18 November, 2024
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Hangar, laboratorio di idee e di ricerca espressiva in collaborazione con la galleria d’arte e spazio culturale MayMask di via Giardini, a Cagliari, ospita sabato 29 aprile alle ore 20.30 i due progetti HBOL (Mirko Santoru e Laura Dem) e Etnopsychic Trip Project (Andrej Porcu), figli del collettivo-etichetta musicale Trasponsonic di Macomer, la cui fusione vedrà la performance dal vivo di improvvisazioni sonore “ritual industrial” dal titolo “Concrete  Noise”. Derive cosmiche e musica della terra nella sua forma più primitiva, che riscalda, e tocca le corde più recondite. Suoni persi nel tempo di una cultura millenaria, sogni, voci, visioni. Un viaggio etno-psichico, sonico, tribale, ancestrale, notturno. Alla ricerca profonda di sé e dei luoghi degli antenati, tra sonorità profonde e lisergiche.

La loro produzione discografica è caratterizzata per le sole registrazioni dal vivo (mai in studio), eventi di pure liturgie di produzione sonora, alla costante ricerca del suono primordiale partorito dall’isola perduta d’Occidente: la Sardegna. Come quello catturato nella grotta di Nasprias nei dintorni di Macomer o nella sacra e magica cornice di Tamuli, il più importante sito archeologico del Marghine, al centro della Sardegna. Live ancestrali che hanno visto la collaborazione di Simon Balestrazzi, figura di spicco della scena post-industrial nazionale.

