17 July, 2024
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Dopo la pubblicazione del caso del bambino strappato in modo drammatico dalle braccia del padre, reso noto con la pubblicazione di un video shock dal Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU Onlus), abbiamo ricevuto una seconda testimonianza drammatica di una mamma che da due anni vi­ve come “ospite” ins­ieme con i suoi 2 bambini di 3 e 4 anni in una casa famiglia, con la potestà geni­toriale sospesa.

Di seguito il testo integrale.

Ho visto il video shock del bambino strappato dalle bracc­ia del padre in mani­era a dir poco DISUM­ANA, per essere  poi accompagnato in casa famiglia contro la sua volontà, nonos­tante chiedesse, con urla e disperazion­e, di non voler anda­re…

Sono piene le cronac­he di queste storie drammatiche che fini­scono per devastare chi ne è vittima, e costituiscono un vero e proprio abuso ps­icologico sui minori coinvolti.

Anche io sono finita nel gorgo del busin­ess delle case famig­lia e da due anni vi­vo come “ospite” ins­ieme con i miei 2 bambini di 3 e 4 anni con la potestà geni­toriale sospesa, se­nza poter esercitare i miei diritti di madre, senza aver fat­to nulla di male ai miei figli.

Il padre dei miei fi­gli è stato accusato di maltrattamenti in famiglia e io ho chiesto l’inserimento in comunità nel 201­5. Da allora sono en­trata in un tunnel senza via d’uscita, perché anziché essere aiutata e vedere riconosciuti i miei diritti sono stata letteralmente affonda­ta, deprivata di tut­to. Il Tribunale dei Minorenni ha dato avvio ad una apertura della procedura di adottabi­lità (ADS) in caso in cui i bambini non possano essere affi­dati ai nonni, o zii, senza per nulla te­ner conto della mia figura genitoriale.

Sono stata sottoposta ad una CTU e ad una perizia psichiatri­ca che non hanno riscontrato alcuna patologia psichiatrica o distur­bo di personalità né a me né ai miei fig­li, a parte una care­nza delle competenze genitoriali, per la quale però non sono stata avviata ad alcun percorso di rec­upero, a parte i gru­ppi di sostegno ai quali ho partecipato all’interno della ca­sa famiglia.

Le relazioni nei miei confronti sono tut­te positive sia da parte del servizio so­ciale, sia da parte della comunità, che mi ritiene perfett­amente in grado di potermi occupare adeg­uatamente dei miei figli.

Ma, purtroppo, c’è un altro ostacolo: non ho un lavoro! Certo, per potermi occupa­re dei bambini, segu­ire i gruppi di sostegno alla genitorial­ità, sottopormi alle perizie, alle CTU, ai colloqui con il servizio sociale, al­le udienze in Tribun­ale, e per potermi attenere alle regole della comunità che prevedono una presenza costante della mad­re con i bambini, ho dovuto arrendermi a questa scelta… e adesso però sono anco­ra in trappola! Sono una oss ed il mio lavoro prevede un contratto su tre turni. Non avrei potuto e non posso lavorare solo “ogni tanto”.

Questo però non mi sembra una motivazione sufficiente per po­ter stabilire la mia inidoneità di madre­…

Il servizio sociale ha fatto richiesta al Tribunale di poter valutare un nostro “trasferimento” in un’altra comunità dove avrei la possibilità di lavo­rare e di poter esse­re ospite di una casa famiglia, temporan­eamente. Ma vorrei, innanzitutto, che venisse chiusa la proced­ura di adottabilità e vorrei riavere la potestà genitoriale per poter ricomincia­re piano piano a ric­ostruire la mia vita insieme ai miei fig­li.

Grazie.

Da una mamma invisib­ile.

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Il caso del bambino strappato in modo drammatico dalle braccia del padre, reso noto con la pubblicazione di un video shock dal Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU Onlus), ha avuto una vasta eco e sta facendo emergere tante situazioni analoghe che coinvolgono minori. Ieri abbiamo ricevuto due testimonianze drammatiche da mamme che vivono vicende analoghe nei rapporti con i figli.

Di seguito pubblichiamo la prima.

Gentile Direttore,

Ho visto il video shock del bambino strappato all’affetto del padre e della nonna.

Anche nel mio caso, mia figlia è stata strappata da me in base alla perizia eseguita dalla dott.ssa specializzata in neuropsichiatria nell’anno 2014, senza che io abbia mai fatto maltrattamenti.

