18 July, 2024
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Gli assessori regionali Cristiano Erriu e Giuseppe Dessena contro il Governo per i tagli sui trasporti degli studenti disabili.

«Il Governo nazionale manifesta una volontà vessatoria nei confronti delle Province sarde, che vengono escluse dal riparto dei fondi destinati all’integrazione scolastica degli studenti disabili» ha detto l’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu, la cui posizione è frutto di un preciso deliberato della seduta della Conferenza permanente Regione-Enti locali che si è tenuta ieri, alla quale hanno partecipato i rappresentanti delle Province e dei Comuni.

«La Conferenza delle Regioni – aggiunge Cristiano Erriu – su questo punto non ha dato l’intesa sulla proposta del Governo di portare da 112 a 75 milioni di euro le risorse da destinare alle sole Province delle Regioni ordinarie. La mancata intesa è stata registrata anche dalla Conferenza unificata Stato-Regioni. Trattandosi di risorse destinate a interventi di assistenza specialistica per l’integrazione scolastica degli studenti con disabilità delle scuole secondarie di secondo grado, l’atteggiamento del Governo appare particolarmente odioso. Qualora permanesse una tale, rigida chiusura, occorrerà rispondere con un’adeguata mobilitazione per contrastare questa incomprensibile ostilità nei confronti della Sardegna e dei diritti dei Sardi lesi da scelte poco comprensibili.»

«È una ulteriore penalizzazione per la Sardegna – è il commento dell’assessore della Pubblica istruzione Giuseppe Dessena – e il fatto ancor più grave è che questa volta tocchi studenti con disabilità. Quindi le fasce deboli della nostra società, che dovrebbero al contrario essere tutelate. Nessuna premessa normativa può giustificare una esclusione di questa natura. In queste ore stiamo ancora interloquendo e cercando di intervenire per risolvere questa incresciosa situazione.» 

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Dopo lo sbarco di ben 174 migranti algerini nell’arco di poche ore sulle coste del Sulcis, il governatore della Sardegna Francesco Pigliaru ha scritto nuovamente al ministro dell’Interno Marco Minniti per cercare di porre un  fremo al drammatico fenomeno che rischia di provocare una gravissima emergenza sociale.

«Ritengo necessario moltiplicare gli sforzi affinché il passaggio di migranti dall’Algeria cessi al più presto. A questo fine chiedo quali azioni concrete ed urgenti il Governo intende mettere in campo per frenare con la necessaria urgenza gli sbarchi, garantire l’immediato rimpatrio e, al contempo, rinforzare la presenza delle forze di polizia nelle aree di approdo – ha scritto il governatore Francesco Pigliaru al ministro Marco Minniti -. Torno sul tema delle mie precedenti missive per condividere lo sviluppo della situazione nelle ultime settimane e le più recenti e preoccupanti novità di queste ultime ore. Gli sbarchi di migranti dall’Algeria sono in costante aumento, al punto che, ad oggi sono stati già raggiunti e superati i numeri dell’intero 2016, nel quale i migranti giunti nella costa sud-occidentale dell’isola sono stati 1.106.»

Il presidente della Regione, nel ribadire l’apprezzamento per la tempestiva iniziativa svolta dal Governo in Algeria ai primi di settembre, ha sottolineato che «questo impegno non ha consentito, per il momento di far cessare o di frenare l’intensità dei passaggi diretti verso la Sardegna». 

«Confermo – ha concluso il presidente della Regione – la più totale disponibilità per un supporto alle azioni dell’esecutivo, specie nell’ambito della cooperazione, per la quale la Sardegna ha delega alla cooperazione internazionale, dalla Conferenza delle Regioni ed è Autorità di gestione del programma di cooperazione transfrontaliera euro mediterranea ENI/CBC Med 2014/2020.»

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Il Consiglio regionale ha approvato il passaggio agli articoli della proposta di ridefinizione dalla rete ospedaliera della Regione.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito la discussione generale sul Documento n. 16/XV/A-Proposta di ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna.