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Cagliari si prepara a vivere, da lunedì 1 maggio, la solennità di Sant’Efisio, martire-guerriero del II secolo, antico protettore della città e della Sardegna. È la festa che, più di ogni altra, rinsalda il legame ultra secolare tra la Cagliari civile e quella religiosa ed è, da 361 anni, occasione di riflessione e memoria sulle origini della comunità cittadina, capace di rinsaldare i suoi legami e, come una sorta di punteggiatura, scandire il racconto e le biografie di quanti vi partecipano, cagliaritani e no.
È il sindaco Massimo Zedda, in veste anche di sindaco metropolitano, a sottolineare in una conferenza stampa svoltasi l’altro ieri che Sant’Efisio è da sempre il momento rappresentativo della comunità cittadina, dunque, una festa che dà una visione di un senso di collettività per tutto il territorio isolano, in particolare per il cagliaritano.
«Rispetto alle passate edizioni – ha precisato Zedda – l’evento si arricchisce di una novità: insieme agli altri comuni continua il percorso per l’infrastrutturazione del Cammino di Sant’Efisio». Sono in corso, infatti, le riunioni operative tra le amministrazioni dei territori coinvolti, la Città metropolitana di Cagliari, la Regione, l’Arciconfraternita del Gonfalone, la Soprintendenza e l’Università: a disposizione ci sono cinque milioni di euro inseriti nel Patto firmato tra la Città metropolitana e il Governo lo scorso mese di novembre. Obiettivo: “renderlo fruibile tutto l’anno” per valorizzare il patrimonio etnografico, culturale, ambientale, storico e archeologico anche attraverso la creazione di “un museo dedicato al  Santo”.
Sulla stessa linea anche l’assessore del Turismo Marzia Cilloccu che ha aperto l’incontro di Palazzo Bacaredda e che insieme al sindaco, ha voluto, nel suo saluto, ringraziare  la Curia, l’Arciconfraternita, i sindaci degli altri comuni, la Regione e «tutte le persone coinvolte nell’organizzazione» per il grande lavoro da loro profuso con l’obiettivo di rendere la Festa sempre più la festa dei cagliaritani e dei sardi, celebrando la memoria e promuovendo il senso di concordia civica.
Testimonianza del legame, che risale al periodo a cavallo tra la prima età moderna e quella dell’antico regime, al 1657 quindi, si ripete annualmente con una cerimonia solenne la Festa di Sant’Efisio, il Pellegrinaggio da Cagliari al luogo del martirio del Santo e i riti di scioglimento del Voto voluto dalla Municipalità di Cagliari, dal momento che secondo la tradizione lo stesso ha più volte salvato la città dalla peste, ma anche da svariate invasioni nemiche.
Ogni 1° di maggio, quindi, i fedeli accompagnano il Santo in questa processione, ripercorrendo il tragitto che giunge dal carcere in cui venne imprigionato al luogo del martirio a Nora (dove morì decapitato nel 303 d.c.), per poi tornare alla sua Chiesa di Stampace, il 4 maggio entro la mezzanotte. La festa che dura quattro giorni, è l’unica che compie un percorso senza soste, se non durante notte. Ma anche l’unica capace di unire gli uomini e le donne di quella che da tanti è stata definita “Isola continente”, per le grandi differenze culturali, sociali ed economiche presenti al suo interno. Sono, infatti, ben 120, circa uno su tre, i Comuni rappresentati alla 361ª Festa di Sant’Efisio, con 89 associazioni di devoti in abito tradizionale.
Inizialmente si trattava solo una piccola processione che accompagnava il Santo a Nora. Vi partecipavano i confratelli e le consorelle, alcuni miliziani, lo storico AlterNos, i fedeli. Dopo la liberazione dalla peste, la popolazione cagliaritana si è sempre più affezionata al martire guerriero, facendo diventare la sua festa un evento civile e religioso. Si sono così pian piano aggiunti i cavalieri, i gruppi in costume provenienti da tutta la Sardegna e i carri, i suonatori, i cori.
E, dunque, quest’anno sfilano migliaia di persone, in rappresentanza anche delle 29 subregioni storiche della Sardegna (Anglona, Arburense, Barbagia di Belvì. Nuoro, Ollolai e Seulo, Barigadu, Baronie, Capidano di Cagliari e Oristano, Gallura, Gerrei, Goceano, Guilcer, Iglesiente, Logudoro, Mandrolisa, Marghine, Marmilla, Meilogu, Montiferru, Ogliastra, Parteolla, Romangia, sarcidano, Sarrabus, Sulcis, Trexenda e infine Turritano). Ad aprire il corteo sono però le 19 di “tracas” antichi carri trainati da buoi, addobbati con i prodotti dei campi, gli utensili della casa e i prodotti tipici della gastronomia sarda, con a bordo 228 tra uomini, donne e bambini, anche loro in abito tradizionale. Seguono i gruppi in costume, circa 3mila  devoti, a piedi, che recitano o cantano le preghiere della tradizione religiosa isolana. Dietro i costumi ci sono 199 cavalieri: quelli “campidanesi” fanno da apripista, seguiti dalle 56 “giacche rosse” dei miliziani, la scorta armata di “Efisio”.
A mezzogiorno, finita la messa, il Santo esce dalla sua chiesetta di Stampace. E dentro un cocchio dorato trainato da una coppia di buoi, accompagnato da un lungo corteo, attraversa le principali strade del centro storico cittadino. L’itinerario parte quindi dalla chiesa e laciata la via Sant’Efisio si snoda attraverso la via Azuni, la piazza Yenne, il corso Vittorio Emanuele II, scende nella via Sassari, percorre il giro della piazza Del Carmine, la via Crispi, la via Angioy, il largo Carlo Felice ed infine la via Roma. A precedere il passaggio del simulacro è la “Guardiania”, corpo scelto dei confratelli a cavallo.
A seguire l’AlterNos. Impersonato dal giovane consigliere comunale Fabrizio Salvatore Marcello, in origine rappresentava il viceré. Oggi fa le veci del sindaco, da cui è stato indicato all’inizio di marzo, per tutti i quattro giorni della festa. In frac vestito è scortato da due “mazzieri” del Comune in livrea del Seicento, con al collo il “Toson d’oro” (onorificenza militare data alla città di Cagliari dall’allora re di Spagna Carlo II nel 1679). A far da colonna sonora le note antiche delle “launeddas”, tipico strumento a fiato sardo.
Giunto in una via Roma infiorata, secondo il rito de “Sa ramadura”, di fronte al Municipio il cocchio del santo viene acclamato dalla gente che ogni anno s’affolla sempre di più. E salutato dalle sirene delle navi in porto attraversa il ponte della Scafa. Fatta una breve tappa a Giorgino, passando per La Maddalena, Su Loi, Sarroch, Frutti D’Oro, raggiunge Villa D’Orri, in cui viene celebrata la messa solenne.
La prima notte la processione si ferma quindi a Sarroch, per poi proseguire a Villa San Pietro e giungere a Nora: è qui, nella chiesetta a ridosso della spiaggia che, il 2 maggio, si celebra la messa. Il giorno successivo, il 3, il simulacro del Santo rimane esposto alla devozione dei fedeli. Lungo tutto il cammino, ovunque si ripetono feste e celebrazioni religiose dove tutti sono invitati, nel segno dell’accoglienza, della convivialità e dell’ospitalità. Il 4 maggio Sant’Efisio riprende la strada di “casa” per far rientro a tarda sera, fra migliaia di persone, fa rientro nella chiesetta stampacina, per stare vicino ai suoi “protetti”. Il simulacro del Santo rimane esposto alla devozione dei fedeli nel cocchio fino al 25 maggio, poi tornerà nella sua nicchia.
«A corollario della Festa – ha spiegato Marzia Cilloccu – il 30 aprile parte il “Festival delle tradizioni”. Fino al 4 maggio la piazza del Carmine e il Municipio di via Roma ospitano la musica, i balli, i canti e le rappresentazioni della Sardegna in cinque serate di incontro e scambio. Primo appuntamento domenica alle 21.00 con il concerto di Cordas et Cannas. Il 1° maggio (in piazza del Carmine alle 18.00), la consegna del “Toson d’Oro di Sant’Efisio”, il premio istituito per la prima volta quest’anno da assegnare a personaggi, enti o istituzioni che hanno legato la loro attività artistica o professionale al Santo». In occasione dell’edizione odierna la commissione interna dell’assessorato al Turismo ha deciso di conferire il riconoscimento al maestro suonatore di launeddas Luigi Lai (già Confratello Onorario) «per aver messo a disposizione della Festa la sua arte che ha reso più solenne per oltre mezzo secolo la Processione».
Sono segni e gesti di estrema semplicità ma di grande significato, attraverso i quali tutta la  la comunità rinnova, come 360 anni fa, il patto di alleanza con il loro santo protettore e si impegnano a celebrarne la memoria nella promozione della concordia civica. Sia per il sindaco Zedda che per l’AlterNos Fabrizio Marcello l’auspicio è che «Sant’Efisio protegga ancora la città e la Sardegna e che interceda per tutti coloro i quali stanno soffrendo, che hanno perso il lavoro o che lo stanno cercando».
Hanno partecipato all’incontro con i giornalisti anche l’assessora regionale al Turismo Barbara Argiolas, don Giulio Madeddu della Diocesi di Cagliari, i rappresentanti delle amministrazioni comunali di Capoterra, Villa San Pietro, Sarroch, Pula. E tra i numerosi rappresentanti dell’esecutivo cagliaritano, anche il presidente dell’Arciconfraternita del Gonfalone Francesco Cacciuto, il 3° Guardiano Fabrizio Pau, il direttore organizzativo Ottavio Nieddu.

