18 July, 2024
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Francesco Gabbani, il vincitore dell’ultimo festival di Sanremo, è l’atteso protagonista del prossimo concerto nel calendario di Rete Sinis, il cartellone con oltre venti appuntamenti in scena dal 14 luglio e fino al prossimo 19 agosto in alcuni dei luoghi più suggestivi della costa oristanese per l’organizzazione di Dromos, Sardegna Concerti, Le Ragazze Terribili e dell’Associazione Insieme per Riola.

Il cantautore e polistrumentista toscano sarà al centro dei riflettori di piazza Stagno, a Cabras, la sera di Ferragosto (martedì 15) a partire dalle 22.00 (apertura cancelli alle 20.00), per una tappa del suo fitto tour partito da Verona lo scorso 19 giugno per presentare dal vivo “Magellano”, il suo secondo album, uscito il 28 aprile per la BMG Rights management (Italy).

Entrato direttamente al primo posto della classifica di vendite e certificato disco d’oro, “Magellano” contiene “Occidentali’s Karma”, il brano con cui Gabbani ha vinto a Sanremo, quadruplo disco di platino e con quasi 155 milioni di visualizzazioni, e il nuovo singolo “Tra le granite e le granate”, da settimane ai vertici delle classifiche airplay radio. 

Oltre a presentare dal vivo le canzoni di “Magellano”, Francesco Gabbani farà qualche incursione nei lavori precedenti, dando spazio alle emozioni, alle parentesi strumentali e agli omaggi ai suoi artisti di riferimento. Con lui, sul palco, Lorenzo Bertelloni alle tastiere, Giacomo Spagnoli al basso, Davide Cipollini alla chitarra e Filippo Gabbani alla batteria.

Il biglietto intero costa dieci euro, ridotto per i residenti, mentre l’ingresso è gratuito per i bambini sotto i sei anni. Due casse aperte dalle 19.00: una in piazza Stagno, di fronte alla chiesa di Santa Maria Assunta, per residenti (con carta d’identità da presentare al botteghino) e pubblico e per il ritiro dei biglietti già acquistati on line (servizio attivo fino a lunedì, 14 agosto); l’altra in via Torino per residenti e pubblico, e con accesso per i disabili. Area food & beverage interna all’area concerto. L’organizzazione consiglia di utilizzare i parcheggi di viale Repubblica, ingresso in via Sebastiano Satta.

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Una serie di incontri per conoscere le leggi che regolano l’asilo e il soggiorno in Italia è uno dei laboratori organizzati dall’équipe di Casa Emmaus che si occupa dei minori stranieri non accompagnati. Gli appuntamenti con l’operatore legale si svolgono in due gruppi, uno con gli anglofoni e uno con i francofoni e si aggiungono alle informative legali individuali che vengono svolte periodicamente.

La richiesta di protezione internazionale, l’audizione alla Commissione territoriale, i permessi di soggiorno e le differenti forme di protezione, l’ipotesi del diniego della protezione e l’iter del ricorso in Tribunale: questi i principali passaggi della vita dei richiedenti asilo in Italia e anche a Casa Emmaus. Momenti da vivere che possono far nascere dubbi, incomprensioni e paure che i richiedenti asilo possono affrontare contando sull’équipe e sulla costante presenza dell’esperto in materia.

«I ragazzi erano molto interessati e hanno fatto tante domande – ha raccontato Nicola Pinna, operatore legale dell’équipe Msna – le preoccupazioni per il loro futuro hanno un peso non trascurabile e il nostro laboratorio ha risposto a questa esigenza.»

Durante questi appuntamenti ampio spazio è stato dedicato ai diritti dei minori stranieri, alle misure contro la discriminazione e all’accesso al lavoro.

Giacomo Dessì, MSNA (minori stranieri non accompagnati)

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Stamane, a Telti (SS), la chiesa di Santa Vittoria, per Time in Jazz, ospita alle 11.00 l’inedito duo pianistico di Enrico Zanini e Dino Rubino, già di scena nei giorni scorsi rispettivamente con Paolo Fresu e con Ada Montellanico e in piano solo. Il concerto è proposto con il sostegno di alcuni sponsor locali e seguito da una degustazione di vini Tercis.

