15 November, 2024
HomeLavoroArtigianatoIn Sardegna sono oltre 1.200 le micro e piccole imprese attive nel tessile, abbigliamento e calzaturiero.

In Sardegna sono oltre 1.200 le micro e piccole imprese attive nel tessile, abbigliamento e calzaturiero.

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Sono 1.688 le imprese del “settore moda” che in Sardegna si occupano di tessile, abbigliamento, calzature e di altre numerose produzioni, impiegando oltre 1.800 persone. Il 71,8% della realtà produttiva sarda è rappresentato dalle imprese artigiane (1.212 attività) che offrono lavoro a 1.444 addetti.

Sono questi gli ultimi dati sul comparto moda isolano rilevati dall’Osservatorio di Confartigianato Sardegna per le MPI (fonte UnionCamere 2016-2017), che descrivono una piccola ma consolidata e vivace economia regionale che per il 23,6% si occupa della produzione di abbigliamento, per il 13,8% di quella dei filati e per il 5,6% della lavorazione della pelle. Tra gli altri settori il 20% è coperto dalla produzione di gioielli e monili mentre altre lavorazioni coprono la restante percentuale.

Anche tra gli addetti dell’artigianato, il 43% si concentra tra tessile (20,2%), abbigliamento (17,6%) e articoli in pelle (5,2%).

Tra le province, 511 imprese artigiane, operano in provincia di Cagliari, 399 in quella di Sassari, 218 a Nuoro e 84 a Oristano.

«Un settore, quello della moda, di grande eccellenza e tradizione, anche nella nostra regione – commenta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – fatto di una vasta rete di piccoli artigiani, che dal disegno al taglio realizzano capi e oggetti uniciLa sartoria artigianale nonostante, o forse grazie alla crisi, è un settore ancora vivace – aggiunge Antonio Matzutzi – e il sarto-sarta è una professione “a tutto tondo” riscoperta da giovani e meno giovani che voglio distinguersi. Il segnale più incoraggiante sul risveglio del settore è che il 17% delle imprese sono imprese giovani con titolari sotto i 35 anni. Un bel risultato visto che solo qualche anno fa una delle maggiori difficoltà era proprio il ricambio generazionaleLa ricetta vincente – conclude il presidente Matzutzi – è, dunque, presentarsi sul mercato con creatività e qualità. Lo spazio c’è. Oggi sappiamo che tra le professioni più richieste ci sono quelle di sarta modellista, professionalità importante in cui la disponibilità è ancora superiore all’offerta

Nel 2016 le esportazioni sarde del settore moda sono cresciute del 21,3% vendendo i prodotti fuori Italia per 25,4 milioni di euro. Il 78,8% delle esportazioni del settore sono riconducibili al comparto tessile-abbigliamento-calzaturiero con 9 milioni per gli articoli in pelle, 6 per l’abbigliamento, 5 milioni per il tessile. Ben 4 sono andati all’occhialeria e 1 alla gioielleria, settori cresciuti ognuno del 100%.

L’analisi sulla dinamica dell’export per provincia dice come tra le 8 province sarde le esportazioni si concentrino principalmente a Cagliari (56,3), seguita da Olbia-Tempio (23,6%). Tra le province dell’isola con oltre l’1% delle esportazioni del settore, 3 registrano un aumento dell’export superiore alla media (+21,3%): primeggia Oristano (+436,6%), Carbonia Iglesias (+179,8%) e Sassari (+43,5%).

Nel 2016 i primi 10 mercati – per quota dell’export – che rappresentano complessivamente il 70% dell’export di tessuti, abbigliamento, articoli in pelle, calzature, gioielli e occhiali made in Sardegna, sono: Tunisia (12,3%), Francia (12,0%), Germania (11,0%), Hong Kong (6,4%), Regno Unito (5,7%), Stati Uniti (5,5%), Russia (4,8%), Paesi Bassi (4,6%), Svizzera (4,5%) e Cina (3,2%). Considerati questi 10 principali mercati di sbocco dell’export di questi prodotti osserviamo come nel corso del 2016 la crescita delle vendite oltre confine è positivamente influenzata dall’incremento delle esportazioni verso Tunisia, Cina e Svizzera dove si registrano aumenti a tre cifre; seguono con aumenti meno intensi ma sopra la media Regno Unito (+80,7%), Hong Kong (+25,2%), Francia (+15,7%), Stati Uniti (+14,5%), Russia (+8,7%) e Paesi Bassi (+4,9%). Un rallentamento delle esportazioni dei prodotti in esame lo registriamo in Germania che mostra un calo del -3%.

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