18 July, 2024
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Carmen Pellegrino con “Se mi tornassi questa sera accanto” (Giunti) per la sezione Narrativa e Maria Grazia Calandrone con “Gli scomparsi” (Lieto colle) per la Poesia, sono le vincitrici della trentaduesima edizione del premio letterario intitolato allo scrittore sardo Giuseppe Dessì (1909-1977).

I loro nomi vanno ad affiancarsi a quelli del filosofo Remo Bodei, cui è andato il Premio Speciale della Giuria, e dei vincitori del Premio Speciale della Fondazione di Sardegna: il critico letterario Carlo Ossola e Massimo Bray, direttore dell’Enciclopedia Treccani e presidente del Salone Internazionale del Libro.

I vincitori sono stati proclamati e premiati questa sera (sabato 23 settembre) a Villacidro nel corso della cerimonia condotta dalla giornalista Roberta Floris e arricchita dalle letture degli attori Emilia Agnesa e Giacomo Casti e dalla musica del sassofonista Enzo Favata. L’atteso appuntamento s’inseriva in una settimana culturale ricca di eventi, che ancora domani (domenica 24 settembre) animerà la cittadina del Sud Sardegna dove Giuseppe Dessì aveva le sue radici, e che ha ispirato pagine fondamentali della sua produzione letteraria (su tutte quelle del romanzo “Paese d’ombre”, Premio Strega nel 1972).  

Oltre al prestigioso riconoscimento, alle due vincitrici è stato assegnato un premio dell’importo di cinquemila euro, mentre a ciascuno degli altri finalisti – Alberto Capitta con “L’ultima trasfigurazione di Ferdinand” (edito da Il Maestrale) e Roberto Pazzi con “Lazzaro” (Bompiani) per la narrativa, Alberto Nessi con “Un sabato senza dolore” (Interlinea) e Daniele Piccini con “Regni” (Manni) per la poesia – sono andati millecinquecento euro. 

«Di Carmen Pellegrino aveva impressionato, nel 2015, ‘Cade la terra’, che ci aveva consegnato una voce speciale e già riconoscibilissima – si legge nella motivazione della giuria che ha assegnato l’alloro per la sezione narrativa alla scrittrice campana (è nata a Polla nel 1977), autrice di saggi di storia e racconti -. Pellegrino, insomma, nutriva da subito di poesia la sua scrittura, irrigandola come, col corpo, fa ogni sistema vascolare. Prendete il titolo di quest’ultimo romanzo, ‘Se mi tornassi questa sera accanto’: che deriva appunto da un verso d’una poesia sul padre di Alfonso Gatto e riportata in epigrafe. C’è però un altro motivo, forse più profondo: che la poesia può giocare meglio coi simboli di quanto non faccia il romanzo.»  

Poetessa, drammaturga, artista visiva, performer, organizzatrice culturale, autrice e conduttrice di programmi culturali per Radio 3, per i quotidiani “il manifesto” e “Corriere della Sera” e per “alfabeta2” e “doppiozero”, la milanese Maria Grazia Calandrone vince invece la sezione del premio dedicata alla poesia perché «affronta, con la raccolta ‘Gli scomparsi’, quello che definisce il ‘museo dinamico dello schermo televisivo’, ovvero la popolare trasmissione che da anni, col titolo ‘Chi l’ha visto’ (…)con quell’atteggiamento ‘sperimentale’ che tutti noi, ‘scimmia nuda che siamo’ avviciniamo le realtà più o meno virtuali. (…)A distanza di quasi un secolo, ripercorre così una sua personalissima Spoon River che non ha più nulla della cultura in cui è nata la celebre ‘antologia’ di Lee Master, che tanto peso ha avuto nella cultura italiana, anche in quella pop (…)». 

La stessa commissione giudicatrice ha deciso all’unanimità di attribuire il Premio speciale della Giuria al filosofo Remo Bodei «(…) per il suo brillante cammino, riconducendolo almeno per questa sera in qualche modo alle origini, a un luogo delle ‘radici’ che è stato capace di rifrangere altrove, perché ‘ogni punto dell’universo è anche il centro dell’universo’, come ricordava il nostro Dessì».

