Il Consiglio regionale ha rinviato l’elezione del nuovo vicepresidente al posto del dimissionario Ignazio Locci.
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Il Consiglio regionale ha rinviato l’elezione del nuovo vicepresidente al posto del dimissionario Ignazio Locci.
La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau che, prima di procedere, ha convocato la conferenza dei capigruppo.
Alla ripresa dei lavori, il presidente ha comunicato la decisione dei capigruppo di rinviare ad altra data le elezioni di un vice presidente dell’Assemblea del Garante regionale per l’infanzia. Intervenendo sull’ordine dei lavori, il consigliere del Psd’Az Christian Solinas, ha ricordato il travaglio popolo catalano, proponendo che il Consiglio manifesti concretamente la sua solidarietà «ad una comunità che sta riaffermando il diritto alla auto determinazione dei popoli» e prenda le distanze da un «processo di inasprimento del confronto istituzionale che impedisce un voto democratico». «La Sardegna – ha concluso – che ha conosciuto vicende analoghe, non può che essere vicina ai fratelli catalani».
Il presidente Ganau ha ribadito i contenuti delle dichiarazioni di solidarietà al popolo catalano già espressi da lui stesso e dal presidente Pigliaru.
Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, invece, ha messo l’accento sulla situazione politica, sottolineando che «il Consiglio è il luogo deputato per capire cosa sta succedendo nella maggioranza, perché apprendiamo dalla stampa che su importanti riforme, sanità ed urbanistica, ci sono gruppi e singoli esponenti di maggioranza che hanno già dichiarato la loro posizione contraria». Per cui, ha aggiunto, su provvedimenti come questi il dibattito non si può esaurire nel dibattito interno di qualche gruppo o qualche partito e il presidente della Regione deve riferire in Aula con urgenza. In materia sanitaria, Pittalis ha lamentato la mancata distribuzione al Consiglio dei dati sul monitoraggio delle spesa sanitaria elaborati da un organismo istituito ad hoc «e questo avviene mentre sulla stampa si assiste al solito balletto di cifre, a ridosso della discussione della riforma in Consiglio».
Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, associandoci alla proposta del collega Solinas, ha evidenziato che «questa consiliatura si è caratterizzata anche su un importante profilo internazionale, intraprendendo con la Corsica un percorso di rappresentazione su scala internazionale delle istanze di comunità identitarie, percorso che il governo spagnolo ha bruscamente interrotto impedendo la libera consultazione dei cittadini della Catalogna». Gianfranco Congiu è poi tornato sulle recenti nomine all’Ersu di Sassari, disposte dal presidente Ganau con i poteri sostitutivi, ribadendo la sua richiesta di «conoscere i criteri adottati per quelle nomine, nomine che non ci soddisfano, con particolare riferimento al curriculum di un nominato che non ha nemmeno la laurea e viene chiamato ad occuparsi dei problemi degli studenti universitari».
Il consigliere Eugenio Lai (Art. 1 – Sdp) ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla situazione dell’Aias, sulla quale «a fronte di numerosi impegni e decisioni del Consiglio e della Giunta riguardanti il regolare pagamento degli stipendi si registra una situazione in cui la società risulta in grave arretrato».
Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, riprendendo gli interventi dei colleghi Christian Solinas e Gianfranco Congiu, ha riaffermato esigenza che «il Consiglio, con una presa di posizione forte, si schieri a fianco dei catalani, in un momento molto pericoloso per tutte le democrazie europee, in cui arresti e provvedimenti giudiziari hanno fermato un referendum democratico ricorrendo all’uso della forza». «La Catalogna – ha concluso – una sede di rappresentanza in Sardegna, ad Alghero, istituita da generalitat di sinistra e sindaco di centro destra, a testimonianza di rapporto che ha radici profonde».
Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha condiviso gli interventi precedenti sulla situazione della Catalogna allargando l’orizzonte alla situazione «dei popoli senza stato che in Europa hanno una popolazione di circa 100 milioni di persone, popoli come questi Sardegna e Catalogna, che chiedono dignità, autodeterminazione, libertà di esprimere la loro cultura e le loro aspirazioni; lo chiede soprattutto la Catalogna che oggi sta subendo un attacco alla sua libertà, un fatto eccezionale che richiede un atto formale del Consiglio regionale».
Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, ha rilanciato il problema dell’Aias invitando Consiglio e Giunta «ad essere protagonisti nelle vicende di una azienda che svolge un servizio pubblico essenziale senza però garantire il regolare pagamento stipendi e corrette relazioni sindacali». «La Regione sta facendo la sua parte – ha osservato Pietro Cocco – pagando regolarmente le fatture, mentre l’azienda non trasferisce le risorse ai lavoratori e mantiene in piedi provvedimenti di licenziamento; per questi motivi occorre al più presto una discussione approfondita sull’argomento».
La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha denunciato la grave, situazione dei lavoratori ex Ati Ifras e parco Geominerario, protestando perché «da quasi 10 mesi non succede niente nonostante fosse stato individuato un percorso per reinserire circa 500 lavoratori che ancora non è iniziato ed i problemi non sono risolti, mentre emergono forti disparità di trattamento». Sappiamo che il problema è difficile, ha riconosciuto la Zedda, «anche per questioni normative, però ma quanto fatto finora non rispetta i diritti dei lavoratori e di fatto abbandona un vasto territorio; ora abbiamo di fronte la scadenza dell’11 ottobre ma non c’è niente di certo se non che sono stati inseriti solo 7 lavoratori».
Per i Riformatori sardi, il consigliere Luigi Crisponi si è associato ai sentimenti di vicinanza al popolo catalano espressi da molti consiglieri dichiarandosi favorevole ad un documento del Consiglio. A proposito di nomine esercitate con poteri sostituitivi, Crisponi ha ricordato «la vicenda del 2013 che ha riguardato il Comitato per la lingua sarda che, dopo quattro anni, ancora non si è insediato, alimentando enormi interrogativi sulla sua funzione».
A nome del Cps il capogruppo Pierfranco Zanchetta, «come esponente di una minoranza nella minoranza» ha manifestato convinta solidarietà al popolo catalano assicurando la sua piena disponibilità per un documento del Consiglio regionale in materia di auto determinazione». Infine ha ringraziato il presidente Pigliaru per l’impegno su La Maddalena nella partita delicata del post G8, che forse consentirà la soluzione immediata di un vecchio problema di interesse strategico per la comunità maddalenina».
Il consigliere Paolo Zedda (Art.1-Sdp) ha espresso una valutazione positiva sulla posizione assunta dal presidente Pigliaru sulle vicende della Catalogna perché, a suo giudizio, «l’autodeterminazione è un diritto delle nazioni democratiche senza condizioni e senza il ricorso alla forza». «Fra poco – ha ricordato – si terrà il referendum per l’autodeterminazione del popolo curdo, un altro popolo senza stato che attende da quattro millenni e sta combattendo contro l’Isis per affermare il principio della coesistenza di tutte le culture in un clima di ostilità del governo centrale e di quello turco; anche questa battaglia merita il sostegno della Regione».
Al termine di quest’ultimo intervento, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno ed il presidente ha dato la parola al presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd), relatore di maggioranza, per illustrare il contenuto del Dl 449 (disposizioni finanziarie e seconda variazione al bilancio 2017-2019).
Nel suo intervento Sabatini ha dato un giudizio «fortemente positivo sul provvedimento, perché sui liberano risorse aggiuntive per oltre 148 milioni provenienti dall’attuazione dell’art.8 statuto, che consentono di coprire in parte il disavanzo della sanità, di abbattere i ratei dei mutui e di aprire nuovi spazi finanziari per gli enti locali». Per quanto riguarda i conti della sanità, Sabatini ha condiviso il suggerimento del collega Pietro Pittalis di aprire un dibattito sull’argomento «perché spesso si fa il gioco delle tre carte senza punti di riferimento, mentre invece si deve partire dalla delibera Cipe su fabbisogno per ciascuna Regione per poi fare valutazione, tenendo presente che, in base a quella tabella, dai 392 milioni di 2013 si è arrivati a 320 nonostante i costi aggiuntivi sostenuti per vaccini, nuovi farmaci ed ammortamenti». «E’ vero – ha concluso – che spendiamo troppo in base ai livelli di assistenza ma, in base alla spesa pro-capite, ci sono Regioni virtuose con una spesa più alta della nostra, quindi il tema centrale è e resta qualificare la spesa e spendere meglio».
