26 November, 2024
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L’assessore regionale del Turismo, Artigianato e Commercio, Barbara Argiolas, è intervenuta a Santu Lussurgiu al workshop di presentazione del progetto che raccoglie sotto un unico marchio sette tenute e giardini isolani. 
«Abbiamo l’obiettivo – ha detto Barbara Argiolas – di rendere il patrimonio culturale materiale ed immateriale un motivo di viaggio al di fuori della stagione estiva, con una declinazione di offerte di qualità: il progetto “Giardini storici di Sardegna”, insieme a quelli della rete dei borghi, dei cammini religiosi e minerari, della rete escursionistica regionale, è un altro passo in questa direzione.»
“Giardini storici di Sardegna” riunisce, infatti, in un percorso di eccellenza il parco di San Leonardo di Siete Fuentes (Santu Lussurgiu), il Parco inglese dell’ingegner Benjamin Piercy (Bolotana), l’Orto botanico Patrizio Gennari (Cagliari), il Giardino all’italiana di Ignazio Aymerich (Laconi), l’Isola giardino di Giuseppe Garibaldi a Caprera (La Maddalena), il Giardino degli agrumi dello stabilimento Pernis-Vacca e la Vega di Palazzo Boyl (Milis), il parco di Monserrato (Sassari). «Il progetto inizia con questi sette giardini – ha spiegato l’assessore –, ma è aperto e contiamo di inserire altre tappe in questo itinerario delle eccellenze botaniche e paesaggistiche della Sardegna».
La firma dell’intesa tra i sette Comuni coinvolti, l’Unione dei Comuni del Marghine, il polo Museale della Sardegna, l’Università di Cagliari e l’agenzia regionale Forestas è, secondo Argiolas, «un punto di arrivo importante per una iniziativa nata grazie alla passione e alla lungimiranza di amministratori e comunità. Ma – ha aggiunto – è anche un nuovo punto di partenza, perché questo protocollo non finisca per rimanere sulla carta: vogliamo invece mettere a sistema e valorizzare questi luoghi e farli diventare un vero prodotto che possa inserirsi nel mercato del turismo botanico, che interessa e muove tanti appassionati in Italia ed Europa. In questo senso, è importante il contributo dell’agenzia Forestas, che farà da supporto scientifico e tecnico determinante per la fruibilità e la valorizzazione dei giardini».
La nascita del circuito dei giardini storici si inserisce delle politiche della Regione e dell’assessorato del Turismo per la creazione di nuove stagionalità che trovino nelle zone interne il loro punto di forza. «Progetti come “Primavera nei borghi di eccellenza” e “Territori del vino e del gusto” sono già avviati – ha spiegato l’esponente della Giunta Pigliaru – ma siamo al lavoro su altri fronti: venerdì scorso a Galtellì abbiamo firmato un protocollo d’intesa sulle destinazioni religiose e ieri a Meana Sardo abbiamo ribadito che attività millenarie come la viticoltura contribuiscono alla valorizzazione turistica dei territori». 
Il fulcro dell’azione regionale è costituita dalla legge sul turismo, approvata a luglio: «Con la nuova legge – ha ribadito Barbara Argiolas – abbiamo ridato forza al partenariato e stiamo introducendo un modello di governance che la Sardegna aspettava da tempo: la nascente DMO regionale servirà a dare dignità alle progettualità che arrivano dal basso, perché il compito della Regione è quello di creare le condizioni affinché i progetti che arrivano dalle comunità, vere detentrici del nostro patrimonio culturale, abbiano gambe e possano diventare prodotti che attirano nuovi viaggiatori». 
«La nostra forza è il valore riconosciuto del marchio Sardegna – ha concluso Barbara Argiolas – perché evoca mare e paesaggi incontaminati, ma anche una storia millenaria e antica e la capacità di rinnovare la tradizione in chiave contemporanea. Non siamo solo una foto del mare e la ricchezza culturale dei territori non può essere soltanto qualcosa da proporre ai turisti quando in spiaggia soffia troppo vento. La sfida delle iniziative che stiamo mettendo in campo è la capacità di valorizzare il nostro patrimonio, con lo scopo di creare nuove stagionalità e un’offerta che sia autonoma e complementare al balneare, ed è una sfida culturale al modello che abbiamo seguito negli ultimi cinquant’anni.»
Al workshop hanno partecipato, oltre agli amministratori dei Comuni partecipanti, anche: il ricercatore di AGRIS Antonino Soddu Pirellas, che ha tratteggiato il contesto storico-botanico del progetto (di cui è ideatore); la direttrice di Bell’Italia e Gardenia Emanuela Rosa-Clot, che ha sottolineato l’importanza della creazione di servizi nei giardini; il docente di Economia del Turismo Carlo Marcetti, che ha auspicato la creazione di un percorso di gestione del network che favorisca l’autonomia economica; la direttrice del Polo museale della Sardegna Giovanna Damiani, per la quale la rete dei giardini storici è un passo avanti che rafforza il sistema culturale sardo e favorisce la sua conoscenza al di là dei confini isolani.

