22 July, 2024
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Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, ha chiesto un incontro urgente con il Servizio veterinario dell’Azienda socio sanitaria di Carbonia, per analizzare la situazione drammatica dettata dell’epidemia di lingua blu, con centinaia di aziende del Basso Sulcis devastate dalla nuova ondata del virus.

«La situazione riguardante il contagio della blue tongue si sta diffondendo in modo significativo nel Basso Sulcis, con centinaia di imprenditori agricoli che sono alle prese con il dramma dei capi infetti e della perdita del patrimonio ovino – denuncia Gianluigi Rubiu -. Un fenomeno destinato a diventare una vera e propria emergenza nell’area tra Villamassargia – epicentro dei focolai di lingua blu – Domusnovas, Musei e Iglesias. Questa assemblea con il servizio veterinario ha lo scopo di approfondire ancora meglio i disagi che si stanno vivendo nel territorio, con particolare attenzione alla esplosione recente della lingua blu nel territorio che ci sta preoccupando non poco – aggiunge Gianluigi Rubiu – considerato che l’apparato dei veterinari non è in grado di raggiungere tutte le aziende interessate dell’epidemia, con la carenza di operatori che riguarda l’azienda sanitaria di Carbonia-Iglesias. Si auspica che la Regione possa adoperarsi per irrobustire il personale in ruolo nei servizi epidemiologici. Il tasso di mortalità dei capi infetti si sta infatti accrescendo con il periodo dei parti che ormai è in stato avanzato. In molti casi si è costretti all’aborto degli ovini, danneggiando così le aziende del patrimonio agro zootecnico. E’ necessario avere un quadro puntuale della situazione – conclude Gianluigi Rubiu – anche per il riconoscimento dei danni subiti alle imprese dilaniate dall’epidemia, con ripercussioni negative sulla produzione del latte.»

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Luca Pizzuto (Art. 1 – Sdp) e Pietro Cocco (Pd) intervengono a sostegno della vertenza dei lavoratori Eurallumina.

«In questi giorni i lavoratori Eurallumina di Portovesme, per voce della RSU, si son detti fortemente preoccupati per la mancanza risoluzione della vertenza che permetterebbe il riavvio della fabbrica – scrive in una nota Luca Pizzuto -. I lavoratori definiscono, a ragione, “assurdo, incredibile e pericoloso che vengano invalidati tutti gli accordi sottoscritti grazie 8 anni di lotte operaie”. Sollecitando tutti a chiudere questa interminabile vicenda entro l’anno, i lavoratori chiedono che “insieme al rigoroso rispetto delle norme in materia, si applichi il principio fondamentale del buon senso.»

«Negli ultimi anni sono stati fatti, grazie anche al nostro impegno, grossi passi avanti per la riapertura dell’Eurallumina. Ci siamo sempre dovuti confrontare con una burocrazia che voleva rendere vani gli sforzi degli operai, ma gli operai sono più tenaci della burocrazia e lo saranno ancora. Lo sviluppo, la dignità e il lavoro non possono più rimanere ostaggio di niente e di nessuno – conclude Luca Pizzuto -, tantomeno dell’ipocrisia e dell’egoismo di chi non vuole vedere rinascere il nostro territorio.

«Le lungaggini della burocrazia, purtroppo, non vanno di pari passo con le esigenze delle persone, e il  ritardo nell’iter di approvazione – afferma Pietro Cocco, capogruppo del Partito democratico del Consiglio regionale – si unisce alla  preoccupazione per la scadenza al 31/12/2017 degli ammortizzatori sociali, su cui  bisogna costantemente vigilare. Ribadisco il mio impegno personale e quello del Gruppo del Partito Democratico – conclude Pietro Cocco – per la conclusione positiva ed in tempi brevi di questa logorante quanto infinita vertenza.»

