Si è chiusa ieri, a Verona, la 51ª edizione del Vinitaly. 39 i vini sardi premiati.
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Si è chiusa ieri, a Verona, la 51ª edizione del Vinitaly, la più prestigiosa rassegna mondiale dei vini e dei distillati, con un bilancio straordinario per le 98 aziende sarde, 71 inserite nella Collettiva regionale e 22 organizzate per conto proprio, che hanno portato a casa ben 39 premi dei 441 assegnati. Il concorso internazionale, aperto ai migliori vini del mondo, ha valutato con le cinque stelle tutti i prodotti che hanno ottenuto un punteggio di almeno 90, inserendoli nella prima guida 5Star Wine the Book 2017. Negli spazi di Veronafiere, 4.270 aziende provenienti da 30 Stati si sono presentate ai 128mila visitatori di 142 Paesi e a oltre 30mila buyer stranieri, cresciuti dell’8% rispetto allo scorso anno.
L’ultimo giorno in fiera programmato dalla Regione Sardegna ha raccontato i vitigni della vernaccia: circa 370 ettolitri prodotti nei 333 ettari coltivati in tutta l’Isola, di cui 270 nella sola provincia di Oristano. Se nel decennio 1990-2000 le produzioni erano in media intorno ai 1.400/1.500 ettolitri, nel 2010 si è arrivati al minimo storico di soli 200 ettolitri certificati con il Dominio di Origine. Una inversione di marcia in questi ultimi anni dovuta soprattutto a una fase di rilancio portata avanti dai produttori che, supportati dalla Regione, stanno permettendo al vitigno autoctono di ritagliarsi un mercato di nicchia fra nuovi e vecchi estimatori.
Le iniziative di oggi sono state aperte da Giuseppe Carrus, vice curatore della guida Vini buoni d’Italia del Gambero Rosso, con il supporto di Pier Paolo Fiori, agronomo dell’Agenzia Agris, che ha presentato “La Vernaccia, l’oro di Oristano”. A seguire la degustazione di 6 tipologie di vernaccia differenti per età e per zona di origine. Fiori, ha inoltre presentato le principali DO e IG regionali da vitigni Torbato, Semidano, Cagnulari e Bovale sardo, e dei loro terroir più significativi. È seguita poi una degustazione guidata di 5 vini, in abbinamento con i prodotti della gastronomia tradizionale (formaggi, salumi, pani).
«Non possiamo che essere più che orgogliosi del risultato straordinario portato a casa dalla delegazione dei viticoltori sarda. Da Verona abbiamo raccontato a tutto il mondo una terra di produzioni enologiche di eccellenza, frutto di un lavoro costante di tanti imprenditori, grandi e piccoli, che si stanno affacciando sui mercati internazionali sicuri di proporre ai consumatori una qualità unica che viene da un ambiente e una tradizione che pochi possono vantare.»
L’ultimo giorno in fiera programmato dalla Regione Sardegna ha raccontato i vitigni della vernaccia: circa 370 ettolitri prodotti nei 333 ettari coltivati in tutta l’Isola, di cui 270 nella sola provincia di Oristano. Se nel decennio 1990-2000 le produzioni erano in media intorno ai 1.400/1.500 ettolitri, nel 2010 si è arrivati al minimo storico di soli 200 ettolitri certificati con il Dominio di Origine. Una inversione di marcia in questi ultimi anni dovuta soprattutto a una fase di rilancio portata avanti dai produttori che, supportati dalla Regione, stanno permettendo al vitigno autoctono di ritagliarsi un mercato di nicchia fra nuovi e vecchi estimatori.
Le iniziative di oggi sono state aperte da Giuseppe Carrus, vice curatore della guida Vini buoni d’Italia del Gambero Rosso, con il supporto di Pier Paolo Fiori, agronomo dell’Agenzia Agris, che ha presentato “La Vernaccia, l’oro di Oristano”. A seguire la degustazione di 6 tipologie di vernaccia differenti per età e per zona di origine. Fiori, ha inoltre presentato le principali DO e IG regionali da vitigni Torbato, Semidano, Cagnulari e Bovale sardo, e dei loro terroir più significativi. È seguita poi una degustazione guidata di 5 vini, in abbinamento con i prodotti della gastronomia tradizionale (formaggi, salumi, pani).
