20 July, 2024
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Questa mattina l’assessore della Sanità Luigi Arru ed il generale Bruno Bartoloni, hanno firmato un Protocollo d’Intesa tra Regione Sardegna e Guardia di Finanza che prevede – tra le altre cose – un rafforzamento dello scambio di informazioni e la costituzione di un Tavolo di coordinamento operativo di cui faranno parte i direttori generali della Sanità e delle Politiche sociali, Giuseppe Sechi e Stefania Manca, e due ufficiali della Guardia di Finanza.
«Non abbiamo uno scopo repressivo o punitivo – ha premesso l’assessore Arru – ma vogliamo che ci sia un uso corretto delle risorse, considerato che siamo tra le Regioni in Italia a spendere di più per il Welfare. Questo Protocollo sancisce e rafforza una collaborazione che già esiste e si aggiunge a quelli che abbiamo attivato con l’Ispettorato del Lavoro e con l’Anac, per la correttezza e trasparenza delle procedure di gara rilevanti, come ad esempio quella per il servizio di elisoccorso.»
Il generale Bartoloni ha sottolineato i rinnovati compiti assegnati alla Guardia di Finanza dal Decreto Legislativo 68/2001: «Non ci occupiamo più soltanto di evasione fiscale, ma anche dei bilanci e della spesa delle Regioni e degli enti locali in generale. Per parte nostra, forniremo le informazioni rilevanti, desumibili dai controlli eseguiti, nel rispetto delle norme che regolano la riservatezza delle indagini. La collaborazione ci consentirà di disporre di un quadro informativo più completo, nella prospettiva di un complessivo miglioramento della qualità e della garanzia di legalità dei processi di spesa». 
La Sardegna ha il 70% della popolazione esente dal pagamento delle prestazioni di specialistica ambulatoriale per lo più a causa della condizione economica e sociale (terza causa di esenzione è quella per patologia).
L’azione della Guardia di Finanza andrà dal controllo dei requisiti per le esenzioni, ai permessi per l’assistenza a portatori di handicap in situazione di gravità, all’aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d’appalto degli Enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, mentre sul versante degli interventi per il sociale, saranno verificati i requisiti per l’accesso al Reis e ai sussidi delle leggi di settore.

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«Siamo di nuovo punto e a capo: c’è il forte rischio che le Province sarde e la Città metropolitana di Cagliari siano escluse dalla ripartizione dei fondi nazionali loro destinati. Una decisione incomprensibile e inaccettabile. La Regione chiama a una mobilitazione tutte le forze politiche presenti in Parlamento e in Consiglio regionale. Prepariamoci a una nuova battaglia in difesa dei diritti dei Sardi». Così l’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu commenta il deliberato votato ieri sera all’unanimità dalla Conferenza permanente Regione-Enti locali, la quale «esprime una ferma e netta opposizione al contenuto dell’articolo 70 del disegno di legge finanziaria dello Stato che esclude le Province della Sardegna dal riparto dei 352 milioni attribuiti per l’esercizio delle funzioni fondamentali». 

Cristiano Erriu sottolinea che «si tratta di funzioni statali, e come tali devono essere poste a carico del bilancio dello Stato. Parliamo della manutenzione di strade provinciali e scuole medie superiori e le numerose competenze in materia ambientale. Le responsabilità, anche penali, connesse alle mancate manutenzioni, costituiscono una pesante futura ipoteca sulla continuità dei servizi e delle stesse funzioni fondamentali. Siamo l’unica Regione in Italia che sostiene l’attività delle Province, ma ora la situazione sta precipitando: poche settimane fa la Giunta ha dovuto stanziare un finanziamento straordinario di 2,5 milioni di euro a favore della provincia di Nuoro, per evitare il dissesto finanziario, mentre gli altri enti intermedi sardi sono arrivati al pareggio di bilancio attingendo ai residui avanzi d’esercizio. Ormai hanno raschiato il fondo del barile, dunque dal prossimo anno nessuna Provincia sarda e neppure la Città metropolitana sarà in grado di chiudere il bilancio in condizioni di equilibrio finanziario». 

Su invito dell’assessore Erriu, la Conferenza permanente Regione-Enti locali ha deciso di inviare oggi stesso a tutti i parlamentari sardi, ai capigruppo in Consiglio regionale e al presidente della Commissione Autonomia una lettera di accompagnamento al deliberato votato ieri, con la quale si chiede un’azione forte e condivisa nei confronti dello Stato.

