Graziano Lebiu (Ipasvi Carbonia Iglesias): «Condanniamo qualsiasi tipo di violenza fisica e verbale e sui social».
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Il Collegio Ipasvi Carbonia Iglesias non può sostenere gesti ed intenti violenti contro operatori sanitari che durante il loro servizio si prendono cura del cittadino.
Aggressioni fisiche, comportamenti minacciosi, abusi verbali, ingiurie e calunnie anche via social e che si registrano a danni dei dipendenti (e degli infermieri per quanto ci compete) e in tutti i reparti, i servizi, le unità operative dove si verificano conflitti, si ha il dovere di evitarle, di ridurle, di prenderle in carico, di non considerarle fisiologiche e quindi ineluttabili.
La violenza sul luogo di lavoro è un problema di salute pubblica che in ASSL Carbonia e in ATS Sardegna è evidentemente il caso di attenzionare per trovare soluzioni.
Pur consapevoli che per le professioni sanitarie è indubbio il rischio di subire aggressioni e che sia più elevato rispetto ad altri lavoratori che operano in contatto diretto con l’utenza, questo non può essere motivo di remissione rispetto alle cose da fare ed ognuno per il proprio ruolo in Azienda, dal management agli RLS, dai responsabili della sicurezza ai lavoratori stessi.
Ma non solo in azienda, perché rispetto a tali accadimenti anche le istituzioni, le rappresentanze sociali e dei cittadini e finanche la stampa hanno un ruolo nel canalizzare correttamente il notevole flusso di notizie e contesti che arrivano dal mondo della sanità, evitando di indurre pur indirettamente la popolazione a coltivare una rabbia crescente verso gli operatori delle strutture sanitarie.
Si pubblicano, spesso, notizie a sensazione e non attendibili sui servizi sanitari, con la conseguenza che si sviluppano aspettative negative nei confronti dei servizi stessi, incitando pur indirettamente la frustrazione e la rabbia e minando il rapporto di fiducia tra cittadini e operatori.
Non possiamo non porre all’attenzione del dibattito alcune domande:
• La dimensione del fenomeno in Assl Carbonia è sottostimata?
• Sono i lavoratori e gli operatori sanitari a propendere di non denunciare gli episodi di violenza che subiscono?
• E’ l’azienda a depotenziare e derubricare gli episodi di violenza come ordinaria amministrazione?
• Il management ha maturato un atteggiamento adeguato nei confronti dell’operatore sanitario, medici ed infermieri in primis, oggetto di violenza?
• La Assl Carbonia-Ats Sardegna oggi e la ex ASL 7 prima, hanno mai invitato le istituzioni e le rappresentanze sociali a ragionare per stemperare tensioni ed accettare comunicazioni di notizie avverse sul riordino della rete ospedaliera e sull’emanazione di atti aziendali?
Senza minimizzare i fatti ma nemmeno amplificandoli, è da tenere tutti bene a mente che le aggressioni sono al quarto posto tra i 16 casi segnalati nel IV e nel V Rapporto (2005-2012) del Protocollo di monitoraggio degli eventi sentinella del ministero della Salute.
Alcune recenti vicende di cronache e portate all’attenzione dell’opinione pubblica sono drammatiche, e si rende quanto meno consigliabile spendersi per sensibilizzare sul tema della violenza sugli operatori sanitari senza ulteriore dilazione di tempo.
Non sempre i luoghi di cura sono in condizione di risolvere i problemi di salute personali dei cittadini in tempi “ragionevoli”, ma questo non è responsabilità degli operatori, e quando scatta la violenza in tante situazioni ed in tanti contesti assistenziali ordinari o in emergenza, è inaccettabile che a farne le spese siano professionisti e lavoratori la cui unica imprudenza è quella di destinare, in mezzo a mille difficoltà, il proprio servizio alla cura degli altri.
Gli operatori non devono sostituirsi all’Azienda e a chi la dirige, e le modalità di segnalare, protestare, denunciare da parte dei cittadini sono ben altre che atti di violenza fisica e verbale.
Mettere in atto azioni più efficaci per proteggere l’incolumità degli operatori è un diritto, non un optional, così come è un diritto avere identificati i fattori di rischio per la sicurezza del personale ospedaliero e territoriale.
Concludiamo con l’evidenza che gli atti di violenza possono ripercuotersi negativamente anche sulla qualità dell’assistenza offerta ai cittadini.
Ed anche in tale direzione si apre l’opportunità di un confronto serrato.
Graziano Lebiu
Presidente del Collegio IPASVI Carbonia Iglesias
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