Il presidente ha dato la parola al primo degli iscritti a parlare, il consigliere Michele Cossa, dei Riformatori sardi. Michele Cossa ha ribadito la necessità di una riforma più volte espressa dal suo gruppo ed ha aggiunto che, anzi, «andava fatta prima, con più risorse e meno problemi, ma la proposta della Giunta è profondamente sbagliata perché andavano studiate innanzitutto le cause profonde del disavanzo riconducibili in buona parte all’handicap dell’insularità». Inoltre, ha proseguito, «è una riforma sbagliata nei tempi perché la Giunta ha cincischiato per tre anni ed oggi pretende di cambiare marcia nell’ultimo anno di legislatura, ha tralasciato la rete dei servizi territoriali che viene prima della rete ospedaliera, sbagliata nel merito e nella sostanza, non per la centralizzazione di servizi amministrativi ma perchè si è premiato chi demerita e non chi lavora bene, sbagliata anche perché non taglia dove si serve, protegge poteri sanitari amici, ignora eccellenze, compiace il politico locale sui territori, conserva reparti finti e chiude reparti veri, mette gli uni contro gli altri, fa scempio infine di buone pratiche peggiorando la qualità sanità sarda».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) all’inizio ha riposto all’intervento del collega Stefano Tunis «che ha cercato di leggermi nel pensiero sbagliando tutto» ed ha ribadito con forza «che il disavanzo nella sanità c’era e c’è, era di 390 milioni nel 2012 ed è sceso a 320 nel 2016; questo significa che la riforma deve essere fatta presto e bene ed anzi è responsabilità del centro destra non averla fatta, ma questo non è l’unico motivo per un profondo cambiamento, il vero motivo è quello di avere gli stessi diritti di ogni cittadino italiano perché ora siamo agli ultimi posti per livelli di assistenza». Ogni riforma, a giudizio di Sabatini, «porta con se lamentele e mette in competizione i territori, però noi abbiamo un sistema che spreca troppe risorse e non garantisce una assistenza omogenea in tutto il territorio e questa è una preoccupazione che da tempo attraversa maggioranza e opposizione». Varare una nuova rete ospedaliera, ha aggiunto il presidente della commissione Bilancio, «è un atto fondamentale di programmazione dopo una stagione in cui otto Asl hanno operato come otto imperi senza alcun contatto fra di loro e noi stessi più volte abbiamo tutti parlato di doppioni che si sovrapponevano, di ricoveri impropri, di spese non necessarie, di sotto utilizzo di reparti e posti letto senza tuttavia cambiare questo stato di cose, col risultato che in Sardegna ci sono ancora oggi cittadini di serie A e cittadini di serie B, uno stato di cose che dobbiamo assolutamente cambiare».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha iniziato il suo intervento definendo il progetto di riforma «un documento di programmazione insufficiente, contraddittorio, velleitario e confuso che non produce un grande risultato perché ogni componente della maggioranza ha tutelato il suo territorio, attirando critiche da più parti (comprese quelle legate al centro sinistra) fino all’ex assessore Dirindin, insomma tutti scontenti dai medici agli infermieri alle autonomie locali, tutti soggetti che meritavano una ben diversa considerazione». Per quanto riguarda il ruolo dell’opposizione, Oppi ha ricordato che «ha cercato di migliorare il progetto, e sarebbero servite tabelle di comparazione per sapere com’era e come sarà il sistema ma nessuno ce le ha fornite, configurando un contesto che non permette di capire dove si interviene e che lascia in vita strutture con pochissimi posti che non sono sostenibili e non garantiranno assistenza adeguata ai pazienti». Inquadrando la riforma sotto il profilo giuridico e normativo il consigliere Giorgio Oppi ha citato «il dl 179 del 2009, in vigore come sancito recentemente dalla Cassazione, che mantiene a sua volta in vigore un impianto normativo sull’organizzazione interna degli ospedali su cui Sardegna non ha deliberato e che ora espone la riforma a possibili ricorsi». Ma l’aspetto più negativo della riforma, ha continuato, «è che il direttore generale dell’Ats è stato lasciato solo dalla politica che ha messo le persone peggiori nei posti migliori, approvando una riforma zoppa non supportata da una analisi dei dati e della situazione reale, con le unità di pronto soccorso al collasso con sette ore media di attesa, primari costretti a bloccare gli interventi per mancanza di farmaci, l’Areus bloccata da mesi  per dissidi interni alla maggioranza, la gara elisoccorso mandata avanti con superficialità senza tener conto dei pareri tecnici, il Mater Olbia ancora in alto mare». In definitiva, ha concluso, «la sanità crea e la sanità distrugge, e non credo che la riforma sarà riformata come chiedono i Sindaci».

Il consigliere del Pd Luigi Ruggeri ha respinto in apertura «la valutazione totalmente negativa della riforma della rete ospedaliera, nei confronti della quale si fa un certo processo alle intenzioni, utilizzando elementi di incertezza e paura che spesso accompagnano i momenti di crisi». Inoltre, ha insistito, «è sbagliato contrapporre territori e attribuire alla riforma il solo obiettivo di risparmiare, il problema non è che si spende troppo, è che si spende male perché non puntiamo abbastanza sulla appropriatezza dei ricoveri e delle prestazioni e non utilizziamo in modo efficiente il personale, che peraltro supera del quattro per cento gli standard nazionali». Quanto all’estensione geografica, secondo Ruggeri «non conta in assoluto se non in considerazione ai percorsi di emergenza, perché ogni ospedale deve avere la sua missione in relazione alle capacità, indirizzando i pazienti verso le strutture migliori proprio per garantire la migliore salute delle persone». La riforma, ha detto ancora Ruggeri, «in inserisce nella cornice della normativa nazionale che è il frutto di importanti acquisizioni scientifiche, ma se ne discosta in modo molto significativo con deroghe importanti come quelle per i punti nascita e, a livello complessivo, mettendo a punto un sistema che dà risposte di qualità e, soprattutto, non confonde gli interessi della popolazione con quelli di alcuni primari, segno che la classe politica ha mostrato la consapevolezza di andare oltre e guardare avanti».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha dichiarato di non avere «la verità in tasca» ma comunque in questa riforma ci sono a suo avviso «errori macroscopici attribuibili al fatto che, ancora una volta, la direzione politica della Regione si è sostanzialmente adeguata alla normativa nazionale e sarebbe interessante capire se anche le tante diversità italiane sono adattabili a quello schema». Noi, ha ricordato Attilio Dedoni, «paghiamo sanità e trasporti ma spendiamo male e prediamo a modello realtà come Lombardia ed Emilia Romagna profondamente diverse dalla nostra Sardegna, anche per queste ragioni la riforma peggiorerà la sanità sarda proprio perché non è stata pensata per la nostra specificità regionale e non presta sufficiente attenzione alla territorialità, indispensabile per conoscere il vero fabbisogno di salute dei cittadini sardi». Ci stiamo incamminando, ha concluso, «verso la solita riforma che alla fine imbottiremo di tutto con l’ennesimo emendamento di sintesi, che non inciderà sui nodi strutturali della sanità regionale».