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Le imprese innovative della Sardegna sbarcano al Consumer Electronics Show di Las Vegas, in programma dal 9 al 12 gennaio 2018 a Las Vegas, nel Nevada (Stati Uniti). La Regione sarà presente con uno stand dedicato alle start-up e alle aziende dell’innovazione tecnologica in quello che da sempre è considerato il mercato di riferimento per l’elettronica di consumo. Nell’ambito delle attività di Internazionalizzazione e di attrazione degli investimenti, l’assessorato dell’Industria ha pubblicato infatti un avviso per presentare manifestazioni di interesse a partecipare alla manifestazione.
Si tratta di un evento che da oltre 40 anni si svolge a Las Vegas ed è il punto di ritrovo in cui innovatori e imprenditori presentano in anteprima tecnologie destinate ad arrivare sul mercato solo mesi o anni dopo. Il CES è la più grande fiera mondiale di tecnologia di consumo: ospita circa 4mila espositori, 300 conferenze e ha un’affluenza media di 170mila partecipanti provenienti da 150 Paesi. Per favorire la partecipazione delle imprese sarde al CES, l’assessorato intende finanziare il 75% delle spese di viaggio, vitto e alloggio sostenute per un solo partecipante per ciascuna impresa ammessa all’iniziativa. Il bando prevede la partecipazione a un corso propedeutico di formazione che si svolgerà in due giornate, il 5 e 6 dicembre prossimi a Cagliari, e un’attività di revisione del materiale promozionale con la realizzazione del prototipo. L’importo complessivo dell’aiuto è pari a 7mila euro per ciascuna impresa. Gli aiuti saranno concessi nella forma di sovvenzione a copertura parziale delle spese ritenute ammissibili a seguito della rendicontazione delle spese sostenute. Le proposte saranno sottoposte a selezione da parte dell’assessorato dell’Industria che verificherà la rispondenza ai prerequisiti richiesti. Le domande saranno poi sottoposte all’approvazione degli organizzatori del CES per il nullaosta finale sulla base dei criteri pubblicati sul sito della fiera. Saranno ammesse all’iniziativa un massimo di 10 imprese.

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Proseguono gli incontri organizzati dall’Amministrazione comunale nei rioni e nelle frazioni di Carbonia, con l’obiettivo di illustrare alla comunità le principali novità relative ai comitati di quartiere. 

Dopo gli appuntamenti tenutisi a Bacu Abis, Cortoghiana, Is Gannaus e Serbariu, venerdì 10 Novembre, alle ore 17.00, presso il salone dell’ex circoscrizione di Barbusi, in via Santa Maria delle Grazie, il sindaco Paola Massidda e l’assessore comunale del decentramento Paola Argiolas presenteranno ai cittadini il regolamento sui comitati di quartiere, che a breve verrà approvato dal Consiglio comunale di Carbonia.
L’incontro è aperto a tutti cittadini di Barbusi e delle località limitrofe (Flumentepido, Is Fenus, Is Garaus, Nuraxi Atzori, Acquas Callentis, Barega, Caput Acquas, Cixerri, Corongiu, Genna Corriga, Is Pireddas, Is Toccus, Marcu Lenzu, Piolanas, Seddargia, Strintu s’Ascina, Tanas, Medaus Is Frau).
«I comitati di quartiere, che rappresenteranno una novità assoluta nello scenario politico-istituzionale della città, sono stati fortemente voluti dalla Giunta comunale soprattutto per supplire all’abolizione delle circoscrizioni e per garantire nuovamente ai cittadini la possibilità di avere uno strumento di partecipazione attiva alla vita amministrativa», ha spiegato l’assessore Paola Argiolas.
Queste entità saranno, quindi, un esempio di democrazia partecipata e potranno collaborare fattivamente con gli organi istituzionali del Comune (Sindaco, Giunta, Consiglio comunale e Consulte).
All’incontro di Barbusi faranno seguito quelli previsti nei quartieri di Carbonia Nord, Carbonia Centro e Carbonia Sud.