Una musicista sarda (di Mogoro) è invece al centro dell’appuntamento del tardo pomeriggio a Ploaghe: Zoe Pia, clarinettista, compositrice e appassionata ricercatrice, di scena alle 18.30 nel convento dei Cappuccini: con lei al clarinetto, alle launeddas e ai live electronics, ci saranno Roberto De Nittis al pianoforte e alle tastiere, Glauco Benedetti al basso tuba e Sebastian Mannutza alla batteria e al violino. Si intitola “Shardana” il suo debutto discografico del giugno 2016 (Caligola Records), scaturito da un progetto di ricerca sulla Sardegna in ambito compositivo, musicologico e storico-archeologico, e che propone “un coraggioso innesto di linguaggi, repertori e suoni a cavallo tra il jazz di oggi, l’improvvisazione e l’etnia”, come ha scritto Paolo Fresu. La tecnica della soundscape composition unita al linguaggio contemporaneo le hanno permesso di raccontare in musica le energie nascoste nella tomba dei giganti di Sa Dom ‘e S’Orcu, i personaggi misteriosi come S’Accabadora, la forte tradizione processionale di Mogoro (il suo paese natale), la storia dei popoli del Mediterraneo, l’omaggio al grande cantautore Andrea Parodi, le leggendarie Domus de Janas ed il tradizionale riecheggiare del ballo sardo. Tra gli strumenti, spiccano le launeddas in una veste totalmente personale, filtrate da un’accurata ricerca delle possibilità timbriche del prezioso strumento millenario.

Al chiostro del convento di Ploaghe, il pubblico potrà anche visitare il Simposio internazionale del Mosaico (organizzato da Sardinia Contemporary mosaic & art in collaborazione con l’Associazione pro loco di Ploaghe, e la direzione artistica di Giulio Menossi), che ospiterà opere di dodici artiste internazionali dell’arte musiva.

La serata sul “palco centrale” del festival in Piazza del Popolo a Berchidda si apre come sempre alle 21.30: al centro dei riflettori nel primo set il duo formato da Adam Baldych e Helge Lien. Attivi insieme anche in altri progetti e in trio, il violinista polacco e il pianista norvegese propongono una raffinata miscela sonora, corposa e ben progettata.

Polacco, ma da una decina d’anni di casa a New York, è anche il grande protagonista del secondo set della serata: il trombettista, Tomasz Stanko, figura di primo piano della scena jazzistica internazionale, alla testa del New York Quartet, uno tra i suoi progetti più interessanti degli ultimi anni, con il pianista cubano David Virelles, il contrabbassista Reuben Rogers, originario delle isole Vergini, e il batterista americano Marcus Gilmore.

Con la sua inconfondibile voce strumentale, le sue improvvisazioni intensamente liriche e i suoi temi appassionati, caratteristici come le atmosfere tendenti al noir che spesso evocano, Tomasz Stanko ha pubblicato lo scorso marzo December Avenue, il suo dodicesimo album da leader per l’etichetta ECM, registrato proprio con il suo quartetto newyorchese.

Classe 1942, sulle scene fin da giovanissimo negli anni Cinquanta, nel corso della sua carriera Tomasz Stanko ha pubblicato trentasette album come leader e composto musica per numerosi film e produzioni teatrali. Dopo Berchidda, il pubblico di Time in Jazz potrà ancora applaudire il settantacinquenne trombettista polacco domani mattina (lunedì 14 agosto) alle 11.00, a Olbia, nella Chiesa di San Paolo, in duo con il pianista David Virelles. 

Spenti i riflettori sul palco centrale, la musica prosegue poi, come tutte le sere, al Jazz club allestito nella “piazzetta degli incontri”, davanti al Centro Culturale “Pietro Casu”, con il Rent a Trio (Matteo Cara al pianoforte; Edoardo Meledina al basso e Vito Cauli alla batteria) più ospiti.

 

 

zoe pia shardana | photocredits: Andrea Verzola | www.andreaverzola.com

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Edizione del decennale per uno degli appuntamenti più attesi dell’estate musicale in Sardegna: riecco Mamma Blues, la tre giorni dedicata alla musica del diavolo e ai suoi immediati dintorni, in programma come sempre a cavallo di Ferragosto, nel piccolo borgo di Nureci. Il “festival nel festival”, che ha il compito di chiudere il diciannovesimo Dromos, tiene banco da oggi a martedì (15 agosto) con il suo ricco programma di concerti ed eventi collaterali nell’incantevole paesino dell’alta Marmilla. Alla ribalta tre grandi nomi del blues internazionale: la cantante anglo-americana Lucy Woodward, domani, il bluesman newyorchese Eric Bibb, lunedì 14, e i brasiliani Bixiga 70, martedì 15 agosto.