Per la minoranza, il relatore Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha affermato che quello «di aumentare qualità del servizio sanitario contenendo i costi è un obiettivo di legislatura che non è stato raggiunto, perché oggi si andando in direzione completamente posta, mentre per l’ennesima volta maggiori entrate vengono utilizzate non per lo sviluppo ma per coprire il deficit di sanità». «E’vero che disavanzo è diminuito – ha aggiunto Paolo Truzzu – ma non solo il suo trend è negativo dal 2012 ad oggi, ma la Sardegna per la prima volta nella storia è la Regione peggiore d’Italia, con conti peggiori delle altre 8 Regioni canaglia». «A differenza dei tanti annunci della maggioranza – ha detto ancora Truzzu – siamo di fronte ad una riforma mancata fatta che si è trasformata in un terreno di scontro interno alla maggioranza, dal continui rinvio della nomina del direttore dell’Areus non c’è solo per questo, ai provvedimenti di tutela degli amici, dalle situazioni irregolari sulle nomine sulle quali non si è mai intervenuti, alla mancata definizione di percorsi di cura omogenei per tutti i sardi che anche quest’anno stato stati spacchettati in 8 aziende diverse». «Ora – ha concluso – abbiamo di fronte 2 possibilità: far finta di niente o individuare errori e trovare soluzioni, anche perché fra una settimana discutiamo della nuova rete ospedaliera con gli stessi interlocutori che hanno scassato i conti del sistema sanitario».
Chiuse le relazioni il presidente ha aperto la discussione generale dando la parola al primo degli iscritti, il capogruppo del Partito dei Sardi Gianfranco Congiu.
L’esponente della maggioranza ha espresso soddisfazione per l’impegno assunto ieri dal presidente della Regione Francesco Pigliaru durante il vertice del centrosinistra per aprire una fase di verifica sui conti della Sanità. «Era quello che chiedevamo da tempo – ha detto Gianfranco Congiu – non è pensabile che si discuta ancora sui criteri per conteggiare la spesa. Serve un confronto a tutto campo sul quantum del debito sanitario, la nostra posizione è stata critica in Commissione dove ci siamo astenuti, oggi siamo in aula perché auspichiamo che questa verifica venga fatta, siamo pronti a dare il nostro contributo».
Secondo Alessandra Zedda (Forza Italia) il dl di assestamento di bilancio è un provvedimento dovuto. «La spesa sanitaria è aumentata, le misure messe in campo dalla Giunta non hanno dato i risultati sperati: non ci sono Case della salute, Ospedali di comunità ma soprattutto mancano servizi fondamentali come l’elisoccorso». Alessandra Zedda ha poi definito “irriverenti” nei confronti del Consiglio e della Giunta gli atti aziendali adottati dalle Asl. «E’ uno scandalo, si inventano atti e si trasferiscono servizi come Chirurgia del Policlinico. Sembra una sistemazione degli amici degli amici. Vengono istituiti primariati di servizi sanitari (infermieristica, ostetricia e fisioterapia) e si sopprimono quelli di medicina. Così non si risparmia nulla, si chiudono strutture primarie e nascono i satelliti. Stiamo inoltre ammazzando la sanità privata. Cui prodest? Nel pubblico i servizi costano di più e non sono garantiti. La Sanità è in forte difficoltà, mi auguro che le riforme possano migliorare la qualità dell’assistenza ma finora abbiamo sentito solo parole, oggi mancano i soldi per pagare gli stipendi».