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La Rete sarda difesa sanità pubblica ha avviato un percorso di adesione al Comitato Nazionale Sanità, che raggruppa tutte le realtà civiche in lotta contro i tagli al sistema sanitario pubblico e la privatizzazione del sistema sanitario nazionale, riunitosi in queste ore a Milano per contrastare il vertice del G7 sulla Sanità Mondiale.

Ne dà comunicazione il coordinamento del Sulcis Iglesiente, confederata alla Rete sarda difesa sanità pubblica, che ha avviato con le organizzazioni civiche della penisola tavoli per capire attraverso quali strumenti contrapporci al DM 70 e alle norme che ne derivano nelle Regioni a Statuto Speciale, anche attraverso il Diritto Internazionale e Costituzionale ed annuncia che «la votazione in Consiglio Regionale della nuova rete ospedaliera non ci fermerà».

La portavoce della Rete sarda Claudia Zuncheddu, ha inviato una lettera al Comitato Nazionale Sanità che di seguito riportiamo integralmente.

«In occasione del “controG7 sulla Sanità”, essendo impossibilitati a partecipare all’importante evento da voi organizzato a Milano, Vi ringraziamo per l’invito e per la vostra attenzione sulle lotte portate avanti in tutti i territori sardi dai comitati che fanno capo alla Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica.

E’ palese che il Sistema Sanitario Pubblico in Italia ha intrapreso la via della privatizzazione. La Riforma Sanitaria (Legge 833 del 1978), che riteniamo tra le più importanti conquiste sociali dello scorso secolo, oggi è al centro degli attacchi delle politiche neoliberiste europee.

I governi italiani che si sono alternati in questi ultimi tempi eseguono i diktat dei poteri finanziari europei attraverso politiche sempre più antipopolari e di discriminazione.

L’80% delle Leggi italiane e cioè quelle più importanti, vengono formulate in Europa e fra queste si annovera la Sanità. Merita di essere ricordato che con la scellerata adesione dello Stato italiano al MES (Meccanismo Europeo Salva stati), l’Italia ha rinunciato alla sua sovranità abdicando a favore dei poteri Finanziari europei.

Queste politiche hanno generato pesantissime ripercussioni sulla Sanità Pubblica sarda.

Con il “Piano di Riordino della Rete Ospedaliera sarda”, votato a ottobre dal Consiglio della Regione Autonoma, in nome di “strane razionalizzazioni e di buchi di bilancio” i nostri ospedali pubblici vengono declassati, svuotati ed avviati alla chiusura.

Su questi temi da circa due anni si sono sviluppate lotte spontanee con la costituzione di comitati che hanno contribuito a smascherare l’ipocrisia della classe politica sarda che nei territori sosteneva a parole le lotte contro i tagli e la privatizzazione ed in Consiglio Regionale, con il solito balletto delle parti, votava il contrario.

In Sardegna mentre chiudono gli ospedali pubblici, fioriscono gli ospedali privati di cui il Mater Olbia del Qatar ne è simbolo. Il Qatar acquisisce imperi immobiliari anche con finanziamenti pubblici delle casse sarde e con essi il controllo della classe politica.

La Sardegna è tra le regioni d’Italia più impoverite. Vantiamo il record per la disoccupazione, dispersione scolastica, inquinamento ambientale, militarizzazione e spopolamento.

In queste situazioni i numeri anche in Sanità acquistano un valore peculiare.

La popolazione sarda è di 1.650.000 residenti dispersi in un vasto territorio con caratteristiche orografiche particolari, con problemi di trasporto e di viabilità ancora ottocenteschi.

I tempi di percorrenza delle distanze non sono quindi paragonabili a quelli della Lombardia. Da qui la necessità di potenziare gli ospedali dei territori disagiati. Inoltre fanno capo alla Sardegna numerose isole minori, come ad esempio La Maddalena dove in nome di una “inspiegabile sicurezza per le mamme e i nascituri” la Ministra Lorenzin impone la chiusura del Punto Nascite solo perché in quell’Isola il numero delle nascite è inferiore a 500.