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Galtellì

«Un progetto strutturato e ‘maturo’ che coniuga la valenza culturale e spirituale dei territori con quelli che con quelli che sono gli elementi che caratterizzano il modello di sviluppo turistico della Sardegna: sostenibilità, ambiente, paesaggio e comunità autentiche, la qualità della vita. La sfida è ora quella di dare immediata fruibilità a questi cammini per restituire un nuovo motivo di viaggio: il turismo lento che si affianca a quello balneare.»

Con queste parole l’assessore del Turismo, Artigianato e Commercio Barbara Argiolas ha avviato una nuova fase di strutturazione e promozione del prodotto turistico culturale-religioso nell’Isola, sancita ufficialmente a Galtellì dalla sigla del protocollo d’intesa per ‘l’implementazione della rete lungo le destinazioni di pellegrinaggio in Sardegna’. 
La firma sul documento da parte dell’assessorato regionale, dei rappresentanti della Conferenza episcopale sarda e degli amministratori dei sei Comuni coinvolti nel progetto (Dorgali, Galtellì, Gesturi, Laconi, Luogosanto e Orgosolo), ha formalizzato un’importante tappa di un iter quinquennale, condotto in stretta sinergia tra amministrazioni coinvolte ed enti religiosi con la regia regionale, iniziato proprio nel borgo della Baronìa nel 2012 col primo forum regionale ‘Cultura religiosa e turismo’. 
Nel corso degli anni,sono stati definiti con vari gradi di strutturazione e fruibilità cammini, percorsi e destinazioni di pellegrinaggio: «L’obiettivo finale – ha aggiunto l’assessore Argiolas – è la proposta e il successivo posizionamento in contesti nazionali e internazionali di un nuovo prodotto e di un’offerta omogenea e ‘leggibile’ che includa tutti i circa 80 centri ‘vocati’, meta di fedeli e pellegrini, coinvolti dal progetto regionale, che in parte coincidono con i Comuni della futura rete dei borghi della Sardegna». 

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Alghero, firma protocollo genitorialità

