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Il Consiglio regionale ha rinviato in commissione il testo unificato n. 2-5-9 che modifica la legge statutaria ed introduce la doppia preferenza di genere.
In apertura della seduta pomeridiana, il presidente Ganau, ha dato la parola ai capigruppo per la conclusione della discussione generale sulla proposta di modifica della legge statutaria elettorale.
Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, dopo aver segnalato un clima ostile alla doppia preferenza di genere (“c’è più gente contraria che favorevole, ma nessuno dichiara apertamente la propria posizione”) ha smentito ufficialmente le voci sulla possibile richiesta del voto segreto da parte del Psd’Az: «Io sono stato critico ma esprimo le mie posizioni alla luce del sole – ha detto Carta – se qualcuno si aspetta un nostro soccorso per impallinare la legge se lo levi dalla testa. Io sono qui e non ho intenzione di chiedere il voto segreto».
Ha quindi preso la parola il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, che ha illustrato le ragioni per le quali si è deciso di portare in Aula la doppia preferenza di genere stralciandola dalla riforma complessiva della legge elettorale. «Ogni questione va contestualizzata – ha detto Cocco – ci sono strumenti differenti per garantire la piena partecipazione delle donne alla vita politica, oggi serve agire su questo fronte». Cocco ha poi assicurato che la proposta di modifica della legge statutaria elettorale non punta al ripristino delle preferenze multiple abolite con referendum nel 1993: «Contro la preferenza multipla votarono allora 28 milioni di italiani su 37 milioni di votanti – ha ricordato l’esponente del Pd – oggi la doppia preferenza di genere serve a mettere rimedio a una democrazia incompiuta, a una situazione che non garantisce pari opportunità nelle istituzioni. Questa è la ragione per la quale siamo arrivati a discutere la proposta. Servono norme adatte al periodo storico. La Regione Sardegna deve fare la sua parte».
Cocco, infine, ha auspicato un voto unanime del Consiglio: «Tutti abbiamo il dovere di approvare la doppia preferenza di genere. Lo dobbiamo fare a voto palese, ognuno di noi deve assumersi la responsabilità. E’ una questione di giustizia alla quale non ci possiamo sottrarre».
Voto favorevole ha annunciato anche il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha però difeso la sovranità dell’Aula: «Non ho pregiudizi ma non voglio che il dibattito sia condizionato da pressioni esterne – ha affermato Pietro Pittalis – ringrazio i movimenti femminili per le battaglie che mandano avanti ma la loro presenza in aula non deve tradursi in uno strumento di controllo della libera espressione dei consiglieri, non è questo il metodo. Su questo argomento occorre parlare a viso aperto, noi non chiederemo il voto segreto, Forza Italia ha dato la possibilità di esprimersi liberamente. Per questo non si deve condizionare il dibattito».
Secondo Pietro Pittalis, il via libera alla doppia preferenza di genere va nella direzione indicata dal dettato costituzionale: «Occorre garantire la piena partecipazione delle donne alla vita pubblica – ha detto il capogruppo azzurro – in quest’Aula c’è un numero esiguo di donne. Eppure loro sono la testimonianza del sapere, della capacità e del senso di responsabilità. Nostro compito è aumentare e rendere visibile il peso e la proiezione politica che rappresentano. Non si tratta di creare un vantaggio ma di dare un’opportunità perché poi, alla fine, sarà il voto a decidere chi sarà eletto. Se qualcuno pensa di modellare le leggi elettorali a proprio uso e consumo sbaglia. C’è sempre un elettore che ha il potere di scegliere».
Pietro Pittalis ha poi auspicato un cambio di rotta dei partiti: «Oggi arriviamo a disciplinare questo aspetto perché, quando in concreto si va ad applicare il principio della parità di genere, le forze politiche agiscono diversamente candidando solo uomini come avvenuto in alcuni collegi elettorali alle scorse elezioni. Il cambiamento deve avvenire nel momento della selezione della classe dirigente, questa è l’occasione per modificare anche la legge elettorale in modo che non sia la magistratura a decidere chi entra in Consiglio. Dopo l’approvazione della doppia preferenza occorre intervenire sulla parte della legge che necessita di una manutenzione».