Il capogruppo di Cps Piefranco Zanchetta ha rivendicato la sua autonomia intellettuale, ricordando di non esser mai stato tenero nei giudizi «senza fare sconti nemmeno all’assessore Arru, perché vengo dalle cosiddette aree disagiate come la Gallura che meriterebbero maggiore attenzione». Sul piano generale, Zanchetta ha sostenuto che «è vero che la colpa della sanità in un certo senso è di tutti ma non è corretto riversare tutte le colpe a questa maggioranza, perché la riforma va valutata nel merito evitando interpretazioni strumentali e cadute di stile come la definizione di rifogna sanitaria, a testimonianza di un atteggiamento che ha determinato in buona parte l’errata percezione della riforma da parte della popolazione». La sanità, al contrario, per Zanchetta «va maneggiata con cura soprattutto in Sardegna dove c’è bisogno di razionalizzare la spesa migliorando la qualità e questo è welfare riformista che punta al potenziamento dei piccoli ospedali, a cominciare da quelli della Gallura dove non si possono tagliare troppi servizi perché altrimenti faremmo scoppiare Olbia e non ce lo possiamo permettere per le decine di migliaia di pazienti che gravitano sul territorio nel periodo estivo». Il successo della riforma, ha sintetizzato il capogruppo di Cps, si giocherà «sulla valorizzazione della qualità di medici e personale ospedaliero che deve concorrere alla buona riuscita della legge». La madre di tutte le polemiche, ha concluso, «è il punto nascita di La Maddalena che siamo impegnati a riaprire in condizioni ancora definire  ma, comunque, a condizione che l’assessore assuma l’impegno di chiedere una deroga al ministro Beatrice Lorenzin, come per la camera iperbarica e la pediatria».

Per il consigliere Giovanni Satta (Misto) «la sanità non è di destra né di sinistra, un po’ come il problema dei pastori e la stiamo affrontando col peso degli errori di almeno trent’anni; personalmente, ho creduto nell’Ats tanto è vero che su quella parte del provvedimento mi sono astenuto, però finora non si sono visti risultati». La riforma della rete ospedaliera è necessaria ed il ruolo del direttore generale Moirano doveva essere inattaccabile, ha detto Satta, «ma poi abbiamo assistito all’emersione di tanti e troppi campanili, ed è vero che quando si cerca di fare tutto e poi non si fa niente, come dimostrano tanti esempi, da Ozieri ospedale parcheggio per pazienti in attesa di trasferimento, al ridimensionamento di Tempio, alle strutture sotto utilizzate a Sorgono, a San Gavino dove si vuol realizzare un presidio pari a quello di Olbia ma con una ben diversa popolazione, ai risparmi concentrati in alcuni punti del sistema e completamente dimenticati in altri». Sono tutti problemi che vanno affrontati, ha affermato Satta, «e non credo che ci siano le condizioni per una nuova apertura di credito da parte mia, spero però che la discussione sia utile a chiarire questi aspetti con una legge giusta per tutti, senza dimenticare la difficile situazione di molti lavoratori a cominciare da quelli ex project di Nuoro».

Dopo l’on. Giovanni Satta ha preso la parola l’on. Daniele Cocco (Art. 1 – Sdp), che ha detto: “La legge sulla riforma della rete ospedaliera dovrà avere come stella polare alcuni principi. E in particolare uno: quello di uguaglianza delle prestazioni erogate nei singoli territori. Sinora non è accaduto così e i cittadini si sono divisi tra quelli che hanno potuto curarsi a pagamento e chi non si è curato proprio. Cominciamo intanto a diminuire i tempi spaventosi delle liste d’attesa e chiediamo ai manager di garantire le stesse prestazioni negli stessi servizi. Mi sembra invece che intorno a questi manager ci sia un cerchio magico e ci siano le solite persone, che dal 2014 a oggi non hanno certo contribuito a ripianare il debito della sanità sarda. Del quale non si conoscono manco i valori.