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Il Consiglio comunale di Cagliari ha approvato il Piano triennale delle opere pubbliche 2017-2018-2019 con 18 voti a favore, 1 astenuto e 12 contrari.
È un bilancio da circa 400 milioni di euro all’anno (oltre 1,2 miliardi fino al 2019), che impiega la maggior parte delle risorse per i settori sociale, scuola e opere pubbliche. Ma che in divenire prevede di destinare fondi ulteriori, per la cultura, lo sport, il turismo, la difesa del suolo, la valorizzazione ambientale e l’edilizia popolare presente nel Comune. Approvati 6 emendamenti su 47.
«La contrazione di trasferimenti al Comune da parte dello Stato e della Regione – ha spiegato il sindaco Massimo Zedda durante una seduta nella quale è stata illustrata la “finanziaria” comunale – ha determinato di fatto che il bilancio è attualmente composto all’80% da entrate tributarie ed extratributarie proprie. Un’inversione rispetto al passato (prima l’80% delle entrate era garantito da fondi dello Stato e delle Regione) che ha determinato, di fatto, che a far funzionare la macchina amministrativa e a far si che il Comune, secondo quanto previsto dai “blocchi” e dai vincoli imposti dalla normativa nazionale, eroghi i servizi sono i cittadini cagliaritani attraverso i loro contributi economici dati dai differenti livelli di tassazione.»
Sul fronte opere pubbliche, tantissimi sono gli interventi in programma. Tra i principali: quasi 3,8milioni di euro per la realizzazione di nuovi loculi cimiteriali, 400mila per la riqualificazione del mercato di via Quirra, 30milioni di euro per la riduzione del rischio idrogeologico a Pirri, 2milioni per la riqualificazione di piazza Matteotti, 1milione per la copertura del Pattinodromo, quasi 10milioni di euro per la realizzazione di parcheggi di scambio e trasporto meccanizzato nel centro storico. E poi ancora: 6,3milioni per nuovi alloggi popolari a Is Mirrionis, 68milioni per il nuovo stadio (58milioni li mette il Cagliari calcio), quasi 1,3milioni per l’ampliamento del campo sportivo Borgo Sant’Elia, 6milioni per il nuovo parco urbano di Sant’Avendrace, 3milioni per la messa in sicurezza dei costoni rocciosi a Marina Piccola, 10,5 milioni per nuovi corridoi ciclabili, quasi 3 milioni per il nuovo parcheggio di scambio in via San Paolo, oltre 5milioni per la bonifica ambientale dell’ex discarica di San Lorenzo.

