24 November, 2024
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Sono 9 i buyer che da Polonia, Croazia ed Ungheria domani, lunedì 17 luglio, arriveranno in Sardegna per conoscere e comprare i prodotti agroalimentari di 20 imprese sarde produttrici di pane, pasta, riso, formaggio, salumi, olio, bottarga, vino, birra, distillati, dolci e snack, durante 10 ore di incontri e 94 contrattazioni business-to-business.

L’incoming con gli importatori, distributori, titolari di supermercati e ristoratori dell’est Europa, che si svolgerà a Cagliari, con inizio alle 9.20, presso il Caesar’s Hotel, è organizzato da Confartigianato Imprese Sardegna, in collaborazione con l’ICE-Istituto per il commercio estero. Il tutto verrà supportato dagli interpreti, seguito dai funzionari dell’ICE ed esaminato da un giornalista croato, specializzato in recensioni di prodotti e territori di qualità, che visiterà anche Cagliari.

All’apertura dei lavori, alle 9.00, parteciperà l’assessore regionale degli Affari generali, Filippo Spanu ed il presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Antonio Matzutzi. Atteso anche il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda.

La Polonia è il sesto partner commerciale dell’Italia; la quota export del nostro Pese è cresciuta del 12,2% negli ultimi 12 mesi, chiudendo il 2016 con oltre 11 miliardi di euro. Dati ugualmente positivi, ma più contenuti, anche per Ungheria e Croazia. Con la prima abbiamo chiuso con più di 4 miliardi mentre con la seconda a circa 1.

Martedì 18, compratori esteri, giornalisti e responsabili dell’ICE, si trasferiranno in Ogliastra per la visita del territorio e di alcune imprese produttrici di snack e pane, formaggio e birra.

«Abbiamo organizzato gli incontri business-to-business e le visite sul territorio, per consentire alle imprese di avere un confronto diretto con i buyer e, quindi, con i mercati esteri – afferma il presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Antonio Matzutzi – in pratica mettiamo le aziende nelle condizioni di attestare l’appetibilità delle proprie produzioni, per indirizzarle verso quei mercati ritenuti più adatti a intraprendere dei rapporti commercialiL’agroalimentare è un settore strategico e da valorizzare ulteriormente – aggiunge Antonio Matzutzi – in cui sono presenti moltissime aziende con una produzione di tipo artigianale che, grazie all’alta qualità dei propri prodotti, stanno già conquistando i mercati esteriPer gli imprenditori, è fondamentale sfruttare queste occasioni d’internazionalizzazione offerte da iniziative come gli Incoming, che possono garantire nuove e proficue opportunità di espansione in altri mercati

Queste le imprese che il 17 luglio incontreranno i buyer polacchi, ungheresi e croati a Cagliari: Azienda Agricola Marco Zurru di Gonnosfanadiga, P.A.C. Luca Pisano di San Gavino, Caseificio Silvio Boi di Cardedu, Rovajo di Desulo, Mie.li.ca. Aresu di Donori, Azienda Falchi di Oristano, Il Giglio Dolci di Sardegna di Sennori, Birrificio Brumare di Bauladu, Birrificio Lara di Tertenia, Panificio Forno Carasau di Oliena, Azienda Agricola Tresmontes di Sorso, Agricola Soi di Nuragus, Pastificio Gianfranco Porta di Gonnosfanadiga, S.F. Sard.A.Pan. Ferreli di Lanusei, Antica Apicoltura Gallurese di Berchiddeddu, Blue Marlin di Mogoro, Sardinia Caseus di Macomer, Antica Fabbrica del Dolce Nuorese di Nuoro, Start 2002 di Villaspeciosa e quelle rappresentate dal Consorzio Sardinia Eat di Galtellì.

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Le ironiche ballate di Renzo Cugis e Samuele Dessì nello spettacolo “Si stava peggio quando si stava peggio”, l’incontro tra Filippo Martinez e Gavino Murgia nel reading “Suoni dal buio”, e Alberto Capitta con il suo romanzo “L’ultima trasfigurazione di Ferdinand”. L’ultima settimana del festival Street Books di Dolianova si apre con tre appuntamenti di grande richiamo, tutti ad ingresso gratuito e in programma alla Villa De Villa, con inizio alle 21.30.