A nome della Giunta il vice presidente Raffaele Paci ha ricordato positivamente che «nel corso dell’iter consiliare si è partiti da una pluralità di proposte differenti per arrivare ad un testo unificato, un risultato sul quale la Giunta esprime grande favore e plauso sia per la convergenza trasversale che per il consenso molto ampio che attraversa gli schieramenti e le forze politiche». Con il provvedimento, ha aggiunto, «si cerca di porre rimedio ad un evidente squilibrio e certamente si tratta di uno dei tanti interventi possibili, rispetto ad una situazione generale che vede l’Italia all’82° posto su 234 paesi in tema di rappresentanza di genere». La legge della Sardegna, ha concluso, «vuole rappresentare una opportunità in più nel difficile percorso della rimozione degli ostacoli per il raggiungimento di una autentica parità attraverso politiche attive in un quadro di regole nuove tendenti ad affermare l’idea di un Paese e, nel nostro caso, di una Regione più equilibrata ad aperta che offra ai suoi cittadini spazi sempre più ampi di partecipazione alla vita democratica».
Prima delle dichiarazioni di voto, Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto una breve sospensione per poter lavorare con spirito unitario alla correzione dell’emendamento presentato in riferimento alla composizione delle liste nelle varie circoscrizioni provinciali; il presidente ha accolto la richiesta.
Alla ripresa dei lavori, il presidente della commissione autonomia Francesco Agus ha riferito delle interlocuzioni fra i gruppi sull’emendamento di sintesi concordato in sede di conferenza dei capigruppo, aggiungendo che «è stato presentato un emendamento all’emendamento profondamente diverso nel suo contenuto, quindi si è avviata una riflessione per pervenire ad una nuova sintesi ma, per questa, mancano dati e stime, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di aumentare i candidati in alcuni collegi, per cui si rende necessario o un nuovo passaggio della legge in commissione per l’approfondimento sul punto, o inserire il contenuto dell’emendamento in una futura legge». Sulle due proposte mi rimetto all’Aula, ha concluso Agus, «ricordando che in materia elettorale è sempre meglio ricercare la più ampia condivisione».
Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha affermato che, a suo giudizio, «la legge a mio avviso è compiuta, anche se capisco ma non condivido del tutto la proposta contenuta nell’emendamento; per noi è meglio votare quanto è stato discusso è condiviso».
Il consigliere di Art. 1 – Mdp Luca Pizzuto ha dichiarato che «obiettivo primario del Consiglio è mantenere dignità e credibilità, ci stiamo occupando di doppia preferenza di genere e non di altro e sarebbe vergognoso rimandare tutto in commissione tradendo le aspettative di buona arte della società civile, lasciamo ad un secondo momento l’approfondimento di altri aspetti».
La consigliera Annamaria Busia, concordando con i colleghi Gianfranco Congiu e Luca Pizzuto, ha insistito sulla necessità di fare salvo il buon lavoro svolto in base alla volontà espressa dalla legge. Quanto alla legge elettorale, ha precisato, «siamo favorevoli alla riforma anche perché, in questa legislatura, si è determinato un cambio degli eletti ogni 6 consiglieri ma si tratta di altre questioni che possiamo rimandare ad un altro momento».
Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha chiesto alla presidenza del Consiglio chiarimenti sulle proposte in campo.
Il presidente Ganau, sintetizzando, ha ribadito che una opzione prevede di proseguire l’esame del testo che c’è senza tener conto dell’emendamento mentre la seconda comporta la sospensione dell’intero provvedimento in attesa dell’emendamento condiviso. In questo caso, ha concluso, possiamo fare tutto in una settimana.
Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha espresso la sua preferenza per il varo di una legge completa in ogni sua parte.
Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha manifestato la necessità di chiarire compiutamente le questioni sollevate nell’interesse di tutti. Sulla preferenza di genere, ha detto, «c’era e c’è un sostegno ampio quindi e l’emendamento non parla di questo, esiste invece il problema dei collegi con numero dispari per i quali era stato proposto un arrotondamento all’unità superiore senza modificare il numero dei seggi assegnati ma questa tesi è controversa perché i seggi messi in palio devono essere uguale a quelli assegnati». Per cui, ha concluso, «non ci sono giornate vergognose o storiche ma un comune intento di chiarezza ed impiegare qualche ora o qualche giorno in più non è scandaloso».
Al termine dell’intervento del capogruppo del Pd il presidente Ganau ha messo in votazione le due proposte ed è prevalsa, per alzata di mano, quella di rinviare l’intera legge in commissione.
Successivamente ha tolto la seconda, convocando immediatamente la commissione Attività produttive mentre domani si riunirà la commissione Autonomia.
I lavori del Consiglio riprenderanno martedì 21 novembre ore 16.00.