19 November, 2024
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E’ stata presentata questa mattina la prima edizione del “Carbonia Wine Festival”. Alla conferenza stampa hanno preso parte il sindaco Paola Massidda, l’assessore delle Attività produttive Mauro Manca e tutti i principali promotori dell’iniziativa.
Il “Carbonia Wine Festival” è organizzato dalla Event’s Partners, con il patrocinio ed il contributo economico del comune di Carbonia, la collaborazione del Consorzio di Tutela del Vino Carignano del Sulcis, del Consorzio di Tutela Vini di Cagliari, della FIS (Federazione Italiana Sommelier).
Una manifestazione unica nel suo genere che, per la prima volta nella sua storia, si svolgerà a Carbonia.
L’appuntamento è per domani, venerdì 8 settembre e sabato 9 settembre, nel centro storico cittadino (Via Manno, Piazza Roma e Piazza Marmilla).

L’evento propone un ricco e variegato menù: dalle degustazioni guidate delle 25 cantine presenti ed appartenenti ai Consorzi di Tutela dei Vini, al cibo ed alla buona musica.

Un’esperienza attraverso la quale sarà possibile conoscere e apprezzare le migliori produzioni vitivinicole della Sardegna.

Per la serata di venerdì 8 settembre sono previsti anche due concerti musicali: alle ore 20.00 “I Colpevoli” e alle 22.00 Claudia Aru. Sabato 9, alle ore 22.00, il gran finale con lo spettacolo musicale di Taylor Made.

«Il “Carbonia Wine Festival” è un evento in cui la nostra Amministrazione comunale crede fortemente – spiega l’assessore delle Attività produttive Mauro Manca -. È una nostra finalità quella di valorizzare il settore agroalimentare, al cui interno rientra il comparto vitivinicolo. In questo contesto, venerdì scorso abbiamo collaborato all’organizzazione di un convegno dal titolo “Prepariamoci alla vendemmia”, e adesso siamo pronti per una delle principali rassegne sarde sul vino, il “Carbonia Wine Festival”, che per la prima volta fa tappa nella nostra città. Un evento a tutto tondo, caratterizzato dai migliori vini, accompagnati da ottimo cibo di strada e da tanta buona musica,»

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In vista dell’imminente apertura dell’anno scolastico, gli operai della So.mi.ca., società in house del comune di Carbonia, in seguito alle segnalazioni pervenute da alcuni cittadini, si sono attivati per l’esecuzione di una serie di interventi di potatura della bouganville, in particolare in via Mazzini (lato Scuole elementari). Il lavoro di pulizia del verde pubblico, realizzato stamattina, rientra nell’ambito del contratto di “global service” che lega la So.mi.ca. al comune di Carbonia.

Oltre alla So.mi.ca., in questi giorni anche il cantiere comunale è impegnato in lavori di potatura di alberi, in particolare oleandri, in diverse zone della città, come via Brigata Sassari, via Dalmazia e via Logudoro. Oleandri che, fino a pochi giorni fa, occupavano quasi totalmente i marciapiedi, ostacolando il transito dei pedoni. Questi lavori di potatura si aggiungono a quelli eseguiti recentemente in diverse vie di Bacu Abis.

«Gli interventi effettuati erano doverosi, soprattutto in vista dell’imminente apertura del nuovo anno scolastico (2017-2018), fissato per giovedì 14 settembre – ha detto l’assessore delle manutenzioni Gian Luca Lai -. La pulizia del verde pubblico e la tutela del decoro urbano sono una priorità della nostra azione amministrativa, a maggior ragione nelle zone contigue alle scuole, che vengono frequentate quotidianamente da centinaia di studenti.»

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La riforma della rete ospedaliera, contestata duramente questa mattina nella manifestazione svoltasi da piazza del Carmine al Palazzo del Consiglio regionale in via Roma, continua a ricevere forti attacchi dai consiglieri regionali di opposizione.