 

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La Giunta regionale ha approvato oggi, su proposta dell’assessore Donatella Spano, il “Progetto di adeguamento della rete regionale per il misura della qualità dell’aria”.
«Per tutelare la salute dei cittadini è oggi necessario adeguare alla normativa in vigore la rete di monitoraggio regionale della qualità dell’aria realizzata nei primi anni ’90 – spiega l’assessore Spano -. Il Progetto ci permetterà di dismettere le stazioni non più idonee e sostituirle in modo da poter acquisire dati accurati per restituire una fotografia corretta del monitoraggio della nostra aria. Le indicazioni di legge prevedono per l’Isola una rete minima di 7 stazioni ma, alla luce di una serie di valutazioni, è stato deciso che la nuova rete conterà su 24 centraline regionali.»
L’attuale rete di monitoraggio, basata sulla precedente normativa, è costituito da 43 stazioni gestite da Arpas, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Sardegna, ma alcune stazioni sono datate nella strumentazione e dovranno essere gradualmente dismesse o sostituite in quanto il mercato non offre sufficienti garanzie sulla loro manutenzione. Ai sensi della normativa vigente, l’assessorato dell’Ambiente ha definito un progetto di adeguamento della rete di misurazione e ha ritenuto indispensabile l’idonea valutazione della qualità dell’aria contare non su 7 bensì su 24 stazioni. Di queste 6 sono destinate al monitoraggio delle fonti puntuali sui siti industriali e 18 al monitoraggio delle fonti diffuse.
Il Progetto di adeguamento si avvarrà di apposite campagne di misura con l’ausilio di un laboratorio mobile che potrà intervenire per valutare particolari esigenze. Nelle campagne di misurazione per la determinazione delle aree di impatto degli impianti industriali verrà inoltre adottata una idonea modellistica ad alta risoluzione. La nuova rete richiede l’adozione di un programma graduale di dismissione delle stazioni, a partire da quelle non più idonee, per poter acquisire una serie storica di dati che potrà migliorare la classificazione proposta e verificare la correttezza delle scelte operate o suggerire eventuali correttivi.

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Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, ha chiesto un incontro urgente con il Servizio veterinario dell’Azienda socio sanitaria di Carbonia, per analizzare la situazione drammatica dettata dell’epidemia di lingua blu, con centinaia di aziende del Basso Sulcis devastate dalla nuova ondata del virus.

«La situazione riguardante il contagio della blue tongue si sta diffondendo in modo significativo nel Basso Sulcis, con centinaia di imprenditori agricoli che sono alle prese con il dramma dei capi infetti e della perdita del patrimonio ovino – denuncia Gianluigi Rubiu -. Un fenomeno destinato a diventare una vera e propria emergenza nell’area tra Villamassargia – epicentro dei focolai di lingua blu – Domusnovas, Musei e Iglesias. Questa assemblea con il servizio veterinario ha lo scopo di approfondire ancora meglio i disagi che si stanno vivendo nel territorio, con particolare attenzione alla esplosione recente della lingua blu nel territorio che ci sta preoccupando non poco – aggiunge Gianluigi Rubiu – considerato che l’apparato dei veterinari non è in grado di raggiungere tutte le aziende interessate dell’epidemia, con la carenza di operatori che riguarda l’azienda sanitaria di Carbonia-Iglesias. Si auspica che la Regione possa adoperarsi per irrobustire il personale in ruolo nei servizi epidemiologici. Il tasso di mortalità dei capi infetti si sta infatti accrescendo con il periodo dei parti che ormai è in stato avanzato. In molti casi si è costretti all’aborto degli ovini, danneggiando così le aziende del patrimonio agro zootecnico. E’ necessario avere un quadro puntuale della situazione – conclude Gianluigi Rubiu – anche per il riconoscimento dei danni subiti alle imprese dilaniate dall’epidemia, con ripercussioni negative sulla produzione del latte.»

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Luca Pizzuto (Art. 1 – Sdp) e Pietro Cocco (Pd) intervengono a sostegno della vertenza dei lavoratori Eurallumina.

«In questi giorni i lavoratori Eurallumina di Portovesme, per voce della RSU, si son detti fortemente preoccupati per la mancanza risoluzione della vertenza che permetterebbe il riavvio della fabbrica – scrive in una nota Luca Pizzuto -. I lavoratori definiscono, a ragione, “assurdo, incredibile e pericoloso che vengano invalidati tutti gli accordi sottoscritti grazie 8 anni di lotte operaie”. Sollecitando tutti a chiudere questa interminabile vicenda entro l’anno, i lavoratori chiedono che “insieme al rigoroso rispetto delle norme in materia, si applichi il principio fondamentale del buon senso.»

«Negli ultimi anni sono stati fatti, grazie anche al nostro impegno, grossi passi avanti per la riapertura dell’Eurallumina. Ci siamo sempre dovuti confrontare con una burocrazia che voleva rendere vani gli sforzi degli operai, ma gli operai sono più tenaci della burocrazia e lo saranno ancora. Lo sviluppo, la dignità e il lavoro non possono più rimanere ostaggio di niente e di nessuno – conclude Luca Pizzuto -, tantomeno dell’ipocrisia e dell’egoismo di chi non vuole vedere rinascere il nostro territorio.