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Sabato 29 aprile 2017 dalle ore 16.00 alle ore 19.00, presso l’EXMA in Via San Lucifero 71, si terrà un dibattito pubblico dal titolo “Non spegniamo Cagliari: Accendiamo il confronto”, organizzato dalla Confesercenti Provinciale di Cagliari.

L’incontro intende porre l’attenzione sulle diverse questioni che nascono dallo sviluppo che alcuni rioni della città hanno avuto negli ultimi anni, grazie alla nascita di nuove attività di impresa legate in particolare ai pubblici esercizi.

Interverranno il presidente della Confesercenti provinciale di Cagliari Roberto Bolognese, il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, il responsabile della FIEPET Confesercenti (Federazione dei pubblici esercizi) Emanuele Frongia, il presidente della Camera di Commercio Maurizio De Pascale, il presidente della Confcommercio Sud Sardegna Alberto Bertolotti.

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«Sa die de sa Sardigna celebra un evento di responsabilità e di coraggio che stimola altrettanto coraggio e responsabilità in tutti noi.»

Con queste parole il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha aperto il suo intervento, questa mattina nell’aula del Consiglio Regionale, per la ricorrenza di Sa die che dovrebbe essere, ogni anno, «l’occasione per un chiaro rendiconto dello stato delle nostre azioni nel rivendicare il riconoscimento di diritti essenziali per la nostra terra. Ciò a cominciare dal diritto ad avere pari opportunità, che significa essenzialmente regole certe e giuste e risorse adeguate, che oggi non abbiamo – ha sottolineato il presidente Pigliaru, mettendo l’accento sugli svantaggi causati dallo stato di insularità – riconosciuto in modo del tutto insufficiente, a Roma come a Bruxelles».

«È la principale delle nostre battaglie – ha proseguito il governatore della Sardegna – ne abbiamo misurato gli effetti distorsivi, che hanno prodotto un importante svantaggio competitivo, ma anche un forte sentimento di identità e un accresciuto senso di rivendicazione dei propri diritti e delle proprie aspirazioni: sono le ragioni permanenti della nostra specialità, sulla cui conferma rivendico il duro lavoro di questa legislatura. È quello che abbiamo ribadito davanti agli organi dello Stato, nelle indagini conoscitive sull’attuazione degli Statuti, nel lavoro della commissione paritetica per le norme di attuazione del nostro Statuto». Francesco Pigliaru ha poi ricordato come per la prima volta la Sardegna stia portando avanti le sue rivendicazioni «in alleanza con territori che hanno problemi simili ai nostri. Con Corsica e Baleari presentiamo uniti le richieste ai singoli governi e, insieme, all’Europa. E non è solo un problema di risorse, quanto di regole, a cominciare dal diritto alla mobilità. Con Corsica e Baleari presenteremo al G7 trasporti, a giugno a Cagliari, la proposta e l’accoglimento di una riscrittura delle norme sugli aiuti di Stato, per superare vincoli assurdi e miopi per chi vive in condizioni di insularità».