Ciascuna delle tre serate di Mamma Blues – sempre con inizio alle 22.00 – offre una ricca scaletta, con ogni concerto principale preceduto dall’esibizione di artisti della scena sarda e seguito da uno spazio dopo festival. Un’intensa cavalcata blues, con la musica che si fa simbolo dell’incontro e del dialogo fra le culture che si apre oggi: apre il programma uno tra i bluesman più rappresentativi della Sardegna, il cagliaritano Vittorio Pitzalis, chitarrista attivo da oltre un ventennio, che annovera tra le sue partecipazioni, quella al Roots and Blues Food Festival di Parma (nel 2005 e 2006), e che a Nureci presenta il suo disco “Jimi James”. Il pezzo forte di giornata è il concerto di Lucy Woodward, cantante anglo-americana con una cifra stilistica che viaggia tra jazz, soul, pop e blues, che lo scorso anno è tornata a una produzione da solista con “Til They Bang On The Door” accompagnata da un cast di spessore, di cui fanno parte i co-produttori Michael League e lo straordinario tastierista Henry Hey, l’organista Cory Henry e altri membri chiave degli Snarky Puppy. Un ulteriore tassello che arricchisce una carriera che l’ha vista collaborare con artisti del calibro di Rod Stewart, Chaka Khan, Celine Dion, Carole King e Joe Cocker. Nell’Arena Mamma Blues sarà sul palco alla testa di una formazione composta da Hendrik Van Den Bergh (sassofono), Louk Boudesteijn (trombone), Edgar van Asselt (tastiere), Jelle Roozenburg (chitarra), Udo Pannekeet (basso) e Niek de Bruijn (batteria).

Per la chiusura di serata, a partire dalla mezzanotte, la musica si trasferisce nei giardini del sottomonte, con il concerto dei Dancefloor Stompers, formazione sarda che riunisce Gianmarco Diana (già bassista dei Sikitikis) ed Andrea Schirru (tastierista dei Chemical Marriage), Frank Stara (batteria, percussioni) e Danilo Salis (chitarre elettriche).

Domani, 14 agosto, il protagonista di giornata è Eric Bibb, bluesman newyorchese dalla voce calda ed espressiva, chitarristica dalla grande tecnica, che in duo con il chitarrista svedese Staffan Astner presenta il suo ultimo disco, “Migration Blues”, pubblicato lo scorso marzo. In apertura di serata palco per il quintetto Blues Tales (Mino Mereu, voce; Alberto “Benga” Floris, chitarra; Gianmatteo Zucca, chitarra; Marco Pinna, basso; Giovanni Collu, batteria) e il suo racconto in musica della Storia del blues, dopo festival con The Ticks (Bibo Mura, voce; Samuele Corona, chitarra, cori; Walter Argiolas “Tata Doc Fasol”, contrabbasso, cori; Luca Fanutza “Vlad Aldo”, batteria, cori).

La sera di Ferragosto gran finale del festival con i brasiliani Bixiga 70 e la loro trascinante miscela di ritmi africani e carioca, jazz e funk, afro-beat, malinké, candomblé, samba e cumbia. La formazione paulista composta da dieci elementi (Décio 7, batteria; Mauricio Fleury, tastiere, chitarra; Cris Scabello, chitarra; Marcelo Dworecki, contrabbasso; Daniel Verano, tromba; Anderson Quevedo, sassofono; Daniel Nogueira, sassofono; Doug Felicio, trombone; Gustávo Cék, percussioni; Rômulo Nardes, percussioni) è attiva dal 2010, e dopo l’affermazione in patria, da anni ormai si è fatta conoscere e apprezzare nelle principali città americane, della Germania, dell’Olanda, della Francia e della Danimarca con collaborazioni prestigiose con Criolo e la SoulJazz Orchestra. Aprono la serata i Country’s Cousins, progetto sulla parte più arcaica e primitiva della musica blues e country e chiudono il festival i Groove Elation (Andrea Sanna, tastiere; Andrea Parodo, basso; Rubens Massidda, chitarra, voce; Nicola Vacca, batteria).

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I Golaseca nascono a Carbonia dall’incontro tra Roberto Cossu ed alcuni musicisti locali, subito dopo la loro popolarità sale a livello nazionale a seguito delle proteste e dell’occupazione dell’Alcoa di Portovesme, dove alcuni membri della band lavorano, diventando veri e propri esportatori musicali della protesta. Amano definire il loro genere come “Rock Fiabesco”, molto vicini alla musica mediterranea, per suoni e identità, tuttavia nei loro brani è presente una forte influenza Sarda. Cantano alla propria terra sedotta, usata e depredata da uno Stato distratto, che per anni ha conquistato l’isola come una splendida donna, per poi abbandonarla. Tutti questi eventi segnati dalle lotte in corso all’Alcoa e su tutta l’isola portano la band a comporre “La rogna dei Re” un brano che troverà un forte impatto mediatico anche sul sito dell’Ansa.