Il problema dello spopolamento è drammatico. In 304 comuni sardi su 377 i decessi superano le nascite. E’ su questi dati che la Politica dovrebbe riflettere potenziando tutti i servizi a partire da quelli Sanitari e non negandoli in nome dei numeri.

In Sardegna più si abbassano i numeri in termini di sviluppo demografico e maggiori devono essere i servizi nei territori a partire da quelli sanitari.

La Politica non può affrontare la piaga dello spopolamento come un tema da salotto radical chic. Lo smantellamento degli ospedali, le restrizioni dell’assistenza sanitaria a colpi di Decreti Lorenzin sui Medici di Base, le lunghe liste d’attesa e i ticket spesso insostenibili, dicono che soffiano venti di privatizzazione. Intanto le assicurazioni avanzano per chi potrà e per chi non potrà, come la maggioranza dei sardi, l’aspettativa di vita si accorcerà.

Forse non tutti sanno che la Sanità Pubblica in Sardegna se la pagano i sardi. Per un accordo politico disatteso tra la nostra Regione Autonoma ed il Governo Prodi, noi ci saremmo impegnati a pagare con le nostre casse la Sanità pubblica e i trasporti interni, mentre il governo italiano ci avrebbe dovuto accreditare (come previsto dallo Statuto di Autonomia) le nostre Entrate Fiscali.

La beffa è che mentre noi sardi ci paghiamo la Sanità: 3 miliardi con un buco di oltre 300 milioni e ci accolliamo i costi dei trasporti pubblici interni, il governo disattende i patti e non ci accredita le Entrate Fiscali dovute.

Concludiamo con questa riflessione lasciando aperto il dialogo con tutti voi. La lotta dei sardi è la lotta perché tutti i popoli del mondo beneficino del diritto inalienabile alla Salute, presupposto per una società equa, solidale e felice.

E’ su questo diritto che la Rete Sarda Sanità Pubblica ha deciso di aderire al “contro G7 sulla salute” e al coordinamento dei vostri comitati.

Vi ringraziamo e vi auguriamo buon lavoro. A presto.»

Claudia Zuncheddu portavoce Reste Sarda Difesa Sanità Pubblica.

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Dalle Case Campidanesi alle Masserie Lombarde, eletti luoghi ideali per un invecchiamento sano. Approda nei territori del Lago Maggiore il progetto “Casa Campidanese”, un vero e proprio percorso salutistico capace di indicare un modello di estetica della vita sana ideato dal team scientifico della Comunità Mondiale della Longevità guidata da Roberto Pili.

Il metodo rivoluzionario, nato e sperimentato con successo in Sardegna, terra di centenari che strizza l’occhio a tradizione e sostenibilità si ripropone di realizzare all’interno di questi edifici rurali trasformati in “case-laboratorio” un programma capace di abbinare alle attività motorie i momenti legati alla tradizionale vita nei campi e persino alla quotidianità delle faccende domestiche.

L’ abitazione dunque come luogo idoneo a mettere in pratica uno stile di vita salutare in grado di mantenere ben distanti malattie e disabilità e dove sviluppare relazioni e socialità. Il tutto in perfetta sintonia con la filosofia dell’ invecchiamento ‘Dinamico Evolutivo’ promosso dalla Comunità della Longevità.

«E’ nostra intenzione – dichiara il presidente della Comunità Mondiale della Longevità, Roberto Pili – realizzare una parte dello studio pilota del progetto “Born to move Nati per muoversi’ nel Comune di Ranco, (Varese) ridente centro sul Lago Maggiore, del Comprensorio dei Sette Laghi.»

Nel piccolo comune lombardo che può contare di 270 ultrasettantenni su una popolazione di 1.700 abitanti, infatti, a fine ottobre nel corso della conferenza “Casa Campidanese – I luoghi elettivi per l’invecchiamento attivo”, organizzata dalla “Comunità Mondiale della Longevità”, in collaborazione con Medicina Sociale, la Fondazione di Sardegna, Etramovimento e con il patrocinio del Municipio di Ranco, è stato presentato in tutti i particolari il progetto.

