Una mozione del gruppo PSd’Az-La Base in Consiglio regionale propone la riscrittura, con l’Eni e il Governo, di un nuovo protocollo d’intesa sulla “chimica verde” a Porto Torres.
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La riscrittura, con l’Eni e il Governo, di un nuovo protocollo d’intesa sulla “chimica verde” a Porto Torres, che impegni le risorse a suo tempo destinate alla realizzazione della centrale a biomasse, in studi, progetti e opere finalizzate a combattere l’emergenza idrica dei territori del Nord Ovest dell’Isola. È questo, in sintesi, l’impegno più stringente rivolto al presidente della Giunta e agli assessori regionali dell’Industria, dell’Ambiente, dell’Agricoltura, contenuto nella mozione presentata in Consiglio regionale dal segretario dei sardisti, Christian Solinas (primo firmatario) ed i consiglieri del gruppo Psd’Az-LaBase, Gaetano Ledda e Giovanni Satta. Nel documento, gli esponenti dei Quattro Mori ripercorrono le varie fasi della vicenda “chimica verde” e contestano l’ipotesi formulata dall’assessore dell’Industria per rimodulare, a favore del progetto di metanizzazione della Sardegna, i 230 milioni di euro a suo tempo destinati per la realizzazione della centrale a biomasse che Eni non intende più costruire. Il Psd’Az propone, invece, la destinazione di tali consistenti somme al finanziamento di opere da realizzare nel territorio del sassarese e finalizzate a fronteggiare la grave crisi idrica, ad incominciare dalla costruzione di un dissalatore a Porto Torres.
«Chiediamo che le risorse a suo tempo destinate alla costruzione della centrale a Bio-masse siano investite nel processo di riqualificazione, riconversione e bonifica del polo industriale di Porto Torres e in interventi a carattere sociale nel territorio della Sardegna Nord Occidentale – spiega il segretario PSd’Az – ed in particolare che l’Eni s’impegni a creare un centro ricerche che studi e valuti tutte le tecnologie innovative per portare a “sistema” e razionalizzazione il ciclo completo delle acque, siano esse di prima pioggia che bianche e reflue, oltre alla promozione ed uso di fonti idriche alternative, in primis quelle relative ai processi di dissalazione delle acque marine e il fatto che Eni si appresterebbe a realizzare un impianto fotovoltaico da 31 MW di potenza, di cui il 70% in autoproduzione, oltre ad un polo di eccellenza per le energie rinnovabili con tecnologie diverse, compreso l’eolico, potrebbe, esser l’occasione giusta per destinare una parte dell’energia prodotta in eccesso dall’impianto fotovoltaico Eni ad abbattere i costi energetici di un dissalatore. L’utilizzo di acqua dissalata per usi civili e industriali, libererebbe notevoli volumi idrici da destinare al comparto agricolo e creerebbe quella riserva d’emergenza di acqua potabile – conclude Christian Solinas – che eviterebbe i razionamenti di acqua nelle città e nelle campagne ed inoltre l’area industriale Turritana ha tutte le caratteristiche tecniche, professionali e scientifiche per candidarsi alla produzione di dissalatori, sia per usi locali che per l’esportazione.»
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