Tra il 2011 e il 2014, nonostante qualche modifica nell’Ensemble che porterà a una rodata stabilità, riescono a comporre un Demo e a vincere diverse Rassegne, tra le più importanti il contest dell’Unione Sarda (storico giornale dell’isola), il FestivalPub Italia (con la presenza di Radio e Video Italia) e l’Accademy di Sanremo. Inoltre apriranno i concerti di Eugenio Finardi, Pino Scotto e suoneranno con Omar Pedrini, leader dei Timoria, e Franco Caforio, batterista storico dei Litfiba.

I Golaseca sono orgogliosi di aver partecipato e di esser stati presentati da Fiorella Mannoia al live in piazza San Giovanni a Roma davanti a 100mila persone (Diretta nazionale Rai News 24 & Sky Tg 24). Tra il 2013 e il 2014, grazie alla collaborazione con 2 registi isolani, pubblicano ben 3 video musicali con migliaia di visualizzazioni su Youtube.

I Golaseca sono stati tra gli otto finalisti nella sezione giovani alla quarta edizione del Premio Pierangelo Bertoli, che si è tenuta a Modena il 26 novembre scorso, al Teatro Storchi, con il singolo “Sud dei Sud”, brano dedicato all’integrazione, un chiaro rifiuto in chiave rock del razzismo fomentato da una certa parte politica. Il video del brano è interpretato da attori non professionisti di varie nazionalità.

Roberto Cossu, originario di Cortoghiana, è la voce e l’autore dei testi del gruppo Golaseca.

Ascoltando i tuoi testi troviamo espressioni legate ad un impegno civile, sociale e politico contro il sistema attuale e come ex operaio cassaintegrato Alcoa di Portovesme, cosa ne pensi dello sviluppo industriale in Sardegna?

«Vivo un conflitto di interesse di cuore. Sono cresciuto in una terra di minatori e operai che hanno lavorato duramente con tantissime difficoltà, anche io ho lavorato dentro un sistema alienante pertanto conosco bene le dinamiche e le logiche politiche. Una parte di me riconosce l’utilità delle industrie e delle fabbriche le quali hanno dato per tanto tempo un lavoro stabile a diversi sardi, ma con il passare del tempo tutto ciò si è rivelato un sistema fallimentare che vede la nostra terra usata, sfruttata ed ecologicamente distrutta.»

Avete raggiunto tante vette, vinto diverse rassegne quali il Festival Pub Italia e l’Accademia di Sanremo. Siete oramai riconosciuti a livello nazionale, avendo aperto diversi concerti da Eugenio Finardi a Pino Scotto, avete lavorato fianco a fianco ad artisti illustri come Fiorella Mannoia e Piero Pelù e tutto ciò vi ha sicuramente confermato la validità del vostro progetto. Ma qual è esattamente la vostra missione? Il vostro credo?

«La nostra missione principale è quella di stimolare le persone affinché si armino e l’unica arma da utilizzare (parlo da pacifista) è la “cultura”. E’ necessaria, la consapevolezza che solo attraverso la cultura, il popolo sardo potrà essere autonomo, sicuro di sé, cosciente della propria identità, evitando la pericolosità di seguire senza riflessione qualsiasi proposta. A tal proposito, vi racconto un breve aneddoto: mi trovavo come ospite in un Teatro, nel giorno de Sa die de sa Sardegna e dopo vari interventi celebrativi chiesi la parola per un breve intervento. Ordinai, a tutti i presenti, con tono poco ortodosso, dialzarsi in piedi e di stare zitti. Senza esitazione, tutti obbedirono. A quel punto feci notare  che tutti, senza porsi domande, senza nemmeno conoscermi, fecero ciò che chiesi.

Questo è ciò che succede al popolo sardo da ormai 100 anni: obbediscono a uno sconosciuto senza porsi domande, questo è il nostro più grande difetto.»

Nei tuoi testi evidenzi il forte legame con la cultura sarda, la tua musica si trasforma in impegno educativo?

«Una persona che ha cultura si pone delle domande, e ovviamente la cultura non si ottiene solamente con un titolo di studio, inizia dal nostro vissuto e dal nostro passato, dalla conoscenza della storia della Sardegna, quella stessa storia che si dovrebbe insegnare ai bambini sin dalle elementari, occorrerebbe conoscere le tradizione del nostropopolo, la lingua o meglio la Limba perché senza tutto ciò la nostra identità scomparirà inevitabilmente.»

I Golaseca cantano anche in sardo?

