19 July, 2024
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Il grafico sul prezzo del Pecorino romano parla chiaro. La direttrice ha cambiato rotta. Dopo la caduta verticale di appena un anno fa adesso ha preso la direzione opposta e procede altrettanto spedita verso l’alto.

Dai 4,20 euro, costo minimo toccato l’inverno scorso dopo gli annunci pubblici funesti dei trasformatori, adesso, come successe nel 2014-2015, il prezzo cresce tra il silenzio generale, arrivando a toccare i 7,20 euro al kg e oltre. Trend che si consoliderà perché si prevede una annata con poco latte. Altrettando dovrà fare il prezzo del latte che dovrà seguire il trend del Pecorino romano. Per questo Coldiretti Sardegna chiede la massima trasparenza onde evitare ulteriori speculazioni come avvenuto con la crisi degli ultimi due anni. 

Il prezzo del latte lo scorso anno ha toccato i minimi storici. Al pastore è stato remunerato dai 50 ai 60 centesimi crollando di quasi i due terzi in due annate: nel 2014-2015 ha raggiunto il prezzo record di 1,10 con punte di 1,40 centesimi al litro.

La caduta verticale è stata causata (dato ormai oggettivo) dalla sovrapproduzione di pecorino romano: i trasformatori visti i prezzi elevati della Dop hanno concentrato le produzioni su questo prodotto, saturando il mercato e portando il prezzo del Romano dai quasi 10 euro dell’estate 2015 ai 4,20 euro al kg dell’annata scorsa con una perdita di oltre 150 milioni di euro. Perdite, come più volte denunciato da Coldiretti Sardegna, fatte ricadere tutte sull’anello più debole della filiera, il pastore che ha cosi pagato le inefficienze e la mancanza di programmazione dei trasformatori.

La teoria delle sovrapproduzioni di latte, annunciate urbi et orbi dagli stessi trasformatori che specularono sulla crisi e minacciarono anche la chiusura anticipata dei caseifici, come più volte anche in questo caso dimostrato con dati alla mano da Coldiretti Sardegna, era solo un grande bluff.

Adesso il prezzo sale. Una storia che si ripete da anni, con un continuo fluttuare tra alti e bassi senza che si riesca a dare delle regola a questo mercato. Come sostiene il professore Roberto Furesi, docente del dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, ogni tre quattro anni assistiamo alle ondate cicliche di crisi del prezzo del Romano, divenuto oramai l’unico pecorino (come sostiene il professore Giuseppe Pulina) che determina il prezzo del latte.

Se nel 2014-15 il prezzo del Pecorino romano è salito per la produzione di 40 milioni di litri di latte in meno dovuta alla morte di 103 mila pecore per lingua blu, questa volta incide nella minor produzione di latte, una remunerazione troppo bassa e le calamità naturali – su tutte la siccità – (molti pastori non hanno potuto preparare le pecore alla nuova annata perché non avevano soldi), oltre ancora una volta alla lingua blu.

Insomma nel 2017, i leader nella produzione di latte di pecora e i monopolisti nella esportazione del Pecorino dipendono dalle calamità naturali e dalle epidemie. Il comparto considerato fondamentale per la nostra economia, è priva persino dei rudimenti della programmazione.

I continui accorati appelli lanciati da Coldiretti Sardegna nel 2013 – 2014 e nel 2015 per strutturare il comparto con un piano di regolazione dell’offerta del Pecorino romano, approfittando anche del clima disteso dovuto ad un buon prezzo del più importante formaggio Dop sardo e del latte, sono rimasti inascoltati ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. 

Secondo Coldiretti Sardegna serviva (e serve urgentemente) una vera cabina di regia con tutti gli attori della filiera ovicaprina con la regia della Regione per decidere insieme quanto latte destinare al Pecorino romano, innestando elementi di governabilità, in un sistema senza regole. Chiedeva in sostanza l’Organizzazione interprofessionale.