«Le lungaggini della burocrazia, purtroppo, non vanno di pari passo con le esigenze delle persone, e il  ritardo nell’iter di approvazione – afferma Pietro Cocco, capogruppo del Partito democratico del Consiglio regionale – si unisce alla  preoccupazione per la scadenza al 31/12/2017 degli ammortizzatori sociali, su cui  bisogna costantemente vigilare. Ribadisco il mio impegno personale e quello del Gruppo del Partito Democratico – conclude Pietro Cocco – per la conclusione positiva ed in tempi brevi di questa logorante quanto infinita vertenza.»

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La Rete sarda difesa sanità pubblica ha avviato un percorso di adesione al Comitato Nazionale Sanità, che raggruppa tutte le realtà civiche in lotta contro i tagli al sistema sanitario pubblico e la privatizzazione del sistema sanitario nazionale, riunitosi in queste ore a Milano per contrastare il vertice del G7 sulla Sanità Mondiale.

Ne dà comunicazione il coordinamento del Sulcis Iglesiente, confederata alla Rete sarda difesa sanità pubblica, che ha avviato con le organizzazioni civiche della penisola tavoli per capire attraverso quali strumenti contrapporci al DM 70 e alle norme che ne derivano nelle Regioni a Statuto Speciale, anche attraverso il Diritto Internazionale e Costituzionale ed annuncia che «la votazione in Consiglio Regionale della nuova rete ospedaliera non ci fermerà».

La portavoce della Rete sarda Claudia Zuncheddu, ha inviato una lettera al Comitato Nazionale Sanità che di seguito riportiamo integralmente.

«In occasione del “controG7 sulla Sanità”, essendo impossibilitati a partecipare all’importante evento da voi organizzato a Milano, Vi ringraziamo per l’invito e per la vostra attenzione sulle lotte portate avanti in tutti i territori sardi dai comitati che fanno capo alla Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica.

E’ palese che il Sistema Sanitario Pubblico in Italia ha intrapreso la via della privatizzazione. La Riforma Sanitaria (Legge 833 del 1978), che riteniamo tra le più importanti conquiste sociali dello scorso secolo, oggi è al centro degli attacchi delle politiche neoliberiste europee.

I governi italiani che si sono alternati in questi ultimi tempi eseguono i diktat dei poteri finanziari europei attraverso politiche sempre più antipopolari e di discriminazione.

L’80% delle Leggi italiane e cioè quelle più importanti, vengono formulate in Europa e fra queste si annovera la Sanità. Merita di essere ricordato che con la scellerata adesione dello Stato italiano al MES (Meccanismo Europeo Salva stati), l’Italia ha rinunciato alla sua sovranità abdicando a favore dei poteri Finanziari europei.

Queste politiche hanno generato pesantissime ripercussioni sulla Sanità Pubblica sarda.

Con il “Piano di Riordino della Rete Ospedaliera sarda”, votato a ottobre dal Consiglio della Regione Autonoma, in nome di “strane razionalizzazioni e di buchi di bilancio” i nostri ospedali pubblici vengono declassati, svuotati ed avviati alla chiusura.

Su questi temi da circa due anni si sono sviluppate lotte spontanee con la costituzione di comitati che hanno contribuito a smascherare l’ipocrisia della classe politica sarda che nei territori sosteneva a parole le lotte contro i tagli e la privatizzazione ed in Consiglio Regionale, con il solito balletto delle parti, votava il contrario.

In Sardegna mentre chiudono gli ospedali pubblici, fioriscono gli ospedali privati di cui il Mater Olbia del Qatar ne è simbolo. Il Qatar acquisisce imperi immobiliari anche con finanziamenti pubblici delle casse sarde e con essi il controllo della classe politica.

La Sardegna è tra le regioni d’Italia più impoverite. Vantiamo il record per la disoccupazione, dispersione scolastica, inquinamento ambientale, militarizzazione e spopolamento.

In queste situazioni i numeri anche in Sanità acquistano un valore peculiare.

La popolazione sarda è di 1.650.000 residenti dispersi in un vasto territorio con caratteristiche orografiche particolari, con problemi di trasporto e di viabilità ancora ottocenteschi.