Si parte lunedì 17 luglio con “Si stava peggio quando si stava peggio”, uno spettacolo di e con Renzo Cugis e le musiche in scena di Samuele Dessì. Un attore in scena con un musicista a suo fianco a fare da colonna sonora racconta storie più o meno personali e più o meno vere. Storie per raccontare che, se non ci sono più i gusti e le stagioni di una volta, è perché non ci siamo più noi. I noi di una volta. “Si stava peggio quando si stava peggio” è un invito a riconsiderare il passato per riconsiderare il presente e, un modo per tentare di combattere la nostalgia: inutile stato psicologico che invade il prezioso posto riservato ai ricordi ed alla memoria.

Un incontro insolito con un esito originale: da una parte l’autore, scrittore e regista (e tante altre cose ancora) Filippo Martinez, dall’altra il sassofonista Gavino Murgia. Insieme martedì 18 presentano il reading “Suoni da buio”. Come nella Pompei prima dell’eruzione, anche oggi viviamo “a luce spenta in un ambiente chiuso”. Il feroce dio Denaro ha dettato le sue priorità e l’umanità si è piegata ai suoi diktat di volgarità e violenza. Gavino Murgia sarà armato del suo sassofono, Filippo Martinez della sua voce. Avvolti dalle note di Gavino Murgia ascolteremo le parole di poeti sardi del ‘900 e di questo secolo: da Emilio Lussu a Felicina Trebini, da Antonio Gramsci a Luca Foschi, da Nino Nonnis a Sergio Atzeni, da Renzo Cugis a Marco Schintu. Musica e poesia: “Suoni dal buio” è un piccolo tentativo di resistenza di un mondo alla ricerca della luce.

Mercoledì 19 si torna ai libri con “L’ultima trasfigurazione di Ferdinand” (Il Maestrale). A presentare il romanzo sarà l’autore Alberto Capitta che dialogherà con Emanuele Cioglia. Nell’occasione, sarà attivo il servizio gratuito di bibliositting: i bambini a partire dall’età di sei anni potranno appassionarsi al divertimento della letteratura grazie al laboratorio creativo curato da Eliana Aramu “Gli Sporcelli e altri personaggi ripugnanti”, ispirato a Roald Dahl.

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Prende il via oggi, nel quartiere di Serra Perdosa, a Iglesias, “IglesiaStreet”, progetto dedicato alla street art.

La proposta di un uso creativo del muro, compagno ormai della storia dell’uomo nelle strade delle città contemporanee, si inserisce all’interno del tessuto urbano di Iglesias, sulla scia di alcuni interventi di muralismo già realizzati negli ultimi anni.

Una serie di opere realizzate da artisti di fama riqualificheranno alcune zone cittadine e delle frazioni, ricucendole in un itinerario artistico grazie al quale, il cittadino, potrà sentirsi legato al territorio attraverso la contemporaneità, il turista, parte attiva di un percorso tutto da riscoprire, tra passato e presente.

Autore della prima opera sarà l’urban artist Giorgio Bartocci, origini marchigiane e base operativa a Milano, figura di spicco nel panorama nazionale del filone astratto del muralismo contemporaneo. Sin dal ’97 quando il suo corpo a corpo col muro ha avuto inizio grazie ai graffiti, la sua pratica artistica si nutre di un immaginario denso di influenze primitiviste. Il suo è un codice espressivo fatto di macchie fluide di colori accostati assecondando i moti dell’interiorità, nelle possibilità che esso concede di cogliere le tensioni sociali della modernità.

L’artista opererà sulla grande parete del palazzo dalla cooperativa Salvaterra, alle spalle del punto ristoro “Chiosco Sardo”, affacciata direttamente sulla strada prospiciente le scuole elementari del quartiere di Serra Perdosa.

Un grande ringraziamento va alla cooperativa Salvaterra, proprietaria della parete e al suo proprietaria della parete, e al suo presidente, Pino Tolu, per la disponibilità e la collaborazione alla realizzazione dell’iniziativa.per la disponibilità e la collaborazione alla realizzazione dell’iniziativa.

L’evento, in ogni suo step, sarà comunicato attraverso una pagina facebook dedicata Iglesiastreet.

Il progetto IglesiaStreet, promosso dall’Amministrazione comunale di Iglesias, è stato ideato e curato dal prof. Damiano Danilo Rutigliano e dall’associazione Enne2, presieduta da Alessio Sanna, in collaborazione con l’IIS Giorgio Asproni – Liceo Artistico.