Il comparto rimane senza regole e senza dati. E’ una filiera ancora opaca, dove si conoscono la carica batterica e il grasso del latte prodotto nelle singole aziende ma non si conosce il dato aggregato (non tanto dei singoli caseifici) sulla produzione annua del latte, i dati sui litri di latte destinati al Pecorino romano, il suo prezzo di vendita ecc. Anche le poche fonti da cui si attingono i dati sulle produzioni e sui prezzi (Cla.it o Ismea) non sempre corrispondono alla realtà dei fatti. Per esempio non è stato pubblicato da nessuno il prezzo minimo di 4,20 euro al kg (?) toccato nei mesi scorsi dal Pecorino romano, dato rilevato da più parti come certo.

Non esiste programmazione e c’è una parte della filiera che specula e si concede ancora oggi il lusso (vedi la scorsa annata) di socializzare i debiti e le sue incapacità. Siamo in balia degli eventi e degli speculatori.

Per questo è più che mai necessaria la trasparenza dei dati. Coldiretti Sardegna ha più volte chiesto l’istituzione di un’authority, di un osservatorio che monitori mensilmente le produzioni del latte. La loro condivisione è alla base di qualsiasi programmazione. E contestualmente dar vita ad una organizzazione interprofessionale vera, collegiale che abbia il coraggio di porre le basi per un seria programmazione del comparto.

Sarebbe per questo auspicabile che l’Oilos, l’Organizzazione interprofessionale del latte ovino sardo, nato lo scorso anno, riuscisse ad assolvere a questo ruolo.

Anche se nessuno ne parla il prezzo del Pecorino romano sta salendo. Anche in questo caso si è abitudinari. Quando il prezzo sale tutto tace mentre c’è la rincorsa a renderlo pubblico quando si intravedono nubi poco rassicuranti per il mercato. Se già dall’estate del 2015, quando il Pecorino romano viaggiava alle quote record di circa 9,50 euro al kg, qualcuno annunciava l’imminente crollo, divenuto all’ordine del giorno nei primi mesi dell’anno successivo, quasi a voler favorire la crisi, quest’anno, quando il mercato era saturo e aspettava segnali positivi per sbloccarsi, nessuno si è azzardato ad annunciare il calo delle produzioni e lanciare segnali positivi. E ancor meno adesso nessuno dice che il prezzo è in risalita e che potrà continuare a salire favorito dalle probabili minori produzioni di latte.

Ecco la tabella di CLAL sul prezzo attuale e sullo storico:

Italia, Cagliari – Prezzi settimanali del Pecorino Romano
stagionatura di 5 mesi

Data
Rilevamento

€ per Kg

Min

Max

± su rilev. prec.

Venerdì 24 Nov 2017

7,00

7,20

+1,43%

Venerdì 17 Nov 2017

6,90

7,10

+2,19%

Venerdì 3 Nov 2017

6,70

7,00

+7,03%

Venerdì 20 Ott 2017

6,30

6,50

+8,47%

Venerdì 15 Set 2017

5,80

6,00

+5,36%

Venerdì 8 Set 2017

5,50

5,70

+3,70%

Venerdì 11 Ago 2017

5,30

5,50

+2,37%

Venerdì 23 Giu 2017

5,15

5,40

0,00%

Venerdì 16 Giu 2017

5,15

5,40

0,00%

Venerdì 9 Giu 2017

5,15

5,40

+0,48%

n.q.: non quotato

Prezzo franco caseificio, merce nuda I.V.A. esclusa

Fonte: Comitato Prezzi del Consorzio in collaborazione con la Camera di Commercio di Cagliari

 

 

 

 

€/kg

Italia, Milano
Prezzi Medi Mensili del Pecorino Romano
stagionatura di 5 mesi

2008

09

10

11

12

13

14

15

16

17

% su mese prec.

