19 November, 2024
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Lettera aperta – “104/92”, due numeri “maledetti” che pesano sul cuore come macigni.

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Lettera aperta.

“104/92”… Oggi proverò a spiegare come, questi numeri, per molte persone privi di significato, per altre appaiono quasi un codice di un baratro, la matricola di un viaggio che ti priva di tutte le tue forze fisiche e mentali.

Spesso si legge sui rotocalchi o si sente alla televisione e alla radio di quante persone usino questi numeri come un baluardo, sovente ostentandone l’uso e tralasciando il vero significato ed il giusto motivo per cui se ne usufruisce. Cifre che altro non sono se non il numero e l’anno di approvazione ed entrata in vigore di una legge che nessuno dovrebbe mai desiderare di “toccare” a scapito della propria “pelle” o del proprio “onore”.

Ebbene, la suddetta legge nasce per tutelare un lavoratore o una lavoratrice con problemi di salute personali e particolarmente gravi o, in altri casi per permettere ad un parente prossimo di seguire da vicino un proprio congiunto in difficoltà, rimanendo a lavorare nello stesso comune in cui risiede ed usufruendo di tre giorni mensili “necessari” e spesso “non esaustivi” per poter provvedere ad accompagnare o ad assistere il parente.

Ora posso capire e, di fatto, constatare nella realtà, quante persone usufruiscano di questa legge non avendone diritto, soprattutto “morale”, ma non riesco a comprendere le angherie nei confronti di chi necessita veramente di usufruire per sé o per un parente prossimo di una legge talmente “inaugurabile” che molti “esseri poco umani” definiscono un privilegio. E mi riferisco in particolar modo ad un lavoratore serio e responsabile che, nonostante, tutto porta avanti il suo lavoro con coscienza, nonostante le sue assenze “forzate”.

E’ sicuramente doloroso e faticoso usufruirne per poter seguire un padre o una madre… ma doverne fare richiesta per assistere un figlio o una figlia, è qualcosa che diventa difficile da concretizzare.

Mentre scrivo, quasi mi pento, vorrei cancellare tutto, tanto sono certa che le mie parole cadranno nel vuoto… poi però ci ripenso ed aggiungo anche un’altra cosa…

Chissà se qualcuno pensa a come si possa sentire un figlio o una figlia che «per colpa sua, in quanto necessita di assistenza…» vede il proprio genitore oggetto di continue difficoltà, perché tutelato dalla legge non può essere trasferito e quindi sta sempre in “pole position” o per i tre giorni di “vacanza” mensili che magari trascorre in ospedale.

Sono pensieri questi, che lasciano traccia, che lavorano sul carattere, pensieri che spesso ti privano della serenità.

Allora cerchiamo di superare le “barriere mentali”, non si faccia di tutta un’erba un fascio, conoscete le persone prima di parlare, non giudicate senza sapere e cercate di comprendere che questi “maledetti numeri 104/92” non alleggeriscono le giornate, non regalano giorni di festa, ma pesano sul cuore come macigni.

Meditate cari “esseri poco umani”, meditate…

Nadia Pische

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