E’ possibile che ci vogliamo dieci mesi per fare una colonscopia? E’ accettabile che la sanità risponda in modo diverso a seconda dei territori? Come mai ancora non è stata fatta la nomina dei dirigenti dell’Areus? L’oratore ha proseguito esprimendo preoccupazione per il futuro dei servizi del San Francesco di Nuoro e dell’ospedale di Ozieri.

Ha preso poi la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), che ha detto: “Il riordino della rete ospedaliera è un fatto coraggioso ma tutti i buoni propositi si infrangono davanti al fatto che non si è considerata la viabilità sarda e la condizione reale dei territori e dei Comuni della Sardegna. In questo modo si crea un solco sempre più profondo tra Cagliari e Sassari da una parte; e il resto dell’Isola, dall’altra. Un progetto privo di valutazione sull’appropriatezza dei ricoveri: l’unica finalità è una sforbiciata sul budget della Sanità, in particolar modo sulla Barbagia e sul Sulcis, che perdono posti letto e unità specialistiche. E così anche in Ogliastra, nel Sarcidano e nel Sarrabus e Gerrei. 

Il rischio evidente è una desertificazione dei centri dell’interno e un parallelo indirizzamento dei pazienti verso Sassari e Cagliari e anche fuori dalla Sardegna. Siamo pronti a scommettere che il sistema durante le feste natalizie non sarà in grado di reggere l’urto, soprattutto nei pronto soccorso”.

Per l’oratore “questo piano è stato concepito a tavolino più che pensato sulla base delle reali esigenze della gente”.

Ha preso poi la parola  l’on. Annamaria Busia (Cd), che si è detta “favorevole a una riforma della rete ospedaliera. Ed è questo il momento e il luogo per adottare i correttivi. Non accettiamo strumentalizzazioni per la nostra richiesta di dimissioni dell’assessore Arru sulla vicenda del project di Nuoro: si tratta di una coincidenza temporale legata alla decisione del Tar. Ma non rinunciamo nemmeno a dare il nostro contributo a migliorare un testo che ha delle evidenti criticità”.

Per l’on. Annamaria Busia “il documento ha una struttura organizzativa distorta che conducono a conclusioni non uguali  poiché si ignorano fattori dei territori. Il documento, poi, manca in toto di un’analisi economico finanziaria in rapporto agli obiettivi di salute.  Tanto che le comunità distanti dagli ospedali di eccellenza vengono del tutto tagliate fuori e non si comprende come possano essere definiti i risparmi della riforma”.

A nome del Pds ha parlato l’on. Gianfranco Congiu, che ha premesso: “Rappresento una forza politica  che ha l’ambizione di costruire un governo statuale e per questo ogni giorno applico il principio che nessun sardo deve restare indietro. Noi crediamo nella perequazione e cerchiamo di applicare questo credo a tutti i grandi processi e alle grandi riforme come questa.  In commissione Sanità abbiamo lavorato così, con questo spirito. Se lo schema di questo testo è aperto, allora siamo sulla buona strada, anche per rivedere le norme che riguardano i pronto soccorso e il loro funzionamento. Vogliamo anche chiarire quali sono le regole per la ridefinizione dei servizi. C’è da parte della maggioranza una volontà di ridiscutere questa riforma, al di là del fatto che è ancora possibile presentare emendamenti? Mi impegnerò sino allo spasimo perché il confronto e l’impegno che sollecitiamo al presidente e all’assessore si traducano in atti migliorativi”.

E’ intervenuto poi il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, che ha premesso: “Questa riforma ha suscitato dibattito in tutta l’Isola e non poteva che essere così, visto il valore di questo provvedimento. La proposta di riordino manca da quasi due decenni: da allora più nulla. Fare una riforma, soprattutto nel settore sanitario, non è mai stato semplice”. L’esponente dem ha proseguito: “In una materia complessa come questa nessuno ha la verità in tasca e c’è davvero bisogno del contributo di tutti. Ma è importante realizzare la rete ospedaliera perché ce lo impone il DM 70: in difetto saremo commissariati. E allora la vogliamo utilizzare la nostra specialità e il nostro ruolo di legislatori? Se non lo facciamo noi saranno altri a fare le scelte aziendali sanitarie. Non è accettabile che qualcuno sia così poco rispettoso da usare termini come la “rifogna sanitaria”: evitiamo di fare un braccio di ferro se anche dentro la maggioranza ci sono legittime posizioni differenti. E c’è tutto il tempo per dialogare e presentare gli emendamenti, fuori e dentro le istituzioni”.

“Nel merito tengo a chiarire che gli ospedali restano gli stessi, classificati diversamente a seconda delle caratteristiche e dei territori. E i posti letto praticamente rimangono uguali. In più avremo le ambulanze volanti dell’elisoccorso”.