«Ovviamente, il sardo è ben radicato in noi e abbiamo scelto di non cantare solamente in italiano ma anche nella nostra lingua.»

I vostri testi spesso sono provocatori, un canto sociale, politico, di protesta dove esprimete il malessere attuale diffuso nei confronti della Politica. Quali sono i limiti dei sardi? E quali le soluzioni?

«I sardi in troppe situazioni hanno rinunciato alla libertà di poter decidere a casa loro. Non amo sentirmi una colonia, non sopporto i sussidi, non sopporto che il nostro pecorino venga copiato, i problemi sono tanti e i colpevoli di tutto ciò siamo proprio noi sardi.

Manca l’ unione tra noi, manca l’imprenditoria in Sardegna.

La politica è il rispecchio della società, d’altronde siamo noi che scegliamo chi votare.

Ogni giorno ci sarebbero delle battaglie da fare, incendi, inquinamento, bonifiche non effettuate e nessuno dice nulla. Perché?

Forse perché siamo un popolo povero, e la povertà genera ignoranza e ricatto.

La politica tende a speculare il prossimo, e attualmente è rappresentata da chi gestisce le stanze dei bottoni, oltretutto come ben sapete il politico è colluso con la finanza. La cultura identitaria è la nostra salvezza. Ho tanta speranza, altrimenti sarei andato via dalla mia terra, invece resto qui, vivo in Sardegna, e combatto dando il mio piccolo contributo in termini di comunicazione.»

Nei vostri testi c’è tanta rabbia ma anche tanto amore. Dove trovate l’ispirazione?

«In passato ho cantato con rabbia e sofferenza, ma con il tempo ho compreso che non era la giusta via da seguire. Il nostro messaggio deve arrivare a più persone possibili pertanto abbiamo deciso di raccontare la rabbia sociale, le disuguaglianze sociali con un sorriso musicale. Un modo di cantare molto dolce, raccontando delle storie, aride realtà, ma in maniera dolce, per questo amiamo definire il nostro genere Rock Fiabesco. Una fiaba amara che deve arrivare a tutti in maniera dolce. Ovviamente la mia Musa ispiratrice per i testi che scrivo è la nostra Madre Terra, la Sardegna.

Vivo in Sardegna e mi sento a casa in ogni angolo della mia terra, non mi sento a casa quando visito luoghi sardi tipo Costa Smeralda, dove i prezzi sono alle stelle, dove la gestione non è nostra, con spiagge private e ciò non mi piace affatto.»

Esistono aziende, istituzioni che vi supportano in questa battaglia e impegno civile?

«Fortunatamente c’è stato l incontro con E.JA. E.JA è la prima azienda sarda, i primi imprenditori che hanno creduto e che continuano a credere nel progetto di Golaseca. All’inizio è stato destabilizzante emotivamente, mi trovavo boicottato nella mia stessa terra, non volevo entrare nel classico giro musicale e il vedere un azienda seria come E.JA scegliere di appoggiarci è stato bellissimo, una sensazione particolare che non avevo mai provato. Per un attimo mi son sentito come Don Chisciotte che (invece di combattere) parlava ai mulini a vento.»

Qual è l’etica che unisce Golaseca e E.JA? Due realtà molto diverse: un gruppo musicale unito ad un azienda sarda che commercia energia elettrica.

«E.JA mi ha colpito profondamente per il suo respiro sardo, mi ha fatto dimenticare la rincorsa al denaro e ha stimolato in noi la qualità dei messaggi da dover diffondere. E’ un azienda che comunica in sardo, un azienda che utilizza abbigliamento sardo, consuma sardo e assume tanti ragazzi sardi.

E’ un’azienda che sponsorizza gli antichi mestieri, il pastore e la sua pecora, come Desolina e il suo pastore, sponsorizza le feste, come il Palio degli asinelli, la Sartiglia, aiuta lo sport, la musica e diffonde la cultura come l’ultimo progetto da loro finanziato che vede Anthony Muroni realizzare una serie di documentari per dar voce alla Sardegna più  autentica, quella che potrebbe scomparire per sempre. E.JA a mio avviso dà voce alla Sardegna ma non a fueddus, nei fatti. Questa è l’etica che ci unisce a loro, ed è la giusta sinergia che vede lavorare assieme artisti e aziende»

Il nome Golaseca cosa significa?

«Golaseca è un nome che deriva dal paese di mio padre “Ulatirso”, Ula significa gola, quindi la gola del Tirso, situato nel territorio del Lago Omodeo. Ero piccolo e nel periodo di grave siccità mio nonno disse: “Ocannu puru sa ula est sica”, e io gli chiesi come potessero crescere degli alberi altissimi senz’acqua.

