Salvatore Dessole, direttore della clinica di Ginecologia e Ostetricia dell’Aou di Sassari: «Hpv, necessario vaccinare anche i ragazzi».
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Le parole d’ordine sono prevenzione e vaccinazioni, a partire dai giovani, ragazzi e ragazze, quindi un invito ad aderire alle campagne di screening che consentono di raggiungere una più ampia fascia di popolazione. Al centro ci sono alcune malattie a trasmissione sessuale che possono evolvere in tumori. A salire sul banco degli imputati il virus dell’Hpv che può provocare il cancro dell’utero ma anche implicato in altri tipi di tumori come quello della cavità orofaringea, anale, dei genitali esterni ma anche di tumori distanti dalle sedi muco-cutanee.
«Al momento la Sardegna è al primo posto per quanto riguarda l’uso dei contraccettivi orali – afferma Salvatore Dessole, direttore della clinica di Ostetricia e ginecologia dell’Aou di Sassari – ma in generale, per quanto riguarda la prevenzione del carcinoma del collo dell’utero, della mammella, del colon, per gli screening si potrebbe fare di più. Sono necessari dibattiti più ampi e campagne di informazione nelle scuole ma, sicuramente, è stata una grande conquista l’introduzione della vaccinazione contro l’Hpv nelle ragazze dodicenni».
Una pratica quella della vaccinazione che – sostengono in molti – deve essere diffusa, perché rappresenta il modo migliore per eradicare il tumore al collo dell’utero.
L’infezione da virus Hpv è molto frequente e, se di solito non causa alcuna alterazione e si risolve da sola, in una piccola parte dei casi provoca lesioni al collo dell’utero che, se non curate, possono progredire lentamente verso forme tumorali.
In Sardegna non ci sono studi che indicano l’incidenza ma la situazione tra Nord e Sud dell’isola è simile, mentre cambia la diffusione del genotipo: l’Hpv51 è più presente al settentrione mentre l’Hpv16/18 al meridione della Sardegna.
«Auspichiamo che la Regione Sardegna – afferma Salvatore Dessole – inserisca nei Lea le vaccinazioni gratuite anche per i ragazzi che iniziano la loro attività sessuale con alcuni anni di ritardo rispetto alle ragazze. Ma è necessario incoraggiare lo screening con il pap test, anche dopo la vaccinazione. E se non ci sono studi sull’incidenza, questi – conclude Salvatore Dessole – ci dicono che l’infezione è frequente nei giovani: nel 10 per cento resta nell’organismo e nell’1 per cento può dare il tumore del collo dell’utero».
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