Per l’on. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, “a tratti il dibattito sembra surreale con la maggioranza non nasconde – ed è un dato positivo – le contraddizioni che già i sardi hanno manifestato in altre sedi sul contenuto di questa riforma della rete ospedaliera. Non contrasteremo questo testo per partito preso ma perché la riforma non piace. Ed è facile dirlo in piazza, cari colleghi di maggioranza: dovete dirlo anche qua e non fare finta di nulla. Gli elettori sanno benissimo che nessuno di questa maggioranza potrà tirarsi fuori: avete precise responsabilità e qui siamo all’epilogo. Certo che il DM 70 del 2015 è un atto dovuto ma è l’effetto di una riforma che avete votato, quella di accorpamento delle aziende sanitarie. Questi modelli di razionalizzazione che avete adottato vanno bene forse in Emilia o in Lombardia: non in Sardegna. Altro che parlare in inglese: dite la verità ,state svuotando il centro Sardegna e concentrando tutto su Cagliari e Sassari. Siete voi che contribuite allo spopolamento, altro che. Noi contrasteremo questa visione riformatrice e il vostro sistema, che deve essere superato”. L’esponente di Forza Italia ha ricordato che la spesa sanitaria “assorbe da sola più del 50 per cento della Regione e se ne fanno carico da soli i contribuenti sardi dal 2007, a seguito di quella sciagurata operazione tra Soru e Prodi. Continuate a ragionare da italiani, sacrificando gli interessi dei sardi. Noi no: senza retorica vi dico che state facendo correre seri rischi ai sardi”.

Ha preso la parola anche l’assessore della Sanità, Luigi Arru, che ha premesso di aver ascoltato tutti gli interventi e si è chiesto: “Abbiamo letto tutti lo stesso documento? L’obiettivo della legge della rete ospedaliera non sono i conti e io che sono molto attento a parlare con tutti, io che non voglio cancellare trenta anni di professione medica, voglio ora che chi mi accusa di creare chirurghi di serie A e di serie B mi chieda scusa. Perché non è vero. Nessuno intende discriminare nessuno: né il personale della sanità né i pazienti. Perché non controlliamo gli accessi di ogni pronto soccorso sardo? Troveremo molte risposte interessanti. Non chiuderemo ospedali, grazie ai criteri del DM70: le chirurgie d’urgenza sono tutte garantite in tutti i presidi dell’Isola. E per la prima volta abbiamo una rete che dà risposte omogenee ai politraumi, agli infarti del miocardio, agli ictus in tutto il territorio. Abbiamo chiarito che l’ospedale di comunità è la cerniera del territorio: leggete tutto il documento, non soltanto alcune pagine. E vedrete che diamo risposte a Isili, al Mandrolisai, all’Ogliastra che pure ha 29 abitanti per chilometro quadrato eppure i tempi di accesso al pronto soccorso sono superiori all’ora”.

Per quanto riguarda l’elisoccorso l’assessore Luigi Arru ha detto: “Abbiamo fatto il bando, abbiamo previsto tre basi aeroportuali. Abbiamo fatto tutto quello che deve essere fatto. La nostra giunta tutela le popolazioni e la loro salute: non c’è un calcolo ragionieristico che anima le nostre azioni. Ed è curioso che non ci sia stato un solo sindaco a chiedermi come si procede e con quali tempi davanti a un ictus”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato all’Aula che gli emendamenti potranno essere presentati entro le 10 di venerdì 29 settembre.

Per dichiarazione di voto è intervenuto l’on. Francesco Agus (Campo progressista Sardegna): “Il testo oggi in votazione aderisce al programma ministeriale del DM 70 ma è chiaro che saranno necessari correttivi che dobbiamo adottare nei prossimi giorni. Non apprezzo le incongruenze e i troppi non detto e non scritto. Ed è anche parecchio difficile pensare di emendare un testo omogeneo come l’atto”.

Sempre per dichiarazione di voto è intervenuto  Emilio Usula (Rossomori – Misto) che ha detto di essere preoccupato perché il primo livello potenziato per Nuoro è l’anticamera del depotenziamento. Questo depotenziamento si vede già – ha aggiunto – con la scomparsa nella zona  di strutture complesse. Devo ribadire la preoccupazione della sanità nuorese anche dopo la sentenza del Tar sul project. Emilio Usula ha chiesto all’assessore Arru quali azioni la Regione intende portare avanti per la  sanità nuorese anche dopo la sentenza del Tribunale amministrativo regionale.

Alfonso Marras (Udc) ha detto che questa riforma è un atto irricevibile perché crea cittadini di serie A e di Serie B. E’ un atto di “De profundis” per la sanità sarda perché mortifica molti territori. Ci saremmo aspettati – ha sottolineato – altra attenzione: questo documento impatterà negativamente su molte zone della Sardegna. Anziché tagli ci sarebbe necessità di nuovi servizi. Il voto è contrario.

Gianfranco Congiu (Partito dei sardi), sull’ordine dei lavori, ha chiesto al presidente Ganau chiarimenti sulla procedura .  Il presidente ha risposto che si stavano seguendo le decisioni prese in Conferenza dei capigruppo. 

Il capogruppo del partito dei sardi, per  dichiarazione di voto, ha espresso ancora una volta  le sue perplessità sul procedimento che si sta seguendo in aula. Congiu  ha parlato anche di “testo blindato” e ha sollecitato la giunta a dare della risposte. L’assessore Arru ha assicurato la massima disponibilità ad affrontare e a trovare la sintesi sui grandi temi avanzati dal Partito dei sardi.