“Il Viaggio nell’anima dell’Europa”, il dossier di meditazioni dell’insigne italianista del College de France Carlo Ossola in sedici tappe attraverso il Vecchio Continente, realizzato quest’anno  per le pagine del Sole 24 Ore, è menzionato nella motivazione del Premio Speciale della Fondazione a lui attribuito: «Con la sua scrittura densa, ricca di richiami ai classici ma proiettata nella contemporaneità, ha ricordato in questo itinerario i punti di unione e non quelli di divisione, la forza delle idee della cultura occidentale, l’apertura, la tolleranza, i valori da custodire e trasmettere». 

«Pochi, come Massimo Bray si sono spesi in questi anni di confusione istituzionale e politica, nel nome e per conto degli interessi superiori della cultura vista come bene comune prezioso, da condividere, far crescere, custodire – sottolinea la motivazione dell’altro Premio Speciale della Fondazione. Un premio che “è anche un riconoscimento al valore di testimonianza che la sua attenzione, la sua disponibilità, la sua qualità e la sua vicinanza al mondo del libro, dell’arte, della cultura in toto rappresentano nonché un esempio per chi vuole seguire le sue orme o fa un mestiere affine al suo.»

Le opere vincitrici del concorso letterario sono il frutto della selezione, tra 227 volumi di narrativa e 121 di poesia iscritti al premio, operata dalla giuria presieduta da Anna Dolfi (italianista dell’Università di Firenze, socia dell’Accademia Nazionale dei Lincei e tra le massime studiose dell’opera di Dessì), e composta da Mario Baudino, Duilio Caocci, Giuseppe Langella, Giuseppe Lupo, Massimo Onofri, Stefano Salis, Gigliola Sulis e dal presidente della Fondazione Dessì, Paolo Lusci.

 

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Mercoledì 27 settembre, alle 17.00, al Lù Hotel di Carbonia, i consiglieri regionali Luca Pizzuto e Pietro Cocco incontreranno i sindaci e gli amministratori del territorio del Sulcis Iglesiente per ascoltare,  discutere e ragionare sulla riforma sanitaria e la riorganizzazione della rete ospedaliera. 

«Sarà un incontro di ascolto delle istanze dei territori prima della presentazione degli emendamenti e di confronto – spiegano Luca Pizzuto e Pietro Cocco – siamo a disposizione degli amministratori per illustrare eventuali punti poco chiari di questa riforma e per acquisire proposte. L’invito è esteso alle associazioni e alla cittadinanza.»

 

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Due giorni fa l’incontro con il governatore della Sardegna, Francesco Pigliaru; ieri e oggi un sopralluogo negli impianti dello stabilimento ex Alcoa di Portovesme, per rendersi conto in prima persona del loro stato e quindi di quelli che dovranno essere gli interventi da effettuare per rimetterli in marcia e riavviare la produzione di alluminio. I vertici della Sider Alloys la multinazionale svizzera dell’alluminio che hanno fatto una proposta d’acquisto formale per lo stabilimento, stanno accelerando i tempi, segnale evidente che la trattativa avviata sotto la supervisione del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, è arrivata ad un punto avanzato.

Giovedì il governatore aveva incontrato l’amministratore delegato Giuseppe Mannina, mentre sono quattro gli esperti incaricati dalla stessa Sider Alloys per una valutazione tecnica più dettagliata sugli impianti. Quando questa sarà pronta, la multinazionale presenterà una manifestazione d’interesse definitiva con un analitico piano industriale e finanziario. Invitalia e Sider Alloys, intanto, stanno ultimando la definizione del contratto di programma, legato alle bonifiche delle aree interessate.

La scorsa settimana è stata raggiunta a Cagliari un’intesa di massima tra le aziende interessate alla bonifica delle falde acquifere nell’area industriale di Portovesme per un valore di 100 milioni di euro, che si aggiungono ai 27 milioni che Alcoa sta già spendendo per la bonifica dei suoli.