Francesco Agus (Campo Progressista) si è invece concentrato sul contenuto del comma secondo dell’art. 1. «Per l’ennesima volta il Consiglio è chiamato a finanziare il sistema degli enti locali. Comuni, Province e Città metropolitane, sempre più agonizzanti, vivono solo grazie ai finanziamenti regionali. Le Province non incassano più le tasse e non beneficiano di trasferimenti statali. Per questo la Regione sottrae risorse al proprio bilancio per far funzionare e sostenere gli enti».
Agus ha poi invocato un’azione forte della Regione nei confronti dello Stato perché si assuma le proprie responsabilità e trasferisca le risorse dovute agli enti di area vasta: «La Regione si potrebbe appropriare delle province per usucapione – ha detto Francesco Agus – in un momento come questo serve un’azione forte nei confronti dello Stato che finora è mancata. E’ notizia di qualche giorno fa: la Conferenza delle regioni, nonostante le promesse, ha respinto la richiesta della Sardegna di essere inserita nella ripartizione dei fondi per la disabilità (75 milioni di euro destinati alle province di regioni a statuto ordinario). Tra qualche mese saremo costretti a rimpinguare i fondi per garantire il diritto allo studio degli alunni disabili. La Regione pagherà di tasca propria una funzione statale delegata alle province». Su questi e altri temi Agus ha annunciato la presentazione di un’apposita mozione.
Molto critico l’intervento di Marco Tedde (Forza Italia) sulla gestione della Sanità: «Tutti i nodi vengono al pettine – ha esordito Marco Tedde – l’Asl unica è stata presentata come la panacea di tutti mali. Nel suo programma Pigliaru disse di voler slegare la sanità dalla politica ma tutti sappiamo cosa è accaduto: il sistema sanitario è sempre più avviluppato alla politica, i costi sono cresciuti e sono aumentati gli sprechi. I progetti di Pigliaru sono clamorosamente falliti».
Secondo Tedde, dal 2013 a oggi il disavanzo della Sanità sarebbe cresciuto a dismisura: «4 anni fa il deficit ammontava a 11 milioni di euro, nel 2016 era di 242 milioni – ha affermato il consigliere di Forza Italia – con il Brotzu e le Aou si arriva a 299 milioni. Il debito ha assunto dimensioni paurose, la situazione è grave e non si può far finta di nulla».
Marco Tedde ha quindi invitato la Giunta ad un cambio di rotta: «Siamo diventati una regione canaglia sul fronte del debito sanitario – ha aggiunto l’esponente della minoranza – non lo dico io ma il leader del Pds, secondo partito della maggioranza. Oggi si discute di un incremento di 117 milioni per permettere di pagare gli stipendi. La riforma è fallita: l’Ats non riduce debiti, non fa decrescere le spese e non migliora i servizi. E’ solo una riforma di facciata, decorativa. Sarebbe stato meglio riformare la rete territoriale e intervenire sull’emergenza-urgenza, settore per il quale non è stato ancora nominato il direttore generale dell’Areus. La situazione non migliorerà con la riorganizzazione della rete ospedaliera checché ne dicano il presidente Francesco Pigliaru e l’assessore Luigi Arru».
A difesa del provvedimento è intervenuto il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini. «Chi dice che la spesa è aumentata in questi anni dice una bugia – ha detto Franco Sabatini – se si prendono i valori Cipe e quelli assoluti la spesa nel 2017 andrà a diminuire. Se si vuole fare chiarezza la si faccia ma non si dicano falsità».
Sabatini ha poi invitato a riflettere sui livelli di assistenza: «Il vero tema è questo – ha proseguito Franco Sabatini – occorre valutare attentamente la qualità dell’assistenza assicurata. Se si dice che stiamo coprendo i maggiori costi della sanità con le maggiori entrate dico che a tutti farebbe piacere investire i soldi nello sviluppo. Prima però per coprire i costi si tagliava sui fondi ai comuni, sul sociale etc. Oggi c’è una trattativa con lo Stato per coprire il disavanzo. Sono d’accordo ad aprire un dibattito vero, ma deve essere onesto e con dati alla mano. Ci sono responsabilità diffuse. Nessuno può venire in aula a dare lezioni».