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Il presidente dell’Anci Sardegna, Emiliano Deiana, la scorsa settimana ha inviato una lettera al presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, sulla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale relativa ai progetti di Impianti Solari termodinamici denominati “Gonnosfanadiga” e “Flumini Mannu” da realizzarsi nel sud della Sardegna ex art. 5 comma 2, lettera c bis legge 400/88.

Gent.mo Presidente,

In data 10 Ottobre 2016 e 9 giugno 2017, presso la Presidenza del Consiglio in Roma, si sono svolte due Riunioni Istruttorie, indette dal Dipartimento per il Coordinamento Amministrativo (Ufficio per la concertazione amministrativa e il monitoraggio), nell’ambito dei procedimenti di VIA inerenti rispettivamente la realizzazione di due Centrali Termodinamiche solari (CSP ) di 55 Mwe, denominate la prima “Flumini Mannu” (Comuni di Villasor e Decimoputzu) e la seconda “Gonnosfanadiga” (Comuni di Gonnosfanadiga, Guspini e Villacidro).

L’attivazione della procedura presso il Consiglio dei Ministri è stata richiesta dal MATTM, come previsto dall’ex art. 5, comma 2, lettera c bis, della legge 23 agosto 1988 n.400, che prevede il deferimento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per una complessiva valutazione, nei casi di espressioni contrastanti emerse da Amministrazioni a diverso titolo competenti per la definizione di atti e provvedimenti. Nei due casi in questione i pareri negativi di Compatibilità Ambientale alla realizzazione dei due impianti espressi dal MIBACT, dalla Regione Sardegna, dalle Amministrazioni comunali nei cui territori ricadono le CSP risultavano in esplicito contrasto con il giudizio positivo formulato dalla CTVIA, espressasi per conto del MATTM.

Nel corso delle riunioni il Ministero dei Beni Culturali, la Regione Sardegna e i Sindaci dei Comuni interessati hanno avuto modo di esporre, presentando agli atti anche relazioni e filmati, documentate critiche ai due progetti e le motivazioni che giustificano la loro ferma opposizione alla realizzazione delle due CSP.

In particolare è stato evidenziato l’abnorme consumo di terreno agricolo (oltre 500 ha) e l’effetto devastante sulla componente suolo, il consumo indiscriminato ed abnorme di risorse idriche (oltre 300.000 mc/anno dichiarati per la sola pulizia degli specchi), impatti entrambi esiziali per l’economia di una Regione come la Sardegna afflitta da penuria di suoli fertili e minacciata da ricorrente siccità. Sono stati richiamati dai partecipanti i contenuti delle numerose Osservazioni che denunciavano le irreversibili e negative alterazioni di tutte le matrici ambientali, gli impatti negativi sugli habitat e sugli ecosistemi, gli inevitabili danni ai sistemi idrici presenti nel sottosuolo e in superficie (opere in c.a. di sola fondazione: circa 20.966 pali profondi dai 5 ai 30 mt. e 10.000 mq di platea alta 1,5 mt. Impatti di analogo segno negativo deriverebbero al Paesaggio, alla Cultura e alla Economia delle aree interessate dalla realizzazione degli impianti.

In sintesi può dirsi che l’opposizione alla realizzazione dei Progetti trae le sue logiche fondamenta dalla dimostrata non sostenibilità ambientale dei due progetti.

Concorrono inoltre a giustificare tale esplicito contrasto gli alti costi sociali che conseguirebbero agli interventi. I terreni interessati dagli impianti, sui quali la società proponente non dimostra di avere alcun titolo, sono infatti attualmente utilizzati da agricoltori ed allevatori, che si vedrebbero d’improvviso e coattivamente privati, mediante il ricorso all’istituto dell’esproprio a beneficio di privati, delle fonti da cui traggono sostentamento da generazioni. Anche per tale motivo gli impianti hanno visto crescere e consolidarsi una radicale e corale opposizione da parte delle popolazioni locali, sfociata in molteplici manifestazioni e pubbliche assemblee di protesta. Tale dissenso è stato peraltro reso esplicito e condiviso a livello politico locale e regionale attraverso molteplici Delibere dei Comuni e del Consiglio Regionale.

