22 November, 2024
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Il Consiglio regionale ieri sera ha approvato il capitolo 7 (distribuzione discipline e posti letto) della proposta di ridefinizione della rete ospedaliera.

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Il Consiglio regionale ieri sera ha approvato il capitolo 7 (distribuzione discipline e posti letto) della proposta di ridefinizione della rete ospedaliera. La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno e, intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato che la seduta si è aperta con un’ora di ritardo per cui, a nome dell’opposizione, ha chiesto una sospensione di almeno 30 minuti per una riunione della minoranza nella quale concordare una posizione comune sugli emendamenti da discutere. Il presidente Gionfranco Ganau ha accolto la richiesta e sospeso la seduta per 30 minuti. Alla ripresa dei lavori, la commissione e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

In sede di discussione generale, il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha sottolineato che «intento della riforma è quello di risparmiare ma lo si fa nel modo peggiore riducendo i posti letto senza aver programmato una rete territoriale; esempio emblematico di tale situazione è quello degli ospedali di comunità che in Sardegna hanno ancora una presenza molto limitata e lasciano scoperte esigenze fondamentali per i pazienti come quelle del decorso post-operatorio mentre, soprattutto per quelli più anziani magari provenienti da zone distanti dalle principali strutture sanitarie, la degenza andrebbe prolungata negli ospedali evitando inutili trasferimenti nei cosiddetti ospedali di comunità, dove sono attivi». Dopodomani, ha ricordato Tocco, «ci sarà un’altra mobilitazione sotto il palazzo, segno evidente di un malessere profondo che la stessa maggioranza ha percepito senza però sentire la necessità di una riflessione profonda sulle scelte principali della riforma e sulla stessa ripartizione dei posti letto sul territorio». Quanto al Mater Olbia, ha concluso, «non si capisce quando questa struttura potrà entrare a far parte del sistema sanitario regionale».

Dopo l’on. Edoardo Tocco ha preso la parola l’on. Fabrizio Anedda (Misto), secondo cui «ai territori in queste settimane è stato detto di tutto sui rischi di chiusura di ospedali e reparti. Tutto questo ha creato l’attenzione della stampa verso gli emendamenti di qualche consigliere regionale in cerca di facile consenso elettorale. Ma il provvedimento uscito dalla commissione è continuamente oggetto di emendamenti, persino di maggioranza. In realtà si vuole lasciare inalterata la situazione sanitaria sarda, nelle mani dei soliti noti e dei feudatari locali. E questo vale per La Maddalena e per l’Ogliastra». Rivolto al presidente Pigliaru, l’oratore ha detto: «Noi dobbiamo riformare la sanità sarda ma la dignità non si può barattare, come la tutela della salute. Meglio andare a casa subito».

Per il consigliere Emilio Usula (Misto) «quale credibilità ha la Sardegna sulla richiesta di riconoscimento dell’insularità? Non si tratta di riconoscere che abbiamo il mare che ci circonda ma che esiste uno squilibrio, un’ingiustizia che i sardi soffrono. E la sanità, insieme al disastro demografico, è proprio uno di quegli elementi che legittimano la nostra rivendicazione di insularità. Da questo avremmo dovuto pretendere una organizzazione della Sanità secondo una nostra visione derivante dalla condizione reale del nostro territorio. Altro che decreto ministeriale 70: vi è mancato il coraggio in questa riorganizzazione della Sanità. In compenso difendiamo il Mater Olbia, che esiste solo sulle carta e che riteniamo struttura di eccellenza: ci vuole coraggio a riconoscere l’alta specializzazione, che manco esiste ed è già punto di riferimento per le popolazioni del Mediterraneo meridionale».

Ha preso poi la parola l’on. Alessandra Zedda (FI), che ha detto: «Il dottor Fulvio Moirano ha già detto con chiarezza che il buco della Sanità sarda si allarga e nel frattempo lo Stato ci invita a un mutuo trentennale di 300 milioni per la copertura del disavanzo: sarà un gravissimo indebitamento per le casse della Regione, casse già martoriate per gli accordi che avete siglato con il governo italiano”. Sul tema dei posti letto, l’on. Alessandra Zedda ha detto: «Nel Medio Campidano avete previsto strutture complesse con appena 4 posti letto: dove e per chi andate in deroga al Dm 70? Dovreste spiegarcelo quale è il criterio che vi porta a decidere cosa è struttura complessa e di quanti posti letto necessita».