«La manifestazione contro il riordino della rete ospedaliera, che si è snodata da piazza del Carmine, è stato il riflesso del malcontento per l’approvazione del disegno – attacca Edoardo Tocco (Forza Italia), vicepresidente della commissione Salute del Consiglio regionale -. E’ stato un passo falso ignorare le istanze dei territori, che hanno palesato le criticità per le diverse sforbiciate ai servizi sanitari. Lle incognite riguardano anche il personale sanitario e la mobilità degli operatori, in seguito al trasferimento operativo dell’Ats al Brotzu. E’ necessario garantire regole certe e trasparenti per i dipendenti del settore, al fine di assicurare processi che non incidano negativamente sulla qualità di vita dei lavoratori che rischiano di essere trattati come l’ultimo anello del disegno di riordino.»

Edoardo Tocco auspica «un immediato intervento per fronteggiare la carenza di personale sanitario nei reparti degli ospedali, visto che gli operatori sono costretti a turni massacranti e carichi di lavoro gravosi» e sulla questione legata alla chiusura dei punti nascita in diversi angoli della Sardegna, aggiunge che «sono state disattese le promesse per il reinserimento delle operatrici licenziate a seguito dell’interruzione dell’attività in diversi presidi. E’ la punta dell’iceberg degli effetti negativi di un riordino destinato a produrre disastri della sanità in Sardegna».

Netta contrarietà e ferma opposizione arriva anche dai Rossomori. «Siamo in presenza di una proposta di riordino che in sintonia e sincronia con l’Atto aziendale, di fatto determinerà un arretramento di servizi e di prestazioni sanitarie adeguati a rispondere al reale fabbisogno – dice Emilio Usula -. A pagare il dazio saranno in particolare i territori già in sofferenza per il progressivo indebolimento delle strutture ospedaliere periferiche».

Rossomori denuncia «l’inganno che sta dietro questa “proposta” di riforma il cui vero obiettivo è quello di esibire presunti conti in ordine anche a costo di un drastico taglio dei servizi. Ci si riempie la bocca della necessità di contrastare la “cultura ospedalocentrica” senza però far nulla per tutelare i territori di dotazioni di servizi alternativi all’ospedale e senza che ancora sia resa operativa una efficiente rete di emergenza-urgenza. Non si tiene in debito conto il dato incontestabile che la sanità ha costi difficilmente comprimibili e che la Sardegna ha, comunque, un rapporto di spesa pubblica nel settore inferiore alla media nazionale. Mentre aumenta la povertà, sempre più cittadini sono costretti a spese aggiuntive per curarsi e molti rinunciano ormai alle cure per i costi proibitivi.

Con prepotenza e arroganza la Giunta e la maggioranza di governo mostrano indifferenza al forte e chiaro dissenso e contrarietà manifestati a più livelli. Rimane insascoltato l’appello di forze sociali e sindacali, quello delle amministrazioni comunali e di ciò che resta delle amministrazioni provinciali, delle unioni di comuni,  con Anci e CAL in testa che con documenti ufficiali hanno espresso netta contrarietà a questa proposta di riordino e al combinato disposto dell’atto aziendale.»

Da consigliere del Nuorese, Emilio Usula denuncia con forza, infine, «il declassamento e il depotenziamento dell’ospedale San Francesco di cui si dice si vogliano mantenere le funzioni ma senza il riconoscimento della qualifica di DEA di 2° livello come anche richiesto nel documento ufficiale del CAL. Un inquadramento nel 1° livello, secondo i parametri imposti e accettati da questa Giunta regionale, solo per finta autonomista e incapace di una visione propria, non potrà non avere in futuro effetti devastanti di indebolimento dell’opedale nuorese e di tutta la sanità delle aree interne».