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«Il gruppo consiliare di Articolo UNO – Sinistra per la Demcorazia e il Progresso accoglie con piacere la notizia che il Partito Democratico, nella direzione regionale svoltasi ieri ad Oristano, abbia trovato l’intesa sulla riforma della rete ospedaliera. Come consiglieri di maggioranza vorremmo però sottolineare che il ragionamento su un argomento così importante dovrebbe essere aperto e condiviso, e che noi non vogliamo essere, e non saremo, spettatori passivi di scelte decisive per la vita delle persone.»

Lo scrivono, in una nota, Daniele Secondo Cocco, Eugenio Lai, Luca Pizzuto e Paolo Zedda.

«Le nostre proposte sulla riforma hanno sempre mantenuto le direttive della perequazione e dell’uguaglianza dei servizi offerti nei territori – aggiungono i quattro consiglieri regionali del gruppo Articolo Uno – Sdp -. La persona deve essere messa al centro di ogni decisione sulla rete sanitaria e non permetteremo la creazione di pazienti di serie B. Vigileremo quindi, affinché siano tutelati i servizi ospedalieri nelle zone disagiate. Per questa ragione, nella seduta di Consiglio di martedì prossimo, andremo a riaffermare la nostra idea di sanità sarda, che si basa sulle istanze dei territori e raccoglie le richieste fatte da ANCI.»

«Per quel che concerne l’ospedale Ozieri-Alghero rimarcheremo le richieste, già fatte sia in commissione che in maggioranza, della necessità del mantenimento di tutte le strutture presenti, oltre che istituzione della radiologia interventistica extravascolare, e l’impegno a tradurre in norma il potenziamente di tutte quelle necessarie per avere un ospedale di primo livello entro il 2018 – aggiungono Daniele Secondo Cocco, Eugenio Lai, Luca Pizzuto e Paolo Zedda -. Anche sull’ospedale di Nuoro le nostre proposte sono molto precise: l’istituzione dello stroke unit e breast unit e del reparto di medicina nucleare. Insisteremo affinché l’atto aziendale dell’ATS rispetti le linee guida della riforma, mantenendo e potenziando le strutture presenti, incluse riabilitazione, dermatologia e dietologia. Faremo proposte chiare perché ci siano percorsi di cura omogenei su tutto il territorio regionale: in particolar modo per l’oncologia, e per la creazione dei dipartimenti di onocologia femminile, che attraverso l’hub della Sardegna (il Businco Oncologico) possano creare percorsi di eccellenza, mettendo al centro i bisogni del paziente e valorizzando le professionalità oggi presenti nella sanità pubblica sarda. Ci schiereremo, come già fatto per il riconoscimento della struttura semplice dipartimentale di radiologia pediatrica del Microcitemico, per salvaguardare e sostenere le future generazioni della nostra isola.»

«Oltre a ciò, siamo in attesa che ATS equipari i due bandi di mobilità per per permettere le stesse possibilità di accesso sia agli assunti interni che agli extra aziendali. Rimarchiamo qui, e ribadiremo in sede istituzionale, che restiamo fermi sulla nostra richiesta dell’istituzione dell’AREUS e della nomina del direttore generale. Vogliamo inoltre sottolineare la necessità, già riconosciuta dal Presidente Pigliaru – concludono i quattro consiglieri del gruppo Articolo UNO – Sdp -, di fare chiarezza sui conti della Regione.»

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Conclusa la preparazione, la Dinamo Banco di Sardegna è pronta per l’inizio della nuova stagione. Questa sera la squadra di Federico Pasquini fa il suo debutto nella semifinale della Supercoppa Italiana 2017, alla Unieuro Arena di Forlì.

Alle 17.30 sarà alzata la palla a due della prima semifinale, quella tra l’Olimpia Milano, detentrice della Supercoppa 2016 e della Coppa Italia 2017, e l’Aquila Basket Trento, finalista dei playoff dello scorso anno e al debutto assoluto nella corsa al trofeo. Alle 20.45 game time per la Dinamo Banco di Sardegna che affronterà i neo campioni d’Italia della Reyer Venezia. Le squadre che staccheranno il biglietto per la finale si affronteranno domani, ore 18.00, nel match che assegnerà la Supercoppa Italiana 2017. Tutte le sfide saranno trasmesse su Eurosport 2.