Mio nonno mi disse che quando gli alberi hanno sete, spingono le proprie radici in profondità alla ricerca dell’acqua e più le radici sono profonde più il tronco dell’albero sarà solido e resisterà alle intemperie della vita.

“Golaseca” è quindi una metafora della vita: una terra difficile e arida di idee che cerca instancabilmente di resistere, con radici sarde profonde. Il mio obiettivo è vedere tutti i sardi uniti, dalla punta più alta del nord sino alla punta più bassa del sud, lontani dalle gelosie e da vecchi attriti che hanno sempre diviso il popolo e come ben sappiamo un popolo diviso è facilmente governabile. Di contro invece un popolo unito può far paura a chiunque.»

Dove potremo ascoltarvi?

«Potete seguirci su Facebook, dove saranno pubblicati tanti prossimi appuntamenti in Sardegna e in Italia. Vi invito al Festival denominato “Boxis de Perda” che si terrà a Giba organizzato assieme alla Pro Loco di Giba, all’Associazione Folkloristica Luciano Loi e al comune di Giba e sponsorizzato da E.JA e da altre aziende come Cantina Mesa, Cantina Giba e Ichnusa, previsto per tre giornate 18-19-20 agosto, ricche di appuntamenti, dalla mattina alla sera. Una tre giorni, dove si potrà assistere alla preparazione del pane, partecipare a seminari sulle tradizioni alimentari, si terranno incontri letterari, e ci si potrà immergere nel passato grazie alla riscoperta di giochi antichi sardi; si potrà assistere a diversi spettacoli compreso il nostro concerto che si terrà la sera del 18 agosto e si potrà dormire sotto un cielo stellato, in quanto vi è la possibilità di fare campeggio.

Giba è un piccolo paese del Sulcis, un paese che si sta spopolando, ricco di tante tradizioni.

Credere in un festival organizzato a Giba, un evento meraviglioso in una piccolissima realtà, sarà un modo per far nascere una scintilla negli abitanti di questo piccolo centro, una scintilla che racchiude la speranza e la voglia di rinascita, una voglia di fare e di investire su se stessi. E’ proprio dai piccoli paesi che bisogna iniziare, perché le vere eccellenze, le vere tradizioni e autenticità, si trovano nelle piccole realtà.»

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Venerdì 25 agosto, alle 21.30, all’Anfiteatro di Piazza Marmilla si svolgerà “La Notte degli Oscar”, il Gran Galà della Danza. Uno spettacolo organizzato dalla Magalenha RoDance dei maestri Roberto Paulesu e Romina Deidda, con il patrocinio ed il contributo del comune di Carbonia.

Sono previste danze latino americane, caraibiche, show dance, synchro dance e danza moderna.

Ogni esibizione presenterà un tema specifico, con musiche e abiti studiati ad hoc. A danzare sul palco saranno complessivamente circa 100 ballerini di varie età, dai 3 anni in su.

«Si tratta di uno spettacolo intergenerazionale che saprà trasmettere emozioni a grandi e piccini», ha detto l’assessore dello Spettacolo Sabrina Sabiu.

Alla scuola Magalenha RoDance – affiliata alla F.I.D.S. (Federazione Italiana Danza Sportiva) – sono iscritti atleti che gareggiano nella classe più alta delle danze latino americane in Italia, la Classe A Special, e nella Classe Master, la massima espressione della danza professionistica sportiva nel nostro Paese.

 

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La decisione della Giunta regionale di non includere il Sulcis nel progetto dell’itinerario della “Ciclovia Turisica della Sardegna” continua a scatenare reazioni da parte di esponenti politici ed amministratori locali di diversi schieramenti politici, sia di maggioranza sia di opposizione.

Oggi a prendere posizione è Ivo Melis, sindaco di Masainas, esponente del Partito democratico.

«Apprendo in questi giorni che il ministero dei Trasporti ha accolto la richiesta di comprendere la Ciclovia Sardegna all’interno della Ciclovia Nazionale, unitamente alla certezza del trasferimento dei fondi ad essa dedicati – scrive in una nota Ivo Melis -. Ritengo che la firma del Protocollo tra la Regione e il Ministero sia una iniziativa di grande portata che, per la sua finalizzazione di promozione del turismo sostenibile, lento, rurale e a vantaggio delle zone interne, rappresenta un buon passo in avanti verso quel sistema di sviluppo alternativo che tutti auspichiamo per la Sardegna.»

