Il Consiglio regionale questo pomeriggio ha approvato il disegno di legge per i risarcimenti dei danni ai pescatori causati dai delfini.
[bing_translator]
La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con il Disegno di legge n. 457- Risarcimenti dei danni causati da mammiferi protetti (delfini).
Intervenendo per illustrare il provvedimento, il relatore di maggioranza Luigi Lotto (Pd) ha ricordato che «dopo la finanziaria 2015 che aveva disposto uno stanziamento di 100.000 euro l’anno nel triennio a disposizione di Laore, si è resa necessaria una riforma della normativa per poter spendere le risorse assegnate a causa di problemi interpretativi legati alla legislazione comunitaria». Con la nuova legge, ha aggiunto, «contiamo non solo di poter spendere in tempi più rapidi i fondi ma soprattutto di creare le condizioni per utilizzo di altre risorse, insomma si tratta di una legge importante per risarcire i pescatori dai danni subiti, ma restano da affrontare anche i temi relativi ai danni causati dai cormorani, con una strategia comune fra assessorati dell’Agricoltura e dell’Ambiente».
Piermario Manca (Pds), nel sottolineare positivamente l’operato dell’assessore Pierluigi Caria, ha parlato di «una norma condivisibile perché si sbloccano somme assegnate fin dal 2015, senza dimenticare però che, ancora una volta, la politica sta mettendo una pezza rispetto ad una situazione rimasta bloccata per 2 anni». E’evidente, ha osservato, «che tutto poteva essere fatto molto prima, semplificando un percorso nell’interesse del cittadino; occorre in definitiva dotarsi di nuovi strumenti per combattere la cattiva burocrazia, questa è la domanda di fondo perché la situazione potrebbe ripetersi anche se in contesti diversi».
Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc, ha ricordato che «la legge era molto attesa da una categoria molto importante per l’economia della Sardegna, considerata purtroppo come una Cenerentola; piuttosto, siamo in presenza di risorse insufficienti perché a fronte di 200.000 armatori sardi andranno circa 100 euro a peschereccio, per cui in occasione della finanziaria dobbiamo cercare di essere più incisivi».
Luca Pizzuto (Art. 1 – Mdp) ha ricordato che «la legge arriva dopo due emendamenti del mio gruppo presentati alla finanziaria, un problema ampiamente segnalato che ora avrà risorse effettivamente spendibili». Dobbiamo prendere spunto da questa legge, ha proseguito, «per trasformare il problema-delfini in una opportunità perché d’estate il pescatore può fare anche l’accompagnatore di famiglie e turisti per vedere i delfini, in un binomio leggero di pesca e turismo che deve essere sviluppato». La pesca, ad avviso di Luca Pizzuto, «è da tempo un settore bistrattato da politica ed istituzioni, nonostante la Regione abbia progetti molto importanti per aragosta e polpi, da realizzare anche sfruttando molte esperienze internazionali particolarmente importanti per il ripopolamento a mare, nell’ottica di una pesca eco-sostenibile».
Pierfranco Zanchetta, capogruppo di Cps, ha citato un detto il detto ponzese “male tempo male guadagno”, per affermare che «la legge va bene ma le risorse non sono sufficienti, soprattutto perché i danni da delfini colpiscono una pesca non invasiva e selettiva molto importante per qualità del prodotto, e tolgono risorse importanti sia ai pescatori che al mercato». Pierfranco Zanchetta ha quindi rilanciato la richiesta di istituire un dipartimento o una direzione generale del settore pesca «per occuparsi a fondo di un settore strategico per ola nostra Regione, che oggi può sfruttare condizioni più favorevoli per nostri prodotti di eccellenza; entro la legislatura dobbiamo farlo per lavorare meglio con l’Europa e con lo Stato».
Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, ha sostenuto che «è opportuno che l’assessore sappia alcune cose, cioè che l’assessorato non cura abbastanza il settore pesca (che è stato aggiunto in un secondo momento) e forse c’è anche qualcuno che rema contro». La pesca, ha ricordato, «è un settore variegato anche perché Sardegna ha l’80% delle zone umide d’Italia con all’interno tante differenze; il problema è che non ci sono risorse per una flotta adeguata a quegli standard moderni già adottati da tempo da altre marinerie». Serve quindi attenzione, ha raccomandato Attilio Dedoni, «per ossigenare le lagune ed effettuare dragaggi, in sintesi ci sono questioni che vanno affrontate con nuove soluzione legislative strutturali e nuovi modelli organizzativi per l’assessorato, in una Regione che purtroppo importa il 75% di pesce».
Gianfranco Congiu, capogruppo del Pds, ha ricordato i problemi che hanno rallentato la spesa, «già denunciati nel 2016 dal Consiglio che approvò una nostra mozione sull’efficienza della nostra macchina amministrativa, non tarata sui problemi specifici della pesca e costruita invece attorno alle esigenze del mondo agricolo». Il settore ittico resta quindi ai margini, ha lamentato Congiu, «con notevoli danni economici ed il progressivo impoverimento degli operatori sardi nonostante un enorme potenziale, per questo è auspicabile una nuova consapevolezza collettiva che deve partire dalle istituzioni».
A nome della Giunta l’assessore Pierluigi Caria ha sottolineato che «gli interventi del dibattito hanno in comune l’esigenza di nuova struttura della Regione dove attualmente operano solo 10 unità, in un’isola come la Sardegna che è comunque la terza marineria nazionale». Abbiamo una struttura oggettivamente sotto-dimensionata, ha riconosciuto l’assessore, «ed è un tema su quale sto lavorando da qualche mese fermo restando che bisognerà tornarci anche se la situazione è migliorata: abbiamo pubblicato 25 bandi sia per spendere le risorse possibili che per individuare nuove prospettive favorire il ricambio generazionale, aprendo ai giovani ed incentivando l’acquisto imbarcazioni fino a 65000 euro». Il comparto, ha poi sottolineato, «ha buone prospettive che vanno sfruttate e la norma che ci accingiamo a varare aiuterà questa crescita, anche perché oltre alle risorse assegnate contiamo di impiegare risorse europee per altri 1.8-2 milioni». Crediamo sia stato particolarmente utile, ha concluso, «aver lavorato con la condivisione degli operatori, come è stato fatto per i ricci in una azione finalizzata alla sostenibilità ed alla conservazione del prodotto; anche oggi abbiamo approvato una delibera che aumenta da 45.000 a 145.000 euro l’importo degli studi scientifici su ricci ed oloturie in vista di una prospettiva di lungo periodo caratterizzata da contrasto all’abusivismo e collaborazione con le università sarde e gli operatori, allargheremo il campo anche ad aragosta e corallo ed ai cormorani per i quali stiamo mettendo a punto azioni specifiche».
Per dichiarazione di voto, Luigi Crisponi (Riformatori), ha messo in evidenza «gli elementi molto interessanti emersi nelle audizioni con i pescatori che hanno indicato forti criticità sulla pesca illegale che tocca anche l’assessorato dell’Ambiente; c’è poi il corpo forestale che ha 10 basi navali e ci vorrebbe un dettagliato report sulla devastazione dei nostri fondali causata da grosse imbarcazioni esterne alla Sardegna, in uno scenario in cui la nostra marineria deve confrontarsi con colossi del mare in una lotta impari».
Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha detto che «la legge deve essere l’occasione per alcune riflessioni importanti su un comparti che, nella Regione, non ha purtroppo un vero progetto ed una strategia forte». I delfini, ha ricordato, «colpiscono soprattutto la piccola pesca: sono figlio di pescatori e io stesso pescatore che, da ragazzo, trovava le reti completamente distrutte dai delfini con un enorme danno materiale». E’un vero problema, ha aggiunto, «che dobbiamo trasformare in opportunità anche per i giovani perché c’è un grande mercato sul quale nessuno ha mai investito, e dobbiamo farlo cominciando dalla diffusione di una cultura della pesca basata sul rinnovamento e su nuovi orizzonti professionali da proporre alle nuove generazioni».