Secondo Michele Cossa (Riformatori sardi) «la rete ospedaliera disegnata dalla maggioranza di centro sinistra è profondamente sbagliata, prescinde dalla situazione orografica della Sardegna e dai dati del Piano nazionale esiti ed è fortemente condizionata dalla guerra per bande all’interno del PD. Faremo barricate in aula per emendarla e riportarla a razionalità, giacché ci sono scelte del tutto incomprensibili se non nella logica di proteggere alcuni amici. Questo non solo non garantisce il tanto proclamato risparmio (anzi!), ma penalizza pesantemente alcuni territori a vantaggio di altri. In particolare – conclude Michele Cossa – vogliamo garanzie che non vengano toccati i servizi a La Maddalena e che venga arrestato l’inesorabile declino del più importante ospedale della Sardegna, il Brotzu, unico argine possibile per fermare l’emorragia dei sardi che vanno a curarsi negli ospedali della penisola, che costa alle casse della Regione oltre 60 milioni di euro l’anno.»

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La Giunta regionale ha dato il via libera alla terza variazione di bilancio in poco più di un mese. 148 milioni di euro, un “aggiustamento” dei conti importante, grazie a un attento, costante e serrato confronto con lo Stato in seguito alla chiusura della Vertenza Entrate dopo l’approvazione delle Norme di Attuazione che ha consentito di accertare entrate tributarie aggiuntive e di incassare una serie di spettanze relative agli anni scorsi. Una somma che permetterà di dare risposte immediate agli Enti Locali, con oltre 30 milioni in più di spazi finanziari, e alla Sanità per poter far fronte, con poco più di 117 milioni, alle ulteriori spese dovute, per esempio, alla necessità di acquistare i farmaci innovativi e garantire i servizi ai cittadini. Il disegno di legge dovrà ora essere approvato dal Consiglio regionale. «Stiamo lavorando ogni giorno per verificare che tutti i soldi che ci spettano vengano davvero versati dallo Stato nelle nostre casse – spiega l’assessore della Programmazione e del Bilancio, Raffaele Paci -. Un lavoro non facile, mai fatto negli anni precedenti al nostro insediamento e che ci consente di mettere ordine nel bilancio regionale, permettendo come in questo caso di intervenire su due versanti importanti». 
«Il provvedimento prevede l’estinzione anticipata di mutui regionali per un totale di 30 milioni di euro, il che permette allo stesso tempo di ridurre l’indebitamento della Regione e di abbattere il costo delle rate per i prossimi anni. Proprio grazie a questa variazione – aggiunge Raffaelea Paci – si liberano nel bilancio regionale spazi finanziari che la Regione cede agli Enti locali, che potranno finalmente riuscire a fare investimenti con gli avanzi di amministrazione.»
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È un sostegno forte agli enti locali che – spiega l’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu – avevano urgente bisogno di maggiori spazi finanziari per poter realizzare nuovi investimenti o per portare a compimento investimenti già programmati, con immediate e positive ricadute sull’economia delle comunità. Con questi 30 milioni di spazi finanziari consentiamo ai comuni di creare occasioni di crescita e sviluppo, a cominciare dall’apertura di nuovi cantieri, ma penso anche ai pagamenti delle imprese che hanno realizzato opere per le pubbliche amministrazioni. Un circuito virtuoso che porterà benefici alle famiglie e al mondo produttivo. Il provvedimento – aggiunge l’assessore Erriu – ha avuto l’importante sigillo dell’intesa raggiunta ieri nell’ambito della Conferenza permanente Regione-Enti locali nella quale i rappresentanti degli enti locali hanno manifestato apprezzamento per questa ulteriore opportunità offerta dalla Regione largamente attesa dagli enti locali.»
Con la manovrina la Regione mette le Aziende del Servizio sanitario regionale nelle condizioni di concorrere all’equilibrio di bilancio nell’anno in corso, garantendo i tempi di pagamento e limitando l’indebitamento, quindi i costi di eventuali interessi passivi. «Ormai è evidente che lo stanziamento in base al fabbisogno standard stimato finora non è più sufficiente, perché sono cresciute le spese per esempio con i farmaci innovativi o la cura delle malattie rare», chiarisce Raffaele Paci.
«È importante ribadire che questi 117 milioni sono soldi che stiamo stanziando per erogare servizi e cure ai sardi – precisa il titolare della Sanità, Luigi Arru -. Allo stesso tempo, proseguiamo con il piano di rientro dal debito che in un anno ha consentito di risparmiare 50 milioni. La definitiva attivazione dell’ATS e la rete ospedaliera permetteranno di continuare il cambiamento del sistema sanitario regionale migliorando la presa in carico dei cittadini, evitando sprechi, doppioni ed inefficienze.»
Nelle precedenti variazioni di bilancio la Giunta ha stanziato 22 milioni per comparto agricolo, Province, Protezione Civile, Vigili del fuoco e 30 milioni per affrontare la crisi dell’ovicaprino. «Con un lavoro durissimo, in poche settimane siamo riusciti a recuperare ben 200 milioni per dare risposte alle richieste più urgenti che in questo momento ci arrivano dalla Sardegna. Non è stato facile ma ce l’abbiamo messa tutta e ci siamo riusciti – conclude Raffaele Paci -. Il nostro lavoro di ripulitura e riordino dei conti continuerà, così come il confronto quotidiano e puntuale con lo Stato a tutela degli interessi dei cittadini sardi.»

