20 November, 2024
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Si è svolto ieri, all’Hotel Regina Margherita di Cagliari, l’evento conclusivo del progetto internazionale Jump@school.

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Si è svolto ieri, all’Hotel Regina Margherita di Cagliari, l’evento conclusivo del progetto internazionale Jump@school, promosso dalla Regione Sardegna e co-finanziato dal Programma Europeo Lifelong Learning Programme (LLP). Partito a maggio del 2014 con una selezione a livello europeo di buone prassi nel contrasto alla dispersione scolastica, il progetto triennale Jump@school ha coinvolto operativamente un consorzio di dieci partner, costituito da istituzioni pubbliche e private, provenienti da sei paesi (Italia, Austria, Germania, Polonia, Spagna e Turchia). Obiettivo di J@S era l’elaborazione di un modello di intervento di contrasto alla dispersione scolastica, la sua sperimentazione sul campo nelle scuole e la valutazione dei risultati, con l’obiettivo di trarre indicazioni da replicare nell’adozione di misure di contrasto al fenomeno dell’abbandono scolastico precoce.
«Abbiamo investito molte energie in questo progetto per approfondire le cause e i rimedi della dispersione scolastica e formativa – ha detto l’assessore della Formazione professionale Virginia Mura -. I dati Eurostat mostrano che la Sardegna già nel corso di questi anni ha ridotto di 5,5 punti percentuali il tasso di dispersione scolastica, che però purtroppo è ancora alto. Questa sperimentazione ha dimostrato che occorre intervenire non solo sulle capacità di apprendimento ma anche sulla motivazione dei ragazzi. Gli studenti a rischio, se coinvolti in un percorso personalizzato come è avvenuto con Jump@school, ritrovano fiducia e comprendono quali opportunità potranno avere nel mercato del lavoro, investendo su sé stessi. La valutazione dei risultati e le criticità riscontrate – conclude Virginia Mura – ci permetteranno adesso di attivare nuovi percorsi formativi di qualità per contribuire al contrasto degli abbandoni scolastici».
«La Giunta sin dall’inizio del suo mandato ha messo grande attenzione al tema della dispersione scolastica – dice l’assessore della Pubblica istruzione Giuseppe Dessena -. Abbiamo cercato la massima sinergia con tutti gli attori istituzionali e scolastici, per aggredire questo fenomeno, una incrostazione che è cresciuta e che fa male alla nostra società, operando sia sulle strutture scolastiche che sui programmi. Con il progetto Iscol@ la gGiunta Pigliaru ha messo in campo un investimento iniziale di 150 milioni di euro (che a conclusione sarà di 265 milioni) grazie ai quali sono stati già effettuati l’80% degli interventi programmati sulle scuole. L’altro pilastro è Tutti a iscol@, 40 milioni spesi e altrettanti che investiremo per migliorare la didattica e l’apprendimento di base e per rafforzare le competenze trasversali. Si tratta – conclude l’assessore della Pubblica istruzione – di un’azione disegnata sui bisogni di circa 45mila giovani sardi, destinatari di queste progettualità. Presto inoltre, insieme all’assessora del Lavoro, vareremo l’anagrafe studenti, uno strumento che ci permetterà il monitoraggio della vita scolastica, per capire le criticità e per aggredirle in tempo.»
La fase di sperimentazione sul campo di Jump@school ha coinvolto attivamente 480 studenti di quattro scuole, due sarde (l’lpia Ferraris di Iglesias e l’Ipsar di Tortolì) e due spagnole (due istituti di Valencia). Per i ragazzi è stato elaborato, sperimentato sul campo e poi valutato un modello di contrasto all’abbandono scolastico. Nello specifico, alla metà dei ragazzi a rischio abbandono, 240 in tutto, nell’arco di cinque mesi (dal gennaio al giugno 2016 – è stata affiancata la figura del JumpOperator: un tutor, esterno al corpo docente, che ha lavorato fianco a fianco coi ragazzi, cercando di migliorare il loro rapporto con il sistema scolastico, facendo emergere non solo le difficoltà, ma anche le aspirazioni, gli interessi e le attitudini dei giovani coinvolti. L’impatto di questa attività è stata poi misurato tanto con valutazione controfattuale che qualitativa.
Mentre la valutazione controfattuale (effettuata cioè confrontando i risultati del gruppo di studenti che ha ricevuto il trattamento e quelli di coloro non l’hanno ricevuto), a sei mesi dal termine delle attività non ha ancora rivelato differenze chiare e univoche tra i ragazzi trattati e quelli non trattati, la valutazione qualitativa ha già mostrato come i ragazzi presi in carico, guidati, affiancati dal JumpOperator abbiano ricavato vantaggi significativi. In particolare si sono accresciute la motivazione e l’autostima degli studenti a rischio, che percependosi meno “alla deriva” e più coinvolti dal percorso scolastico, si sono sentiti maggiormente protagonisti del proprio futuro. La figura del JumpOperator, dunque, si è rivelata ideale per garantire ascolto e riservatezza ai ragazzi, per assicurare sostegno e orientamento che la scuola non sempre riesce a fornire agli studenti a rischio, nei suoi approcci tradizionali.
Dal progetto sono scaturite alcune raccomandazioni che, se poste alla base delle strategie politiche, potranno contribuire a contrastare il fenomeno degli abbandoni scolastici. Anzitutto viene caldeggiata la messa in campo di una figura come il JumpOperator, da affiancare ai ragazzi a rischio. In secondo luogo viene sottolineata la necessità di effettuare un monitoraggio rigoroso dei risultati di qualsiasi politica antidispersione, per valutarne i risultati e per correggere il tiro degli interventi messi in campo, dove serve. E’ cruciale, infine, rinsaldare le connessioni con il contesto sociale dei territori in cui il ragazzo studia, rendendo stabili le collaborazioni con il tessuto economico che dovrà accoglierli una volta concluso il percorso d’istruzione e formazione.

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