Domenico Gallus (Psd’Az) ha annunciato il voto di  astensione per coerenza ed obiettività.  Anche per Annamaria Busia  (capogruppo misto)  il voto è di astensione  perché – ha detto – questo provvedimento va rivisto.

Antonio Gaia (Cristiano popolari socialisti) ha annunciato il voto  a favore.  Si tratta – ha  sottolineato – di una scelta coraggiosa. Le leggi si fanno nell’esclusivo interesse dei cittadini non a favore di un territorio. 

Per Christian Solinas (Psd’Az) la riforma è necessaria  ma questa ridefinizione della rete ospedaliera non è un a vera riforma. Farà aumentare i costi e peggiorerà i servizi.  I sardisti votano contro.

II passaggio agli articoli è stato votato dall’aula (votanti 48, sì 30, no 18). In chiusura di seduta il presidente Gianfranco Ganau ha ricordato che il termine ultimo per presentare gli emendamenti è  venerdì 29 settembre alle ore 10. Il Consiglio è convocato martedì 3 ottobre alle 16.00, la Sesta commissione si riunirà martedì 3 ottobre, alle ore 10.00.

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E’ arrivato in sella alla sua bicicletta sino all’ingresso del palazzo comunale dove, ad attenderlo, c’erano il sindaco Antonio Diana, i consiglieri comunali, il direttore e una rappresentanza del consiglio direttivo del Parco dell’Asinara. Una stretta di mano e un abbraccio per salutare un’impresa che, arrivata quasi alla conclusione, porta con sé un messaggio di pace per tutti i popoli. Questa mattina Jozsef Zelei, il ciclista che è stato soprannominato l’ambasciatore della pace in bicicletta, è arrivato a destinazione.

Ha impiegato circa un mese per compiere il tragitto da Budapest a Stintino. Dalla partenza, avvenuta il 24 agosto scorso, all’arrivo oggi nel paese turistico ha percorso circa 3.850 km. Il suo progetto era quello di percorrere in bicicletta il tragitto dall’Ungheria all’Asinara, seguendo la via che dovettero intraprendere i prigionieri di guerra magiari durante il primo conflitto mondiale, quando furono deportati appunto sull’isola dell’Asinara.

«Nel mio lungo viaggio – ha raccontato Jozsef Zelei in sala consiliare – ho incontrato tante persone che hanno sempre espresso una testimonianza e il desiderio di pace. Non si pensa più a quanto successo 100 anni fa, ma in quei territori dove i nostri padri si guardarono dalla trincee adesso la voglia di pace è tanta».

Il primo cittadino ha sottolineato come «questo progetto arricchisce quello sviluppato nel 2014 dall’amministrazione comunale, in occasione dei cento anni della Grande Guerra, e che ha ricordato i prigionieri che persero la vita sull’Asinara. Da quel progetto, di cui fanno parte anche il Comune di Porto Torres e l’Università di Sassari, è nata – ha sottolineato Antonio Diana – anche una collaborazione tra l’ateneo turritano e quello di Belgrado».

Tra sindaco e ciclista della pace quindi uno scambio di doni e la firma del primo cittadino, degli assessori e dei consiglieri sul “libro della riconciliazione”, che documenta tutti gli incontri che Jozsef Zelei ha avuto in questo suo lungo viaggio.

Domani 27 settembre, Jozsef Zelei sarà a Porto Torres per incontrare l’amministrazione comunale. Nel pomeriggio, alle 16.00, sarà ad Alghero per un incontro con la delegazione catalana.

Giovedì 28 settembre, infine, la delegazione ungherese si sposterà sull’isola dell’Asinara, dove sarà scoperta la scultura in legno che l’ambasciatore della pace in bicicletta ha voluto donare per commemorare gli ungheresi che, da deportati, morirono sull’isola.

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Il Consiglio comunale di Carbonia si è riunito questa mattina in seduta straordinaria, a Cagliari, sotto il palazzo del Consiglio regionale, in concomitanza con la discussione in Assemblea regionale sul Riordino della Rete Ospedaliera, per manifestare la propria contrarietà – espressa unanimemente dalla maggioranza e dall’opposizione – nei confronti della Riforma, approvata dalla Giunta regionale nel febbraio del 2016. Una posizione espressa senza mezzi termini dal Sindaco, Paola Massida, e dai consiglieri presenti, e formalizzata ufficialmente il 20 settembre scorso attraverso un documento unitario approvato dall’intera Assemblea comunale.

Il Consigliocomunale di Carbonia ha chiesto al Consiglio regionale una moratoria nell’approvazione del disegno di legge, necessaria per consentire una più attenta e scrupolosa analisi e valutazione della Riforma.

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«Occorre chiarezza su questa vertenza degli operai del Parco Geominerario. Non vorremmo che questa vicenda si trasformasse in una nuova presa in giro. Occorre il reinserimento occupazionale di tutti i dipendenti.»