In base alla perizia, è risultato che il rapporto mio e di mia figlia è simbiotico e che la stavo condizionando, che siamo troppo unite.

Nella perizia ha chiesto di separarci e di allontanare mia figlia, perché secondo la relazione stavo ostacolando e danneggiando la crescita di mia figlia.

Mia figlia è stata messa in comunità contro la sua volontà e la mia, a tal punto che mi ha chiesto aiuto piangendo in ginocchio, supplicandomi di non lasciarla con loro.

L’ho cresciuta nel miglior modo possibile: educandola e insegnandole i principi sani, l’ho seguita nell’istruzione, nello sport, nella salute, è sempre libera di poter vedere il padre, le ho lasciato il suo spazio per quanto riguardava la socializzazione.

Comunicavamo sempre, il nostro rapporto era sincero, basato sul rispetto reciproco.

Adesso mi ritrovo a non vederla, a non poter comunicare con lei in nessun modo.

Io mi sento distrutta, nonostante tento di poter avere gli incontri non ho nessuna risposta positiva, il tempo passa, questa è una enorme sofferenza traumatica per mia figlia e per me.

Desidero solo, come lo desiderava mia figlia, di riavere la libertà, di vivere la sua vita di adolescente come tutti i ragazzi e io di abbracciarla con tutto l’amore che provo per lei.

Lettera firmata di una mamma sarda

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Si è svolto a Cagliari, nella sede dell’assessorato degli Affari Generali, l’incontro tra gli assessori dell’Agricoltura Pierluigi Caria e del Personale Filippo Spanu ed i rappresentanti sindacali dei 280 lavoratori dell’Associazione Regionale Allevatori.
Si è discusso delle questioni che riguardano l’attività di tecnici, agronomi e veterinari che operano nel contesto agricolo e zootecnico, garantendo servizi pubblici, sulla base di una convenzione tra l’Agenzia Laore e l’Aras.
L’assessore Caria ha ricordato la decisione della Giunta Pigliaru «di prevedere tempi più lunghi per l’operatività della convenzione che avrà termine nel 2020 mentre nel recente passato veniva rinnovata ogni anno».
«Siamo pienamente disponibili al confronto e valutare tutte le possibili soluzioni – ha detto Filippo Spanu -. Ma riteniamo sia prioritario rafforzare e migliorare l’attuale sistema e proiettarci nel periodo successivo al 2020 per dare una prospettiva di maggiore stabilità ai lavoratori.»
L’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, nel ribadire l’esistenza all’interno dell’Associazione di professionalità qualificate, ha spiegato che «la Giunta vuole affidare a chi lavora nell’Aras le funzioni storiche nell’ambito dell’assistenza tecnica a favore del mondo delle campagne. Vogliamo recuperare questi compiti per valorizzare il ruolo e i compiti dei lavoratori.» 
Nel corso della riunione è stato affrontato anche il tema della procedura concorsuale prevista dalla legge del 2009 che però, per effetto dei vincoli imposti dalle norme nazionali, consentirebbe l’ingresso nella pubblica amministrazione regionale, di un numero molto ristretto di persone.

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L’Agenzia regionale per la ricerca in agricoltura (Agris) ha indetto una selezione pubblica per il conferimento di una borsa di studio per laureati dal titolo: “Attività raccolta dati in tema di pesca e acquacoltura”.
Le richieste dovranno pervenire entro le ore 13.00 del 19 giugno 2017 attraverso una delle seguenti modalità:
– tramite raccomandata A/R all’Agenzia Agris Sardegna – Servizio Ricerca per i Prodotti Ittici, località Bonassai, SS 291, km. 18,6, 07100 Sassari;
– a mano presso l’Ufficio protocollo dell’Agris di Sassari, località Bonassai, SS. 291, km. 18,6 (dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 13.00);
– tramite posta elettronica certificata all’indirizzo: protocollo@pec.agrisricerca.it .

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Secondo e ultimo incontro, ieri in viale Trento a Cagliari, tra Regione e imprese sui temi dell’export, grazie all’evento organizzato dall’assessorato dell’Industria per fare il punto sulle numerose iniziative legate al Programma Triennale di Internazionalizzazione varato due anni fa con una dotazione finanziaria di 16 milioni di euro. L’incontro precedente si era svolto la settimana scorsa a Sassari.