E’ stato firmato ad Alghero il protocollo Sardegna-Trentino per politiche a sostegno delle famiglie. Sardegna e Trentino proseguono l’alleanza tra la Regione e la Provincia Autonoma di Trento che, ad Alghero, nel corso delle iniziative per la Settimana della famiglia, ha portato alla firma del protocollo di collaborazione tra le due istituzioni rappresentate dall’assessore della Sanità e Politiche sociali, Luigi Arru, ed il direttore dell’Agenzia per la famiglia, Luciano Malfer.
«Stiamo facendo delle politiche per generare valore per le nostre Comunità – ha detto l’assessore Arru – partendo dalla famiglia al centro delle nostre azioni di welfare. Siamo la Regione che spende di più, pro capite in Italia per le politiche sociali, ma senza poter verificare poi quale impatto queste risorse hanno sull’inclusione delle persone. La Sardegna vive una fase di malessere profondo, legato allo spopolamento e alla denatalità. Ma questi processi sono partiti 20 anni fa, senza che si facessero scelte per contrastarli, quelle stesse scelte che ha fatto, invece, il Trentino, individuando politiche per sostenere la genitorialità.»
«È il momento del coraggio di scelte di lungo periodo – ha detto ancora Arru – senza fermarci agli indicatori economici, ma mettendo in campo azioni innovative. L’invecchiamento della popolazione è l’altro fattore che deve guidare le nostre decisioni, dobbiamo trasformarlo in ricchezza, in un processo attivo e che non si può affrontare con l’istituzionalizzazione dell’anziano, con le Rsa. La collaborazione con l’Agenzia della famiglia rappresenta per la nostra Regione una grande occasione per estendere anche in Sardegna politiche a sostegno della famiglia, della genitorialità, misure necessarie per contrastare la denatalità , spopolamento, in sintesi misure finalizzate allo sviluppo sociale ed economico delle comunità.»

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Isili, Assessore Mura e Ministro Orlando

Valorizzare il patrimonio paesaggistico ed identitario dei territori in cui insistono le colonie penali, e mettere insieme le risorse ambientali e culturali per promuoverle, in un’ottica inclusiva, in chiave turistica e imprenditoriale. Con queste finalità sono stati finanziati i corsi di formazione del progetto “Liberamente”, nell’ambito del programma Green & Blue economy, presentati a Isili alla presenza dell’assessore del Lavoro, Virginia Mura, e del ministro della Giustizia, Andrea Orlando.
«L’iniziativa ha il grande merito di coniugare il recupero della memoria storica dei luoghi attraverso il racconto dei detenuti, con finalità educative e di promozione dell’inclusione socio-lavorativa, insieme alla valorizzazione di territori di elevato pregio – ha affermato l’assessore Mura –. Gli allievi avranno l’occasione di calarsi in una dimensione esperienziale dal profondo valore umano, ed entrare in contatto con la realtà delle colonie agricole penali, che finalmente si aprono all’esterno per raccontare le storie di chi le abita e la voglia di riscatto e di riabilitazione. È un progetto dal forte impatto sociale, che mette al centro le persone, le comunità e contesti territoriali spesso lasciati ai margini, per valorizzarne le potenzialità produttive e promuovere la creazione di iniziative d’impresa, capaci di includere e di dare un’opportunità di lavoro a chi ha espletato una pena, lanciando un messaggio di speranza di cambiamento – ha aggiunto Virginia Mura -. L’idea è frutto dalla proficua collaborazione tra la Regione ed il ministero della Giustizia, peraltro già avviata da tempo, con la stipula di protocolli d’intesa, anche per l’esigenza di sopperire ad alcune carenze dell’amministrazione giudiziaria in Sardegna.»
«Nel progetto rientrano le azioni svolte in collaborazione con il Centro di Giustizia minorile e l’adozione dei tirocini atipici, strumento utile alla riabilitazione dei detenuti, che offre l’opportunità concreta di recupero e di reintegro nella società attraverso il lavoro – ha sottolineato l’assessore Mura -. La Regione, inoltre, ha stanziato nell’ultima finanziaria un apposito fondo di 1milione di euro a favore dell’inclusione sociale e lavorativa degli detenuti, che ha permesso di attivare importanti progetti anche nell’ambito della mediazione penale e civile.»