La conferenza è stata la prima di una serie di iniziative che vedranno impegnato il gruppo di lavoro della Comunità Mondiale della Longevità anche nel Comprensorio dei Sette Laghi.

«Abbiamo aperto una sessione di studio della popolazione di Ranco e di altri 13 comuni del comprensorio – afferma Roberto Pili – e se dovessero essere confermati i dati demografici che vedono la straordinaria quota di anziani in buona salute favorita da una eccellente qualità della vita questi centri avrebbero le carte in regola per essere ammessi nella “Cintura dei Comuni della Longevità”, partenariato nato nel 2015 allo scopo di riunire realtà amministrative sensibili e impegnate sul fronte della promozione dell’invecchiamento sano ed attivo.»

Durante la conferenza, Roberto Pili ha presentato il modello di approccio biopsicosociale in tema della promozione dell’invecchiamento sano ed attivo denominato Dinamico Evolutivo e il progetto “Casa Campidanese” che si delinea come un vero e proprio percorso salutistico capace di indicare un modello di estetica della vita sana utile a contrastare l’invecchiamento patologico e presentare l’anziano come risorsa.

«Questo progetto salutistico che rientra tra gli impegni della Comunità Mondiale della Longevità – sottolinea il presidente del centro di ricerca sardo – è una modificazione concreta dello stile di vita di un gruppo di anziani sardi, altrimenti votati all’obesità e all’iposedentarismo, che rappresentano i fattori che più contribuiscono allo sviluppo dell’invecchiamento patologico,di malattie croniche e tumori che rappresenteranno la vera piaga sociale delle popolazioni del III millennio.»

La conferenza è stata anche l’occasione per presentare, il libro “Casa Campidanese – Luogo elettivo per l’invecchiamento attivo in Sardegna” scritto da Roberto Pili, Ignazio Argiolas e Mauro Piria in cui sono riassunte le ricerche e esperienze professionali sul tema del rapporto tra benessere, invecchiamento ed attività fisica.

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Una delegazione ministeriale giapponese ha visitato Sant’Antioco all’insegna della cooperazione tra territori transcontinentali, in uno scambio reciproco di competenze e professionalità. Al centro del viaggio-studio, il tema della diversificazione quale strumento per il controllo del prelievo alieutico (relativo all’attività della pesca), la valorizzazione degli antichi mestieri, la competitività delle comunità costiere e la salvaguardia dell’ambiente. In particolare, la delegazione ministeriale giapponese (composta da Shingo Takayoshi, Takuji Goto e Daisuke Kurihara) si è concentrata sulle attività del pescaturismo e dell’ittiturismo, quali forme di “sfruttamento” della risorsa mare nel rispetto dell’ambiente e del pescato. Da qui la visita ad alcune realtà antiochensi che sposano le due tipologie di attività legate alla pesca, nonché al MuMa (Museo del Mare di Sant’Antioco). «Sono molto contenta che abbiamo potuto mostrare professionalità e competenze che contraddistinguono la nostra storia legata alla pesca – commenta Rosalba Cossu, assessore della Cultura del comune di Sant’Antioco, presente alla visita negli spazi del Museo del Mare – il MuMa svolge un ruolo decisivo, soprattutto in termini di educazione dei giovani al rispetto dell’Ambiente e, in particolare, del mare: i nostri ospiti hanno mostrato entusiasmo e grande attenzione».