E’ appena il caso di ricordare che la Sardegna ha fornito un contributo tra i più elevati fra le Regioni italiane alla diffusione delle FER, sacrificando ampie porzioni del proprio territorio in termini di incidenza superficiale per le estese aree impegnate da impianti solari ed eolici, tanto da riuscire ad assicurare nel 2015, secondo il Rapporto Terna, oltre il 31% del fabbisogno di energia elettrica con fonte rinnovabile e quindi con un saldo ampiamente positivo rispetto agli obiettivi fissati dal burden sharing per il 2020. Né è stato sottaciuto il costo in termini di inquinamento e disoccupazione attuale, diretta conseguenza di fallimentari politiche nazionali in materia di energia ed indirizzi industriali, che hanno lasciato in eredità la presenza di ben 5 SIN e un modello produttivo in totale disfacimento.

Nonostante ciò resta comunque confermata la determinazione a voler ulteriormente contribuire all’utilizzo delle FER, ma secondo modalità che non siano dettate da interessi speculativi. Generazione diffusa, Risparmio energetico, Autoproduzione ed Autoconsumo, lncentivi all’autosufficienza energetica dei piccoli centri, sono questi gli obiettivi posti dalla Regione a fondamento del PEARS 2015-2030, che rigetta in modo esplicito la politica dei megaimpianti, quella della speculazione energetica e il sacrificio di territori che ne è diretta e logica conseguenza.

E’ stato in conclusione da più parti evidenziato che il Parere Positivo di compatibilità ambientale emesso dalla CTVIA non appare supportato da adeguate motivazione tecniche, le analisi in esso presenti risultano superficiali, sottovalutano o ignorano i contenuti delle molteplici e documentate Osservazioni pervenute nel corso dei procedimenti, sposa in acritico appiattimento le tesi della Società proponente, formula infine Prescrizioni inattuabili e prive di ogni validità tecnica.

In ragione dunque dei contenuti emersi nel corso delle due Riunioni istruttorie, che hanno visto confermate, giustificate e rafforzate le concordi valutazioni da parte dei rappresentanti del MIBACT, della Regione e delle Amministrazioni Comunali, e in manifesta antitesi alla isolata e incomprensibile posizione del MATTM, si chiede alla Presidenza del Consiglio di procedere nel più breve tempo possibile ad emettere l’atteso giudizio di valutazione complessiva dei due impianti.

Si esprime nel contempo il fermo e pieno convincimento che tale giudizio non possa che assumere una formulazione negativa, in considerazione della dimostrata non sostenibilità ambientale, sociale ed economica degli impianti proposti, dei devastanti impatti ambientali negativi per un territorio a vocazione agricola e delle macroscopiche criticità emerse dall’analisi dei progetti nel corso dei due procedimenti, affinché i legittimi proprietari delle aree interessate possano riprendere serenamente a pensare al futuro delle loro attività agricola e possano, eventualmente, migliorare e investire sulle proprie aziende. La richiesta di urgenza e l’istanza di una manifestazione negativa di giudizio di VIA trovano piena legittimità nei numerosi Pareri Negativi già espressi dal Mibact e dalla Regione Sardegna e sono sostenuti dalle unanimi volontà delle Comunità isolane, che chiedono il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione delle popolazioni locali, che da oltre 4 anni vivono il trauma di una possibile violenza ambientale al loro territorio, di una perdita delle proprie risorse alimentari a vantaggio della speculazione privata, del compimento di un destino in aperto contrasto con quei valori identitari e culturali in cui credono e ai quali non intendono rinunciare nell’interesse delle generazioni che seguiranno.

Confidando nell’adozione di un sollecito provvedimento si porgono distinti saluti.

Il Presidente

Emiliano Deiana

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L’australiano Michael Matthews ha vinto in volata la 14ª tappa, Fabio Aru ha perso 24″ in un convulso finale e la maglia gialla è tornata sulle spalle di Chris Froome. Il “Cavaliere dei 4 Mori” negli ultimi chilometri non è riuscito a restare davanti al gruppo che si è allungato ed ha finito col restare attardato sia su Froome sia sugli altri principali rivali per la vittoria finale del Tour de France. Chris Froome ora comanda la classifica con 18″ di vantaggio su Fabio Aru, 23″ su Romain Bardet e 29″ su Rigoberto Uran.