All’evento di ieri hanno partecipato rappresentanti di un centinaio di imprese e i delegati nazionali di ICE Agenzia. Nell’introdurre i lavori, il Capo di gabinetto dell’assessorato dell’Industria, Simone Atzeni, dopo aver portato i saluti dell’assessora Maria Grazia Piras ha ricordato le diverse tappe che in questi ultimi due anni hanno segnato il percorso del Programma di Internazionalizzazione: dai bandi all’Export Lab, dai Forum tematici ai seminari tecnico-formativi.

«Siamo enormemente soddisfatti dei risultati raggiunti – ha detto Maria Grazia Piras -. Sta finendo la prima stagione del Programma, una stagione importante, segnata dai bandi da 12 milioni di euro destinati alle imprese in forma singola e associata e alle associazioni di categoria. La risposta delle aziende coinvolte è stata superiore alle nostre aspettative, segno che il tessuto imprenditoriale della Sardegna, in particolare nei settori dell’agroalimentare e dell’ICT, è vivace e pronto a raccogliere la sfida dei mercati esteri. Il nostro compito è quello di accompagnare le imprese in questa sfida. È il motivo per cui l’assessora Piras ha fortemente voluto la delibera con la quale la Giunta ha deciso di stanziare ulteriori risorse, pari a 6 milioni di euro, per nuovi bandi che partiranno nel prossimo autunno, mentre altri 1,5 milioni di euro sono previsti per la seconda fase dell’Export Lab destinato alla formazione di export manager.»

Alla prima fase dei bandi hanno partecipato complessivamente 204 imprese in forma singola e associata che adesso stanno avviando i Piani export all’estero. Per quanto riguarda l’Export Lab, il percorso formativo si è concluso di recente ed è stato intrapreso da 44 imprese isolane, 24 della provincia di Cagliari e 20 della provincia di Sassari. Agli altri seminari tecnico-formativi – organizzati tra il 2016 e il 2017 – hanno partecipato invece 412 imprese. Nel corso dell’incontro, che è stato un’occasione ulteriore per raccogliere suggerimenti e proposte avanzate dalle aziende in vista della pubblicazione dei nuovi bandi, sono stati consegnati gli attestati di partecipazione ai rappresentanti delle imprese che hanno aderito all’Export Lab.

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Ieri, il papà del bambino strappato in modo drammatico dalle sue braccia, ha chiesto formalmente al Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU Onlus) di aiutarlo nella ricerca di un accordo con la mamma. Pochi giorni fa gli avvocati del padre, Claudia Mariani e Regina Proietti del foro di Roma, hanno inviato una richiesta formale alla mamma, al fine di trovare un accordo per il bene del bambino. Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU Onlus) si è dichiarato disponibile a favorire una mediazione volta a garantire il diritto del bambino a una vita normale.

«Saremmo lieti di portare il nostro contributo, per aiutare questa famiglia a trovare una soluzione amichevole: non lo facciamo spesso, perché la nostra mission sociale è esclusivamente quella di denunciare i crimini nel campo della salute mentale per ottenere una riforma che garantisca i diritti umani delle persone e dei bambini, ma in questo caso lo faremmo volentieri; come l’abbiamo fatto per un ragazzo di Trento, anche lui portato via con la forza. Se i genitori lo vorranno, li aiuteremo anche a preparare una denuncia contro chi ha violato così pesantemente i diritti del loro ragazzo.

Il trauma al bambino poteva e doveva essere evitato. Per strapparlo alla famiglia sono intervenute circa dieci persone tra operatori, vigili, agenti e assistenti sociali, mentre l’arresto di Totò Riina è stato eseguito da quattro carabinieri. Nessuna di queste persone si è opposta a questa violenza, nessuno ha cercato di ristabilire un po’ di umano buon senso. L’annullamento del buon senso e dei sentimenti, in favore di fredde teorie pseudo-umanistiche, non è una novità. Hannah Arendt, dopo avere assistito a un processo contro un gerarca nazista, ha scritto “La banalità del male” – un best seller che ben spiega come un essere umano normale, che vive una vita normale in una famiglia normale coltivando interessi normali, possa essere indottrinato al punto di diventare il distaccato esecutore di crimini orribili. Senza voler paragonare la violenza evidenziata da questo video con l’atrocità dell’Olocausto, evidenziamo la presenza di un comune denominatore: l’ideologia psichiatrica che de-umanizza l’uomo e lo riduce a oggetto, su cui un funzionario statale abbia il diritto d’intervenire contro la volontà del diretto interessato, così come non si chiede permesso a un’automobile prima di ripararla.»