Il ministro Orlando, dal suo canto, ha affermato che «le colonie agricole penali sono un patrimonio prezioso per l’amministrazione penitenziaria e per i territori in cui insistono. Iniziative come questa sono l’occasione per dare concretezza a uno dei pilastri dell’esecuzione penale, che è il lavoro. Nel percorso di riforma che si sta compiendo – ha sottolineato il Ministro – sarà reso più stringente il rapporto tra l’esecuzione della pena e le opportunità di lavoro per i detenuti. Occorre superare il muro di diffidenza e creare ponti di inclusione, e il primo ponte è certamente il lavoro».
Il ministro Orlando ha anche citato gli interventi del ministero della Giustizia sul fronte della riqualificazione delle strutture carcerarie e delle stesse colonie penali. Il progetto “Liberamente”, proposto dal raggruppamento temporaneo d’impresa composto da Ifold, Confcooperative, Poliste e Byfarm, è stato finanziato nell’ambito del Fondo sociale europeo, per un importo di 670mila euro. Sono due i percorsi finanziati: Tecnico del web marketing territoriale, della durata di 600 ore, che si svolgerà in due edizioni, una a Cagliari ed una a Sassari; un percorso di formazione per la creazione d’impresa, della durata di 140 ore, con sede a Nuoro, con l’effettuazione di una esperienza di mobilità transnazionale per ciascun partecipante. I percorsi sono rivolti ai giovani entro i 35 anni di età, fino al 45% donne.

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La Regione chiude il Piano di Rinascita della Sardegna a 23 anni dalla sua entrata in vigore e 18 anni più tardi rispetto a quando l’ultima tranche dell’importo complessivo avrebbe dovuto essere erogata. Due anni fa nell’assessorato del Bilancio guidato da Raffaele Paci ci si è accorti che lo Stato non aveva ancora pagato la somma prevista per l’ultimo anno di attività, il 1999, perché le amministrazioni regionali precedenti non avevano mai presentato il rendiconto finale: 90 milioni di euro, circa il 10% del totale, che sono stati ora finalmente riconosciuti e saranno utilizzati per pagare debiti della Regione andati in perenzione.
«Controllando la documentazione ci siamo resi conto che quel Piano dopo 23 anni non era mai stato chiuso, che ben 90 milioni non erano mai stati riscossi e che, incredibile ma vero, nessuno se ne era mai preoccupato. A quel punto, gli uffici si sono messi al lavoro per ricostruire tutti i passaggi e i dettagli, e hanno riaperto il rapporto con Roma su questo versante – spiega Raffaele Paci -. Scoprire tutto questo è stato possibile grazie al lavoro di ripulitura dei conti regionali che, come ho spiegato altre volte, rientra in un’operazione trasparenza che vogliamo portare fino in fondo, con forza e convinzione per lasciare in ordine le casse regionali. Chiudere il Piano di rinascita, e ancor prima accorgersi che era rimasto sospeso, è un grande risultato di due anni di duro lavoro per il quale ringrazio i miei uffici. Con questi 90 milioni pagheremo altre perenzioni, abbattendo così ulteriormente l’enorme debito della Regione che abbiamo trovato accumulato.»
La legge n. 402 del ‘94 ‘Provvedimenti urgenti per lo sviluppo economico e sociale della Sardegna in attuazione dell’art. 13 dello Statuto Speciale’ destinava 910 miliardi di lire (461 milioni di euro) per il programma di investimenti urgenti da realizzare nell’Isola. La Regione ha provveduto a redigere e proporre al Cipe un programma complessivo di interventi urgenti per gli anni 1994-1998, approvato dal Consiglio regionale il 17 febbraio 1995. La riprogrammazione è stata approvata dal Consiglio il 7 agosto 1998 e presentata a settembre al Cipe, che a dicembre ha approvato il “Programma di intervento per gli anni 1998-1999”. Dopo aver verificato che l’annualità relativa al 1999 non era mai stata versata, l’Assessorato ha aperto un confronto con Ragioneria dello Stato, Dipe e Cipe per ottenere il saldo. La relazione di chiusura e la richiesta di erogazione del saldo è stata trasmessa a fine 2016 al Cipe che, nella seduta del 10 luglio scorso, ha preso atto della chiusura del Piano di rinascita sancendo così il diritto della RAS ad avere il trasferimento dell’importo rimanente.
Con i 90 milioni del Piano di rinascita, a cui la Giunta su proposta dell’assessore del Bilancio ha deliberato di aggiungere altri 60 milioni, saranno pagate le perenzioni con cifre assegnate a ciascun Assessorato. «Sono soldi che permetteranno alla Regione di saldare i debiti con i Comuni e con le imprese, dando ossigeno al sistema economico della Sardegna. Soldi che arriveranno agli enti locali, che potranno così utilizzarli per pagare le imprese che hanno realizzato le opere – spiega il vicepresidente della Regione. Fra gli interventi più rilevanti a cui sono destinati i pagamenti troviamo opere di riqualificazione urbana, interventi contro la dispersione scolastica e per la promozione della lettura, piani di edilizia residenziale pubblica, strade, emergenza idrica, opere fognarie, eliminazione delle barriere architettoniche dagli edifici pubblici, internazionalizzazione delle imprese. A fine 2013 le perenzioni della Regione ammontavano a 2,7 miliardi e nel 2016 si erano ridotti a un miliardo e 300 milioni, risultato fortemente apprezzato dalla Corte dei Conti come scritto nell’ultima relazione sulla parifica del Bilancio e ribadito durante la seduta pubblica. Nel 2017 saranno pagati altri 200 milioni, quindi alla fine dell’anno i debiti perenti ancora da pagare saranno un miliardo e 100 milioni. «Questo significa che, dall’inizio della legislatura, le perenzioni della Regione sono state ridotte di ben un miliardo e 600 milioni. Un risultato – conclude il vicepresidente della Regione – che è frutto di un lavoro duro, costante, serio che continueremo a fare per favorire la ripresa del sistema economico sardo».

