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La Rete sarda difesa sanità pubblica ha avviato un percorso di adesione al Comitato Nazionale Sanità, che raggruppa tutte le realtà civiche in lotta contro i tagli al sistema sanitario pubblico e la privatizzazione del sistema sanitario nazionale, riunitosi in queste ore a Milano per contrastare il vertice del G7 sulla Sanità Mondiale.
Ne dà comunicazione il coordinamento del Sulcis Iglesiente, confederata alla Rete sarda difesa sanità pubblica, che ha avviato con le organizzazioni civiche della penisola tavoli per capire attraverso quali strumenti contrapporci al DM 70 e alle norme che ne derivano nelle Regioni a Statuto Speciale, anche attraverso il Diritto Internazionale e Costituzionale ed annuncia che «la votazione in Consiglio Regionale della nuova rete ospedaliera non ci fermerà».
La portavoce della Rete sarda Claudia Zuncheddu, ha inviato una lettera al Comitato Nazionale Sanità che di seguito riportiamo integralmente.
«In occasione del “controG7 sulla Sanità”, essendo impossibilitati a partecipare all’importante evento da voi organizzato a Milano, Vi ringraziamo per l’invito e per la vostra attenzione sulle lotte portate avanti in tutti i territori sardi dai comitati che fanno capo alla Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica.
E’ palese che il Sistema Sanitario Pubblico in Italia ha intrapreso la via della privatizzazione. La Riforma Sanitaria (Legge 833 del 1978), che riteniamo tra le più importanti conquiste sociali dello scorso secolo, oggi è al centro degli attacchi delle politiche neoliberiste europee.
I governi italiani che si sono alternati in questi ultimi tempi eseguono i diktat dei poteri finanziari europei attraverso politiche sempre più antipopolari e di discriminazione.
L’80% delle Leggi italiane e cioè quelle più importanti, vengono formulate in Europa e fra queste si annovera la Sanità. Merita di essere ricordato che con la scellerata adesione dello Stato italiano al MES (Meccanismo Europeo Salva stati), l’Italia ha rinunciato alla sua sovranità abdicando a favore dei poteri Finanziari europei.
Queste politiche hanno generato pesantissime ripercussioni sulla Sanità Pubblica sarda.
Con il “Piano di Riordino della Rete Ospedaliera sarda”, votato a ottobre dal Consiglio della Regione Autonoma, in nome di “strane razionalizzazioni e di buchi di bilancio” i nostri ospedali pubblici vengono declassati, svuotati ed avviati alla chiusura.
Su questi temi da circa due anni si sono sviluppate lotte spontanee con la costituzione di comitati che hanno contribuito a smascherare l’ipocrisia della classe politica sarda che nei territori sosteneva a parole le lotte contro i tagli e la privatizzazione ed in Consiglio Regionale, con il solito balletto delle parti, votava il contrario.
In Sardegna mentre chiudono gli ospedali pubblici, fioriscono gli ospedali privati di cui il Mater Olbia del Qatar ne è simbolo. Il Qatar acquisisce imperi immobiliari anche con finanziamenti pubblici delle casse sarde e con essi il controllo della classe politica.
La Sardegna è tra le regioni d’Italia più impoverite. Vantiamo il record per la disoccupazione, dispersione scolastica, inquinamento ambientale, militarizzazione e spopolamento.
In queste situazioni i numeri anche in Sanità acquistano un valore peculiare.
La popolazione sarda è di 1.650.000 residenti dispersi in un vasto territorio con caratteristiche orografiche particolari, con problemi di trasporto e di viabilità ancora ottocenteschi.
I tempi di percorrenza delle distanze non sono quindi paragonabili a quelli della Lombardia. Da qui la necessità di potenziare gli ospedali dei territori disagiati. Inoltre fanno capo alla Sardegna numerose isole minori, come ad esempio La Maddalena dove in nome di una “inspiegabile sicurezza per le mamme e i nascituri” la Ministra Lorenzin impone la chiusura del Punto Nascite solo perché in quell’Isola il numero delle nascite è inferiore a 500.
Il problema dello spopolamento è drammatico. In 304 comuni sardi su 377 i decessi superano le nascite. E’ su questi dati che la Politica dovrebbe riflettere potenziando tutti i servizi a partire da quelli Sanitari e non negandoli in nome dei numeri.
In Sardegna più si abbassano i numeri in termini di sviluppo demografico e maggiori devono essere i servizi nei territori a partire da quelli sanitari.
La Politica non può affrontare la piaga dello spopolamento come un tema da salotto radical chic. Lo smantellamento degli ospedali, le restrizioni dell’assistenza sanitaria a colpi di Decreti Lorenzin sui Medici di Base, le lunghe liste d’attesa e i ticket spesso insostenibili, dicono che soffiano venti di privatizzazione. Intanto le assicurazioni avanzano per chi potrà e per chi non potrà, come la maggioranza dei sardi, l’aspettativa di vita si accorcerà.
Forse non tutti sanno che la Sanità Pubblica in Sardegna se la pagano i sardi. Per un accordo politico disatteso tra la nostra Regione Autonoma ed il Governo Prodi, noi ci saremmo impegnati a pagare con le nostre casse la Sanità pubblica e i trasporti interni, mentre il governo italiano ci avrebbe dovuto accreditare (come previsto dallo Statuto di Autonomia) le nostre Entrate Fiscali.
La beffa è che mentre noi sardi ci paghiamo la Sanità: 3 miliardi con un buco di oltre 300 milioni e ci accolliamo i costi dei trasporti pubblici interni, il governo disattende i patti e non ci accredita le Entrate Fiscali dovute.
Concludiamo con questa riflessione lasciando aperto il dialogo con tutti voi. La lotta dei sardi è la lotta perché tutti i popoli del mondo beneficino del diritto inalienabile alla Salute, presupposto per una società equa, solidale e felice.
E’ su questo diritto che la Rete Sarda Sanità Pubblica ha deciso di aderire al “contro G7 sulla salute” e al coordinamento dei vostri comitati.
Vi ringraziamo e vi auguriamo buon lavoro. A presto.»
Claudia Zuncheddu portavoce Reste Sarda Difesa Sanità Pubblica.