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Dal 13 al 19 novembre 2017, Carbonia ospiterà “SulciScienza-Idee per la Cultura, per la Società, per la Scienza”, evento culturale organizzato da Unisulky, Università Popolare del Sulcis.

SulcisScienza è un evento che ha lo scopo di divulgare ed aggiornare il pubblico sulle conoscenze scientifiche in termini comprensibili anche ai non specialisti, con particolare attenzione per le scuole di ogni ordine e grado. E’ un evento multiforme, una grande kermesse con convegni, workshop, attività per adulti e bambini, stand per le aziende, summer school, laboratori per i giovani, dedicato al progetto di costituzione di un Polo Scientifico e Culturale, che possa avere in futuro anche un impatto positivo sulle dinamiche di sviluppo del territorio.

“SulciScienza-Idee per la Cultura, per la Società, per la Scienza” si propone di contribuire a costruire una coscienza scientifica collettiva. Una conoscenza condivisa indispensabile a ogni cittadino per essere compartecipe, critico e propositivo, del progresso scientifico e tecnologico. Un progresso che è al contempo patrimonio culturale dell’umanità e terreno privilegiato nella competizione economica contemporanea.
“SulciScienza” è un format che dovrà avere nel pubblico il principale protagonista. Chi ascolterà potrà chiedere. Chi guarderà potrà intervenire. Ma, soprattutto, tutti saranno chiamati a fare qualcosa che si imparerà, qualcosa che resterà per sempre parte della propria cultura. È così che dovrà essere“SulciScienza”, articolandosi lungo tutta una settimana e coinvolgendo anche alcune altre località del Sulcis che verranno trasformate in altrettanti piccoli “Science Center”.

Il Festival vuole essere l’occasione per meglio conoscere la scienza e il pubblico verrà incontrato avvicinando la scienza all’interesse delle persone attraverso conferenze, incontri, laboratori, spettacoli, animazioni e concerti. Sette giorni di appuntamenti con la fisica, la chimica, le scienze naturali, la matematica, l’ambiente, le neuroscienze e l’immunologia, l’architettura, l’arte, la musica, con una ricca varietà di linguaggi e di attività per coinvolgere grandi e piccini, scuole e famiglie, ricercatori e semplici cittadini.

Unisulky, che cura l’organizzazione del Festival, è una associazione nata nel 2012, che via via ha ottenuto la collaborazione di un gruppo sempre più numeroso di professionisti e di ricercatori provenienti da background culturali distanti e differenti. L’esigenza comune è quella di raccontare il progresso culturale nel suo complesso e l’impatto sociale ed economico che può derivarne, rendendo maggiormente fruibile il pensiero, la cultura e la conoscenza generata dagli studiosi di ogni campo del sapere.
Il Format “SulciScienza” (Idee per la cultura, per la società, per l’ambiente) si propone come uno strumento che consentirà a tanti ricercatori e docenti del nostro Ateneo di aprirsi al territorio, per dialogare con studenti e studentesse in una grande operazione di divulgazione scientifica, valida anche come primo approccio di tanti ragazzi e ragazze alle aule universitarie. E quando l’Università incontra la scuola i frutti sono sempre ottimi.
«Come associazione – spiega Nino Dejosso, direttore scientifico di Unisulky – siamo spinti dal desiderio di trasmettere la conoscenza scientifica e l’innovazione tecnologica alle le nuove generazioni con un obiettivo e una visione strategica chiara: facciamo promozione della cultura e divulgazione della scienza, con l’obiettivo di fungere da volano per un nuovo modello di sviluppo economico e socioculturale del territorio del Basso Sulcis.
La forza di questo Festival vuole essere la forza della nostra Città, della sua capacità non solo di fare cultura, ma anche di proporla, di diffonderla in modo innovativo a tipologie sempre più diverse ed estese di pubblico. Il Festival vuole essere il coraggio di credere nella cultura come chiave di sviluppo della città. Ne abbiamo fatto, ne facciamo e continueremo a farne uno strumento di dialogo e di collaborazione con tutte e realtà che si occupano di cultura, con i nostri concittadini, con il nostro territorio.
Si tratta di un obiettivo ambizioso che vogliamo trasmettere a tutti perché siamo tenacemente convinti che abbiamo tutti noi bisogno di progetti e idee ambiziose per uscire dalla stagnazione in cui siamo immersi.»