Secondo il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni la vera questione è rappresentata dalla mancanza di un serio confronto con lo Stato. «Non chiediamo l’applicazione dell’art. 8 dello statuto. Manca la capacità di incidere nei rapporti con i governi. Stato ed unione Europea non ci riconoscono la condizione di insularità che invece è riconosciuta ad altre regioni d’Europa».
Attilio Dedoni ha poi criticato l’esiguità dei fondi stanziati per protezione civile, lavoratori in utilizzo e contrasto della lingua blu e la gestione generale della Sanità: «Attendiamo ancora la nomina del Dg dell’Areus, la rete oncologica si sta disfacendo, la situazione del Centro di eccellenza della sclerosi multipla è confusa, il Brotzu è in decadenza cosi come la rete sul diabete, i territori abbandonati (dove sono le case della salute?), le liste d’attesa sono sempre più lunghe e la spesa è fuori controllo. Occorre pensare ai malati – ha concluso Dedoni – la Giunta dica cosa deve essere cambiato».
Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi dato la parola alla Giunta. L’assessore al Bilancio Raffaele Paci si è detto favorevole all’apertura di un dibattito pubblico sui conti della sanità nei modi in cui il Consiglio riterrà opportuno. «Non abbiamo niente da nascondere. Le cose sono molto più complesse che guardare una semplice differenza tra quello che è il fabbisogno Cipe e quello che è lo stanziamento. Negli anni del Patto di stabilità, che consentiva di spendere solo nella Sanità, il Consiglio ha messo i soldi in quel settore. E’ una distorsione assurda che ora non esiste più: oggi si può spendere in tutti gli altri campi. Per questo abbiamo fatto una scelta diversa: far emergere i costi effettivi della Sanità per dare vita a un’azione di risanamento che è lunga e tortuosa».
Raffaele Paci ha poi invitato a leggere bene i dati: «Negli anni scorsi il Consiglio aveva giustamente disposto un abbattimento dell’Irap. Per le Asl significava una riduzione delle tasse di 60 milioni di euro, adesso quei soldi si pagano – ha detto Raffaele Paci – stesso discorso per i farmaci innovativi che prima non c’erano e oggi costano 70 milioni di euro all’anno. Si tratta di soldi aggiuntivi che doveva dare lo Stato, ma l’assenza di regole di salvaguardia nel Patto ha costretto la Sardegna a ricorrere a fondi propri. Su questo occorre fare chiarezza».
Sull’impianto complessivo del Dl di assestamento del bilancio, l’assessore ha dato un giudizio positivo: «Non si tagliano spese ma si mettono a correre 148 milioni di nuove risorse che arrivano da un confronto duro con lo Stato sulle entrate. Si tratta dei saldi per gli anni 2010-2013. E’ un risultato importante che permette due interventi fondamentali: uno sulla sanità, che non risolve il problema ma dà respiro alle aziende, e l’altro sugli enti locali. L’estinzione anticipata di debito regionale ci permette di cedere spazi finanziari ai Comuni per fare investimenti. Lo facciamo molto volentieri. I temi posti da Agus sono correttissimi: è una battaglia giornaliera, le cose le stiamo facendo. Il tema del confronto con lo Stato è il tema centrale su cui dobbiamo discutere. Alcune battaglie le abbiamo vinte, altre come il contributo della Sardegna alla finanza pubblica dobbiamo combatterle strenuamente. Ancora non abbiamo ottenuto risposte. Le ultime sentenze della Corte Costituzionale hanno ribadito che per le autonomie speciali serve un’intesa con lo Stato. Questa è la via per ridurre gli accantonamenti. Sarà una battaglia che porteremo avanti in questi mesi e che dovrà trovare risposte nella legge di stabilità 2018». Su questo punto, Paci ha annunciato la possibile presentazione della manovra finanziaria al Consiglio entro il mese di ottobre così evitare ricorso all’esercizio provvisorio.