Sempre per Forza Italia ha preso la parola l’on. Marco Tedde: «Non è vero che si dà attuazione al DM 70 con questa riforma. E’ vero che state facendo legittime scelte politiche. E le state facendo sui territori della Sardegna, modulando le norme alla bisogna, penalizzando e avvantaggiando altri. Abbiamo visto cosa accade a San Gavino, dove riconoscete il primo livello senza monitoraggio. Mentre il monitoraggio lo prevedete per Alghero e Ozieri, che meritano il primo livello senza dubbio. Ma ci sono anche altri obiettivi dietro le vostre scelte politiche: risparmiare sui costi della Sanità, coperta dalla politica come una cupola».

Per l’on. Giorgio Oppi (Udc) «questo documento è lacunoso e non si comprende il rapporto tra i posti letto e la popolazione dei singoli territori. Qual è il modello di attivazione di alcune strutture? Sembrano proprio non idonee a garantire l’assistenza specialistica. Anche sotto il profilo della spesa non si capisce come pensate di riuscire a risparmiare: sarebbe stato meglio e più utile scrivere un nuovo piano sanitario completo, come ho suggerito al presidente della Regione durante una riunione in commissione. E mi preoccupa quel che è scritto nelle tabelle, anche se ne parlerò meglio al capitolo 10: sono sbagliate queste tabelle di Olbia, dalle quali ogni tanto scompare l’Oculistica, la Cardiologia, l’Urologia. Questi errori vanno corretti prima che facciano danni dentro la legge«.

I Riformatori sardi hanno preso la parola con l’on. Michele Cossa, secondo cui «riconoscere come noi facciamo che la rete ospedaliera vada riformata non significa però regalare l’illusione che la Sanità offra i servizi a tutti. Perché così non è, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione. Avete smarrito la bussola nella discussione di questo provvedimento e in questo capitolo si coglie bene il disorientamento che vi ha colpito. Le pulsioni territoriali spesso sono apparse come un tentativo di mettere la bandierina in un determinato territorio. Nel frattempo, la Giunta ha iniziato a fare la riforma sanitaria partendo dalla coda e non dalla testa, ovvero dalla rete dei servizi. Cosa saranno in concreto le case della salute e gli ospedali di comunità? Nessuno è in grado di dirlo perché nessuno in concreto lo ha capito. Ecco, io temo una gran confusione prodotta da questa riforma e un aumento dei costi, unito alla demotivazione – che già si coglie – del personale sanitario».

L’on. Paolo Truzzu è intervenuto per FD’I anticipando una notizia: «A breve, nel giro di una settimana, verrà nominato il direttore dell’Areus e non sarà un sardo, così sembra.  Ormai pare che sia una condanna essere sardi quando c’è di mezzo un posto da manager nella Sanità. L’altro dato è che la maggiore contestazione a questo provvedimento arriva da settori della maggioranza, al punto che stiamo facendo un provvedimento incomprensibile e che nulla ha a che fare con il testo licenziato dalla Giunta. Sarebbe bene che i colleghi di maggioranza che hanno contestato il testo votassero anche di conseguenza. E sarebbe bene che qualcuno ci dicesse come volte cambiare la rete ospedaliera e come volete distribuire i posti letto: secondo razionalità e bisogni dei territori o secondo altre finalità? Io ho l’impressione dalla lettura di queste tabelle che la logica che vi ha animato sia altra: non i costi né i bisogni ma la difesa delle enclave territoriali e degli amici. Una deriva pericolosissima».

Il consigliere del gruppo Misto Giovanni Satta ha parlato di un dibattito nel quale «molti hanno pensato alla propria rielezione piuttosto che pensare al bene dei sardi come dimostra una legge partita con i criteri oggettivi e finita col premiare chi urlava di più in questo o quel territorio, determinando una situazione che alla fine porterà solo ad una riforma dei campanili». Soffermandosi sul ruolo della struttura del Mater Olbia, Giovanni Satta ha ricordato che «dopo una riunione presso la struttura a maggio era stata assicurata la partenza a  settembre con i laboratori ma ancora non c’è nemmeno una bozza di convenzione e, a questo punto, la situazione sanitaria della Gallura diventa preoccupante». Nel centro gallurese, ha proseguito il consigliere, «transitano per almeno sei mesi l’anno milioni di persone, un flusso elevatissimo di turisti che avrebbe dovuto spingere la Regione, secondo le positive esperienze di altre Regioni d’Italia, a potenziare i servizi sanitari, mentre invece oggi non si possono fare nemmeno operazioni normali come cataratta o prostata ed i posti letto assegnati sono del tutto insufficienti».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato che «riformare significa dare una nuova forma alle cose con un equilibrio fra vecchio e nuovo, nel nostro caso però è accaduto il contrario, prima la Giunta ha fatto molte proposte riformatrici e poi sono state completamente stravolte o per questioni interne o per la fretta di portare a casa un risultato, dimenticando fra l’altro che la rete ospedaliera è solo una parte essenziale del sistema sanitario regionale ma non la riforma ed è questa la lacuna più profonda di una legge costruita dal tetto prima che dalle fondamenta». Quanto al settimo capitolo, secondo Attilio Dedoni, «si usa la parola grossa di riorganizzazione mentre in realtà si configura un sistema ancora più vecchio del precedente e si prendono in considerazione posti-letto risalenti a periodi superati; noi diciamo No alle logiche particolari perché privilegiamo il vero interesse dei sardi che è quello di poter essere curati in qualunque luogo risiedano».

