Ignazio Ganga (Cisl): «Spopolamento, inurbamento, insularità, perifericità, decentramento amministrativo e piena esigibilità del Patto per la Sardegna».
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Spopolamento, inurbamento, insularità, perifericità, decentramento amministrativo e piena esigibilità del Patto per la Sardegna, queste alcune delle principali parole chiave espresse (e declinate in articolate riflessioni) nel suo intervento, dal segretario generale della Cisl Sarda, Ignazio Ganga, al congresso territoriale della Gallura.
Problematiche e concetti ribaditi più volte in tutte le assise territoriali e regionali che hanno accompagnato fin qui la stagione congressuale della Cisl e che troveranno una sintesi perfetta alla fine del mese di aprile con il congresso regionale che sancirà l’avvio di una nuova stagione sindacale dell’organizzazione che conta in Sardegna oltre 154.000 iscritti e una capillare presenza in ogni ambito della società e del mondo del lavoro.
Secondo quanto espresso da Ignazio Ganga, il rischio che la Regione sia percepita “lontana dalle periferie” va scongiurato con una «concreta riforma dell’ente amministrativo» che porti al decentramento delle funzioni e dei poteri (con annessa sburocratizzazione) a favore di tutte le realtà periferiche dell’isola, così da poter dare risposte compiute alle richieste di intervento e alle specificità che si elevano dai territori.
Il segretario ha poi evidenziato l’importanza che il “Patto per la Sardegna”, sottoscritto l’anno scorso con il Governo nazionale, sia realmente concretizzato con la spendita delle risorse assegnate e il rilancio dei settori chiave dell’economia sarda da quello dei trasporti a quello energetico e infrastrutturale, alla valorizzazione del capitale umano affinché i migliori cervelli della nostra isola non siano più obbligati a emigrare ma diventino una inestimabile ricchezza per la propria terra.
Inoltre il leader sindacale sardo, evidenziando il core business del sindacato costituito da fisco, previdenza, contratti (perequazione delle pensioni), ha posto l’accento sull’ormai irrinunciabile obbiettivo di impegnarsi affinché in Sardegna si avvi una vera stagione di ridistribuzione della ricchezza che porti a una diminuzione delle disuguaglianze e possa contribuire a un reale miglioramento della condizione economica per gli oltre 400.000 sardi che oggi vivono sotto gli indici di povertà assoluta.
Di grande importanza è stato anche il passaggio sull’insularità che da potenzialità inespressa basata sulla specificità mediterranea, sull’identità rappresentata dalla lingua, dalle tradizioni e dalla storia della nostra isola, è diventata oggi uno dei più gravi gap allo sviluppo dell’economia isolana in ogni ambito. Da qui la necessità di adoperarsi affinché la Sardegna permanga all’interno dei network internazionali rafforzando i trasporti da e per l’isola, e risolvendo le fondamentali vertenze come quella Meridiana.
Infine, il segretario parlando della (scarsa) competitività della Sardegna ha ribadito la necessità che il sistema produttivo sardo cambi paradigma di riferimento e passi dall’essere incentrato sulla quantità a uno basato sulla qualità in tutti quei settori strategici dell’economia come ad esempio l’agricoltura per la quale è necessario introdurre azioni che tendano a privilegiare coltivazioni che puntino alla “qualità totale” (biologico, biodiversità, etc.). Ragionamento declinabile anche a settori come l’industria dove l’innovazione tecnologica e il conseguente avvento della nuova rivoluzione industriale consentiranno la crescita e il mantenimento sul mercato delle sole aziende capaci di investire, innovare e avviare produzioni ad alto livello qualitativo.
E’ evidente, lo si percepisce oltre che dai congressi anche dalla determinazione espressa dal suo gruppo dirigente, che la CISL sarda si prepara a combattere una delle battaglie più difficili per il salvataggio della Sardegna dallo spopolamento – e quindi dall’alienazione – che autorevoli studi scientifici descrivono come progressivo da qui ai prossimi decenni. Una battaglia campale che ancora una volta può essere racchiusa nella locuzione che il prof. Lilliu introdusse con un famosissimo libro quando ancora era in vita: ovvero quella della “Costante resistenziale sarda”.
Una resistenza che la Cisl sarda si candida a guidare con il suo bagaglio di forti esperienze e proposte e la consapevolezza di essere una grande organizzazione capace di enormi slanci e di fare la differenza.
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