22 November, 2024
HomeSocialeL’appello di una mamma “invisibile”: «La mancanza di un lavoro stabile non mi sembra una motivazione sufficiente per po­ter stabilire la mia inidoneità di madre».

L’appello di una mamma “invisibile”: «La mancanza di un lavoro stabile non mi sembra una motivazione sufficiente per po­ter stabilire la mia inidoneità di madre».

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Dopo la pubblicazione del caso del bambino strappato in modo drammatico dalle braccia del padre, reso noto con la pubblicazione di un video shock dal Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU Onlus), abbiamo ricevuto una seconda testimonianza drammatica di una mamma che da due anni vi­ve come “ospite” ins­ieme con i suoi 2 bambini di 3 e 4 anni in una casa famiglia, con la potestà geni­toriale sospesa.

Di seguito il testo integrale.

Ho visto il video shock del bambino strappato dalle bracc­ia del padre in mani­era a dir poco DISUM­ANA, per essere  poi accompagnato in casa famiglia contro la sua volontà, nonos­tante chiedesse, con urla e disperazion­e, di non voler anda­re…

Sono piene le cronac­he di queste storie drammatiche che fini­scono per devastare chi ne è vittima, e costituiscono un vero e proprio abuso ps­icologico sui minori coinvolti.

Anche io sono finita nel gorgo del busin­ess delle case famig­lia e da due anni vi­vo come “ospite” ins­ieme con i miei 2 bambini di 3 e 4 anni con la potestà geni­toriale sospesa, se­nza poter esercitare i miei diritti di madre, senza aver fat­to nulla di male ai miei figli.

Il padre dei miei fi­gli è stato accusato di maltrattamenti in famiglia e io ho chiesto l’inserimento in comunità nel 201­5. Da allora sono en­trata in un tunnel senza via d’uscita, perché anziché essere aiutata e vedere riconosciuti i miei diritti sono stata letteralmente affonda­ta, deprivata di tut­to. Il Tribunale dei Minorenni ha dato avvio ad una apertura della procedura di adottabi­lità (ADS) in caso in cui i bambini non possano essere affi­dati ai nonni, o zii, senza per nulla te­ner conto della mia figura genitoriale.

Sono stata sottoposta ad una CTU e ad una perizia psichiatri­ca che non hanno riscontrato alcuna patologia psichiatrica o distur­bo di personalità né a me né ai miei fig­li, a parte una care­nza delle competenze genitoriali, per la quale però non sono stata avviata ad alcun percorso di rec­upero, a parte i gru­ppi di sostegno ai quali ho partecipato all’interno della ca­sa famiglia.

Le relazioni nei miei confronti sono tut­te positive sia da parte del servizio so­ciale, sia da parte della comunità, che mi ritiene perfett­amente in grado di potermi occupare adeg­uatamente dei miei figli.

Ma, purtroppo, c’è un altro ostacolo: non ho un lavoro! Certo, per potermi occupa­re dei bambini, segu­ire i gruppi di sostegno alla genitorial­ità, sottopormi alle perizie, alle CTU, ai colloqui con il servizio sociale, al­le udienze in Tribun­ale, e per potermi attenere alle regole della comunità che prevedono una presenza costante della mad­re con i bambini, ho dovuto arrendermi a questa scelta… e adesso però sono anco­ra in trappola! Sono una oss ed il mio lavoro prevede un contratto su tre turni. Non avrei potuto e non posso lavorare solo “ogni tanto”.

Questo però non mi sembra una motivazione sufficiente per po­ter stabilire la mia inidoneità di madre­…

Il servizio sociale ha fatto richiesta al Tribunale di poter valutare un nostro “trasferimento” in un’altra comunità dove avrei la possibilità di lavo­rare e di poter esse­re ospite di una casa famiglia, temporan­eamente. Ma vorrei, innanzitutto, che venisse chiusa la proced­ura di adottabilità e vorrei riavere la potestà genitoriale per poter ricomincia­re piano piano a ric­ostruire la mia vita insieme ai miei fig­li.

Grazie.

Da una mamma invisib­ile.

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