Ha poi preso la parola per dichiarazione di voto l’on. Roberto Desini (Pds), che ha detto: «Questa manovrina di bilancio purtroppo vede la Sanità protagonista, come spesso accade. E’ arrivato il momento dio affrontare in maniera seria il problema delle ex province, anche perché non abbiamo organismi eletti, nemmeno di secondo livello. L’azione politica messa in campo sulla Sanità non è condivisibile: dopo nove mesi dalla istituzione dell’Areus per beghe clientelari e di bande politiche a oggi non è stato nominato il direttore generale».
L’on. Paolo Truzzu (FdI) ha annunciato il voto contrario: «Se la Sanità non funziona e continua su questa direzione salta il banco. E salta tutto. I dati che ho riportato sono pubblici e non permetto a nessuno di dire che ho affermato falsità. Non mi importa nulla di quanto è accaduto nel passato ma mi importa di cosa sarà il futuro, a cominciare dalla Sanità».
L’Aula ha votato il passaggio agli articoli ed il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 1 e sugli emendamenti, sul quale si sono espressi per il parere obbligatorio la commissione Bilancio e l’assessore al Bilancio.
Sul primo emendamento è intervenuto l’on. Roberto Deriu (Pd), che ha toccato il tema dello smantellamento delle Province avvenuto in passato. «E’ stata un’azione senza criterio, lo dico dal 2011. La Regione ha fatto molto sinora, perché ha contribuito comunque a tenere in piedi il sistema generale. E gli emendamenti 1 e 2 hanno l’obiettivo di completare il disegno di salvataggio del sistema istituzionale che sino ad oggi è stato garantito. Sono due emendamenti preziosi che se anche non hanno trovato il favore della commissione devono essere approvati dall’Aula. Il primo riguarda la Città metropolitana di Cagliari mentre il secondo serve ad approvare il bilancio della Provincia di Nuoro: il contrario sarebbe determinare l’inutilità dei trasferimenti fatti fino a oggi dal Consiglio regionale alla Provincia di Nuoro».
L’on. Piermario Manca (Pds) ha detto sull’emendamento 4: «Non è chiaro il testo e la finalità rispetto al problema dei focolai della blue tongue».
Il presidente Gianfranco Ganau ha disposto una breve sospensione dei lavori. Alla ripresa l’assessore Raffaele Paci (Bilancio) è intervenuto sul tema degli enti locali e ha detto: «Il finanziamento delle Province, che svolgono temi essenziali, è cruciale: non sono sufficienti i quattro milioni di euro che due mesi fa il Consiglio regionale ha stanziato. Per questo c’è il nostro impegno mio e dell’assessore degli Enti locali per portare un provvedimento particolare su questo».
Il testo dell’articolo 1 (Disposizioni finanziarie) è stato approvato con esclusione dei commi 4 e 5, oggetto di votazione separata richiesta dall’opposizione.
A seguire, anche i commi 4 e 5 sono stati approvati.
Ritirati gli emendamenti 1, 2 e 3; approvati tutti gli altri. Approvato poi l’articolo 2 (Norma finanziaria e variazioni di bilancio) con gli emendamenti aggiuntivi 9, 13, 14, 15, 16, 17, 18 e 19.
Approvato senza emendamenti anche l’articolo 3 (entrata in vigore), poi i quattro allegati e il testo finale della legge.
A seguire il presidente Ganau ha annunciato la presentazione di tre ordini del giorno su quanto accade in queste ore in Catalogna e ha chiesto ai presentatori di produrre una stesura unitaria, sospendendo così i lavori.
Alla ripresa, il presidente Ganau ha dato lettura del testo unificato a sostegno del popolo catalano e in favore del riconoscimento del diritto di esprimersi sull’autodeterminazione della Catalogna.
Col parere favorevole della Giunta, il Consiglio regionale ha approvato l’ordine del giorno.
I lavori del Consiglio regionale si sono chiusi così e l’Aula è convocata per martedì 26 settembre, alle 10.30.
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