«Sono curioso di capire a che livello siamo come squadra e come reagiamo quando il pallone si fa più pesante, passando dal precampionato a un impegno ufficiale – ha detto Federico Pasquini a Dinamo Tv -. Affrontiamo una squadra come Venezia che gioca con lo Scudetto sul petto, una squadra di grande valore: al nucleo che lo scorso anno ha vinto il Tricolore hanno aggiunto un’ala forte come Orelik, che è un giocatore imprevedibile che può allargare il campo, Dominique Johnson, ex Varese con tanti punti nelle mani, e Watt protagonista a Caserta lo scorso anno. Sarà una squadra simile sotto certi versi a quella dello scorso anno, capace di correre ma anche camminare, che può cambiare assetto passando da leggera a pesante con la coppia Orelik-Peric. Noi dovremo fare del nostro meglio, senza cercare alibi per le assenze ma con la volontà di fare bene anche per chi non potrà giocare.»

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La nuova legge sul Terzo Settore, recentemente approvata dal parlamento, avrà delle significative ricadute su tutto il mondo del volontariato, composto nella nostra isola da oltre 1.700 associazioni e circa 30mila volontari. Data la complessità della nuova normativa e l’esigenza di numerose associazioni di approfondire la materia, Sardegna Solidale ha organizzato nel territorio una serie di incontri dal tema “Volontariato e Riforma del Terzo Settore. Contenuti e prospettive”.

Il primo appuntamento è per lunedì 25 settembre a Cagliari. A partire dalle 16.00, nella sala del T-Hotel, interverranno il presidente di Sardegna Solidale Giampiero Farru, l’esperto di Terzo Settore Tiziano Cericola, il presidente del Co.Ge Sardegna Bruno Loviselli e il portavoce del Forum del Terzo Settore in Sardegna Fernando Nonnis. L’incontro sarà moderato dal giornalista Vito Biolchini.

Scopo dell’iniziativa è quello di informare il maggior numero di volontari possibile circa le novità introdotte dalla legge 106/16 e dai conseguenti decreti attuativi in tema di volontariato e di Terzo Settore. Per questo nel corso dell’incontro volontari e rappresentanti delle associazioni potranno porre domande e quesiti agli esperti. 

Il secondo appuntamento del ciclo “Volontariato e Riforma del Terzo Settore” si terrà mercoledì 27 a Sassari (Hotel Grazia Deledda, ore 16.00). Anche in questo caso, volontari e associazioni potranno confrontarsi con gli esperti sulle ricadute della nuova normativa.

Dopo gli incontri di Cagliari e Sassari, ulteriori appuntamenti verranno organizzati nei prossimi mesi negli altri territori della Sardegna.

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Il Gruppo PdS in Consiglio regionale, con Roberto Desini primo firmatario, ha presentato una mozione sottoscritta da tutte le forze di maggioranza, con cui si impegna il presidente Pigliaru e la Giunta regionale «a farsi parte attiva presso il Governo e il Parlamento nazionali affinché si facciano seriamente carico dei problemi del sistema penitenziario sardo e, sopperendo alle ormai croniche carenze di organico del personale della polizia penitenziaria e delle altre figure professionali prescritte dalle Regole penitenziarie europee, garantiscano agli istituti presenti nel territorio regionale le risorse umane necessarie ad assicurare l’ordine e la sicurezza al loro interno e l’effettiva programmazione e realizzazione di idonee attività finalizzate al reinserimento sociale dei reclusi».  

Una richiesta che parte dalle due sentenze con cui la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia (sentenza Sulejmanovic del 2009 e sentenza Torreggiani del 2013) riconoscendo che la situazione del sovraffollamento carcerario rappresenta nel nostro Paese un problema sistematico e strutturale e ingiungendo, pertanto, allo Stato di introdurre idonei rimedi. E la Sardegna è tristemente l’emblema dei problemi degli Istituti penitenziari italiani.

