Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione tesa a ridurre il sovraffollamento delle carceri per prevenire la radicalizzazione.
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Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione tesa a ridurre il sovraffollamento delle carceri per prevenire la radicalizzazione.
I deputati temono che il sovraffollamento delle prigioni possa favorire la radicalizzazione e chiedono alle autorità nazionali di optare, se possibile, per pene alternative alla reclusione.
Nel testo della risoluzione votata stamane, si afferma che gli Stati membri dovrebbero migliorare le condizioni nelle carceri in modo da proteggere la salute e il benessere dei detenuti e del personale, favorire la riabilitazione e ridurre il rischio di radicalizzazione. Per contribuire a prevenire la radicalizzazione, il Parlamento raccomanda inoltre la formazione del personale, un’intelligence carceraria, il dialogo interreligioso e l’assistenza psicologica.
Secondo i deputati, la detenzione e in particolare la carcerazione preventiva dovrebbe essere un’opzione di ultima istanza, da utilizzare solo in casi legalmente giustificati e particolarmente inadatta per alcune persone vulnerabili come i minori, gli anziani, le gestanti e le persone che soffrono di gravi malattie o invalidità mentali e fisiche.
Per i detenuti che non rappresentano un grave pericolo per la società, i deputati raccomandano l’adozione di pene alternative al carcere, come la detenzione domiciliare, i lavori socialmente utili o il braccialetto elettronico.
Il Parlamento sollecita gli Stati membri a stanziare risorse adeguate per la ristrutturazione e l’ammodernamento delle carceri, per differenziare le regole carcerarie in funzione dei detenuti e della loro pericolosità e per fornire ai detenuti un programma bilanciato di attività e di tempo al di fuori della propria cella.
La crescente privatizzazione dei sistemi carcerari può peggiorare le condizioni di detenzione e compromettere il rispetto dei diritti fondamentali. Si richiama inoltre l’attenzione sull’elevato livello di suicidi in carcere, condannando la politica di dispersione penitenziaria applicata da alcuni Stati membri, poiché si tratta di una pena aggiuntiva per le famiglie dei detenuti.
La relazione non legislativa è stata approvata con 474 voti favorevoli, 109 contrari e 34 stensioni.
La relatrice Joelle Bergeron (EFDD, FR) ha dichiarato: «Nella maggior parte dei Paesi dell’UE, la società civile si è allontanata dalle carceri, la maggior parte delle quali sono vecchie e sovraffollate. E’ giunto il momento di adottare una concezione più umana della vita carceraria, di vietare le carceri troppo grandi, di promuovere alternative all’incarcerazione e di adeguare le istituzioni al profilo dei detenuti. Trattandosi di una competenza nazionale, le istituzioni dell’UE dovrebbero orientare i paesi verso una gestione delle carceri e dei detenuti più coerente con il rispetto dei diritti umani».
Nel 2014, oltre mezzo milione di persone risultava detenuto nelle prigioni UE, cifra comprendente sia le persone condannate a scontare una pena definitiva sia quelle accusate di un crimine e che si trovavano in detenzione cautelare (il 20% del totale, secondo Eurostat).
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