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Con una delibera proposta dall’assessore del Lavoro Virginia Mura, la Giunta regionale ha destinato al Fondo Microcredito FSE risorse complessive per 10,7 milioni di euro. La dotazione finanziaria proviene, per un totale iniziale di 4,7 milioni, dal POR FSE 2014-2020 (azione 8.10.1) e dalle risorse restituite dalla Programmazione 2007-2013, per un importo iniziale pari a 6 milioni. L’atto adottato oggi dall’esecutivo prelude alla pubblicazione dei nuovi Avvisi pubblici, destinati a favorire la creazione e lo sviluppo delle microimprese e delle piccole e medie imprese sul territorio regionale da parte di soggetti svantaggiati che, a causa di condizioni oggettive e soggettive, riscontrano difficoltà di accesso ai tradizionali canali del credito (i cosiddetti “soggetti non bancabili”). La delibera, inoltre, conferma la riserva di una quota del fondo ai ragazzi che hanno aderito agli interventi per la creazione d’impresa del programma Garanzia Giovani. A gestire il Microcredito FSE sarà ancora la Sfirs, la finanziaria regionale che, già nella passata programmazione comunitaria, ha governato con successo lo strumento di ingegneria finanziaria.
Istituito nel precedente ciclo di programmazione 2007-2013 con il preciso scopo di agevolare l’accesso al capitale e al credito da parte delle imprese esistenti in Sardegna, il fondo Microcredito FSE è un fondo rotativo (che si rigenera, cioè, attraverso il rientro dei prestiti erogati). Negli anni ha mostrato di essere tra le misure maggiormente impattanti, in senso positivo, sul contesto socio economico regionale, facilitando e incentivando la creazione di nuove imprese e assicurando buone performances: ottima partecipazione di donne, tasso di sofferenza nella restituzione dei prestiti inferiore a quello registrato dal sistema bancario, sopravvivenza media delle imprese sostenute superiore alla media dopo cinque anni.
Il meccanismo di funzionamento della misura è semplice: a fronte della presentazione di un Business Plan, l’aspirante imprenditore riceve un prestito da 5 mila a 25 mila euro per l’avvio della nuova attività imprenditoriale. Il prestito viene concesso con un tasso di interesse nullo e deve essere restituito attraverso una rateizzazione a cadenza mensile, in un massimo di sette anni. Possono accedere al Microcredito disoccupati o soggetti svantaggiati, che, come detto, hanno scarse possibilità di accesso al sistema creditizio tradizionale.
L’assessore del Lavoro Virginia Mura ha affiancato nel corso del 2016, con una linea del programma IMPR.INT.ING. DONNE, servizi di consulenza per aspiranti imprenditori e imprenditrici (alle quali è riservato almeno il 49% delle risorse) mettendo a disposizione un massimo di tre voucher, attraverso cui potranno “acquistare” consulenze per la creazione e lo start up di nuove iniziative d’impresa. Dall’esperienza del Microcredito FSE si è visto, infatti, che la maggior parte delle iniziative finanziate ma poi non realizzate, devono l’insuccesso alla mancanza di know-how degli aspiranti imprenditori, che hanno magari una buona idea, ma mancano poi degli strumenti di cultura imprenditoriale per realizzarla.