Le carceri sarde ad oggi ospitano complessivamente circa 2.308 detenuti;

– nell’ultimo anno le persone recluse nelle strutture detentive della Sardegna sono aumentate almeno di 221 unità mentre i posti letto risultano, per vari motivi, diminuiti;

– negli istituti di Cagliari-Uta si contano circa 620 ristretti per 561 posti letto (tanto che nel carcere di Uta in quasi tutte le sezioni si è reso necessario collocare nelle celle una quarta branda), a Sassari-Bancali 504 ristretti per 454 posti letto, a Lanusei 42 ristretti per 33 posti letto, a Oristano-Massama 273 ristretti per 260 posti letto e a Tempio 171 ristretti per 167 posti letto;

– all’evidente problema della sovrappopolazione carceraria si aggiunge il fatto che negli istituti di Sassari e Nuoro sono presenti numerosi detenuti in regime di 41 bis e di alta sicurezza;

– in particolare, nel carcere di Bancali sono presenti ben novanta detenuti sottoposti al 41 bis e addirittura venticinque detenuti sottoposti al regime particolare di sorveglianza per i presunti legami con le organizzazioni terroristiche di matrice jihadista;

– ciò significa che a Bancali si trova oltre la metà dei detenuti nelle carceri italiane per delitti connessi al terrorismo internazionale, tra i più pericolosi, se si pensa che un detenuto rientra nei primi trenta superjihadisti della black list stilata dall’allora Presidente degli USA, Obama;

– il carcere di Bancali è monitorato per le attività di proselitismo di alcuni soggetti collegati a organizzazioni islamiche estremiste e il fatto che siano limitati i contatti tra i detenuti sospettati di attività di proselitismo e gli altri musulmani ivi ristretti costituisce un elemento suscettibile di accrescere la tensione nell’ambiente carcerario.

Le cose non vano meglio se si analizza l’organico della polizia penitenziaria e il numero degli educatori che operano negli istituti dell’Isola:

– complessivamente la pianta organica della polizia penitenziaria in Sardegna prevede circa 1.800 unità, mentre oggi la polizia penitenziaria conta soltanto 1.100 unità ed è quindi fortemente sottodimensionata;

– solo all’istituto di Bancali occorrerebbero almeno altri 150 agenti oltre a quelli attualmente in servizio: l’istituto, infatti, dovrebbe avere in servizio 415 poliziotti, ma al 15 dicembre 2016, secondo i dati del Provveditorato della Sardegna, figuravano soltanto 243 poliziotti e risultavano assenti per malattia 38 unità;

– come recentemente evidenziato dalla stampa, a Bancali almeno una cinquantina di agenti penitenziari nell’ultimo anno hanno dovuto assentarsi per malattia per motivi variamente imputabili a stress lavoro correlato;

– analoghe carenze si riscontrano, da tempo, nelle altre strutture, dato che nel carcere di Oristano sono presenti circa 140 poliziotti su 210 previsti, a Tempio Pausania circa 90 su 158, a Badu’e Carros la carenza di organico è approssimativamente del 35 per cento.

Tutto ciò – sostiene il Partito dei Sardi – contribuisce a rendere le carceri sarde invivibili, pericolose e inutili dal punto di vista della riabilitazione sociale dei detenuti:

– in presenza di simili carenze di organico e, contestualmente, di un insostenibile sovraffollamento carcerario, risulta quasi impossibile poter garantire le attività trattamentali ai detenuti, e perciò la maggior parte dei detenuti trascorre quasi tutto il giorno in cella, senza o con limitata possibilità di accedere alle attività sportive, lavorative e ricreative, con negative e pericolose conseguenze soprattutto in presenza di disturbi psichici e dipendenze da alcool o sostanze stupefacenti;

– da un recente studio che ha coinvolto sei regioni italiane sui bisogni di salute di 16.000 detenuti (1/3 della popolazione penitenziaria) è risultato che il problema del disagio mentale è molto rilevante ed affligge oltre il 40% dei reclusi e che per assicurare un sistema integrato di prevenzione e promuovere piani di intervento sul disagio e la prevenzione del suicidio negli istituti penitenziari è necessario incrementare le risorse umane ivi operanti e promuovere il coordinamento tra le diverse figure professionali;