Ma non solo pesca, per i visitatori giapponesi, che hanno fatto un tour tra alcune delle attrattive storico archeologiche di Sant’Antioco, Museo Archeologico Ferruccio Barreca, Villaggio Ipogeo, Tofet. Ad accompagnare il gruppo, l’assessore del Turismo del comune di Sant’Antioco Roberta Serrenti: «Per noi è sempre un piacere accogliere una delegazione istituzionale: si tratta di occasioni di scambio che possono creare proficue collaborazioni anche in termini turistici. Abbiamo mostrato alcuni dei nostri principali siti storico-archeologici che fanno di Sant’Antioco un polo di riferimento. Senza dimenticare la tappa al Museo archeologico, che conserva innumerevoli testimonianze della nostra storia millenaria».

La visita è stata organizzata da “Pescatour” (partner del Flag Sardegna Orientale e del Flag Sardegna Sud Occidentale) che, attraverso la rete delle imprese locali della pesca e del turismo, valorizza il patrimonio culturale conservando le tipicità per aprirle al grande pubblico. Il tour si è poi concluso nella Cantina di Sant’Antioco.

 

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«L’esclusione, ancora una volta, degli enti di area vasta sardi dalla ripartizione del fondo predisposto dalla legge di bilancio dello Stato è un atto iniquo e ostile che rischia di creare gravissimi problemi nell’erogazione di servizi ai cittadini. Si tratta di un un vero attacco implicito alla nostra Autonomia: gli enti di area vasta sardi contribuiscono al risanamento dei conti dello Stato versando la totalità delle imposte provinciali (addizionale sull’RCA e Imposta provinciale di trascrizione) ne più ne meno delle Regioni a statuto ordinario. Per contro vengono esclusi dalla ripartizione dei fondi destinati all’esercizio delle funzioni fondamentali riservati, questa volta, solo alle Province delle Regioni a statuto ordinario. Una beffa ulteriore che aggrava una situazione che vede, in barba alla sentenza n.205/2016 della Corte Costituzionale, nemmeno un euro degli oltre 100 milioni versati ogni anno dagli automobilisti sardi contribuire al risanamento di un territorio che avrebbe enorme bisogno di quelle risorse.»

A sostenerlo è Francesco Agus (Campo progressista), presidente della 1ª commissione Autonomia del Consiglio regionale.

«Parliamo dell’indispensabile, non del superfluo – aggiunge Francesco Agus -. Non si tratta di spese inutili o di spesa pubblica parassitaria ed è sufficiente attraversare un tratto qualunque dei 5452 km di strade provinciali per rendersi conto della gravità della situazione. Non c’è politica anti-spopolamento che non parta da buoni collegamenti tra i diversi comuni sardi, specie tra quelli del centro dell’Isola. Al contrario, tutto quello che possono fare gli amministratori degli enti di area vasta alla canna del gas è predisporre, talvolta, limiti di percorrenza oraria sotto i 30 km/h. Questo nonostante la Regione destini ogni anno ampie fette di finanza regionale per sopperire a quanto ci viene tolto dallo Stato.

Riguardo a questi temi la I commissione si riunirà domani per l’esame di una risoluzione. L’obiettivo è quello di creare un fronte ampio che permetta l’approvazione, possibilmente già nei lavori preliminari alla discussione parlamentare della legge di bilancio dello Stato, di emendamenti che modifichino il testo proposto dal Governo ed eliminino il pregiudizio che si è costruito nei confronti dei nostri enti locali. Questa situazione dimostra plasticamente come la vertenza aperta con lo Stato non possa essere portata avanti a compartimenti stagni. Il 9 novembre il presidente della Regione incontrerà il presidente del Consiglio Gentiloni per discutere della vertenza accantonamenti.»

«Vedo due pericoli all’orizzonte: da un lato quello di ricevere dall’incontro rassicurazioni per il futuro e niente per il presente. Dall’altro l’eventualità che a un alleggerimento del peso degli accantonamenti nel nostro bilancio possa corrispondere un uguale e contrario appesantimento dei tagli perpetrati a enti locali e sanità sarda, già vessata dalla colpevole esclusione dell’Isola dal fondo riservato alle regioni ordinarie per l’acquisto dei farmaci innovativi contro l’epatite C. Per evitare che questo possa accadere – conclude Francesco Agus – è importante che al tavolo di giovedì siano presi in considerazione tutti gli aspetti che vedono in questa fase le nostre finanze contrapposte a quelle statali, in particolare quelle che possono trovare garanzie nella legge di bilancio in discussione in Parlamento.»