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Ammontano a 2 milioni e 176mila euro i pagamenti sbloccati ieri da Agea (Agenzia nazionale per le erogazioni in Agricoltura) a favore degli imprenditori agricoli regionali aderenti al Psr, il Programma di sviluppo rurale, sulle diverse misure.
«Sul fronte dello sblocco dei pagamenti abbiamo ottenuto un risultato a beneficio dei nostri imprenditori agricoli – spiega l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria -. Ad oggi la spesa complessivamente effettuata dal 1 gennaio 2016 sul programma di sviluppo rurale della Sardegna ammonta ora a 225 milioni di euro, di cui 92 milioni erogati nell’anno in corso. Continueremo a sollecitare il pagatore nazionale Agea a garantire tempi certi per i pagamenti, poter permettere alle aziende di programmare attività e investimenti.»
La quota principale, oltre 969mila euro, è destinata alla misura sulla difesa del suolo, mentre 302mila euro sono stati impiegati per le aziende che hanno applicato i metodi dell’agricoltura biologica. La cifra di 510mila euro è stata utilizzata per il saldo degli aiuti su misure a investimento (investimenti aziendali e viabilità rurale) e altri 196mila euro per interventi forestali. La differenza restante è stata utilizzata per il pagamento di alcune decine di domande relative al miglioramento del benessere degli animali e per indennità compensative.

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La Consulta regionale di Cittadinanza ha approvato all’unanimità l’atto aziendale dell’Ats. L’organismo, costituito da sindaci, rappresentanti delle associazioni di volontariato, di pazienti e familiari, la scorsa settimana aveva chiesto di poter approfondire l’esame dell’atto aziendale e – nel caso dei sindaci – confrontarsi con le rispettive Conferenze. Perplessità legate al futuro di alcune strutture complesse sono state fugate dalle spiegazioni del direttore generale dell’Ats, Fulvio Moirano, mentre l’assessore Luigi Arru ha ribadito il ruolo importante dei cittadini e delle associazioni per migliorare i servizi sanitari. «Mi piacerebbe – ha detto – che ci fosse un organismo costituito da cittadini preparati e rappresentanti di associazioni, come la nostra Rete dei Cittadini o Cittadinanzattiva, che facciano un monitoraggio di tutte le strutture sanitarie, non solo degli ospedali, e siano come antenne sul territorio per le Istituzioni». 
Al termine del dibattito, il segretario della Consulta, Antonello Carta, ha chiesto ai presenti di votare il documento, che è stato accolto all’unanimità.

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E’ iniziata nei giorni scorsi, al Palazzetto dello sport di via delle Cernitrici, la preparazione del Carbonia Calcio a 5 in vista dell’inizio dei campionati di serie C e Under 21 (ex categoria juniores). Le due squadre si allenano sotto la guida dei tecnici Sandro Anolfo e Federico Zara. Ieri sera siamo stati al Palazzetto, dove in una breve pausa degli allenamenti, abbiamo intervistato i due allenatori.