– il 4 febbraio 2016 è stata adottata la circolare GDAP 042087 “Misure di prevenzione dei suicidi delle persone detenute” che, tra le altre cose, evidenzia proprio la necessità di un coordinamento tra le figure professionali operanti a contatto con i detenuti;

– nonostante gli studi, i gruppi di lavoro e le circolari più recenti abbiamo riconosciuto l’importanza fondamentale della presenza negli istituti penitenziari di figure professionali specializzate nella gestione dei disagi psichici, oltre alla carenza di organico degli agenti penitenziari si rileva, tuttora, la mancanza di un numero adeguato di educatori e altre figure specialistiche prescritte dalle Regole penitenziarie europee;

– a Uta nel 2016 – secondo quanto riferito dall’Associazione Socialismo, diritti e riforme – si sono verificati ben 61 tentativi di suicidio, di cui due riusciti, 29 risse, 11 feriti e 133 episodi di autolesionismo e che negli ultimi mesi si assista a un’escalation di disordini e violenza all’interno dell’istituto;

–  il 10 marzo 2017 un recluso ha tentato il suicidio per poi aggredire gli agenti intervenuti per salvarlo; nella stessa giornata, un detenuto ha ingoiato una lametta e tentato di aggredire un agente; pochi giorni dopo è stato aggredito un medico; a maggio un detenuto si è tolto la vita; alla fine di luglio si è verificato un altro tentativo di suicidio; il 18 agosto un recluso ha appiccato un incendio; il 19 agosto è esplosa una rissa tra detenuti, con allagamento di un’intera sezione; il 21 agosto è scoppiata una rivolta sfociata in barricate nel braccio “Cagliari” e uso di idranti per sedarla;

– ad aprile 2017 nel carcere di Badu ‘e Carros un detenuto appartenente alla criminalità organizzata ha aggredito un agente;

– nel carcere di Bancali tra maggio e giugno si sono verificati un suicidio e un tentato suicidio.

E questi – conclude il Partito dei Sardi – sono solo alcuni esempi dei gravi fatti denunciati a più riprese dalle organizzazioni sindacali nei loro molteplici appelli, rimasti finora inascoltati, in primo luogo dal Governo nazionale, il quale non sembra intenzionato a occuparsi seriamente del problema, dato il taglio dell’organico penitenziario imputabile alla cosiddetta legge Madia e il recente piano ministeriale di assunzioni assolutamente inadeguato rispetto alle reali esigenze delle carceri italiane in generale, e sarde in particolare.

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E’ in programma oggi, al Parco di Villa Sulcis, a Carbonia, la terza giornata della “Festa della Sinistra – Sotto/Sopra – Il Mondo Alla Rovescia“, organizzata dal circolo Zorba il Gatto. Il programma della “4 giorni” della sinistra è caratterizzato da alcuni interessanti incontri-dibattito sui temi di più grande attualità politica e sociale, con ospiti di primissimo piano della scena politica regionale.

La giornata inaugurale, giovedì, è stata caratterizzata da un dibattito sulla riforma sanitaria ed i riflessi sui territori, al quale hanno partecipato, tra gli altri, il direttore dell’ATS Fulvio Moirano e il dottor Bruno Palmas. E’ stato un dibattito molto acceso, nel quale, dopo gli interventi di Bruno Palmas (critico, soprattutto per la tempistica della riforma, avviata dalla rete ospedaliera, anziché come sarebbe stato più opportuno – ha sostenuto – dai territori, nei quali il servizio sanitario pubblico presenta grossi problemi) e del direttore dell’ATS Fulvio Moirano (alleghiamo il video dell’intervento integrale) si sono confrontate diverse posizioni di operatori ed utenti del servizio sanitario pubblico, molte delle quali assai critiche verso le scelte fatte dalla Giunta regionale che, per “risparmiare” e rientrare del deficit (300 milioni quello maturato negli ultimi 12 mesi), finiranno per penalizzare ulteriormente il giù precario servizio sanitario pubblico.
Ieri il dibattito principale è stato dedicato ad un problema di strettissima attualità, quello dei migranti e dell’accoglienza; oggi, alle 17.30, si parlerà di lavoro e sviluppo nel Sulcis Iglesiente, con 
Salvatore Cherchi, coordinatore del Piano Sulcis; Giuseppe Dessena, assessore regionale dell’Istruzione; Barbara Argiolas, assessore regionale del Turismo.
Domani, giornata conclusiva, è previsto un dibattito con le organizzazioni giovanili della città: vivere e far vivere gli spazi della città.