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Gli ultimi anni hanno segnato per la città di Cagliari e per il suo territorio metropolitano un enorme passo in avanti in termini di presenze turistiche e crescita dell’occupazione legata direttamente o indirettamente al settore.

Siamo di fronte a un nuovo motore di sviluppo economico fondamentale per il futuro occupazionale di migliaia di sardi sulle cui politiche di sviluppo è necessaria un’ampissima sinergia.

“Destinazione Cagliari” è il titolo dell’iniziativa organizzata su questi temi dall’Associazione Pasolini e dal Circolo Sergio Atzeni di Cagliari sabato 11 novembre, alle ore 10.00, presso la sala convegni della Fondazione di Sardegna in via San Salvatore da Horta n. 2 in Cagliari.

L’incontro di sabato vuole essere l’inizio di un confronto aperto, pubblico e inclusivo tra i soggetti, pubblici e privati, coinvolti direttamente nella programmazione delle politiche di attrazione e accoglienza.

Il dibattito sarà introdotto dal consigliere regionale di Campo Progressista – Sardegna Francesco Agus e vedrà gli interventi del sindaco della Città Metropolitana di Cagliari Massimo Zedda, dell’assessore regionale del Turismo Barbara Argiolas, dell’assessore del Turismo del comune di Cagliari Marzia Cilloccu, del presidente di Sogaer Gabor Pinna, del presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sardegna Massimo Deiana, e del presidente della Camera di Commercio di Cagliari Maurizio de Pascale.

 

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I lavoratori dell’Eurallumina sono tornati in piazza, a Cagliari, per denunciare i tempi infiniti del procedimento autorizzativo per la ripresa produttiva dello stabilimento Eurallumina di Portovesme. Hanno dapprima sfilato sotto la pioggia, poi hanno proseguito la manifestazione sotto il Palazzo della Regione, in viale Trento.

Il presidente Francesco Pigliaru e gli assessori della Difesa Dell’Ambiente, Donatella Spano, della Sanità, Luigi Arru, dell’Industria, Maria Grazia Piras, e dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, hanno incontrato una delegazione dei lavoratori dell’Eurallumina, per un aggiornamento sui procedimenti per il riavvio dello stabilimento di alluminio del Sulcis. All’incontro, concordato nei giorni scorsi tra Presidenza e Rsu, erano presenti anche i direttori generali della Sanità e della Difesa dell’Ambiente ed il coordinatore del Piano Sulcis, Tore Cherchi. I rappresentanti dei lavoratori hanno chiesto certezze sui tempi di chiusura del procedimento e chiarimenti sulle Valutazioni di Impatto Sanitario e di Impatto Ambientale (VIS e VIA).

La Direzione generale della Difesa dell’Ambiente ha assicurato che il procedimento va avanti, con massima priorità, come da indicazione politica, mentre la Direzione dell’assessorato della Sanità ha puntualizzato che proseguono a ranghi serrati gli incontri con i rappresentanti dell’Azienda e che sono stati forniti tutti gli elementi, i dati ed i documenti per consentire la predisposizione della Vis. In queste ore un’ulteriore integrazione di documenti, richiesta alla Rusal, è stata inviata alla Assl di Carbonia e venerdì si terrà un nuovo incontro tra tecnici della Regione e dell’azienda. Il presidente Pigliaru e gli assessori hanno ribadito che la questione Eurallumina resta una priorità della Giunta, nel rispetto delle procedure e della tempistica. Un nuovo incontro, per fare il punto sull’iter, è stato concordato per la prima settimana di dicembre, una volta che l’azienda avrà consegnato agli assessorati il documento conclusivo della Valutazione di Impatto Sanitario.

