filctem Cgil chiedono chiarezza sul nuovo piano industriale della Carbosulcis.
«Oramai è trascorso oltre un anno e mezzo da quando sono state presentate le linee strategiche del nuovo piano industriale della Carbosulcis che avrebbero dovuto consentire una riconversione della Società, ed è trascorso circa un anno da quando l’assessore dell’Industria della Regione Sardegna ha incontrato le organizzazioni sindacali per un confronto sul futuro dei lavoratori dell’azienda mineraria – si legge in una nota delle segreterie sindacali -. Oggi, di fatto, il Piano industriale relativo alla Carbosulcis, non ancora approvato con un atto formale da parte della Giunta regionale, non riesce a decollare e a cogliere gli obiettivi auspicati come era invece negli intenti condivisi tra l’assessore dell’Industria e le organizzazioni sindacali. Riteniamo necessario approfondire e rivisitare in particolare due aspetti relativi al futuro della Società, uno inerente i progetti di riconversione industriale, l’altro inerente l’organizzazione del lavoro più funzionale per favorire l’attuazione dei progetti medesimi.»
«All’inesorabile e veloce applicazione del piano di chiusura non corrisponde un altrettanto veloce sviluppo di alternative – si legge ancora nella nota -. Quello che da alcuni può essere visto come un problema è per noi una risorsa costituita da un importante patrimonio in termini di professionalità delle maestranze, in termini di infrastruttura mineraria e di patrimonio immobiliare. Tra i progetti di riconversione industriale, diversi sono riconducibili alle passate gestioni della società, alcuni di essi sono cantierabili come ad esempio la fase test del progetto “ARIA”, altri di difficile attuazione, come ad esempio il pompaggio delle ceneri in sottosuolo, non solo per l’utopistica visione tecnica oltre che alle mutate condizioni del sottosuolo. Da non trascurare le eccessive lungaggini burocratiche sul tema delle autorizzazioni, ma sopratutto per le continue riorganizzazioni aziendali e le continue carenze gestionali nel settore tecnico. Questo ultimo aspetto è riconducibile al tema dell’organizzazione del lavoro, infatti dal momento in cui è stato recepito il piano di chiusura programmato nel tempo della Carbosulcis, l’organizzazione interna voluta dall’Amministratore Unico della Società sembra privilegiare una continua riduzione del personale, a scapito dell’efficienza aziendale.»
«Tutto questo va in contraddizione con la delibera della Giunta che dava l’atto di indirizzo del vertice aziendale: “… oltre ad assicurare ulteriori miglioramenti sul fronte delle performance in termini di efficienza ed efficacia gestionale, sia in grado di favorire anche un’opportuna riorganizzazione delle strutture e, in particolare, prosegua con decisione nell’attuazione del piano di chiusura avviato lo scorso 1° ottobre”. Pertanto, ritenendo inammissibile il silenzio da parte della Regione sarda, soprattutto da parte di chi ha il ruolo di controllo e di programmazione, nel chiedere a tutti i soggetti interessati di assumersi le proprie responsabilità, guardando prioritariamente alle maestranze che devono consolidare il loro futuro lavorativo. Per tale ragione – conclude la nota della RSU e delle segreterie regionali e territoriali della Filctem Cgil – riteniamo fondamentale riconvocare urgentemente un incontro sindacale presso l’assessorato dell’Industria perché vengano assunte le decisioni necessarie per dare attuazione alle linee strategiche del piano industriale, e per conoscere le intenzioni e i progetti della Giunta regionale alla luce dell’imminente scadenza del piano di chiusura della Carbosulcis.»
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