% sul 2016

Gennaio

     5,15

6,28

5,23

4,83

4,81

5,68

7,04

8,90

8,75

5,30

-2,75%

-39,43%

Febbraio

5,28

6,19

5,06

4,88

4,85

5,85

7,30

8,90

8,49

5,18

-2,36%

-39,05%

Marzo

5,39

6,09

4,96

4,90

4,89

6,10

7,53

9,10

8,08

5,13

-0,97%

-36,60%

Aprile

5,63

6,00

4,90

4,90

4,93

6,26

7,77

9,19

7,81

5,13

0,00%

-34,36%

Maggio

5,94

5,95

4,84

4,90

5,06

6,35

7,85

9,38

7,48

5,13

0,00%

-31,48%

Giugno

6,00

5,87

4,80

4,90

5,24

6,42

8,00

9,38

7,11

5,13

0,00%

-27,88%

Luglio

6,05

5,73

4,80

4,85

5,30

6,52

8,04

9,38

6,90

5,13

0,00%

-25,72%

Agosto

6,10

5,63

4,80

4,84

5,30

6,53

8,20

9,23

6,63

5,30

+3,41%

-20,00%

Settembre

6,20

5,43

4,79

4,80

5,38

6,57

8,24

9,18

6,38

5,48

+3,42%

-14,02%

Ottobre

6,20

5,30

4,70

4,80

5,40

6,70

8,45

9,08

6,10

6,06

+10,47%

-0,74%

Novembre

6,20

5,30

4,70

4,80

5,45

6,85

8,53

8,98

5,75

6,88

+13,65%

+19,67%

Dicembre

6,30

5,26

4,79

4,80

5,60

6,93

8,61

8,90

5,45

7,05

+2,45%

+29,36%

Media

5,88

5,75

4,86

4,85

5,18

6,40

7,99

9,14

7,04

5,52

Variazione (1)

+16,11%

-2,13%

-15,46%

-0,26%

+6,90%

+23,51%

+24,74%

+14,44%

-22,98%

-21,65%

Fonte: CCIAA Milano

1) Variazione % calcolata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente

 

= prezzo minimo

 

= prezzo massimo


La proporzione è subito fatta:

se da febbraio a luglio 2017 (in fase di discesa) il prezzo del Romano si è attestato sui 5,13 euro/kg con un prezzo medio del latte di 0,60 euro al litro. Oggi che il Pecorino romano è a 7,20 euro quale dovrebbe essere il prezzo di partenza?

5,13: 0.60 = 7,20: X          X= 7,20*0,60/5,13   X= 0.84 CENT€/LITRO.

NB. In realtà il prezzo del Romano come tutti sappiamo ha raggiunto anche 4,20 euro/Kg.

L’equazione allora sarebbe questa:

4,20:0.60 = 7,20: X      X=7,20*0,60/4,20    X= 1,02 EURO LITRO 

Nessuno dice che la richiesta di latte in questi primi mesi della nuova annata è di gran lunga superiore all’offerta. Che c’è la rincorsa dei trasformatori ad accaparrarsi il latte dei pastori. Lo si continua a fare sotto voce, con le contrattazioni ovile per ovile. Nessuno però propone le parametrazioni tra il prezzo del Romano e del latte.

Dati che si inseriscono all’interno di un trend del prezzo del Pecorino romano in crescita, come già sottolineato.

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La posizione molto critica del Partito dei Sardi sull’ordine del giorno sull’accordo tra Regione e Ministero della Difesa sulla riduzione delle servitù militari in Consiglio regionale (quello della maggioranza è stato approvato in serata con 34 voti favorevoli e 9 contrari), sfociata con l’abbandono dell’Aula prima del voto, era stata anticipata questa mattina da Paolo Maninchedda, ex assessore dei Lavori pubblici e fondatore del partito insieme a Franciscu Sedda, in un blog pubblicato in www.sardegnaeliberta.it .

«Leggo che il Presidente della Regione considera profondamente sbagliata la posizione del Partito dei Sardi sulle Servitù Militari – ha scritto Paolo Maninchedda -. Noi consideriamo preliminarmente sbagliato che si eleborino accordi strategici in gran segreto, li si illustri, senza consegnare i testi, dieci giorni fa, e solo dopo reiterate insistenze si rendano disponibili i testi solo a partire da venerdì scorso. Noi consideriamo preliminarmente sbagliato un metodo, erroneamente ripetuto in questa legislatura, di produrre scelte strategiche sempre con tempistiche drammatizzate dell’ultimo minuto e sempre sul confine ‘prendere o lasciare’. Noi vogliamo difendere gli interessi legittimi della Nazione Sarda come avviene tra persone civili, cioè coi tempi del confronto e del ragionamento.»
«La bozza di accordo tra la Regione Sarda e il Ministero della Difesa non verrà mai votata dal Partito dei Sardi – ha aggiunto Paolo Maninchedda -. È una bozza arrendevole, insufficiente e arretrata rispetto al dibattito sviluppatosi negli ultimi anni in Sardegna. Non posso pubblicarne il testo, e quindi discuterne pubblicamente nel merito, perché così è stato richiesto dalla Presidenza, ma giudichiamo incomprensibile questa inutile riservatezza, che peraltro ha circondato tutta la trattativa tra la Regione e il Governo, senza un solo momento intermedio di consultazione e collaborazione.
Nel merito, poi, il nostro capogruppo e i consiglieri in Aula, espliciteranno i nostri contenuti e sceglieranno le forme migliori per spiegare il nostro dissenso su questo documento.»
«Oggi più che mai – ha concluso Paolo Maninchedda -, viva la Sardegna, viva la libertà.»