Francesco Pigliaru ha poi ripercorso i punti del Patto firmato con il Governo, che garantisce 3 miliardi di euro per mitigare gli svantaggi dell’insularità, conquiste che ha definito importanti ma ancora insufficienti. Nel fare il punto sul percorso per il pieno «riconoscimento da parte delle istituzioni centrali dei nostri diritti essenziali», il Presidente ha toccato, tra le altre cose, il tema delle servitù militari («mai un passo indietro su quello che chiediamo con forza: un progressivo riequilibrio del peso delle servitù e la riconversione dei poligoni in attività duali»), di La Maddalena («è partito finalmente il tavolo con Palazzo Chigi per porre fine a una vera e propria indecenza. Non ci devono essere tentennamenti, i cantieri vanno aperti e l’area sistemata e messa in sicurezza»), e l’adeguatezza delle risorse («le regole che governano le nostre entrate sono ancora oggi troppo spesso esposte a decisioni unilaterali del governo centrale, decisioni che in molti casi non possiamo che ritenere inique e lesive dei nostri diritti»).

«Luci ed ombre, con alcuni buoni avanzamenti e con moltissimo terreno ancora da conquistare – ha concluso Francesco Pigliaru – con la garanzia del totale impegno di tutte le energie del Presidente della Regione e di tutta la Giunta, nell’unico ed esclusivo interesse dei sardi e della Sardegna.»

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Oggi, venerdì 28 aprile, dalle 12.00 alle 13.30, in rettorato si è svolto l’incontro con i rappresentanti dell’Università di studi internazionali di Pechino e dell’Istituto Confucio di Roma. La delegazione cinese è stata ricevuta dal rettore Maria Del Zompo, dal pro rettore per l’Internazionalizzazione, Alessandra Carucci e dai docenti Cecilia Novelli, Barbara Onnis e Cristian Rossi.

«Lo sviluppo delle relazioni internazionali è per noi un percorso basilare. Stringere ancor più le nostre collaborazioni è una grande opportunità. La storia e la cultura della Sardegna e della Cina – ha detto la professoressa Maria Del Zompo – sono affascinanti: l’apertura dell’aula Confucio è stata un successo anche per Cagliari e per la società civile. Nel ringraziarvi per la visita, possiamo lavorare a un accordo quadro sui punti chiave delle nostre attività.»

Il vice rettore dell’Università di studi internazionali di Pechino, Yan Guohua, ha ricambiato la gratitudine e rilanciato l’intesa: «Siamo felici e onorati di essere vostri ospiti e di poter trovare a breve un’intesa ancora più forte. Il nostro ateneo insegna scienze sociali e circa 85 lingue straniere, ha formato 400 ambasciatori e un migliaio di diplomatici». Per la professoressa Carucci si tratta di «Un’occasione di crescita e opportunità da cogliere sulla strada dell’internazionalizzazione». La direttrice del dipartimento di Scienze sociali, la professoressa Novelli, ha rimarcato «la valenza di pregio degli scambi tra atenei». Infine, il professor Rossi ha ricordato la «tradizione di rilievo dell’ateneo nei rapporti con la Cina, apertisi fin dai primi anni Novanta».     

Lo scambio e le relazioni tra studenti e docenti, la collaborazione su temi inerenti studi umanistici, storici, artistici, relazioni internazionali e sociali: passa per queste frequenze il rafforzamento dei contatti tra l’ateneo di Cagliari e l’Università cinese. Attualmente l’accademia del capoluogo sardo ospita una decina di studenti cinesi impegnati in corsi di economia, storia e politica internazionale. Mentre, ogni anno si recano a Pechino e Shenzen due, tre studenti dell’università isolana per seguire corsi di cinese ed economia.

All’incontro, oltre a Yan Guohua, hanno preso parte Zhang Xiaohui (direttore Istituto Confucio), Wei Chongxin (preside Istituto lingua e letteratura cinese), Wei Zheng (docente Istituto lingue e culture Europee), Liu Xiaochen (amministratore progetto Istituti Confucio), Zhang Hong (direttrice Istituto Confucio-Sapienza, Roma), Wang Rui (docente lingua cinese, interprete).

Il rettore Maria Del Zompo ha regalato al vice rettore Yan Guohua una cravatta con il logo dell’ateneo di Cagliari. La delegazione cinese ha contraccambiato con un set da scrivania. Sul righello una delle massime di Confucio: «“Sono molto benvenuti gli amici che vengono da molto lontano».