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C’è ancora spazio in Sardegna per una sinistra di Governo? E quale sinistra? Sono interrogativi ai quali cercherà di dare delle risposte il convegno“Quale Sardegna – Quale Sinistra” organizzato per venerdì 13 ottobre, a Sassari, presso il Centro sociale San Giorgio a Li Punti.

Dopo l’introduzione di Salvatore Meloni (segretario provinciale Sinistra Italiana) su “Quale Sardegna”, interverranno: Omar Chessa (Art. 1 MDP), Roberto Mirasola (Sinistra Italiana), Giovannino Deriu (Rifondazione Comunista), Patrizia Marongiu (PCI), Massimo Dadea (ex assessore regionale), Maria Antonietta Mongiu (associazione Lamas), Gesuino Muledda (Rossomori), Francesco Soro (Possibile), Sandro Roggio (Urbanista), Giovanni Tendas (Sinistra Italiana) e Claudia Zuncheddu (consigliere regionale Sardegna Libera).

Dopo la pausa pranzo, dalle ore 16.30, introdurrà il tema “Quale sinistra” Antonello Licheri (segretario regionale Sinistra Italiana). Interverranno Pippo Civati (Possibile), Miguel Gotor (Art. 1 – MDP) e Nicola Fratoianni (Segretario Nazionale Sinistra Italiana. Parteciperanno al dibattito anche Michele Carrus (CGIL), Gaetano Galia (Salesiani), Lilli Pruna (Sinistra Italiana), Maria Graziella Serra (Sinistra Italiana), Fiorella Tilloca (Sinistra Italiana) e Franco Uda (dirigente nazionale Arci).

Hanno dato la loro adesione, e interverranno, inoltre, Pasquale Lubinu (coordinatore provinciale di Art. 1 – MDP), i consiglieri regionali Luca Pizzuto e Daniele Cocco (art. 1 – Sdp), Thomas Castangia, dirigente regionale di Possibile, Piero Cossu, presidente regionale ANPI.

Il dibattito, aperto a tutti, sarà coordinato dal giornalista Costantino Cossu. Ci sarà la possibilità di pranzare all’interno della struttura.