«Tuttavia, spiace notare che il percorso tracciato non tiene conto e non interesserà minimamente la zona del Sulcis, dell’Iglesiente e di parte del Medio Campidano – aggiunge Ivo Melis -. Ritengo che sarebbe opportuno riflettere su una eventuale revisione del percorso per dare una maggiore attenzione anche a questi territori che hanno una vocazione naturale a questo genere di turismo e per il quale negli anni, su iniziativa dei Comuni e dell’ex Provincia, si è investito parecchio. Occorrerebbe anche riflettere sull’impatto della nuova legge regionale sulla destagionalizzazione turistica e ripensare al dislocamento degli Uffici Turistici che, con la soppressione delle ex Province e la nuova legge regionale sugli enti locali, tende a penalizzare il territorio del Sulcis.»

«Credo che ci saranno tempi e modi per correggere al meglio tutti questi elementi e ritengo utile e necessario un incontro della Regione con le amministrazioni interessate – conclude il sindaco di Masainas – per una programmazione a 360 gradi sullo sviluppo turistico del territorio sulcitano.»

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Il centro di San Giovanni Suergiu questa sera si animerà con la prima edizione dell’International Street Food, festival del cibo di strada internazionale, frutto della collaborazione tra l’Amministrazione comunale di San Giovanni Suergiu, le associazioni operanti nel comune di San Giovanni Suergiu, le attività produttive e i cittadini volontari.

Il programma, con stand per la degustazione e la vendita di cibi di strada provenienti da tutto il mondo, prevede incontri, talk food, esposizioni, animazioni, musica, suggestioni culturali e percorsi gastronomici. Ben 14 comunità internazionali con sede in Sardegna, si riuniranno per proporre lo spiedino tipico della loro tradizione.

La serata sarà allietata dai ragazzi di Is Urigus che suoneranno con Andrea Tuveri.

L’iniziativa è stata presentata ieri sera, nel corso di un incontro svoltosi nella sala consiliare, in cui si è parlato di cibo, cultura e tradizioni.

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Dopo il film sulla vita e il pensiero negli anni del carcere di Antonio Gramsci, “Nel mondo grande e terribile”, scritto e diretto da Daniele Maggioni, Laura Perini e Maria Grazia Perria, ancora una serata all’insegna della settima arte ad Oristano per il diciannovesimo festival Dromos. Questa sera, nella cornice di piazza Corrias, è in programma la proiezione del film “La tela”,  primo lungometraggio del pittore Salvatore Garau, che lo stesso artista di Santa Giusta ha realizzato nell’Istituto Penitenziario di Alta Sicurezza “Salvatore Soro” di Massama, Oristano. Si comincia alle 21.30 con ingresso libero. Presenti in sala, con Salvatore Garau, il direttore della fotografia Fabio Olmi (figlio del regista Ermanno) e Lila Place, che ha curato il montaggio. Probabile la presenza anche di alcuni dei detenuti che hanno partecipato al docufilm, oggi uomini liberi.

In sintonia con il tema portante di questa edizione di Dromos, che si riconosce sotto il titolo “Prigioni”,  “La tela” documenta la genesi di un grande dipinto realizzato da tre detenuti del carcere oristanese insieme a Salvatore Garau. L’arte richiede concentrazione, quasi sempre solitudine: una condizione indispensabile per il pittore sardo che decide di mettere in discussione portando una grande tela bianca (due metri per cinque) all’interno dell’istituto penitenziario. L’idea non è quella di insegnare ai detenuti a dipingere, ma di condividere la propria energia creativa con chi non è abituato alla libertà creativa, con chi non è libero. Davanti alla tela è dato modo ai detenuti di sprigionarsi, generare meraviglia. Il film documentario ripercorre la sfida, lo stupore, la nascita e la crescita di un progetto che dimostra la potenza dell’arte e della parola 

Con la serata odierna a Oristano, il festival Dromos suggella la sua prima parte e si appresta ad affrontare il gran finale di rito con Mamma Blues, tre serate fino a Ferragosto consacrate alla musica del diavolo. Inaugura il trittico, domenica 13, la cantante anglo-americana Lucy Woodward, tornata in scena da solista con il suo stile fra jazz, soul, pop e blues l’anno scorso con il suo quarto album: “Til They Bang On The Door”. Lunedì (14 agosto) è protagonista il cantante e chitarrista newyorkese Erik Bibb in duo con il chitarrista svedese Staffan Astner per presentare il suo ultimo disco, “Migration Blues”, pubblicato lo scorso marzo. La sera di Ferragosto, infine, si celebra con i brasilian Bixiga 70 con la loro trascinante miscela di ritmi africani e carioca, jazz e funk, afro-beat, malinké, candomblé, samba e cumbia.