La presidente del gruppo Misto Annamaria Busia ha ribadito che «a fronte di premesse condivisibili la riforma mostra carenze molto significative e nel caso del settimo capitolo è sbagliata anche la premessa perché, per esempio, parlando dei posti letto per detenuti ci si perde in una grande vaghezza procedendo su dati non attendibili». Complessivamente, ha aggiunto, «emerge la necessità di un atto di umiltà che sarebbe apprezzato dal Consiglio e da tutti i sardi, fermarsi ed evitare di andare avanti nella discussione del provvedimento, che risulta notevolmente peggiorato dall’apporto di molti emendamenti che danno risposte positive solo in apparenza ma del tutto slegate dal contesto regionale». «Il punto – ha concluso – non è questa o quella struttura ma saper ascoltare la richiesta di diritti che viene dalla società sarda e trovare ispirazione in quanto fatto da altre Regioni, che hanno lavorato bene realizzando una nuova rete ospedaliera insieme ad una rete di servizi filtro sui territori ed alla struttura di emergenza urgenza».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha lamentato che, di fatto, «la distribuzione ipotizzata dalla riforma è in realtà una suddivisione di quote di posti letto secondo i voleri di potentati locali e campanili». Qui, ha sostenuto, «la maggioranza gioca una partita tutta interna a colpi di ricatti, trattative, emendamenti concordati e riparatori con i quali si cerca di far quadrare i diversi elementi della riforma, segno di una legge che sicuramente scontenterà tutti». Soprattutto perchè, a suo avviso, «le norme ministeriali di riferimento contenute nel Dm 70 vengono utilizzate a mò di elastico a seconda del caso con una facilità sconcertante, anziché procedere in aderenza alle nostre specificità regionali: noi siamo un’isola con mille difficoltà ed il solo pensare a prendere un aereo o una nave per curarsi è un problema enorme». Soffermandosi infine sulla situazione del Sulcis, Rubiu ha parlato di una «sanità impoverita di strutture, personale e posti letto, una vergogna che ha prevalere la logica dei due pesi e due misure, tendenza peraltro confermata in tutto il territorio regionale in cui si registra un forte arretramento della periferia a favore dei due hub principali di Cagliari e Sassari».

A nome della Giunta, l’assessore della Sanità Luigi Arru ha ribadito che «il Dm 70 parte dai dati scientifici, ad esempio con le evidenze delle malattie cardio-vascolari, distribuendo i servizi in modo omogeneo ed assicurando le migliori competenze specialistiche». Non abbiamo fatto una fotografia dell’esistente sovrapponendo una nuova etichetta, ha detto fra l’altro l’assessore, «ma siamo intervenuti su un sistema che si è sviluppato in molti casi anche con iniziative lodevoli ma senza logica unitaria, ed anche il riferimento ai volumi degli interventi è un riferimento a persone e non un calcoli ragionieristico». Parlando del ruolo del Mater Olbia, Luigi Arru ha ricordato che esiste dal 1991 anche se con un altro nome e che, con l’accordo del 2006 e quello sottoscritto da noi nel 2014 «ha un partner di prim’ordine nel quadro di un ragionamento basato su standard di eccellenza che, fra latro, consentiranno a circa 15.000 sardi di evitare ricoveri in altre Regioni che Lombardia, Emilia e Lazio, e su una forte integrazione con il sistema universitario regionale: nessun mistero, dunque, ma precise condizioni sulla qualità e sulle migliori risposte ai bisogni dei sardi». Quanto all’Areus, ha concluso l’assessore, «c’è l’impegno della Giunta e colgo l’occasione sia per ringraziare tutti i medici del 118 e ricordare che, per la prima volta, potremo contare su un elicottero-ambulanza attrezzato secondo i migliori standard internazionali». «Stiamo in definitiva migliorando tutto il sistema – ha detto infine Luigi Arru – in un quadro di sostenibilità dei conti che comunque sono sotto controllo anche se ci riserviamo la scelta di attivare un mutuo; i debiti della sanità sarda, peraltro, vengono da molto lontano e sarebbe interessante risalire alla loro vera origine».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo  n.10=510=742 che è stato respinto dall’aula. Identica sorte per tutti gli altri emendamenti soppressivi parziali proposti dall’opposizione (n.511, 512, 513, 514, 515, 516, 517, 60=518=789, 519, 520, 521, 522, 523, 524, 525, 526, 527,528, 529, 530, 531, 532, 533=790).