I tempi di percorrenza delle distanze non sono quindi paragonabili a quelli della Lombardia. Da qui la necessità di potenziare gli ospedali dei territori disagiati. Inoltre fanno capo alla Sardegna numerose isole minori, come ad esempio La Maddalena dove in nome di una “inspiegabile sicurezza per le mamme e i nascituri” la Ministra Lorenzin impone la chiusura del Punto Nascite solo perché in quell’Isola il numero delle nascite è inferiore a 500.

Il problema dello spopolamento è drammatico. In 304 comuni sardi su 377 i decessi superano le nascite. E’ su questi dati che la Politica dovrebbe riflettere potenziando tutti i servizi a partire da quelli Sanitari e non negandoli in nome dei numeri.

In Sardegna più si abbassano i numeri in termini di sviluppo demografico e maggiori devono essere i servizi nei territori a partire da quelli sanitari.

La Politica non può affrontare la piaga dello spopolamento come un tema da salotto radical chic. Lo smantellamento degli ospedali, le restrizioni dell’assistenza sanitaria a colpi di Decreti Lorenzin sui Medici di Base, le lunghe liste d’attesa e i ticket spesso insostenibili, dicono che soffiano venti di privatizzazione. Intanto le assicurazioni avanzano per chi potrà e per chi non potrà, come la maggioranza dei sardi, l’aspettativa di vita si accorcerà.

Forse non tutti sanno che la Sanità Pubblica in Sardegna se la pagano i sardi. Per un accordo politico disatteso tra la nostra Regione Autonoma ed il Governo Prodi, noi ci saremmo impegnati a pagare con le nostre casse la Sanità pubblica e i trasporti interni, mentre il governo italiano ci avrebbe dovuto accreditare (come previsto dallo Statuto di Autonomia) le nostre Entrate Fiscali.

La beffa è che mentre noi sardi ci paghiamo la Sanità: 3 miliardi con un buco di oltre 300 milioni e ci accolliamo i costi dei trasporti pubblici interni, il governo disattende i patti e non ci accredita le Entrate Fiscali dovute.

Concludiamo con questa riflessione lasciando aperto il dialogo con tutti voi. La lotta dei sardi è la lotta perché tutti i popoli del mondo beneficino del diritto inalienabile alla Salute, presupposto per una società equa, solidale e felice.

E’ su questo diritto che la Rete Sarda Sanità Pubblica ha deciso di aderire al “contro G7 sulla salute” e al coordinamento dei vostri comitati.

Vi ringraziamo e vi auguriamo buon lavoro. A presto.»

Claudia Zuncheddu portavoce Reste Sarda Difesa Sanità Pubblica.

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Dalle Case Campidanesi alle Masserie Lombarde, eletti luoghi ideali per un invecchiamento sano. Approda nei territori del Lago Maggiore il progetto “Casa Campidanese”, un vero e proprio percorso salutistico capace di indicare un modello di estetica della vita sana ideato dal team scientifico della Comunità Mondiale della Longevità guidata da Roberto Pili.

Il metodo rivoluzionario, nato e sperimentato con successo in Sardegna, terra di centenari che strizza l’occhio a tradizione e sostenibilità si ripropone di realizzare all’interno di questi edifici rurali trasformati in “case-laboratorio” un programma capace di abbinare alle attività motorie i momenti legati alla tradizionale vita nei campi e persino alla quotidianità delle faccende domestiche.

L’ abitazione dunque come luogo idoneo a mettere in pratica uno stile di vita salutare in grado di mantenere ben distanti malattie e disabilità e dove sviluppare relazioni e socialità. Il tutto in perfetta sintonia con la filosofia dell’ invecchiamento ‘Dinamico Evolutivo’ promosso dalla Comunità della Longevità.

«E’ nostra intenzione – dichiara il presidente della Comunità Mondiale della Longevità, Roberto Pili – realizzare una parte dello studio pilota del progetto “Born to move Nati per muoversi’ nel Comune di Ranco, (Varese) ridente centro sul Lago Maggiore, del Comprensorio dei Sette Laghi.»

Nel piccolo comune lombardo che può contare di 270 ultrasettantenni su una popolazione di 1.700 abitanti, infatti, a fine ottobre nel corso della conferenza “Casa Campidanese – I luoghi elettivi per l’invecchiamento attivo”, organizzata dalla “Comunità Mondiale della Longevità”, in collaborazione con Medicina Sociale, la Fondazione di Sardegna, Etramovimento e con il patrocinio del Municipio di Ranco, è stato presentato in tutti i particolari il progetto.