«Si tratta del primo evento – si legge in una nota – che vede la partecipazione di tutta la sinistra plurale, quella organizzata nei partiti e movimenti (presenti con i più autorevoli dirigenti nazionali) e quella che fa capo alle associazioni e ai movimenti della società civile, quindi un importante momento di dialogo e confronto nel processo di costruzione di una alternativa alle politiche del governo nazionale e di quello regionale.»

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In occasione del referendum del 1° ottobre indetto dal governo catalano sull’indipendenza della regione dalla Spagna, Progres Progetu Repùblica ha inviato una delegazione di attivisti in qualità di osservatori internazionali.

Tra loro, vi era il segretario della delegazione internazionale Gianluca Collu, che tira le somme dell’esperienza vissuta.

Il referendum catalano è stata l’occasione giusta per vivere in prima persona un momento storico fondamentale per il futuro di un popolo che ambisce ad autodeterminarsi e costruire una nuova Repùblica.

Esserci è stato importante anche perché in questo processo che interessa tutte le nazioni senza stato del continente è utile verificare la credibilità dei principi democratici a fondamento dell’Unione Europea: nella partita tra Spagna e Catalogna, infatti, è in gioco anche il futuro dell’Europa.

Ciò a cui abbiamo assistito come rappresentanti della delegazione di Progetu Repùblica è un esempio straordinario su come i catalani sono riusciti, in maniera non violenta ma determinata, a mettere in scena una entusiasmante storia di libertà e diritti, di inclusività e partecipazione, di passione e volontà.

Sono migliaia i volontari che hanno garantito il regolare svolgimento del referendum, consentendo al popolo catalano di esprimere il proprio parere sul futuro della loro terra.

È stato un privilegio partecipare ai presidi in difesa dei seggi e delle regolari votazioni, malgrado la polizia spagnola, con lo scopo di terrorizzare i catalani – e quindi di bloccare l’afflusso ai seggi – abbia vergognosamente fatto uso della violenza su cittadini inermi, sgomberato e chiuso seggi, sequestrato le urne con i voti, una rete organizzativa perfetta ha comunque permesso a oltre tre milioni di cittadini di esercitare il democratico diritto di votare.

Oggi la Catalogna è una nazione che vive la concreta opportunità di dire addio all’uso della parola indipendenza; con la nascita della nuova Repubblica “indipendentzia” verrà ricordata una volta all’anno in una giornata di festa nazionale, come il 6 dicembre per l’Irlanda.

Quello catalano per come viene conseguito è un percorso in cui noi di ProgReS ci riconosciamo intimamente, la forza della nonviolenza, della ragione e del sorriso sono in grado di vincere su qualsiasi tipo di ingiustizia e prevaricazione.

La lotta per l’autodeterminazione del popolo catalano deve essere un esempio per il popolo sardo, un esempio che non possiamo permetterci di ignorare seppur consci che non vi è alcuna strada facile per la libertà. Raccontare ciò che abbiamo vissuto e visto a Barcellona è importante perché deve essere da stimolo per le nostre azioni future. Nelson Mandela diceva: «Per gli uomini la libertà della propria terra è l’apice delle proprie aspirazioni». Noi ci crediamo.

Fìntzas a s’indipendentzia!

 

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PittaRosso è uno dei maggiori protagonisti nella vendita al dettaglio di calzature e pelletteria. L’azienda italiana ha dimensioni nazionali. Con oltre 200 punti vendita in Italia ed all’estero è una realtà distributiva da sempre attenta alla qualità, alle tendenze moda e, sopratutto, ai prezzi. Tutti i negozi PittaRosso hanno un vastissimo assortimento di calzature per la donna, l’uomo ed il bambino.

PittaRosso, sull’onda del successo ottenuto negli anni, comunica che: «L’espansione di PittaRosso non si ferma! Per questo siamo alla ricerca di profili interessati ad entrare a far parte di una realtà coinvolgente e stimolante, in grado di condividere con noi un forte progetto di sviluppo».