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La riforma della politica agricola comune (PAC), già concordata con i governi UE, è stata approvata stamane dal Parlamento europeo con 503 voti in favore, 87 voti contrari e 13 astensioni, entrerà in vigore l’anno prossimo.

 Le nuove norme consentiranno a tutte le organizzazioni di agricoltori riconosciute di pianificare la produzione e negoziare contratti di fornitura per conto dei loro membri, senza violare le regole di concorrenza dell’UE. Finora, i negoziati collettivi sono stati consentiti solo in pochi settori come il latte, l’olio d’ oliva, le carni bovine o i cereali.

Gli agricoltori avranno strumenti più efficaci per proteggersi dalla volatilità del mercato e da rischi quali le cattive condizioni meteorologiche, i parassiti delle piante o le malattie animali.

Le misure volte a stabilizzare il reddito degli agricoltori saranno inoltre adattate meglio alle loro esigenze, ad esempio attraverso un aumento degli indennizzi per l’assicurazione delle colture, degli animali e delle piante, e fondi comuni di proprietà degli agricoltori. La commissione europea potrà reagire più rapidamente alle crisi, con misure eccezionali di sostegno per gli agricoltori.

I paesi UE disporranno di una maggiore flessibilità per definire un “agricoltore in attività”, vale a dire la persona che può ricevere sovvenzioni agricole dall’UE. Aumenteranno significativamente gli “incentivi” per i giovani agricoltori, dal 25 al 50% per i primi 25-90 ettari, per attrarre un numero maggiori di giovani in un settore che invecchia.

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Ieri pomeriggio il segretario regionale dell’Ugl Sardegna (Unione Generale del Lavoro) Sandro Pilleri ha incontrato sindacalisti, iscritti e simpatizzanti di Nuoro alla presenza del neo eletto segretario Simone Testoni. 

L’iniziativa è stata l’occasione per fare il punto sul sindacato sia a livello locale che regionale e per le strategie future.

Il segretario della Unione Territoriale di Nuoro, neo eletto dalla segreteria confederale Simone Testoni, proveniente dalla Ugl chimici di Sassari, ha sottolineato: «L’obiettivo primario, porre in campo tutte le iniziative relative a potenziare i servizi messi a disposizione del sindacato, attraverso le proprie strutture di Patronato e Caf Ugl, mediante apertura di nuove delegazioni Comunali; con l’intendimento di dare adeguate risposte ai più bisognosi e ai più deboli, mettendo al centro la persona, per consentire a quest’ultimi l’accesso agli strumenti di inclusione sociale e di contrasto alla povertà. In ultimo rilanciare il ruolo del sindacato attraverso la formazione continua dei dirigenti sindacali di tutte le federazioni, porre al centro dell’attenzione le politiche giovanili potenziando la UGL scuola, promuovendo la sottoscrizione di protocollo d’intesa sulla relazioni sindacali con i comuni della provincia di Nuoro, e indire conferenze programmatiche i cui temi saranno rivolti alle politiche sociali». 

Il segretario Sandro Pilleri ha pubblicamente assunto l’impegno che «nella sede in via Nino di Gallura 29 da gennaio 2018 verranno attivati i servizi di assistenza fiscale e legale, di patronato e di consulenza in materia di lavoro».

Soddisfazione per la decisione è stata espressa dal segretario provinciale della Funzione pubblica, da quello dei chimici Davide Sechi e della funzione pubblica, per un rilancio rivoluzionario del sindacalismo a Nuoro e provincia. 

