Una miriade di colori ieri mattina ha deliziato le migliaia di presenti alla sfilata in onore di Sant’Antioco, il Santo venuto dal mare.
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Una miriade di colori quella che domenica 30 aprile ha deliziato le migliaia di presenti alla sfilata in onore di Sant’Antioco, il Santo venuto dal mare.
Tanti giovani e numerosi bambini che, con indosso il costume sardo, hanno sposato usi e tradizioni del loro paese.
64 i gruppi presenti con melodie e musiche della nostra Sardegna… balli e canti, come quello del “Trallalera” intonato da un gruppo e cantato poi dal pubblico nei suoi famosissimi ritornelli.
I raggi del sole non si sono risparmiati ed hanno giocato allegramente facendo brillare i ricami sugli scialli e sugli abiti femminili, nonché sui gioielli e sugli arazzi che sfoggiavano il nome del gruppo.
Il vento di contro, delicato ma a volte impertinente ha fatto svolazzare gonne e fazzoletti mentre tutti i presenti venivano rapiti dall’eleganza e dalla fierezza che si poteva leggere nel portamento e negli sguardi di tutti figuranti.
Il popolo sardo era tutto lì, rappresentato nella storia dei tempi: la forza e la femminilità della donna che, ora porta la legna… ora porta i cesti col pane, con la frutta, con la verdura, con le spighe di grano, che culla un bambino, che abbraccia il suo uomo, lo sguardo lontano che punta al futuro.
E poi loro, gli uomini sardi… i visi con rughe che raccontano tanto, la barba, i sorrisi, le mani che stringon bastoni importanti, che tengon bisacce o grandi stendardi.
Magia d’altri tempi al suono dei campanacci dei mitici Mamutzones di Gonnosfanadiga, quella poi che improvvisamente ha invaso le strade del percorso della sfilata, le tipiche maschere del carnevale popolare di Sardegna non hanno certo faticato ad attirare l’attenzione del pubblico, concedendosi con piacere per foto, video ed ormai immancabili selfie.
Cavalieri e dame hanno concluso la splendida sfilata che ha scritto un’altra pagina della storia di Sant’Antioco, pagina di tradizione che racconta di radici ben salde, legate al passato da far conoscere per poi ricordare e mai dimenticare.
Una terra che racconta la nostra, una terra che ha bisogno di essere ascoltata, una terra che narra di un popolo che soffre…
Gente che affronta il futuro a muso duro… che si spende in cultura, turismo e folklore e nei giovani investe il proprio domani.
Nadia Pische
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