La conferenza è stata la prima di una serie di iniziative che vedranno impegnato il gruppo di lavoro della Comunità Mondiale della Longevità anche nel Comprensorio dei Sette Laghi.

«Abbiamo aperto una sessione di studio della popolazione di Ranco e di altri 13 comuni del comprensorio – afferma Roberto Pili – e se dovessero essere confermati i dati demografici che vedono la straordinaria quota di anziani in buona salute favorita da una eccellente qualità della vita questi centri avrebbero le carte in regola per essere ammessi nella “Cintura dei Comuni della Longevità”, partenariato nato nel 2015 allo scopo di riunire realtà amministrative sensibili e impegnate sul fronte della promozione dell’invecchiamento sano ed attivo.»

Durante la conferenza, Roberto Pili ha presentato il modello di approccio biopsicosociale in tema della promozione dell’invecchiamento sano ed attivo denominato Dinamico Evolutivo e il progetto “Casa Campidanese” che si delinea come un vero e proprio percorso salutistico capace di indicare un modello di estetica della vita sana utile a contrastare l’invecchiamento patologico e presentare l’anziano come risorsa.

«Questo progetto salutistico che rientra tra gli impegni della Comunità Mondiale della Longevità – sottolinea il presidente del centro di ricerca sardo – è una modificazione concreta dello stile di vita di un gruppo di anziani sardi, altrimenti votati all’obesità e all’iposedentarismo, che rappresentano i fattori che più contribuiscono allo sviluppo dell’invecchiamento patologico,di malattie croniche e tumori che rappresenteranno la vera piaga sociale delle popolazioni del III millennio.»

La conferenza è stata anche l’occasione per presentare, il libro “Casa Campidanese – Luogo elettivo per l’invecchiamento attivo in Sardegna” scritto da Roberto Pili, Ignazio Argiolas e Mauro Piria in cui sono riassunte le ricerche e esperienze professionali sul tema del rapporto tra benessere, invecchiamento ed attività fisica.

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Una delegazione ministeriale giapponese ha visitato Sant’Antioco all’insegna della cooperazione tra territori transcontinentali, in uno scambio reciproco di competenze e professionalità. Al centro del viaggio-studio, il tema della diversificazione quale strumento per il controllo del prelievo alieutico (relativo all’attività della pesca), la valorizzazione degli antichi mestieri, la competitività delle comunità costiere e la salvaguardia dell’ambiente. In particolare, la delegazione ministeriale giapponese (composta da Shingo Takayoshi, Takuji Goto e Daisuke Kurihara) si è concentrata sulle attività del pescaturismo e dell’ittiturismo, quali forme di “sfruttamento” della risorsa mare nel rispetto dell’ambiente e del pescato. Da qui la visita ad alcune realtà antiochensi che sposano le due tipologie di attività legate alla pesca, nonché al MuMa (Museo del Mare di Sant’Antioco). «Sono molto contenta che abbiamo potuto mostrare professionalità e competenze che contraddistinguono la nostra storia legata alla pesca – commenta Rosalba Cossu, assessore della Cultura del comune di Sant’Antioco, presente alla visita negli spazi del Museo del Mare – il MuMa svolge un ruolo decisivo, soprattutto in termini di educazione dei giovani al rispetto dell’Ambiente e, in particolare, del mare: i nostri ospiti hanno mostrato entusiasmo e grande attenzione».

Ma non solo pesca, per i visitatori giapponesi, che hanno fatto un tour tra alcune delle attrattive storico archeologiche di Sant’Antioco, Museo Archeologico Ferruccio Barreca, Villaggio Ipogeo, Tofet. Ad accompagnare il gruppo, l’assessore del Turismo del comune di Sant’Antioco Roberta Serrenti: «Per noi è sempre un piacere accogliere una delegazione istituzionale: si tratta di occasioni di scambio che possono creare proficue collaborazioni anche in termini turistici. Abbiamo mostrato alcuni dei nostri principali siti storico-archeologici che fanno di Sant’Antioco un polo di riferimento. Senza dimenticare la tappa al Museo archeologico, che conserva innumerevoli testimonianze della nostra storia millenaria».

La visita è stata organizzata da “Pescatour” (partner del Flag Sardegna Orientale e del Flag Sardegna Sud Occidentale) che, attraverso la rete delle imprese locali della pesca e del turismo, valorizza il patrimonio culturale conservando le tipicità per aprirle al grande pubblico. Il tour si è poi concluso nella Cantina di Sant’Antioco.