Il programma della festa prevede anche momenti di animazione per bambini, concerti e proiezione di film.

 

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Voli cancellati, continuità territoriale a rischio, tariffe per i viaggi oltre Tirreno che schizzano verso l’alto. Si moltiplicano i disagi per le società sportive isolane. Il consigliere regionale Edoardo Tocco (FI) invoca un intervento urgente della Regione per dare certezza ai sodalizi sardi impegnati nei campionati nazionali.

«La soppressione dei voli Ryanair con difficoltà per i passeggeri nelle basi di Alghero e Cagliari – spiega Edoardo Tocco – è solo l’ultima criticità per i collegamenti con la Penisola.»

Una situazione che potrebbe riflettersi sulle società di calcio a cinque, pallavolo, basket, calcio, hockey su prato, rugby, tennis e altre discipline, impegnate a livello nazionale: «I club isolani sono già penalizzati dal ritardo nei pagamenti degli anticipi. Risorse che sarebbero dovute essere erogate entro agosto. Non si è ancora visto un centesimo. Ora c’è la difficoltà nel programmare le trasferte di un anno di campionato. Ormai un’impresa ardua visto il caos infinito sui cieli sardi – conclude Edoardo Tocco -. Si tenga conto che i biglietti vanno fatti abbondantemente all’inizio dei diversi campionati, se si spera di sopravvivere. Invece siamo di fronte ad un’incertezza che porrà in pericolo i collegamenti con tariffe esagerate per le trasferte».

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Chiuso con grande successo di pubblico il cartellone della decima edizione, festeggiata ad Iglesias con il concerto del 5 luglio scorso, che ha visto protagonisti  tra gli altri Raiz, Elena Ledda, Nando Citarella, Alessia Tondo, Mare e Miniere torna con un gustoso fuori programma, portando in scena a Monserrato, il prossimo 30 settembre alle ore 21,00, presso la sede dell’Associazione Pauly Onlus, il progetto speciale “Scavi. Storie di Miniera”. Simonetta Soro (voce narrante), Mauro Palmas (liuto cantabile) e Silvano Lobina (basso), proporranno un recital di grande suggestione su musiche originali dello stesso Palmas e testo di Mariangela Sedda. L’idea produttiva nasce dall’esigenza di rappresentare sotto forma di concerto le vicende e le storie umane della gente di miniera. La vicenda è ancorata solidamente alla storia delle miniere sarde, alla descrizione minuziosa dei territori negli anni in cui le miniere furono protagoniste di benessere e sviluppo economico.

Lo spettacolo si articola attraverso brevi scene, presentate da una narratrice ormai adulta come una sorta di memoria collettiva, che raccontano storie di miniera attraverso le vicende umane e i cambiamenti che gli anni e il lavoro hanno prodotto nelle comunità dagli anni trenta fino agli anni cinquanta, al culmine dello sviluppo delle città minerarie. Sullo sfondo la grande Storia filtrata attraverso la quotidianità di piccole esistenze. I flash-back accendono singole storie individuali, storie comuni, private, che fanno rivivere il clima di quegli anni. Ogni ricordo si porta dietro storie di lavoro, di lotte, di amori e di feste, che hanno riempito di vita e di fervore villaggi oggi desolati dall’abbandono. La musica, strettamente legata alla narrazione e che di quel mondo cattura suoni, voci e sentimenti, renderà possibile il dialogo tra realtà diverse, transitando fra tradizione e innovazione e incontrando tempi musicali che daranno vita a vividi orizzonti sonori. L’evento è realizzato in collaborazione con l’Associazione Pauly Onlus.