«Il nostro Festival delle Scienze – conclude Nino Dejosso – sarà quindi una festa popolare della scienza, aperta e comprensibile a tutti, soprattutto a bambini e giovani, con la presenza di autorevoli protagonisti del nostro mondo accademico e di quello della ricerca, voluto e realizzato anche per far conoscere a tutti la ricchezza paesaggistica e culturale del nostro territorio, fiduciosi che tutti noi si voglia diventare protagonisti attivi, disponibili anche ad offrire il proprio tempo libero per sostenere un’idea nuova, che ci piace immaginare vincente e di grande impatto per il nostro futuro.»

 

 

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Il coordinatore regionale dell’associazione “Sardegna Pulita”, Angelo Cremone, ha presentato osservazioni all’assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente, sul “Progetto per realizzazione di Nuovo Campo Prova 140” della società RWM Italia spa.

«Con riferimento al progetto presentato dalla Società RWM Italia S.p.A., concernente l’ampliamento dell’attuale assetto dell’installazione localizzata nel territorio dei comuni di Domusnovas – Iglesias, che nello specifico si sostanzia nella realizzazione di “Nuovo Campo Prove”, destinato a Teste di Scoppio su esplosivi e manufatti di esplosivi – scrive Angelo Cremone -, visto che:

a) L’attività di cui trattasi rientra nell’ambito di quelle previste nel decreto del ministero dell’Interno 7 agosto 2012 categ.17. 1. c – “Stabilimenti ed Impianti ove si producono, impiegano o detengono sostanze esplodenti”.

b) L’installazione di cui trattasi rientra nell’ambito delle tipologie da sottoporre ad AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) – punto 4.6 dell’allegato VIII parte seconda al D.lgs 152/06 : Impianti chimici per le produzioni di esplosivi.

L’azienda RWM Italia S.p.A. di cui trattasi con determinazione n° 198 del 19/07/2012 ha acquisito l’AIA dalla società S.E.I. S.p.A..
Considerato che nell’allegato A1 lettera 6.6 della delibera DGR (Giunta regionale della Sardegna) n° 34/33 del 7 agosto 2012, si prevede che gli Impianti Chimici Integrati, ossia per la produzione su scala industriale, mediante processi di trasformazione chimica, di sostanze, in cui si trovano varie unità produttive funzionalmente connesse tra di loro per la fabbricazione di esplosivi debbano essere sottoposti alla procedura di VIA – Valutazione Impatto Ambientale -.
Tutto quanto sopra esposto, accertato che il progetto proposto dalla RWM Italia S.p.A. rappresenta un ampliamento dell’attuale assetto dell’installazione produttiva che non si limita alla realizzazione di nuove volumetrie ma bensì ad esecuzione di attività che si sostanziano nelle prove di esplosione dei materiali ivi prodotti – conclude Angelo Cremone -, è accertato che debbano essere valutati impatti derivanti non solo dalle attività in ampliamento proposta, ma di tutta l’installazione nel suo complesso.»

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Approda sui tavoli dell’assessorato regionale della Sanità e della presidenza della Giunta, la vicenda della mancata proroga del contratto per alcuni operatori socio sanitari in servizio presso l’Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari San Giovanni di Dio e in altre strutture sanitarie isolane. Il capogruppo regionale dell’Udc Gianluigi Rubiu ha presentato un’interrogazione, con accesso agli atti, per chiedere chiarimenti sulla scelta delle diverse realtà sparse in Sardegna. «Decisioni che sembrano discrezionali e non adottate con criteri oggettivi – osserva il capogruppo dell’Udc –. Si tenga conto che nei complessi sanitari si presenta una cronica carenza di personale a tutti i livelli, colmata la gran parte dal ricorso ad assunzioni temporanee. Pensiamo che debbano essere chiariti i criteri adottati per prorogare alcuni rapporti di lavoro – conclude Gianluigi Rubiu – e porre fine ad alcuni contratti in modo unilaterale e senza il rispetto delle leggi».

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Matteo Mascia (SC Monteponi) s’è aggiudicato in volata, sul traguardo di Iglesias, la prima tappa del 18° “Giro delle miniere”, scattato questa mattina dalla miniera di Monteponi. 240 gli iscritti al via della prima tappa, la “Gran Fondo delle Miniere Trofeo Parco Geominerario – Memorial Roberto Saurra”, scelta dalla Federazione Ciclistica Italiana come campionato italiano Master di specialità.