L’apertura delle tre serate di Mamma Blues – con inizio alle 22.00 –  è affidata ad altrettante proposte della scena isolana: di scena domenica 13 il chitarrista Vittorio Pitzalis; lunedì 14 il quintetto Blues Tales; martedì 15 i Country’s Cousins. Dopofestival dalla mezzanotte in poi con altri tre gruppi: i Dancefloor Stompers (domenica 13), The Ticks (lunedì 14) e i Groove Elation (martedì 15 agosto).

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Il 4 ottobre 2016 il Consiglio comunale di Cagliari ha approvato una mozione presentata da due consiglieri comunali Angius e Marcello che aveva come oggetto l’introduzione dell’istituto della doppia preferenza di genere nella legge elettorale regionale. Attraverso il voto chiedeva l’adesione del Comune alla mobilitazione promossa dal movimento “Meglio in Due” che dal mese di settembre 2016 invitava tutti i comuni della Sardegna ad approvare la mozione.

La mozione è stata poi allegata insieme alle altre pervenute da tutto il territorio, ad una lettera indirizzata al presidente della Regione Francesco Pigliaru e del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, con richiesta formale di provvedere all’introduzione della doppia preferenza. I motivi che ci spingevano a fare tutto questo ricordano le promotrici Carla Poddana, Elena Secci e Lucia Tidu sono sotto gli occhi di tutti «non possiamo permetterci di avere un Consiglio regionale composto da 56 uomini e sole 4 Donne, vi  sono purtroppo degli ostacoli che impediscono la Paritaria partecipazione e rappresentanza del genere femminile nelle istituzioni ed è dovere di tutti rimuoverli. Uno dei metodi utilizzato negli altri Stati e anche in Italia è quello della doppia preferenza che garantisce un riequilibrio di genere e quindi una più democratica percentuale di presenza dei due sessi nei luoghi dove è corretto che le decisioni vengano prese in due, donne e uomini con le loro diverse competenze e attitudini».

I comuni che hanno aderito alla mobilitazione sono più di 200 e tanti in questi ultimi tempi stanno approvando delibere simili che ribadiscono l’urgenza e la necessità che la Regione porti in aula la doppia preferenza e voti immediatamente per la sua introduzione. 

«Il fatto che a distanza di quasi un anno alcuni consiglieri comunali del comune di Cagliari ripresentino una richiesta dal contenuto uguale a quella presentato dal movimento “Meglio in Due” ci lascia basite – aggiungono Carla Poddana, Elena Secci e Lucia Tidu -, poiché un anno fa in quello stesso consiglio una consistente parte di consiglieri aveva deciso di astenersi o votare contro. Repetita iuvant? Quindi si presenta una cosa già votata per ribadirne l’importanza? Se il fine fosse questo un semplice richiamo alla delibera precedente e una presa di posizione forte unendosi all’appello più volte da noi lanciato verso i comuni rimanenti di approvare la mozione per dare ancora più forza alla richiesta, sarebbe stato più appropriato. Quello che appare e dispiace è il tentare di personalizzare questa lotta facendo finta di dimenticare le sue origini e la sua maternità, come se ci si dimenticasse che unendo le forze si potrebbe fare molto di più e, soprattutto, avere più forza nella richiesta alla massima istituzione della nostra Regione. Un pizzico di onestà intellettuale permetterebbe alla lotta di avere non solo più forza ma maggiore credibilità data dal mettere la battaglia in primo piano. I colori politici che prima portavano ad una astensione o (in alcuni comuni) a cestinare l’iniziativa o votarla in maniera difforme o mascherata rispetto alla richiesta primaria per metterci il “cappello” non sono utili alla lotta. Ancor più grave se entriamo nello specifico di ciò che è accaduto nella seduta del Consiglio comunale di Cagliari del 9 agosto 2017 dove per mancanza del numero legale la proposta fotocopia è stata cestinata. La serietà della battaglia ancora una volta subisce il colpo dei tanti che la utilizzano solo come bandiera cercando di cavalcare un onda di protesta forte che si è sollevata intorno a questo tema. Ridicolizzare questa battaglia in questo modo ci fa capire quanto per tanti sia poco importante battersi per raggiungere l’obiettivo e quanto invece sia più importante cercare la notorietà pubblicizzando la propria adesione alla lotta o il proprio impegno per la stessa. Abbiamo bisogno di tutti per far sì che la doppia preferenza venga introdotta nella legge elettorale regionale e continueremo con forza, caparbietà e serietà nella nostra battaglia. Chi ha a cuore tutto questo non gioca – concludono Carla Poddana, Elena Secci e Lucia Tidu -. Noi non molleremo la presa.»