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 882 (Truzzu) che è stato bocciato. Respinti in rapida successione anche gli emendamenti sostitutivi parziali 794, 795, 291, 715,

Sull’emendamento sostitutivo n. 647 (Zedda, Tocco) che proponeva una modifica della tabella sulla distribuzione dei posti letto della chirurgia plastica è stato chiesto il voto segreto. Messo in votazione l’emendamento è stato respinto. Sull’esito del voto è intervenuta la consigliera Daniela Forma che ha segnalato il rischio di un depotenziamento del reparto di dermatologia del San Francesco di Nuoro: «Su 20 posti letto a livello regionale se ne tagliano 5 e tutti a Nuoro – ha detto Daniela Forma – abbiamo più volte sollecitato l’impegno dell’assessore Luigi Arru perché ciò non avvenga. Il reparto di dermatologia di Nuoro è stato per anni un fiore all’occhiello della sanità sarda. Ancora oggi ha un grande grado di attrattività ed i posti letto hanno un indice di occupazione che va oltre il 100%».

Sulla stessa lunghezza d’onda Daniele Cocco, capogruppo Art. 1- Mdp: «A Nuoro il servizio di radiologia è l’unico in Sardegna che ricovera pazienti che hanno problemi dermatologici – ha detto Daniele Cocco – è incomprensibile che si vadano a ridurre posti letto nell’unico presidio di riferimento per i pazienti dermatologici. Perché si vuole depotenziare?»

Il consigliere dei Rossomori Emilio Usula ha sottoscritto le dichiarazioni dei colleghi Forma e Cocco. «Dermatologia di Nuoro è da sempre un reparto di eccellenza, in questo caso lo si vuole trasformare da struttura complessa in struttura dipartimentale».

E’ quindi intervenuto il consigliere del Psd’Az Christian Solinas che ha annunciato la richiesta di voto segreto sull’854. Richiesta sulla quale ha espresso parere contrario il relatore di maggioranza Gigi Ruggeri. Il presidente Gianfranco Ganau ha fatto notare che l’emendamento in questione tratta una questione già affrontata in precedenza e lo ha dichiarato inammissibile. 

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n.292 sul quale ha annunciato voto favorevole il consigliere Marco Tedde: «E’ una proposta di buon senso che mira a creare un hub pediatrico a Sassari». Posto in votazione l’emendamento è stato respinto.

Via libera invece all’emendamento n. 792 (Sabatini) che proponeva l’aumento dei posti letto del reparto di unità coronarica dell’ospedale di Lanusei da 2 a 3.

L’aula ha poi bocciato gli emendamenti n. 716 e 362. IL presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo del capitolo 7  he è stato approvato con 28 voti a favore e 22 contrari.   

Una volta licenziato il testo, il Consiglio ha approvato due emendamenti aggiuntivi proposti dal Pds. Il primo (718) prevede una particolare tutela degli ospedali di zone disagiate dove la riduzione dei posti letto delle specialità di urologia, chirurgia generale e pediatria potrà essere fatta solo a determinate condizioni. Il secondo (719) prevede che nel caso di mancata assegnazione dei posti letto di urologia al Mater di Olbia le stesse prestazioni vengano erogate dall’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia.

Contro questa previsione si era espresso il consigliere dei Rossomori Emilio Usula: «Non sono d’accordo, l’emendamento propone che i posti letto di urologia non attivati all’interno del Mater Olbia vengano creati nell’ospedale Giovanni Paolo II. Chiedo: sono di nuova istituzione? A Olbia c’è solo un urologo che lavora nel reparto di chirurgia e collabora con l’urologia di Nuoro».