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Il presidente Francesco Pigliaru, il capo di gabinetto della Presidenza, Gianluca Serra, l’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras, ed il coordinatore del Piano Sulcis, Salvatore Cherchi, hanno incontrato questa mattina a Cagliari i rappresentanti sindacali ed una delegazione dei lavoratori Alcoa (arrivati a Cagliari dopo essersi radunati davanti allo stabilimento di Portovesme, per sollecitare la Giunta a stringere i tempi per lo sblocco della vertenza) per fare il punto sulla vicenda che riguarda lo stabilimento produttivo di Portovesme, in attesa dell’accordo definitivo per il passaggio dello smelter dalla multinazionale statunitense a un nuovo investitore.
«Dall’incontro – si legge in una nota della Regione – è emerso che il percorso tracciato da Regione, Governo ed Invitalia per il graduale riavvio degli impianti procede secondo i tempi previsti. In particolare, prosegue l’iter per definire i dettagli del Contratto di Sviluppo, mentre la Camera dei deputati ha approvato il provvedimento per i settori energivori già concordato con la UE. Ora il provvedimento dovrà essere votato dal Senato. Inoltre, vanno avanti le azioni stabilite nel Piano Sulcis per consentire il dragaggio del porto di Portovesme. Si tratta di un investimento di quasi 16 milioni di euro, finanziati con fondi FSC assegnati all’assessorato dell’Industria, grazie al quale si avrà un rilancio non solo dello stabilimento Alcoa ma di tutte le attività imprenditoriali nel polo industriale sulcitano.»
«I tempi di sviluppo dell’opera finora sono stati rispettati e sono in linea con quelli necessari per mettere a regime lo smelter – si legge ancora nella nota della Regione -. Entro il mese di settembre sarà definita anche la questione che riguarda la bonifica delle falde acquifere, i cui costi ricadranno su Alcoa e sulle altre aziende che operano nell’area industriale. La bonifica dei suoli è già in attuazione; nelle prossime settimane saranno sciolti i nodi che finora non hanno permesso l’avvio delle altre opere di risanamento.»
I sindacati, al termine dell’incontro, hanno condiviso tempi e modi del percorso individuato dalla Regione per una rapida soluzione dei problemi affrontati oggi.

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Ieri la commissione Salute del Consiglio regionale ha approvato la riforma della rete ospedaliera, oggi centinaia di persone hanno manifestato a Cagliari per chiedere profonde modifiche della stessa. I manifestanti si sono ritrovati in piazza del Carmine per partecipare al corteo organizzato dalla Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica ed hanno percorso tutta via Roma fino al palazzo del Consiglio regionale.

A dire NO alla riforma studiata dalla Giunta Pigliaru e licenziata ieri dalla commissione competente, ci sono tantissimi sindaci di tutte le province, i partiti dell’opposizione in Consiglio regionale, comitati spontanei, indipendentisti, il Movimento 5 stelle, il Movimento dei Pastori sardi e le associazioni dei consumatori. Tra i manifestanti anche consiglieri regionali Edoardo Tocco (Forza Italia), Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), Gian Luigi Rubiu (Udc), Bustianu Cumpostu (Sardigna Nazione), Vincenzo Pillai (No Nucle), Claudia Zuncheddu (Rete Sarda Difesa Sanità pubblica)e tutti i comitati per la difesa della sanità nelle zone interne.

La riforma prevede l’individuazione di ospedali ad alta specializzazione ed altri in grado di garantire il primo intervento e, nel contempo, di curare le patologie più lievi. Due i poli sanitari principali, uno al Santissima Annunziata di Sassari, l’altro all’Azienda Brotzu di Cagliari, Dea (dipartimento emergenza e accoglienza) di secondo livello, in grado di offrire servizi importanti di emergenza e accettazione e di cardiochirurgia.

Poi ci sono i Dea di primo livello, nodi di base e piccoli ospedali (situati nelle zone disagiate), tra i quali c’è quello che nel Sulcis Iglesiente, creato tra il Sirai di Carbonia e i due ospedali di Iglesias (inizialmente era stato considerato Dea di primo livello il solo Sirai di Carbonia)

Per i piccoli ospedali sono previsti i laboratori, la radiologia, il servizio farmaceutico, un’emoteca e l’anestesia. I distretti sanitari saranno 22. Per il numero complessivo di posti letto è prevista una contrazione di 111 posti, da 5.901 a 5.790.