Domani, 29 aprile, si festeggia il primo anno di attività dell’aula Confucio, situata nel campus universitario di via San Giorgio. «Le attività di studio e formazione – spiega la referente dell’aula, Barbara Onnis, docente di Storia e istituzioni dell’Asia – sono scandite su quattro livelli che hanno coinvolto cento studenti delle scuole superiori e una trentina di corsisti. Inoltre, a giugno diventiamo ente certificatore internazionale di lingua cinese» spiega la referente dell’aula, Barbara Onnis, docente di Storia e istituzioni dell’Asia.

La fotografia è di Francesco Cogotti

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Arrivano le risorse per i parchi e le aree marine protette della Sardegna. Nei giorni scorsi sono stati ripartiti 10,5 milioni di euro per Porto Conte, Molentargius, Tepilora, Gutturu Mannu e le aree marine del Sinis, Tavolara, Capo Carbonara, Capo Caccia, Asinara.
Le risorse, che provengono dal POR FESR 2014-2020, sono ripartite secondo linee di intervento: 2,3 milioni di euro sono destinati a Tepilora e 850mila euro al Sinis Mal di Ventre per la “valorizzazione delle Aree sperimentali di rilevanza strategica” (linea 1); per la linea 2 (fruizione turistica sostenibile delle aree protette regionali) vengono assegnati 850mila euro a Capo Caccia, 900mila a Capo Carbonara, 950mila all’isola dell’Asinara, un milione al parco di Porto Conte, 1,5 milioni a Molentargius, 1,9 milioni a Tavolara.
«In questi anni la Giunta ha avuto grande attenzione per i parchi e le aree marine protette – ha commentato ieri l’assessore della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano, incontrando nel pomeriggio i Sindaci e i direttori di parchi e Amp – e anche con la finanziaria 2017 il Consiglio regionale ha accolto le nostre proposte di finanziamento, garantendo, oltre a quanto già previsto per il loro funzionamento, risorse pluriennali in aumento per il settore. Abbiamo messo nelle linee di intervento tutte le risorse: è un punto d’orgoglio, per me, essere riusciti a confermare questi finanziamenti, perché siamo tra le Regioni d’Italia che stanziano tanto per i parchi.»
Gli interventi finanziati vanno dal Centro servizi di accoglienza turistica e appoggio scout nel comune di Lodè all’acquisto di mezzi elettrici a servizio delle aree del Parco di Tepilora nel comune di Posada, dall’accessibilità e fruizione dei servizi lungo la costa della Penisola del Sinis, alle opere infrastrutturali della Grotta Verde alle spiagge ecosostenibili di Tavolara, al recupero delle strutture delle ex Saline di Molentargius.
«Le cifre stanziate sono notevoli e spendibili, grazie al lavoro fatto dagli uffici dell’assessorato, che hanno preparato la determina di impegno dei fondi in tempi rapidissimi – ha aggiunto l’assessore Spano -. Ci aspettiamo che gli interventi partano quanto prima, perché la valorizzazione di questi attrattori naturali deve tradursi nella possibilità di fruizione degli stessi da parte dei cittadini e dei turisti. Noi offriamo tutto il supporto – ha concluso l’assessore della Difesa dell’Ambiente – affinché si raggiunga l’obiettivo comune di portare a compimento le opere programmate, dimostrando capacità di spesa anche delle risorse europee.»

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Le squadre di Abbanoa hanno in programma due importanti interventi nelle reti idriche che approvvigionano i centri abitati di Buggerru e Calasetta nella giornata di mercoledì 3 maggio. I lavori riguarderanno le condotte principali e quindi sarà necessario procedere con interruzioni dell’erogazione.

A Buggerru sarà eseguito un intervento di manutenzione al serbatoio di Monte Rosmarino dove sanno sostituiti alcuni componenti. Dalle 8.00 alle 14.00 sarà necessario sospendere l’erogazione nelle vie Monte Rosmarino, Stock Manca, Iglesias, Chiesa e in un tratto della via Roma, dal civico 347 fino al Santuario.

A Calasetta, invece, le squadre di Abbanoa effettueranno un intervento in località Tupei sulla condotta di avvicinamento che collega il serbatoio comunale con il centro abitato dove sarà interrotta l’erogazione dalle 7.00 fino alle 17.00.