E’ secca la presa di posizione del consigliere regionale Edoardo Tocco (FI) che ieri mattina ha manifestato la sua solidarietà ai lavoratori Ati Ifras, in presidio sotto il palazzo della Regione di viale Trento. Ultima mossa della giunta il bando per l’esodo di 126 persone, pubblicato dall’Insar, chiamate a firmare gli atti necessari per l’erogazione degli importi previsti. In realtà i dipendenti coinvolti sono 500, impiegati nei parchi regionali (tra questi il Geominerario) e in aree archeologiche, con attività che vanno dai servizi di custodia, tutela, manutenzione degli immobili alla cura del verde e guida turistica.

«Il ricollocamento riguarda solo una parte dei lavoratori, per il resto regna la confusione più totale. La realtà è che non c’è nessuna certezza su tempi e modalità di ricollocamento dei dipendenti del Geoparco – conclude Edoardo Tocco – con professionalità che rischiano di finire nel vortice della mobilità e dell’esercito dei senza lavoro. Su questo piano, l’esecutivo regionale ha ancora una volta palesato l’inadeguatezza verso i problemi strutturali della Sardegna. Abbiamo proposto più volte un percorso volto a tutelare l’occupazione degli operai con la proroga della convenzione, ma i nostri appelli sono caduti nel vuoto.»  

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La Sotacarbo S.p.A., con il patrocinio del comune di Carbonia, ha organizzato per venerdì 29 settembre una tappa della Notte Europea dei Ricercatori, la più importante manifestazione internazionale di comunicazione scientifica, che coinvolge oltre 300 città europee, di cui 4 in Sardegna (Carbonia, Cagliari, Pula e Sassari). Un evento che si colloca nell’ambito della Settimana della Scienza. La Notte Europea dei Ricercatori, iniziativa promossa dalla Commissione Europea e arrivata alla sua dodicesima edizione, si svolgerà nella Grande Miniera di Serbariu, nei locali del Centro di ricerche della Sotacarbo, società che è impegnata nello sviluppo di tecnologie avanzate “low carbon”. “L’iniziativa, fortemente incoraggiata dall’Amministrazione comunale di Carbonia, rientra – come ha spiegato il Sindaco Paola Massidda – nel ricco calendario di eventi programmati per il mese di Settembre con la finalità di allungare la stagione più calda dell’anno, favorendo una destagionalizzazione dei flussi turistici. La Notte Europea dei Ricercatori è un’occasione per avvicinare i giovani all’affascinante campo della ricerca scientifica. Un settore fondamentale per l’innovazione ed il futuro della nostra economia».

Il programma della Notte Europea dei Ricercatori è molto articolato e prevede, a partire dalle 16.30, le visite guidate alla piattaforma pilota e ai laboratori chimico-fisici, attraverso cui sarà possibile scoprire come lavorano i ricercatori della Sotacarbo. A seguire, si terrà un laboratorio ludico-didattico per esplorare il tema delle energie rinnovabili. Dalle ore 18 andrà in scena “La scatola di Einstein”, uno spettacolo a cura di Giorgio Häusermann, fisico e insegnante di matematica, che da vent’anni presenta il tema dell’apprendimento della fisica con metodi informali. In questo modo, sarà possibile capire la scienza, divertendosi.

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L’europarlamentare di Forza Italia Stefano Maullu interviene sugli ultimi ripetuti sbarchi di migranti sulle coste del Sulcis.

«In Sardegna continuano a sbarcare algerini, ormai il flusso è divenuto inarrestabile – attacca Stefano Maullu -. La scorsa notte ne sono arrivati più di 100 (174, n.d.r.), ed il numero totale degli arrivi potrebbe aumentare ancora. Ormai siamo di fronte a un fatto abbastanza evidente: la rotta libica non è più l’unica via scelta dai migranti per espatriare, ora i profughi partono anche da Tunisia e Algeria. Secondo la Reuters, tra luglio e settembre, i migranti partiti dalla Tunisia sono stati addirittura 3mila. La maggior parte di loro sbarca in Sicilia, mentre gli altri vanno ad aggiungersi ai numerosi algerini che arrivano ormai abitualmente sulle coste sarde. Il ministro dell’Interno Marco Minniti aveva affermato che la rotta tunisina non esiste, e che sarebbe stato in grado di dimostrarlo. Mentre attendiamo la dimostrazione del Ministro, tuttavia – conclude Stefano Maullu -, le cronache e i numeri sembrano raccontare un’altra storia.»