Il Tour è ancora lungo e Fabio Aru resta pienamente in corsa per la vittoria finale che si deciderà sicuramente sulle grandi vette delle Alpi nell’ultima settimana, ma come era già parso chiaro nella tappa di ieri, paga un “gap” pesante nei confronti degli avversari, soprattutto Chris Froome, per la mancanza di un adeguato sostegno da parte della squadra che ha perso alcuni uomini importanti. Ieri Aru ha dovuto rintuzzare da solo tutti gli attacchi nel difficilissimo finale, riuscendo a conservare la maglia gialla, ma oggi, in una tappa più abbordabile, non ha avuto comunque quell’aiuto che sarebbe stato necessario per rientrare nelle prime posizioni del gruppo prima della volata finale.

Domani la quindicesima tappa porterà i corridori da Laissac-Sévérac l’Église a Le Puy-en-Velay (189,5 km). Il percorso si presenta molto insidioso e Fabio Aru dovrà reagire per dimostrare di non aver subito contraccolpi psicologici per l’imprevisto ritardo accusato oggi che gli è costato la maglia gialla.

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Proseguono, nel cortile esterno del Conservatorio di Cagliari, gli appuntamenti con “Notturni di Note”, i concerti tenuti dai migliori allievi delle classi di pianoforte e di musica da camera, chiamati a misurarsi con alcune delle più belle pagine della letteratura pianistica.

Martedì 18 luglio, alle 21.30, sarà la volta dei giovani Elisabetta Patti e Samuele Cannas. Il programma della serata proporrà musiche, tra gli altri, di Bach, Mendelssohn e Rachmaninov.

Dopo quello di martedì prossimo, il prossimo appuntamento con “Notturni di note” è previsto lunedì 24 luglio, con il concerto di chiusura della mini rassegna: protagonista sarà la pianista Marcello Calabrò insieme all’Ensemble Scisma.

Ingresso 5 euro.

Notturni di Note è curato dalle docenti Elisabetta Dessì ed Aurora Cogliandro.

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La consigliera regionale del Partito Democratico Daniela Forma ha presentato un’interpellanza, unitamente ai colleghi Pietro Cocco, Piero Comandini, Lorenzo Cozzolino, Roberto Deriu e Rossella Pinna, indirizzata all’assessore regionale degli Affari generali, Personale e Riforma della Regione, sul funzionamento della macchina regionale e sulla difficoltà dei cittadini sardi ad ottenere informazioni puntuali sullo stato delle loro pratiche in carico alla burocrazia regionale.

«Il cittadino sardo – si legge nell’interpellanza – è sempre più scoraggiato e, talvolta, terrorizzato all’idea di dover affrontare la burocrazia regionale, necessaria tuttavia per veicolare le istanze e vedere riconosciuti i propri diritti. Le maggiori lamentele arrivano soprattutto dai cittadini dei centri interni della Sardegna e da quelli più lontani dal capoluogo che obbligatoriamente devono far ricorso agli uffici dell’Amministrazione e, conseguentemente, devono interloquire con i loro funzionari. I cittadini lamentano non solo l’incertezza dei tempi dei processi amministrativi ma anche la mancanza di informazioni sullo stato dei medesimi e sulla completezza delle loro istanze. Troppo spesso, infatti, risulta impossibile comunicare e ricevere informazioni compiute sullo stato di una pratica e, quando si ha la fortuna di conoscere i recapiti telefonici dei funzionari interessati, i telefoni risultano spesso occupati oppure squillano inutilmente.»

Ma non è solo questo il punto. La Consigliera Regionale Daniela Forma riscontra contestualmente un generale malcontento da parte dei dipendenti dell’amministrazione regionale, i quali lamentano la mancanza di prospettive di crescita professionale ed un diffuso livellamento verso il basso delle professionalità. Senza voler con questo giustificare atteggiamenti omissivi e/o dilatori, che qualora accertati devono essere sanzionati, risulta tuttavia diffusa l’esigenza di mettere al centro nel nostro sistema regionale, con maggiore determinazione, il principio della “meritocrazia”.

«Poiché la situazione sopra rappresentata – aggiunge Daniela Forma – oltre che approfondire il solco esistente tra cittadini e amministrazione regionale, allontana gli stessi dalle nostre istituzioni, abbiamo depositato una interpellanza al Presidente della Regione e all’Assessore  degli Affari Generali, Personale e Riforma della Regione per sapere se ritengano opportuno riorganizzare l’apparato regionale in modo da consentire al cittadino un più facile accesso alle informazioni e se intendano mettere in campo azioni di sensibilizzazione dei dipendenti dell’amministrazione regionale, dei suoi enti ed Agenzie, rammentando loro che il procedimento amministrativo produce effetti in capo al cittadino che ha dunque il diritto di conoscerne non solo gli esiti ma, in itinere, anche lo stato di fatto delle loro pratiche. Infine – conclude Daniela Forma – chiediamo se intendano intraprendere iniziative, nei confronti dei dipendenti dell’amministrazione, allo scopo di ridurre il senso di insoddisfazione e demotivazione e rinsaldare quello spirito di corpo che ha sempre connotato il personale dell’amministrazione regionale.»