Favorevole invece il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia): «Quello di Usula è un intervento campanilistico. Dobbiamo capire se questi posti letto servano o meno per il territorio». Il primo firmatario Augusto Cherchi ha ribadito la posizione del suo partito: «Con questo emendamento si vuole soltanto inserire una clausola di salvaguardia per il territorio nel caso in cui il  Mater Olbia non istituisca il servizio di urologia»

L’assessore Arru ha ricordato che il testo di riferimento per l’apertura del Mater di Olbia rimane quello de del 2014 votato in commissione.

Dopo aver ottenuto il parere di Commissione e Giunta, il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione sul capitolo 8 “Indicatori per il monitoraggio”.

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha ammonito l’aula sul rischio che i posti non assegnati al Mater Olbia non vengano poi recuperati dal settore pubblico. «L’ultimo piano della Qatar Foundation stravolge gli accordi precedenti».

D’accordo con il collega Giorgio Oppi la consigliera Alessandra Zedda (Forza Italia). «E’ un giusto rilievo. L’ultimo documento della Qatar Foundation cambia le carte in tavola. L’assessore Arru spieghi quale è la situazione».

Edoardo Tocco (Forza Italia) è entrato nel merito del capitolo 8 chiedendo chiarimenti su come sarà fatto il monitoraggio: «Chi lo farà? Come sarà organizzato nelle strutture di eccellenza e nei piccoli presidi? – ha chiesto Edoardo Tocco – nell’ospedale di Alghero-Ozieri cosa succederà? Potrà ottenere il primo livello?»

«Chi controlla i controllori? – ha aggiunto Marco Tedde (Forza Italia) – sarebbe stato meglio prevedere commissioni che possano rapportarsi con i controllori e segnalare tutti quei casi in cui il monitoraggio può dare esiti negativi. Il monitoraggio a posteriori del presidio di Alghero Ozieri è una bizzarria e una singolarità oltre che un’ingiustizia immensa, ne risponderete politicamente ed elettoralmente. I sardi del Nord Ovest non meritano questo trattamento. Luigi Arru non può continuare a trattare in modo sperequato questo presidio. Non può far finta che le esigenze del Nord Ovest non siano uguali a quelle di San Gavino Monreale. Si metta una mano sulla coscienza».

Daniele Cocco (Art. 1 – Mdp) ha espresso dubbi sul monitoraggio del presidio Ozieri-Alghero: «Risulta incomprensibile. Non è il caso di sopprimerlo?»

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sottolineato l’importanza del tema trattato: «E’ un argomento che rischia di essere banalizzato, probabilmente non interessa – ha affermato Pietro Pittalis – rischiamo di approvare un’altra legge che aggrava la situazione come è successo con la legge per gli aiuti alla pastorizia. Fermatevi, non chiediamo di bloccare la riforma ma di discutere le questioni di sostanza».

Anche Giorgio Oppi (Udc) ha ricordato che in commissione si era presentato un emendamento di sintesi che stabiliva una data certa per il monitoraggio del presidio Alghero-Ozieri: «Era previsto che si facesse nel 2018, non si può dire adesso che si farà dopo. Occorre prevedere una data. Oggi è un ospedale di primo livello dopo cosa succederà?»

Per Augusto Cherchi (Pds) l’argomento del capitolo 8 introduce un tema importante per la messa a regime della riforma. «Il monitoraggio non può essere esclusivo di una singola struttura ospedaliera ma deve essere esteso a tutti e fatto in modo attento. Ogni riforma è condizionata dal monitoraggio».

L’assessore Luigi Arru ha replicato agli interventi ricordando che il capitolo 8 è di carattere generale: «Introduce una nuova metodologia e si danno indicatori che servono per il monitoraggio clinico – ha sottolineato Luigi Arru – quanto alla situazione Mater Olbia tocca al Consiglio esaminare e approvare l’ultima proposta. Se questa non passerà si farà riferimento a quella del 2014. I posti letto ci sono già, eventualmente potranno essere redistribuiti». In conclusione Luigi Arru ha annunciato che martedì prossimo sarà nominato il direttore dell’Areus.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in  votazione gli emendamenti soppressivi. L’Aula in rapida successione ha respinto il n.11=534=743, il 535 e il 536.

Subito dopo il presidente ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno questa mattina alle 10.00.

Il CISADeP, Coordina
Venerdì 20 e sabato

giampaolo.cirronis@gmail.com

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