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Domani, mercoledì 13 dicembre, al fine di consentire i lavori di collegamento della nuova rete idrica alla rete esistente negli incroci di via dei Glicini, via delle Camelie, via delle Gardenie e via Giardini, Abbanoa interromperà l’erogazione idrica alle utenze ubicate nel rione Carbonia 2, dalle ore 8.00 alle ore 17.00.
Sarà premura di Abbanoa ripristinare anticipatamente il servizio nel caso in cui l’intervento dovesse essere completato in tempi minori rispetto a quelli previsti.
Oltre al disservizio conseguente all’interruzione dell’erogazione, potrebbero verificarsi inconvenienti temporanei di torbidità in fase di ripristino del servizio.
Anche in questo caso, Abbanoa si occuperà di procedere alle operazioni di spurgo della rete.

 

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Piero Marras sarà in concerto al Teatro Centrale di Carbonia con una performance ad ingresso gratuito (fino ad esaurimento posti) il 16 dicembre, dalle ore 21.00.

L’ evento è finanziato interamente dall’azienda E.ja Energia S.p.A. la quale per festeggiare il Natale ha scelto il cantautore Piero Marras, icona della cultura sarda che tra le tante nel 2000 fu invitato a partecipare al concerto di Natale in Vaticano davanti a Giovanni Paolo II e che cantò assieme a Dionne Warwick “Sa oghe ‘e Maria” e fu la prima occasione in cui la lingua sarda venne ascoltata in mondovisione. 

Oggi come allora, il cantautore sardo si impegna con sensibilità nel diffondere la cultura e la lingua sarda attraverso i suoi album dove è presente la ricerca dell’identità sarda e l’alto valore culturale nei suoi testi e nella sua musica. 

La musica di Piero Marras è un connubio tra tradizione e innovazione e i suoi testi poetici dimostreranno qualora ce ne fosse bisogno la modernità del “suono” della lingua sarda; la voce di Piero, il ritmo e soprattutto ciò che comunica, riesce ad emozionare le nostre anime. Apprezzato da un largo pubblico, ha accompagnato diverse generazioni di sardi.

Il cantautore nel corso della serata del 16 dicembre a Carbonia ripercorrerà, partendo dalle radici, le tappe più significative della sua evoluzione artistica.

Verranno proposti i brani più famosi alternati con altri meno conosciuti e presenterà in anteprima qualche brano del doppio CD che uscirà a febbraio dal titolo “Storie liberate”.

Piero Marras ci racconta che il suo ultimo lavoro lo ha tenuto impegnato per ben due anni e aggiunge: «Ho liberato delle storie, da qui il titolo Storie liberate. Ho scelto dei racconti, dei drammi, prendendo spunto dalle lettere recentemente ritrovate nelle carceri e che mai hanno raggiunto i loro destinatari. Ho fatto delle ricerche, e da questi documenti e testimonianze sono nate le mie canzoni. Non sono canzoni da piazza, sono brani estremamente particolari, raccontano verità messe sempre in ombra, drammi di emarginati. Ho liberato queste storie, queste confessioni  che ci permettono di capire come vivevano i detenuti».

Sarà un concerto coinvolgente  e Piero Marras fa un augurio a tutti i sardi con due semplici parole: «Salute e Lavoro. Questo è l’augurio che mi sento di fare oggi».

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Il Consiglio regionale ha dato il via libera all’intesa Regione-Ministero della Difesa sulla riduzione delle servitù militari ed ha approvato due ordini del giorno di maggioranza ed opposizione.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau e, dopo le formalità di rito, si è aperta la discussione sulle comunicazioni rese in Aula dal presidente della Regione sul regolamento per le servitù militari.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, si è detto non soddisfatto dai contenuti del protocollo illustrato nella mattinata dal presidente Francesco Pigliaru ed ha evidenziato che gran parte del documento richiama risultati già ottenuti, come la disponibilità della spiaggia di Porto Tramatzu o l’interruzione delle esercitazioni nei mesi estivi a Capo Frasca. «Ma – ha affermato l’esponente della minoranza – la Sardegna non può perdere l’economia dell’esercito, dei poligoni e delle basi militari». «Dobbiamo rivendicare i nostri diritti – ha proseguito Gianluigi Rubiu – ma le forza armate devono restare in Sardegna perché sono una risorsa da salvaguardare».

