16 November, 2024
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Il gestore unico: «I risultati di Goletta Verde e Legambiente sulla qualità delle acque certificano l’impegno di Abbanoa nel preservare l’ambiente dei litorali sardi».

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Abbanoa esprime soddisfazione per i risultati di Goletta Verde e Legambiente sulla qualità delle acque presenntati stamane ad Alghero, che «certificano l’impegno di Abbanoa nel preservare l’ambiente dei litorali sardi».

«Sono quasi 350 – si legge in una nota del gestore unico – gli impianti di depurazione che, grazie al lavoro di quattrocento operatori, garantiscono ogni giorno la qualità delle acque scaricate in mare. La stragrande maggioranza dei litorali sardi gode di ottima salute. In tutta l’Isola solo 5 punti sono risultati “critici”, ma nessuno di questi fa riferimento all’attività di Abbanoa. A finire nel mirino sono località non servite dal Gestore (come nel caso del riu Mannu a Portixeddu a Fluminimaggiore o Rio Modolo – Comuni non gestiti), dove sono presenti sistemi autonomi di smaltimento dei reflui (Rio Cuggiani a San Pietro a Mare di Valledoria), oppure zone urbane dove sono presenti scarichi abusivi nelle reti delle acque piovane (San Giovanni ad Alghero e Rio Fodeddu a Tortolì).»

«Nel campo della depurazione è forte l’impegno di Abbanoa che ha messo in campo ben 14 maxi-appalti per un valore di 50 milioni di euro destinati a realizzare opere strategiche proprio nel settore fognario-depurativo: riguardano nuovi depuratori e collettori fognari. Grande attenzione è stata riservata anche all’attivazione di sistemi di riuso dei reflui depurati in campo agricolo: ne è un esempio l’accordo con il Consorzio di bonifica della Nurra che mette a disposizione delle coltivazioni ben sette milioni di metri cubi d’acqua depurata all’anno dall’impianto San Marco ad Alghero – si legge ancora nella nota di Abbanoa -. E’ stata inarrestabile la lotta agli scarichi abusivi, anche in riferimento alle attività produttive. Dal 2010 Abbanoa ha censito 6.266 attività produttive; eseguito 2.986 ispezioni;  effettuato 546 controlli sulla qualità dei reflui e presentato 754 denunce, 41 delle quali hanno riguardato l’ultimo anno. Infatti un’importante criticità che Abbanoa sta affrontando con forza è costituita dalla presenza di eccessivi scarichi produttivi che, non rispettando le norme di riferimento, sono causa di disservizi a scapito dell’intera collettività. L’azione di verifica e denuncia, con messa in mora dei soggetti interessati è continua e portata avanti per garantire la piena funzionalità dei depuratori a servizio dell’intera collettività.»

«Anche quest’anno Abbanoa ha dovuto far fronte a una vera emergenza: nei depuratori sono finiti dagli scarti di macellazione ai residui della lavorazione delle olive o della vinificazione, mentre nelle zone a più alta produzione di prodotti caseari (autorizzati all’esercizio e non) i danni maggiori sono stati causati dalle rimanenze liquide oleose del processo di trasformazione del latte. A questi si sommano gli scarichi di oli minerali (oli di macchina) o gli idrocarburi liberamente rilasciati nelle fognature (relativi per esempio ai lavaggi delle cisterne dei condomini) oppure, ancora, i residui di vernici (carrozzerie). Tutti inquinanti che impattano sul normale funzionamento degli impianti di depurazione. Nella “migliore” delle ipotesi creano un sovraccarico degli impianti, nei casi più frequenti  possono essere addirittura inibitori del processo depurativo.

Oltre ai consueti stabilimenti industriali (industrie chimiche, meccaniche, alimentari, ecc.), devono però essere autorizzati i reflui provenienti da alberghi, ristoranti, lavanderie a secco, autofficine, cliniche mediche, stazioni di servizio, come pure da attività altamente inquinanti come caseifici, oleifici, mattatoi e cantine vinicole che con i loro scarichi incontrollati compromettono il funzionamento degli impianti di depurazione. In base alla tipologia di attività, le aziende sono obbligate a installare alcuni strumenti di pretrattamento nei propri scarichi, come degrassatori o disoleatori. Grassi e oli esausti in massicce quantità hanno effetti devastanti sui depuratori e il rischio per l’ambiente è altissimo. Non a caso – conclude la nota di Abbanoa – la legge ha previsto sanzioni penali (chi ha sistemi differenti di raccolta degli inquinanti come vasche asettiche o trucciolato assorbente è comunque tenuto a comunicarlo).»

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