In entrambi i casi sarà cura dei tecnici di Abbanoa limitare quanto possibile i tempi di chiusura ed effettuare le manovre in rete che consentono un rapido ripristino dell’erogazione. In fase di riapertura potrebbero verificarsi inconvenienti temporanei di torbidità, dovuti allo svuotamento e successivo riempimento delle condotte, che saranno contrastati con operazioni di spurgo dei tratti interessati.

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Unipol Banca nasce nel 1998 ma ha alle spalle tutta l’esperienza del gruppo Unipol, uno dei massimi gruppi assicurativi italiani. Con oltre 250 filiali in tutta Italia ha una presenza molto capillare sul territorio. Unipol, come tanti altri gruppi bancari, è riuscito a passare indenne questo periodo di crisi per il settore, come dimostrano i dati di bilancio. E quando un’azienda è sana si vede anche dalle costanti assunzioni che continua a fare tramite il proprio sito web. Al momento Unipol Banca è alla ricerca… 

L’articolo completo è consultabile nel sito: http://www.diariolavoro.it/lavoro_unipol_banca.html)

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Il coordinamento dei presidenti delle Assemblee delle Regioni a Statuto speciale e delle Province autonome, riunito a Cagliari in occasione della giornata di autonomia della Sardegna, ha approvato un documento di linee guida sulle prospettiva di riforma del regionalismo. «Il nostro lavoro continua – ha affermato il coordinatore delle Assemblee delle Regioni speciali e province autonome Gianfranco Ganau, Presidente del Consiglio regionale della Sardegna – con un documento che rivendica il ruolo delle Assemblee legislative delle Regioni a statuto speciale e Province autonome a guidare la piena attuazione del disegno regionalista iniziato con la riforma costituzionale del 2001 e non ancora portato a compimento. La dichiarazione sottoscritta questa mattina sottolinea la necessità di affrontare insieme alle regioni ordinarie il percorso del regionalismo differenziato per l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia da garantire a tutte le realtà regionali, a seconda delle proprie esigenze e delle proprie vocazioni».
«Abbiamo la volontà di proseguire il confronto già avviato con il Governo – ha concluso Ganau – al fine di completare il lavoro svolto dalla Commissione tecnica in materia di procedure di riforma degli statuti e di adozione delle norme di attuazione, ribadendo la richiesta al Governo stesso e agli esecutivi delle Regioni speciali e delle Province autonome di favorire un più ampio coinvolgimento dei rappresentanti delle Assemblee legislative da essi presiedute.»
«E’ emerso in questi due giorni un dato politico nuovo: – ha affermato Franco Iacop, presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia e Coordinatore nazionale della Conferenza dei Consigli regionali italiani – i referendum consultivi sull’autonomia della Lombardia e del Veneto che avranno luogo il prossimo 22 ottobre offrono l’occasione – e la presenza a Cagliari anche dei Presidenti delle Regioni cosiddette ordinarie lo dimostra – per provare a trovare la definizione di un nuovo paradigma regionalista. Il procedere verso maggiori forme di autonomia differenziata avvicina, anziché allontanare, le ragioni delle specialità; orienta tutti i territori a condividere maggiore differenziazione. Una strada per nulla facile e priva di ostacoli, che richiede trasparenza nella gestione delle risorse e capacità ottimale di allocazione per i servizi essenziali per i nostri cittadini a partire da welfare e sanità.»