Il capogruppo Udc ha quindi elencato i punti principali di un ordine del giorno da sottoporre all’esame dell’Aula: implementazione del progetto Siat; sostegno al completamento della Brigata Sassari con un nuovo reggimento a Pratosardo; impegno prioritario dei militari sardi; riapertura del centro di reclutamento Sardegna; utilizzo e riconversione dei bunker per finalità turistiche e verifica puntuale delle bonifiche.

La consigliera del Pd, Rossella Pinna, ha espresso soddisfazione per i termini dell’accordo illustrato dal presidente della Giunta («è un buon compromesso») ed ha ricordato i numeri della presenza dei militari nell’Isola, salutando con favore il riconoscimento degli indennizzi per i pescatori interessati dalle limitazioni di Capo Frasca e la possibilità di realizzare un approdo nell’area del porto naturale una volta liberata dalla presenza dei militari. L’esponente della maggioranza ha inoltre salutato positivamente l’istituzione di un osservatorio ambientale indipendente e la sospensione delle attività a fuoco nei mesi estivi. Sul tema degli indennizzi, Rossella Pinna, ha ricordato i ritardi con i quali lo Stato provvede al pagamento degli stessi.

A giudizio di Christian Solinas  (Psd’Az) «il protocollo sulle servitù militari riporta indietro di 40 anni e abbassa l’asticella del confronto tra Stato e Regione» ed ha ricordato le iniziative a suo tempo intraprese da Mario Melis per la riduzione delle superfici e del gravame militare. «Il protocollo di cui si discute – ha affermato l’esponente della minoranza – è soltanto un atto ricognitivo degli accordi sottoscritti nel corso degli anni e che però non si sono realizzati».

Solinas ha quindi ricordato le posizioni espresse nel lontano 1987 dall’ex presidente Melis sulle servitù militari («non siamo antimilitaristi ma siamo contro tutto ciò che tende alla guerra e non alla difesa dello Stato»). Il segretario dei sardisti ha quindi elencato una serie di immobili ed aree già oggetto di intese e che sono reinserite anche nella proposta di accordo illustrata dal presidente Pigliaru ed ha insistito sulla necessità che la Regione chieda con forza allo Stato investimenti consistenti in ricerca e tecnologia. «In realtà – ha proseguito Christian Solinas – parliamo di un annuncio di accordo dove non si affronta concretamente il tema delle bonifiche e dove manca la previsione di una qualche sanzione a carico di chi non rispetti il crono programma allegato al regolamento per le servitù militari».

Paolo Dessì  (Misto) ha definito il protocollo “vago nei contenuti” ed ha rivolto un invito affinché il tema delle servitù sia affrontato “con rispetto e responsabilità”. «Il protocollo – ha insistito l’ex sindaco di Sant’Anna Arresi – non è un risultato storico perché non ci sono risultati concreti mentre storiche sono le lotte fatte per gli indennizzi ai pescatori e per l’ottenimento dei pascoli nei poligoni». Paolo Dessì ha insistito sull’assenza di riferimenti precisi per le bonifiche dei poligoni ed ha affermato che eventuali investimenti nelle aree militari devono essere fatti solo se si è in grado di dimostrarne i risultati positivi per le popolazioni ed i territori.

Il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha definito “un ottimo risultato” il lavoro del presidente Francesco Pigliaru  («la minoranza ha difficoltà a riconoscere che si fanno passi in avanti ma il lavoro di Francesco Pigliaru non riguarda la maggioranza consiliare ma l’intera Sardegna») ed ha parlato di “presenza spropositata” in riferimento all’estensione delle basi e delle aree militari. Antonio Solinas ha quindi insistito sul poligono di tiro sul lago Omodeo lamentandone la presenza e evidenziando danni e disagi per le comunità locali. L’esponente della maggioranza ha quindi invitato il presidente della Giunta perché si realizzi un poligono di tiro all’interno di un poligono esistente così da liberare dai vincoli l’area attualmente interessate sul lago Omodeo.

