I Riformatori sardi sollecitano un dibattito sulla Sanità nell’Aula del Consiglio regionale.
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I Riformatori sardi tornano all’attacco della Giunta regionale sulla gestione della Sanità pubblica. «Il sistema sanitario isolano è sempre più malato, a oltre cinque mesi di distanza dall’istituzione dell’Ats nulla è cambiato, i costi sono aumentati e i servizi ridotti. E’ ora che la Giunta riferisca in Consiglio. In mattinata abbiamo presentato una mozione – annuncia il consigliere regionale Michele Cossa – chiediamo a Pigliaru di riferire in Aula sulla situazione del sistema sanitario e sugli interventi necessari per invertire la rotta».
«I dati sono catastrofici – aggiunge il coordinatore regionale Pietrino Fois – la sanità oggi si regge grazie alla dedizione di medici e infermieri. Si vive alla giornata senza programmazione e indirizzo». «Ciò che spaventa è l’immobilismo della Giunta – sottolinea il consigliere Luigi Crisponi – il sistema è in difficoltà e non si riesce a individuare la terapia per curarlo. Non si riesce a intervenire nemmeno su questioni specifiche. Nel 2014 il Consiglio ha approvato una legge sull’endometriosi per garantire cure ed esenzioni dai farmaci alle donne colpite dalla malattia. Ad oggi l’assessorato non è riuscito ad approvare le linee guida.»
«La Giunta oltre al peccato originale di considerare troppo esosa la spesa sanitaria, commette anche i peccati di gola, accidia ed ignavia – dice Franco Meloni – si pensava di risolvere tutto con l’istituzione dell’Ats, passaggio da noi stessi auspicato per la centralizzazione degli acquisti e la gestione del personale, ma la realtà è ben diversa. Oggi si pensa a distribuire direzioni generali e di servizio (gola); si trascurano i servizi territoriali con situazioni al di sotto degli standard di un paese civile come in Gallura (ignavia); si riducono i posti letto in alcuni territori senza pensare a servizi alternativi (accidia).»
Secondo Franco Meloni, il costo complessivo della sanità è commisurato alle esigenze geografiche e di distribuzione della popolazione sarda: «3,2 miliardi non sono troppi – afferma Franco Meloni – è vero che si potrebbe rimediare ad alcuni sprechi ma non si può paragonare il sistema sardo a quello delle altre regioni come la Lombardia e l’Emilia dove gli ospedali servono grossi bacini d’utenza a costi inferiori. I soldi vanno spesi bene, garantendo servizi e prestazioni di qualità ».
Sotto la lente d’ingrandimento dei Riformatori sardi, l’iter della riforma della rete ospedaliera. «Serve un pronunciamento del Consiglio senza il quale ogni atto è illegittimo, la riforma è bloccata per le divisioni interne alla maggioranza e per le critiche dell’opposizione – ricorda Franco Meloni – in questi mesi abbiamo assistito allo spostamento e alla chiusura di numerosi servizi. Chi lo ha deciso? La struttura dell’Areu potrebbe funzionare ma nei fatti è ancora un oggetto misterioso. Ancora non è stato nominato il direttore, nella migliore delle ipotesi ci vorrà almeno un altro anno e mezzo perché entri a pieno regime».
Non meno critico il giudizio sul Mater di Olbia: «Non capiamo ancora perché si è scelto di affidarsi alla Fondazione del Qatar invece di ricorrere a una gara internazionale – ha detto Franco Meloni – l’ospedale doveva aprire nel 2016 ma, salvo ulteriori sorprese, aprirà a fine 2018».
Una situazione complessiva disastrosa, secondo i Riformatori sardi, un quadro allarmante che impone un dibattito in Aula. «Il Consiglio regionale ha il dovere di affrontare il tema – conclude il capogruppo Attilio Dedoni – c’è necessità di un ampio dibattito. L’Assemblea deve inoltre pronunciarsi sul futuro della Commissione d’inchiesta sui costi della sanità da me presieduta. La politica ha il dovere di dire se deve continuare la sua indagine o se invece deve fermarsi».
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