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Non si placa, nel Consiglio comunale di Sant’Antioco, lo scontro sulla posizione del nuovo sindaco, Ignazio Locci, che a distanza di più di un mese dall’elezione, non ha ancora rassegnato le sue dimissioni da consigliere regionale (nonché da vicepresidente), come prevede lo Statuto regionale.

Dopo il vivace confronto verificatosi nella riunione d’insediamento del nuovo Consiglio comunale, il 3 luglio scorso, giovedì sera, in occasione della seconda seduta, i consiglieri di opposizione, constatato che il sindaco non aveva ancora ufficializzato la sua scelta tra i due incarichi istituzionali, tra loro incompatibili, hanno abbandonato l’aula.

I tre consiglieri del gruppo Genti Noa hanno spiegato in una conferenza stampa le ragioni della protesta. Vediamo le interviste con Alberto Fois, Ester Fadda e Daniela Dessena.

 

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Giovedì pomeriggio, a Montecitorio, la presidente della Camera Laura Boldrini ha ricevuto una delegazione delle organizzazioni della società civile italiana che da tempo si stanno occupando della drammatica situazione dello Yemen e della responsabilità italiana nel conflitto a seguito della fornitura all’aeronautica militare dell’Arabia Saudita di ordigni prodotti in Sardegna dalla RWM Italia di Ghedi. 

L’incontro con la presidente della Camera è stato richiesto per sottolineare, ancora una volta, la condizione critica della popolazione civile yemenita (stremata da oltre due anni di conflitto e, recentemente, anche da una feroce epidemia di colera) e la piena contrarietà alle reiterate forniture militari, sebbene autorizzate dalle competenti autorità, delle bombe di fabbricazione italiane che contribuiscono ad esacerbare la situazione di guerra e non certo a promuovere prospettive di pace. La delegazione ha inoltre chiesto alla presidente della Camera di valorizzare e porre alla necessaria attenzione di tutti i Gruppi politici le mozioni sulla situazione in Yemen e l’esportazione di armi italiane all’Arabia Saudita recentemente presentate e di prossima discussione in Aula.

Significativa la presenza all’incontro di una rappresentante del “Comitato per la riconversione della RWM” che si è costituito in questo mesi nel Sulcis Iglesiente per chiedere lo stop delle forniture di bombe e la riconversione della fabbrica RWM di Domusnovas per promuovere uno sviluppo sostenibile e dare ai lavoratori una soluzione di reddito che non debba per forza passare per la costruzione di armi responsabili di uccisioni anche civili nello Yemen. Nello stessa serata nel comune di Iglesias si è svolto un consiglio comunale aperto sulla questione Rwm su istanza dello stesso comitato. 

La presidente Boldrini si è intrattenuta per lungo tempo con la delegazione delle organizzazioni che si occupano di Pace, diritti umani, cooperazione esprimendo la massima attenzione per la questione e per l’iter parlamentare a riguardo che si aprirà a presto e dicendosi disponibile ad un nuovo  incontro a settembre con una delegazione del territorio per continuare il confronto e dare spazio alle questioni emerse nell’incontro di giovedì.

Presenti Massimo Toschi (da sempre impegnato per la pace; già assessore della Pace della Regione Toscana), Alfredo Scognamiglio e Carlo Cefaloni (Movimento dei focolari), Nicoletta Dentico (Banca etica), Paolo Pezzotti (Oxfam), Maurizio Simoncelli (Rete Disarmo), Cinzia Guaita (Comitato riconversione RWM).

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A pochi giorni dalla chiusura dell’importante Tavolo Tecnico sulla Medicalizzazione della Scuola, il lavoro costante sul fronte dei Diritti dei Bambini e sul contrasto all’abuso diagnostico non si è certo arrestato.

Presso l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare si è appena svolto il “Laboratorio di Didattica e Tecniche facilitanti per l’apprendimento delle Abilità di base: Lettura, Grafia, Ortografia e Calcolo”.