Stefano Tunis (Fi) ha invitato il presidente della Giunta a cancellare la parola “storico” limitandosi a descrivere solo “un accordo”. «L’approccio al tema – ha spiegato l’esponente della minoranza – ha naturali diversificazioni all’interno delle coalizioni e delle forze politiche ma oggi parliamo di un documento di sintesi che è racchiuso all’interno dei confini delineati nell’ordine del giorno approvato all’inizio della legislatura». Tunis ha quindi ricordato i punti elencati nel documento presentato dai capigruppo della minoranza (Pittalis, Rubiu, Dedoni e Truzzu) ed ha così concluso: «Conta l’obiettivo rispetto al futuro e cioè mantenere in piedi un rapporto virtuoso con un pezzo importante dello Stato».

Franco Sabatini (Pd) ha espresso un giudizio positivo sull’accordo per le servitù («usciamo da una posizione ideologica e di chiusura e affrontiamo seriamente un tema dibattuto da anni») ed ha affermato: «Sono un autonomista convinto ma mi sento cittadino italiano e la Sardegna deve dare contributo per la difesa dello Stato». L’esponente della maggioranza ha insistito sulla opportunità di scongiurare “posizione di chiusura” ed ha salutato con favore il crono programma: «Lavoriamo ora perché si realizzino investimenti in ricerca e per l’uso duale delle basi presenti in Sardegna».

Augusto Cherchi (Pds) ha invitato il presidente della Giunta «a non considerare le posizioni contrapposte come una diminutio del suo operato». L’esponente della maggioranza ha quindi affermato di non riconoscersi né tra le posizioni dei qualunquisti né in quelle dei populisti ed ha ricordato il documento della commissione Difesa del parlamento con la promessa di un piano di progressiva riduzione delle servitù e la dismissione di alcuni poligoni. Augusto Cherchi ha inoltre ricordato la relazione della commissione di inchiesta sui poligoni, presieduta dal deputato sardo Gian Piero Scanu, per ricordare l’omertà e la scarsa trasparenza su ciò che nei poligoni sardi è avvenuto soprattutto in ordine alla salute e all’ambiente. Il consigliere del Partito dei Sardi ha così concluso: «Non posso essere contento di un accordo che utilizza solo parte delle nostre prerogative e inizia in maniera troppo blanda».

L’on. Piero Comandini (Pd) ha ricordato le battaglie sardiste e della sinistra sarda ai tempi della Guerra fredda e ha detto: «La pace passa anche attraverso l’addestramento e la preparazione dei militari. Oggi ci sono oltre settemila militari italiani, anche sardi, in Siria come in Afganistan: dobbiamo considerare la loro opera e quanto è necessaria la formazione dei militari. Da novembre del 2017 sono necessarie le bonifiche dei poligoni ed è un passo importante, come questo protocollo di intesa che per la prima volta vede la Regione non andare dallo Stato col cappello in mano. Per la prima volta la Regione e gli enti locali sardi chiedono e ottengono dallo Stato che siano affermati i loro diritti. Non sarà il generale di turno a consentirci di usare d’estate le nostre spiagge: non è poco né molto ma è un passo avanti importante. Ed è importante anche la cessione definitiva di parti importanti di territorio come Porto Tramatzu, che viene ceduto definitivamente alla Regione. Inizia oggi un percorso, nel modo migliore e nel ricordo di tutti coloro, indipendentisti e no, vogliono difendere il territorio. E tra questi ci sono anche i militari».

Per l’on. Marco Tedde (FI) «qui non si tratta di essere militaristi o meno. Il protocollo, lo dico da cittadino sardo, è una vera delusione: la montagna ha partorito un topolino. C’è il protocollo ma non c’è l’intesa: è un documento di semplice ricognizione di precedenti attività. Nulla di nuovo porta al dibattito politico: serve più che altro alla Giunta e al suo presidente per giustificare il fallimento totale dell’incontro di novembre scorso con il presidente Paolo Gentiloni. Questo è un pacco privo di contenuti veri: propaganda che non serve ai sardi e nemmeno ai militari. Già oggi la stampa ha detto che il presidente Francesco Pigliaru ha raggiunto l’obiettivo. E cioè? Quale sarebbe l’obiettivo?».