Dopo l’on. Luigi Crisponi ha preso la parola l’on. Marco Tedde (FI), che ha detto: «Siamo qui per mettere una pezza a una legge sbagliata, con senso di responsabilità. Una legge che è stata paralizzata nella sua attuazione: oggi ripartiamo con due anni di ritardo e già contiamo i danni fatti. Non mi interessa l’autore degli errori, che certo non può essere l’assessore Caria. Mi interessa che si fermino i danni provocati da questa legge».
Il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli e l’articolo 1, 2, 3, 4 e poi la legge.
Il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato il rinvio della mozione 373 sull’incontro tra il Presidente della Regione e il Presidente del Consiglio dei ministri.
Per l’istituzione della Commissione di inchiesta sulla presenza di amianto in Sardegna ha preso la parola il capogruppo di FI, on. Pietro Pittalis: «Mi pare che ci sia una condivisione trasversale sull’argomento e là dove c’è unita di obiettivi è inutile che mi attardi a spiegare il contenuto di questa richiesta, salvo evidenziare che c’è necessità che in Sardegna si conoscano cause ed effetti della presenza dell’amianto oltre che l’entità dell’inquinamento nell’Isola, verifica da Arpas ad Ottana e ad Assemini. E’ opportuno che la politica se ne preoccupi e per una volta precede la Magistratura».
Secondo l’on. Daniela Forma (Pd) «la fibra killer dell’amianto ha interessato tanti lavoratori di Enichem e di Ottana. Per decenni la loro esposizione all’amianto non è stata riconosciuta e dobbiamo ringraziare anche per il lavoro svolto nei mesi scorsi dai parlamentari sardi, finalizzato a inserire nella Finanziaria 2017 le tutele per i lavoratori sardi. E’ grande ora l‘attesa per un riordino della materia e per l’approvazione del piano nazionale dell’Amianto: servono finanziamenti ad hoc per la bonifica dell’amianto presente a Oristano e ad Ottana. L’auspicio è che in queste settimana si chiuda ogni adempimento per far partire poi il piano di sorveglianza sanitaria».
Per l’on. Piermario Tendas (Pd) «questa commissione di inchiesta si rende necessaria in Sardegna. Ci sono aree come Marrubiu e il porto industriale di Oristano dove è fortissima la presenza di amianto. Però nella penisola i benefici per la bonifica vengono accordati e ai siti sardi no. Sembra proprio che i nostri siti abbiano però tutti i requisiti per essere riconosciuti tra quelli da bonificare riconoscendo al tempo stesso a chi ci ha lavorato le adeguate tutele».
I Riformatori sardi sono intervenuti con l’on. Luigi Crisponi, che ha detto: «E’ giusto istituire una commissione di inchiesta su questo problema ma ricordo che nell’ottobre del 2017 è emerso che 11 casi di esposizione da amianto con cinque morti e sei attacchi di tumori rarissimi, sono stati riscontrati tra chi ha lavorato al Provveditorato di Nuoro. Circa il 40 per cento dei lavoratori di quell’ufficio pubblico è stato colpito. E’ necessarie verificare le condizioni di tutti gli uffici pubblici della Sardegna».
Per la Giunta l’assessore Raffaele Paci ha fornito il parere favorevole. Il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato al Consiglio di aver ricevuto un ordine del giorno a firma dei capigruppo che lo delega a nominare i componenti della commissione d’inchiesta sull’amianto in Sardegna.
I lavori del pomeriggio si sono così conclusi. Il Consiglio regionale si riunirà nuovamente martedì 5 dicembre dalle 10.30 in seduta congiunta con il Consiglio delle autonomie locali e poi al pomeriggio della stessa giornata in seduta ordinaria.
NO COMMENTS