15 November, 2024
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Lunedì 20 novembre, al Santa Barbara di Iglesias, “porte aperte” per la Giornata del Diabete.

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In occasione della Giornata Mondiale del Diabete, lunedì 20 novembre dalle ore 15,00 alle ore 18,00 presso il Servizio di Diabetologia di Iglesias (presidio ospedaliero Santa Barbara) si svolgerà una giornata di screening con visite e consulenze gratuite (senza impegnativa): i medici del reparto saranno a disposizione della cittadinanza per sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione e far aprire gli occhi su quello che oggi rappresenta un vero e proprio problema sociale.

I riflettori della giornata quest’anno – all’insegna dello slogan “Diritto a un futuro sano” – sono puntati sulle donne.

Verrà sottolineata in modo particolare l’importanza di un equo accesso alle cure per le donne con diabete o a rischio di svilupparlo. Accesso alle cure significa ai farmaci, alle tecnologie, alle informazioni e ai supporti necessari per essere il più possibile autonome e protagoniste nella gestione e nella prevenzione del diabete ottenendo così i migliori risultati.

Nel mondo, si calcola, 199 milioni di donne hanno il diabete e il loro numero è destinato ad arrivare a 313 milioni nel 2040. Le differenze di ruolo e le dinamiche di potere insite nelle dinamiche di genere rendono le donne ancora più vulnerabili al diabete, incidono sul loro acceso ai servizi sanitari e sulla loro possibilità di intraprendere abitudini di vita salutari. E il diabete è al nono posto tra le cause di morte per le donne, parliamo di 2,1 milioni di decessi ogni anno.

Condizioni socio-economiche creano barriere alle ragazze e alle donne con diabete che limitano la loro possibilità di prevenire, di diagnosticare per tempo e di trattare il diabete, soprattutto nei Paesi meno sviluppati. Ma a queste si aggiungono le ineguaglianze di genere: secondo i dati degli ANNALI AMD di Genere le donne con diabete tipo 1 presentano un compenso glicemico peggiore nonostante un trattamento insulinico più intensivo; quelle con diabete di tipo 2 sono spesso sovrappeso o obese, rispetto agli uomini, con livelli più elevati di colesterolo LDL (quello “cattivo”) e rischio cardiovascolare maggiore di 10 volte.

A differenza di quello che accade nel resto del mondo, Europa compresa, le donne con diabete in Italia hanno un uguale accesso alle campagne di screening e alle cure, ma i risultati non sono soddisfacenti.

Due donne con diabete su cinque (e quindi 60 milioni di persone nel mondo) sono in età fertile, ma il diabete rende più difficile iniziare e portare a termine felicemente la gravidanza. Senza una pianificazione delle nascite, il diabete di tipo 1 e di tipo 2 comporta un rischio significativamente più alto di problemi durante e dopo la gravidanza per la madre e per il feto.

Una gravidanza su sette è caratterizzata dal diabete gestazione, una minaccia grave e poco conosciuta alla salute della madre e del bambino. Molte donne con diabete gestazionale soffrono di complicanze come l’ipertensione durante la gravidanza, partoriscono neonati in sovrappeso, incontrano problemi nel parto.

Il GDM, infatti, se non riconosciuto e trattato, può associarsi ad un’elevata morbilità della madre, del feto e del neonato, invece con un buon controllo metabolico si riduce sensibilmente la probabilità di eventi avversi.

In Italia si calcolano più di 3,5 milioni di persone con diabete diagnosticato (6,2% della popolazione) di cui oltre il 90% di tipo 2, 1 milione di persone con diabete tipo 2 non diagnosticato (1,6% della popolazione) e 3,6 milioni di persone (6,2% della popolazione) con una alterazione dei valori della glicemia tali da configurare un alto rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. In pratica oggi oltre il 10% della popolazione italiana ha difficoltà a mantenere sotto controllo la glicemia. E nel 2030 si prevede che le persone diagnosticate con diabete saranno 5 milioni.

E’ necessario educare i più piccoli ad uno stile di vita sano, abituandoli a svolgere attività fisica in modo regolare, nella quotidianità. Bisogna combattere la sedentarietà. Quindi puntare su una corretta alimentazione, preferendo i cibi semplici, a km zero, eliminando tutto ciò che è molto ricco di grassi, come ad esempio le merendine. Abitudini da mantenere anche crescendo, evitando per di più di saltare i pasti, a partire dalla prima colazione. Insieme al controllo del peso, all’attività fisica e ad un’alimentazione sana, dopo i 40 anni è doveroso controllare la glicemia ogni 2-3 anni in rapporto al tipo di rischio. La prevenzione è fondamentale, con un controllo periodico si evitano anche complicanze importanti che possono incidere sulla qualità della vita.

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