Le ragioni della nuova manifestazione erano state esplicitate ieri in un durissimo documento, del quale riportiamo anche oggi i passaggi principali.

«E’ assurdo, incredibile e pericoloso – scrivono in una lettera – che dopo 40 mesi (1.207 giorni) “deve” arrivare a conclusione il lunghissimo iter procedurale per le autorizzazioni al rilancio dell’ Eurallumina.

E’ assurdo, incredibile e pericoloso che dopo 40 mesi, dopo ogni tipo di approfondimento, il rispetto di tutti i passaggi tecnico procedurali, non si sia ancora arrivati alla definitiva e conclusiva delibera regionale.

E’ assurdo, incredibile e pericoloso, per il futuro del comparto industriale del nostro paese, della Sardegna, del nostro territorio, che tutti gli accordi sottoscritti in 8 anni di lotte operaie, dai rappresentanti dello Stato, della Regione Sardegna, dagli Enti locali, “vengano invalidati”.»

«Perché in questa decisiva occasione tutti gli aspetti ampiamente dibattuti vengano definitivamente superati – si legge ancora nella lettera della RSU Eurallumina – chiediamo a carattere d’urgenza, a tutte le parti coinvolte nel processo autorizzativo, nel pieno rispetto delle loro competenze, ma che insieme al rigoroso rispetto delle norme in materia, si applichi il principio fondamentale del “buon senso”.

Il Nostro è un percorso avviato dopo la sottoscrizione dell’Addendum al protocollo d’ intesa, ratificato al Mise il 22 novembre 2012 e che ha visto avviarsi subito la progettazione preparatoria al piano di riavvio del primo anello della filiera dell’alluminio.

Da quel 10 luglio 2014 (prendendo questa come data ufficiale, quando la società del gruppo Rusal Eurallumina presentava alla Regione Sardegna il definito progetto per la ripresa produttiva per lo stabilimento che produce allumina dalla raffinazione della bauxite) al 7 novembre 2017, sono passati quasi 40 mesi, 1.207 giorni, ben oltre le medie nazionali, un tempo infinito per i lavoratori Eurallumina, che mai, dal momento della fermata della produzione datata 13 marzo 2009, hanno  interrotto la loro battaglia per il riavvio dello stabilimento.»

La RSU Eurallumina ricostruisce poi le tappe salienti di questo percorso, tortuoso all’inverosimile e costellato di sempre nuove criticità.

«Crediamo sia arrivato il momento per indicare una data certa per la predisposizione degli atti propedeutici alla delibera regionale V.I.A. ed  essendo procedimento congiunto, l’A.I.A. in carico alla provincia del Sud Sardegna – sottolinea ancora la RSU Eurallumina -. Tali provvedimenti non potranno pervenire oltre la scadenza del 2017. E’ a rischio anche il sostegno ai lavoratori e alle loro famiglie in termini di ammortizzatori sociali, situazione evidenziata in data 28 ottobre 2017, dalla RSU Eurallumina, al ministro del Lavoro Giuliano Poletti.

Che la conclusione dell’anno in corso non ci veda costretti ad iniziative di dura ed aspra conflittualità. a cui siamo pronti, essendo la posta in palio di vitale importanza.