Le figure maggiormente ricercate al momento sono quelle di… 

L’articolo completo è consultabile nel sito: http://www.diariolavoro.it/copia-di-pittarosso .

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La squadra dei Diavoli Rosa Brugherio ha vinto, come da pronostico, la 16ª edizione del Memorial “Giacomo Cabras” di volley, disputato venerdì e sabato al PalaGiacomoCabras di Sant’Antioco. In finale, i lombardi, terzi classificati nel girone B dello scorso campionato di B1, hanno superato nettamente la Polisportiva Sarroch, con il punteggio di 3 set a 0, dopo aver superato in semifinale la VBA/Olimpia Sant’Antioco, per 3 a 2. La Polisportiva Sarroch era approdata in finale, superando in semifinale il Cus Cagliari Sandalyon per 3 set a 1.

Nella finale per il terzo e il quarto posto, la VBA/Olimpia Sant’Antioco ha superato il Cus Cagliari Sandalyon per 3 set a 1.

Per le quattro squadre protagoniste del Memorial, è stato l’ultimo test in preparazione del debutto nel nuovo campionato di serie B che prenderà il via sabato prossimo, 14 ottobre. Le tre squadre sarde sono state inserite nel girone F, comprendente 13 squadre, sarde, laziali e campane (il Brugherio è stato confermato nel girone B). La VBA/Olimpia del neo allenatore Tony Bove debutterà sul campo del Volley Marcianise, in provincia di Caserta, sabato 14 ottobre, alle ore 19.00. Sempre sabato, la Polisportiva ospiterà la Virtus Roma, inizio ore 16.00; e la matricola Cus Cagliari Sandalyon, infine, ospiterà la Fenice Pallavolo Roma, inizio ore 15.30.

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Il ministero della Salute ha concesso la deroga sui punti nascita con meno di 500 parti all’anno solo per gli ospedali di Scandiano (Re) e per i due del cratere sismico: Mirandola (Mo) e Cento (Fe).

Non viene concessa per le strutture di Castelnovo ne’ Monti (Re), Pavullo nel Frignano (Mo), Borgo Val di Taro (Pr) e La Maddalena (SS). Di conseguenza, l’attività in questi ultimi punti nascita dovrà essere sospesa.

«Ancora una volta la politica perde un’occasione per dimostrarsi vicina ai cittadini, anzi penalizza proprio le realtà più lontane, più scomode rispetto alle città – dice Emanuela Cioni, presidente CISADeP – Coordinamento Italiano Sanità Aree Disagiate e Periferiche -; questa decisione ci rattrista perché comporta conseguenze molto negative anche per il nostro territorio, crediamo, infatti, che sia così messa una pietra sopra alle possibilità di riaprire il punto nascita di Porretta Terme; ma, contemporaneamente, questa decisione ci da ancora maggiore determinazione, perché conferma che è necessario, fondamentale, difendere con tutte le forze i presidi ed i servizi ancora presenti ed attivi nelle aree disagiate.»

«Dobbiamo quindi ribadire che le persone residenti in montagna e nelle isole – aggiunge Emanuele Cioni – sono considerate cittadini di serie B e che la volontà della politica, dietro parole come sicurezza ed ottimizzazione è di smantellare un pezzo alla volta gli ospedali delle zone più disagiate!»

«La Regione afferma che verranno messi in campo investimenti per potenziare gli ospedali montani e per mettere in sicurezza i futuri parti, benissimo, vogliamo crederci, ma secondo noi i protocolli messi in atto finora nel nostro territorio non garantiscono la tanto decantata sicurezza di partorienti e nascituri. Seppur delusi – conclude Emanuela Cioni -, siamo ancora più motivati e determinati a continuare questa lotta, chiedendo l’aiuto dei cittadini, perché è ormai chiaro che i nostri diritti dobbiamo difenderli da soli.»