Ne parliamo con il presidente, la prof.ssa Vincenza Palmieri.

Prof.ssa Palmieri, da anni Lei denuncia questa ascesa impressionante nelle diagnosi a scuola. Come si inserisce il lavoro di questi laboratori nel contesto delle attività fondamentali per arginare tale fenomeno?

«Innanzitutto va chiarito un punto: è fondamentale che non si ricorra in via prioritaria ai neuropsichiatri infantili o agli psichiatri su questioni relative alla didattica, agli stili di apprendimento e alla metodologia di studio, in quanto questi sono settori di competenza pedagogica nell’area della Didattica Efficace e non necessariamente biologica o patologica. Gli esiti del Tavolo Tecnico recentemente istituito accolgono la mia posizione scientifica e disegnano la strada verso la proposta di revisione della L. 170/2010 ma è altrettanto fondamentale che, contemporaneamente, si parli della formazione dei docenti e degli educatori.

Ecco perché noi da anni abbiamo istituito queste giornate di laboratorio permanente: 6 a luglio, 3 ad ottobre e così ogni mese, con giorni dedicati anche e soprattutto ai bambini e agli studenti.

Se si pensa che la scuola sia il luogo dove si deve imparare, la dedizione non basta: bisogna apprendere la tecnica e il metodo.

Se si pensa che, quando qualcuno non ce la fa, la colpa sia degli studenti, che noi docenti non abbiamo alcuna responsabilità e che possiamo delegare alla sanità qualsiasi problema didattico, allora è finito lo scopo per cui la scuola esiste.»

– Come si strutturano questi laboratori?

«Consistono in 9 ore al giorno di attività pratiche, per imparare a leggere, scrivere, far di conto, con le migliori strategie possibili.

Questo impegno con i docenti e gli educatori è determinante. Perché dobbiamo:

1. denunciare – e lo stiamo facendo da anni –

2. ottenere interventi, passaggi parlamentari e legislativi – in progress in queste ore –

3. essere in prima linea sempre e su tutti i fronti.

Dobbiamo inoltre:

4. informare – e anche su questo punto stiamo permeando la società con un’accurata e coraggiosa informazione –

5. dobbiamo, poi, soprattutto, agire attraverso una formazione seria e, con la Didattica Efficace, rappresentare una soluzione concreta.

Le centinaia di migliaia di bambini e di famiglie non possono aspettare una riforma che pure arriverà. Non si possono accontentare della sola denuncia, né di operazioni di facciata che tanto riportano alla memoria la scuola di Barbiana in cui Don Milani ricordava quanto sia «più semplice lavorare per i poveri che con i poveri.»

– Ha sollevato Lei la questione nazionale. Ma sono così tanti gli alunni con diagnosi?

«Quello che è inquietante non è solo l’analisi quantitativa, ma anche la qualitativa.

Guardiamo il dato di Como, ad esempio, ma soprattutto la “spiegazione” che di tale dato viene fornita: l’incremento delle diagnosi del 50% nel giro di un anno viene “giustificata” attraverso la “difficoltà del passaggio dalla scuola primaria alla secondaria, dove spesso c’è minore flessibilità didattica e meno disponibilità da parte dei docenti”. Dunque, il “disturbo” sarebbe causato dai docenti meno disponibili e dalla didattica meno flessibile?

Ecco perché è importante ribadire quanto scritto nel nostro Manifesto “Troppi per essere vero” (2015); ed ecco perché stiamo preparando una versione ulteriore, aggiornata alla situazione attuale, con i dati relativi al 2017.

Inoltre, proprio attraverso il nostro Dipartimento di Didattica Efficace e le migliaia di ragazzi incontrati, eseguiamo passo dopo passo, giorno dopo giorno tutti gli step di un percorso di riforma sociale che se non è intenso, tenace, continuo, solidale e se non è scientifico, efficiente, steso su un letto di credibilità, non può rendere possibile il cambiamento.

Noi crediamo in questo cambiamento.

· L’appuntamento, allora, è per l’ultima settimana di ottobre, per giornate intense e produttive: sull’apprendimento, l’abuso diagnostico, la medicalizzazione a scuola e tanti, tanti e ancora tanti laboratori, per dare strumenti immediatamente fruibili, conoscenza, informazione corretta e condivisione.

In fondo, sulla strada della Riforma, dobbiamo giungere preparati.»