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Lo ha annunciato l’assessore della Cultura e Pubblica Istruzione Giuseppe Dessena, questa mattina presente a Nuoro, al Museo del Costume, in occasione della Giornata Europea delle lingue, per un saluto agli studenti che hanno partecipato ai laboratori in lingua sarda a loro dedicati. «Obiettivo della Conferenza – ha aggiunto l’assessore Dessena – è quello di mettere intorno allo stesso tavolo tutte le varie componenti e anime, e dare vita a un dibattito che porti a un rafforzamento vero del settore: penso soprattutto alle scuole, alla didattica e a una diffusione capillare e costante in ogni settore della società. È certo comunque che la lingua sarda, e le varietà presenti nell’Isola, rientrino tra le priorità dell’assessorato e lo stiamo dimostrando con azioni concrete». 
Giuseppe Dessena ha portato un saluto a tutti gli studenti presenti al Museo del Costume per questa «importante giornata di festa, e in questo bel contesto laboratoriale, sperimentale e di promozione della nostra lingua, che si misura oggi ad armi pari con le altre lingue europee e, cosa più importante, è capace di esprimere e veicolare qualsiasi messaggio». 
La Giornata Europea delle Lingue è stata celebrata con doppio appuntamento a Cagliari nel Corso Vittorio Emanuele, mentre a Nuoro al Museo del Costume sono stati organizzati attività per bambini, programmi televisivi e radiofonici, corsi di lingua e conferenze. «I giovani – ha detto Dessena – sono i protagonisti di questa giornata, gli eredi naturali delle nostre tradizioni e soprattutto della lingua. A loro spetta un compito importante per il futuro e noi siamo chiamati a fornire oggi gli strumenti necessari perché questo avvenga. Per ciò che riguarda la didattica, inoltre, sono orgoglioso che siano stati utilizzati anche i laboratori e i giochi multimediali presenti nel sito Sardegna Cultura. Attraverso i laboratori di Tutti a Iscol@ rafforziamo le competenze dei ragazzi, e lavoriamo a progetti e idee sempre più innovative, con l’aiuto anche della tecnologia, per la valorizzazione della lingua sarda». 
Sono state organizzate dallo Sportello linguistico regionale in collaborazione con Camineras, Eurodesk, Comune e Città metropolitana a Cagliari; a Nuoro con ISRE, Europe direct e Comune, al fine di incentivare il bilinguismo sardo/italiano e incrementare il plurilinguismo. «La lingua – ha concluso Giuseppe Dessena – è la nostra forza e la diversità linguistica è uno strumento utile per una migliore comprensione interculturale. Dobbiamo essere sempre più consapevoli che parlare e scrivere in sardo e nelle altre varietà linguistiche presenti nell’isola non è un impedimento per la conoscenza di altre lingue ma, al contrario, favorisce l’apprendimento e ci arricchisce in termini di competenze».

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L’Unità di Progetto per l’eradicazione della Peste suina africana ricorda che il prossimo 30 settembre scadono i termini per la presentazione delle domande per poter svolgere, in deroga, la caccia al cinghiale nelle zone bianche non infette dal virus della PSA. Entro e non oltre tale data i cacciatori interessati a svolgere l’attività venatoria nella prossima stagione 2017-2018 devono far pervenire le richieste ai Servizi di sanità animale delle ASSL competenti per territorio. Non saranno consentite ulteriori proroghe per la presentazione delle domande di nuova autorizzazione, di rinnovo o di comunicazioni relative alle zone non infette. Fino al 30 settembre 2017 si potranno comunicare eventuali modifiche o integrazioni in merito agli elenchi dei componenti delle compagnie di caccia nelle zone infette.
I cacciatori possono presentare domanda, sempre in deroga, per il rilascio di una nuova autorizzazione. Da questa stagione venatoria inoltre, con l’obiettivo di semplificare le procedure, è consentito anche il rinnovo dell’autorizzazione rilasciata nell’annata precedente, purché non siano mutati i requisiti fondamentali previsti per lo svolgimento delle attività di caccia. Le istruttorie relative all’adozione delle autorizzazioni di rilascio o rinnovo sono eseguite dai Servizi di sanità animale che chiedono al Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale (CFVA) il parere di competenza.
La formazione obbligatoria per i cacciatori è assicurata dall’Agenzia Laore Sardegna e si terrà fino al prossimo 31 ottobre, secondo un calendario di appuntamenti che sta toccando i diversi territori dell’Isola con centinaia di partecipanti. I soggetti referenti delle compagnie di caccia e i sostituti dei referenti che abbiano già ricevuto l’attestato di partecipazione al corso, nell’annualità venatoria precedente, sono esentati dalle lezioni. La formazione si inserisce nelle azioni di contrasto alla diffusione della PSA e in quelle di monitoraggio del virus nelle popolazioni dei cinghiali. I cacciatori infatti sono tenuti a prelevare campioni sugli animali abbattuti che poi saranno analizzati dai laboratori dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna, incaricato di verificare la presenza di PSA o Trichinella. I partecipanti alle attività venatorie al cinghiale sono inoltre tenuti a rispettare tutte le normative igienico sanitarie dettate dal piano di eradicazione della Peste suina africana. A questo link tutte le informazioni utili: goo.gl/FHbvGj
La stagione di caccia al cinghiale si aprirà in deroga, su tutto il territorio regionale, il prossimo 1 novembre per chiudersi domenica 29 gennaio 2018.
Sanzioni. Il mancato rispetto delle disposizioni, l’inosservanza dell’obbligo di formazione e la mancata corrispondenza tra i dati sul cacciato in possesso del Servizio veterinario e quelli in possesso del CFVA comporta, tra l’altro, la revoca dell’autorizzazione e la sospensione della caccia per 30 giornate consecutive, anche se ricadenti nella successiva stagione venatoria