«Non possiamo che essere più che orgogliosi del risultato straordinario portato a casa dalla delegazione dei viticoltori sarda. Da Verona abbiamo raccontato a tutto il mondo una terra di produzioni enologiche di eccellenza, frutto di un lavoro costante di tanti imprenditori, grandi e piccoli, che si stanno affacciando sui mercati internazionali sicuri di proporre ai consumatori una qualità unica che viene da un ambiente e una tradizione che pochi possono vantare.»
L’assessore regionale dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, ha concluso così, invitando il mondo dell’impresa e la politica a lavorare ancora più assieme: «Dobbiamo fare più sistema, più rete, massa critica per presentarci con la giusta forza nell’export destinato ai mercati storici e a quelli emergenti. La Regione c’è ed è pronta a fare la sua parte».
La vernaccia è un vitigno di antichissime origini: importanti reperti archeologici provenienti da Tharros (nei pressi dell’odierna Cabras, Oristano) lasciano presumere che venisse coltivato già in epoca fenicia. C’è chi ritiene che si tratti addirittura di un vitigno autoctono, dato che il suo nome deriva dal latino vernaculus, domestico, e indica, dunque, un’uva tipica del luogo. Questo spiegherebbe inoltre la presenza di altre “vernacce”, del tutto dissimili da quella sarda, in diverse aree viticole italiane. Oggi la sua coltivazione è limitata quasi esclusivamente alla provincia di Oristano, dove tecniche particolari di vinificazione e affinamento lo rendono un vino di grande complessità e longevità. Le botti di rovere o castagno in cui viene custodito vengono lasciate scolme, in modo che la presenza di ossigeno favorisca lo sviluppo di particolari lieviti durante la maturazione, capaci di formare un caratteristico velo denominato “flor”, che contribuisce a sviluppare il tipico aroma del vino. La vernaccia di Oristano si presenta nella versione secca, non rinforzata (usata anche come vino da pasto), oppure nella versione liquorosa. È un vino dal colore giallo scuro o ambrato, soprattutto per le versioni che hanno subito un lungo affinamento, e il suo profilo olfattivo è molto complesso e ricco, dominato da note di mandorla amara e arricchito da sentori di frutta candita, miele, vaniglia. Oltre alla DOC vernaccia di Oristano, prima Denominazione riconosciuta in Sardegna nel 1971, da questo tipico vitigno, si ottiene anche un vino bianco giovane che viene commercializzato come IGT “Valle del Tirso”.
La vernaccia è un vitigno di antichissime origini: importanti reperti archeologici provenienti da Tharros (nei pressi dell’odierna Cabras, Oristano) lasciano presumere che venisse coltivato già in epoca fenicia. C’è chi ritiene che si tratti addirittura di un vitigno autoctono, dato che il suo nome deriva dal latino vernaculus, domestico, e indica, dunque, un’uva tipica del luogo. Questo spiegherebbe inoltre la presenza di altre “vernacce”, del tutto dissimili da quella sarda, in diverse aree viticole italiane. Oggi la sua coltivazione è limitata quasi esclusivamente alla provincia di Oristano, dove tecniche particolari di vinificazione e affinamento lo rendono un vino di grande complessità e longevità. Le botti di rovere o castagno in cui viene custodito vengono lasciate scolme, in modo che la presenza di ossigeno favorisca lo sviluppo di particolari lieviti durante la maturazione, capaci di formare un caratteristico velo denominato “flor”, che contribuisce a sviluppare il tipico aroma del vino. La vernaccia di Oristano si presenta nella versione secca, non rinforzata (usata anche come vino da pasto), oppure nella versione liquorosa. È un vino dal colore giallo scuro o ambrato, soprattutto per le versioni che hanno subito un lungo affinamento, e il suo profilo olfattivo è molto complesso e ricco, dominato da note di mandorla amara e arricchito da sentori di frutta candita, miele, vaniglia. Oltre alla DOC vernaccia di Oristano, prima Denominazione riconosciuta in Sardegna nel 1971, da questo tipico vitigno, si ottiene anche un vino bianco giovane che viene commercializzato come IGT “Valle del Tirso”.
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