Il territorio, la Sardegna, il comparto industriale nazionale, non possono privarsi di un così economicamente imponente progetto industriale, ne sono convinti i più a tutti i livelli: dal fronte politico istituzionale, alle forze sociali, al sindacato. Sarebbe un vero suicidio rinunciare ad investimenti e a questa opportunità. Gli investimenti propedeutici all’obiettivo di ripresa produttiva di Eurallumina (che più volte abbiamo illustrato)  sono quantificati in oltre 200 milioni di euro, per un impatto occupazionale di 357 lavoratori diretti (circa 100 nuove assunzioni), 270 degli appalti per 36 mesi (150 poi stabilizzati per le manutenzioni), oltre 200 tra indotto e servizi (mensa, trasporti, fornitori), per un moltiplicatore economico che con le rispettive famiglie, coinvolge migliaia di persone ed è indispensabile per la ripresa economica e sociale dell’intero territorio. Una tragica sciagura, ingestibile a tutti i livelli, da cui in tanti si uscirà sconfitti, maggiormente chi ci ha sostenuto lavorando alacremente, ma che pagheranno realmente solo i lavoratori, le loro famiglie, un intero territorio e le definitive speranze dei tanti che vedevano nella ripresa produttiva di Eurallumina, una prospettiva anche per le loro vertenze.

Che questo sia l’ultimo atto ed il 2017 sia quello “decisorio”.

La RSU continuerà a monitorare il proseguo del percorso attraverso interlocuzioni costanti con il Governo,  la Regione e gli enti locali  sostenendo a nome di tutti i lavoratori la conclusione positiva dell’iter  autorizzativo e per questo verranno messe in campo anche ulteriori e appropriate iniziative di mobilitazione. Siamo pronti a dare un’ulteriore spinta affinché il verdetto non ci veda penalizzati ed altrettanto chiediamo a tutti coloro che sono coinvolti nella conclusione del procedimento.

Il livello della “Mobilitazione Permanente Operativa” verrà adeguato a seconda del risultato che ne scaturirà, come proporzionata sarà la nostra reazione, come sempre fatto nel rispetto di chi preposto a esprimere le valutazioni autorizzative. Lo faremo a testa alta – conclude la RSU Eurallumina -, con la determinazione di chi è certo del diritto per cui si batte , senza mai recedere dal raggiungimento dell’obiettivo prefissato… IL LAVORO!»

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La presenza del fenomeno di risacca in banchina nel porto di Portovesme, ha provocato questa mattina l’interruzione dei collegamenti marittimi tra Carloforte e Portovesme, con spostamento delle corse al porto di Calasetta. I passeggeri, tra i quali tanti lavoratori e studenti che quotidianamente utilizzano i traghetti per raggiungere i luoghi di lavoro o gli istituti scolastici, non essendoci stato alcun preavviso, hanno scoperto la novità quando già si trovavano a bordo e non sono mancate le proteste. Il cambiamento di rotta, infatti, ha provocato un sensibile allungamento dei tempi.

La situazione dovrebbe tornare alla normalità già nel primo pomeriggio, in quanto le corse tra Carloforte e Portovesme dovrebbero essere ripristinate alle 14.30.

La foto allegata del traghetto Anna Mur, che abitualmente copre i collegamenti tra Carloforte e Portovesme, è stata scattata questa mattina al porto di Calasetta.

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Il 10lab di Sardegna Ricerche sarà presente alla decima edizione del Cagliari FestivalScienza, in programma dal 7 al 12 novembre negli spazi del Ghetto e dell’Exmà.

Il Centro per la promozione della cultura scientifica di Sardegna Ricerche proporrà i discussion game e le gare delle uova. I primi sono giochi dedicati ai ragazzi delle scuole secondarie superiori che hanno l’obiettivo di stimolare la discussione su aspetti etici, sociali ed economici legati alla ricerca scientifica e tecnologica. Le gare delle uova invece sono rivolte ai bambini delle scuole primarie e ai ragazzi delle scuole secondarie di primo grado e mirano a stimolare la creatività e la capacità di lavorare in gruppo per risolvere una sfida tecnologica complessa come, ad esempio, far cadere un uovo senza romperlo.

I “discussion game” sono in programma l’8, il 9 e il 10 novembre dalle 9.00 alle 13.00, le gare delle uova invece si svolgeranno l’11 e il 12 novembre negli stessi orari. Entrambe le attività si terranno nel gazebo allestito nel piazzale dell’Exmà, in via San Lucifero 71 a Cagliari.