La gara si è svolta sull’ormai collaudato percorso di 142 km, con due Gran Premi della Montagna: il primo nel territorio di Arbus, in corrispondenza del Passo Genna Frongia (6,5 km di salita al 6-7% di pendenza); il secondo sul Passo Genna Bogai, poco oltre il centro abitato di Fluminimaggiore (11 km su due pendenze diverse: i primi 6 al 4% e gli ultimi 5 al 7%).

Nonostante il gran caldo, il gruppo ha marciato a medie orarie alte per i primi 10 km, presentandosi pressoché compatto all’altezza del bivio per Villacidro. Dopo di che, il Passo Genna Frongia ha iniziato a fare selezione, con 15 corridori che si sono portati al comando, staccando tutti gli altri. Il gruppetto di testa si è successivamente sfilacciato, e in testa sono rimasti in cinque: Francesco Muller (SC Monteponi), Gianluca Paoloni, Angelo Mirtelli e Cristian Mariani (Team Terenzi) e Omar Vargiu (Pulsar). I fuggitivi, raggiunti poi anche da Matteo Mascia (SC Monteponi), sono arrivati ad accumulare un vantaggio di circa 2 minuti e mezzo rispetto al resto del gruppo, perdendolo però ben presto.

Il temuto Passo Genna Bogai, come previsto, ha messo a dura prova i ciclisti e, davanti a tutti, sono rimasti Mascia, Paoloni e Lovicu (Team Demurtas Nuoro). Quest’ultimo, a 8 km dal traguardo, si è staccato lasciando via libera ai rivali. Paoloni e Mascia, dunque, si sono presentati appaiati sul rettilineo d’arrivo e ad ottenere il successo è stato l’acclamatissimo atleta di casa, grazie ad una poderosa volata. Mascia si è aggiudicato inoltre la prima maglia rossoblù nella “Categoria A”, mentre nella “Categoria B”, ad indossare lo scettro del primato è stato Alessandro Freschi (Team Ballero). Tra le donne primo posto per Michela Gorini (Team Fausto Coppi Fermignano).

Queste le nove maglie tricolori assegnate sul podio di Iglesias:

Cat. Donne – Michela Gorini (Team Fausto Coppi Fermignano)

Cat ELMT – Matteo Mascia (S.C. Monteponi)

Cat. M1 – Andrea Pillai (2000 Ricambi)

Cat. M2 – Gianluca Paoloni (Team Terenzi Green Paper)

Cat. M3 – Giovanni Battista Muretti (Cycling Team Gallura)

Cat. M4 – Massimo Costa (Mb Lazio Ecoliri)

Cat. M5 – Cristophe Nicolas Masserey (S.C. L’Oleandro Budoni)

Cat. M6 – Alberto Bigiarini (Bikeland Team Bike 2003)

Cat. M7 – Angelo Curi (Asd Il Salice)

Ordina d’arrivo 1ª tappa

1° Matteo Mascia (SC Monteponi) 3h 25m 38s (41,4 km/h di media)

2° Gianluca Paoloni (Team Terenzi Green Paper) 3h 25m 39s

3° Andrea Lovicu (Team Demurtas Nuoro) 3h 26m 57s

4° Andrea Pisanu (C.C. Antonio Manca) 3h 27m 03s

5° Andrea Pillai (2000 Ricambi)

Classifica generale “Categoria A”

1° Matteo Mascia (SC Monteponi)

2° Andrea Pisanu (CC Antonio Mascia)

3° Mirko Puglioli (In Bici Cycling Team)

Classifica generale “Categoria B”

1° Alessandro Freschi (Team Bike Ballero)

2° Simone Seguro (2000 Ricambi)

3° Stefano Ferruzzi (Team Bike Emotion)

Classifica generale donne

1ª Michela Gorini (Team Fausto Coppi Fermignano)

2ª Kersti Leeman (Team Fausto Coppi Fermignano)

Domani, sabato 3 giugno, si correrà la “2ª Coppa Città di Villamassargia – Giro del Cixerri”, con partenza ed arrivo nel centro storico di Villamassargia. L’unico strappo di giornata è previsto al km 25, con una pendenza del 4-5% e una lunghezza di 2.7 km. Per il resto dolci saliscendi fino alla Pedemontana di Domusnovas, dove alcuni strappi porteranno i ciclisti fino al centro abitato del paese. Completamente pianeggianti gli ultimi 5 km che condurranno all’arrivo di Villamassargia, passando per Musei. Lunghissimo il rettilineo finale, con gli ultimi 200 metri in leggerissima ascesa.