DOCUMENTO POLITICO SULLE PROSPETTIVE DI RIFORMA DEL REGIONALISMO

I Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome, riuniti a Cagliari il 28 aprile 2017 per discutere sui temi e sulle prospettive della specialità e della differenziazione nel regionalismo italiano,
Considerato il risultato del referendum popolare confermativo tenutosi il 4 dicembre 2016 in merito al testo di legge costituzionale recante «Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione»;
Considerato che, in conseguenza del risultato referendario, il Titolo V della parte seconda del testo costituzionale vigente risulta ancora impostato secondo i canoni della riforma introdotta dalla legge costituzionale n. 3 del 2001 da più parti definita nel suo complesso come riforma “in senso federale” dell’Ordinamento per via del carattere marcatamente autonomistico che caratterizza molte sue disposizioni;
Considerato che il processo attuativo del Titolo V, parte seconda della Costituzione risulta, per molti aspetti, ancora incompiuto soprattutto a causa delle tendenze centralistiche che hanno caratterizzato il dibattito politico nazionale e l’attività delle Istituzioni, in parte condizionate dalla crisi economica che nell’ultimo decennio ha investito l’intero Continente europeo, in parte imputabili ad atteggiamenti di diffidenza nei confronti delle Istituzioni locali, come confermato dal notevole contenzioso costituzionale prodotto in materia di riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni;
Considerato che è necessario riavviare il processo di attuazione di un più accentuato regionalismo nella convinzione che un Ordinamento caratterizzato da un pluralismo istituzionale tendenzialmente paritario risulta più moderno, solidale ed efficiente;
Constatato che le competenze e le azioni esercitate nel corso del tempo dalle Regioni speciali e dalle Province autonome possono costituire, in molti campi, un esempio di qualità anche per le altre Regioni e che, pertanto, nel rilancio dei temi del regionalismo un confronto maturo e scevro da antagonismi è in grado di riconoscere a tali Enti un ruolo di rilievo in quanto “laboratori” per la costruzione di una autonomia regionale avanzata ed esempio di autogoverno e di autogestione responsabile;
Evidenziato che, sotto tale profilo, l’esperienza ed il confronto tra regioni e province ad autonomia speciale e regioni ordinarie possa valorizzare i percorsi di regionalismo differenziato, senza che venga meno la solidarietà tra i territori, andando a dare pieno compimento al principio di equiordinazione nell’organizzazione repubblicana stabilito nella Carta Costituzionale: per questi motivi i referendum consultivi promossi dalle Regioni Veneto e Lombardia calendarizzati per il mese di ottobre prossimo, potranno rappresentare una importante occasione per il rilancio del regionalismo differenziato e delle connesse ragioni;
Considerato che in questo nuovo scenario risulta quanto mai opportuno proseguire il confronto già avviato dal Governo con le Regioni speciali e le Province autonome nell’ambito del quale, fin dal 2015, è stata istituita la “Commissione tecnica” per discutere e ideare testi normativi di adeguamento delle procedure di revisione degli Statuti speciali e per la modifica delle procedure di adozione delle norme di attuazione degli stessi, da presentare alle Camere;
Considerato che nella fase attuale il confronto con il Governo dovrebbe coinvolgere il rilancio, nella loro interezza, dei temi del regionalismo e, in particolare, del regionalismo speciale e della riforma degli Statuti;
Considerato che dal confronto fino ad ora avuto è maturata la volontà di valorizzare le diverse modalità di raccordo tra lo Stato e le Autonomie regionali attraverso il metodo dell’intesa da adottare con il massimo coinvolgimento delle rispettive Assemblee rappresentative anche per definire i rapporti di carattere finanziario;
Ribadito che i testi fino ad ora elaborati nell’ambito della Commissione – i quali si allegano alla presente Dichiarazione – prevedono il coinvolgimento delle Assemblee legislative quali sedi “naturalmente” competenti ad intervenire nella procedura di revisione degli statuti speciali e nella procedura per l’adozione delle norme di attuazione e che, pertanto, i lavori della Commissione tecnica devono proseguire con una significativa presenza dei rappresentanti delle Assemblee legislative delle Regioni speciali e delle Province autonome;

Dichiarano
– la volontà di proseguire il confronto già avviato con il Governo al fine di completare il lavoro svolto dalla Commissione tecnica in materia di procedure di riforma degli statuti e di adozione delle norme di attuazione, ribadendo la richiesta al medesimo Governo e agli Esecutivi delle Regioni speciali e delle Province autonome di favorire un più ampio coinvolgimento dei rappresentanti delle Assemblee legislative da essi presiedute;
– la volontà di rilanciare nelle opportune sedi istituzionali, in seguito agli esiti del referendum del 4 dicembre 2016, il tema del regionalismo speciale considerato in tutti i suoi aspetti – compresi quelli del federalismo fiscale e dei rapporti finanziari da definirsi previa intesa – per avviare una nuova stagione di riforme nella quale trovi compiuta attuazione il modello autonomistico disegnato nella Carta costituzionale e ulteriormente sviluppato con la riforma del 2001;
– l’impegno per una incisiva iniziativa che rafforzi il regionalismo complessivamente inteso come presupposto politico ancor prima che giuridico.