Sempre dai banchi di Forza Italia ha preso la parola l’on. Alessandra Zedda, che ha detto: «Credo che il presidente Francesco Pigliaru sia in buona fede ma quando si tratta con lo Stato tutto è complicato e non sarà un nostro ordine del giorno  a sistemare le cose. Purtroppo, è l’approccio del governo, quando tratta con la Sardegna, a non essere leale né corretto. Non intravedo in questo protocollo né vittoria né liberazione e non capisco come qualche testata sarda abbia malinteso il senso e il contenuto del protocollo. Non spacciamo per liberazione quello che non è. Anche perché forse io non voglio nemmeno liberarmi di tutte le servitù militari. Guardo le carte di cui siamo in possesso: perché non si scrive ora nel dettaglio le aree che dovranno essere cedute? Non credo alla buona fede del Governo italiano su questa materia e per questo non mi accontento di questo protocollo».

Per i Rossomori è intervenuto l’on. Emilio Usula, che ha detto: «La Sardegna paga all’Italia un prezzo che nessuno paga in Italia e in Europa, come base logistica per guerre vere con morti veri, sempre più tra i civili. Il 65 per cento delle servitù italiane e oltre il 20 per cento di quelle europee è concentrato in Sardegna. Noi voteremo contro questo protocollo e contro l’ordine del girono proposto questa mattina. Ed al presidente Pigliaru chiediamo di tornare dal governo e spiegare che noi non accettiamo tutto questo». L’oratore ha ricordato i contenuti degli ordini del giorno approvati dal Consiglio regionale in questa legislatura sul tema delle servitù militari ed ha aggiunto: «Non è possibile accettare un protocollo che contrasta con quanto abbiamo approvato sino a oggi nel parlamento sardo».

E’ intervenuto poi l’on. Paolo Zedda (Sinistra), che ha detto: «Se un buon poeta non trova un terreno da scavare è obbligato anche a grattare nella roccia. Certo che i risultati ottenuti da questo protocollo non sono identici agli obiettivi che ci eravamo posti nel 2014. La nostra controparte sono i militari, molto difficili da smuovere: questo dobbiamo saperlo.  E dobbiamo anche ricordare che abbiamo dei compensi dello Stato, quando ce li da: 15 milioni ogni cinque anni a fronte di trentamila ettari vincolati e ottanta chilometri di coste. Tre milioni l’anno è il bilancio di un ristorante ben avviato, giusto per capirci”. L’oratore ha proseguito: “Qualche elemento di questo accordo è importante, come la cessione della caserma Ederle di Cagliari, anche se vorrei qualche informazione in più. Voterò comunque a favore ma con riserve: ci sarà bisogno di incontrare ancora il governo e chiedo al presidente Pigliaru di affidare subito uno studio sugli impatti economici negativi nella crescita della Sardegna derivanti dalla presenza di tante servitù e aree militari».

L’on. Luigi  Crisponi (Riformatori) si è detto contrario «ad iscriversi all’elenco dei favorevoli e dei contrari. Il confronto è più importante perché, piaccia o no, il 60 per cento delle servitù italiane è qui ed è sottratto all’economia turistica. Questo deve essere ricordato sempre. Ma il problema è che nel protocollo Pigliaru si torna su temi che furono già oggetto di sottoscrizione nel 1997, come la vicenda della caserma di Pratosardo e della vecchia caserma Loi di via Sardegna a Nuoro». L’oratore ha aggiunto: «E’ un protocollo di intesa fallace, che dimentica tante cose come il fatto che la nostra costa è punteggiata di avamposti militari degli anni ’40, manufatti militari che potrebbero rappresentare una occasione economica».

Per il Pds ha preso la parola l’on. Gianfranco Congiu, che ha detto: «Curioso che nessuno abbia ancora pronunciato la parola “colonizzazione”, curioso che nessuno abbia sentito il dovere di ricordare quanto accadde nel 1956, quando la Sardegna fu colonizzata per mano del ministero della Difesa. Oggi veniamo chiamati a un giudizio di accettabilità dello schema di protocollo di intesa: in questo giudizio di portiamo dietro la sensazione di essere una colonia e il desiderio di non esserlo più. Ma valutiamo l’intesa per quello che è: non ci va che questo protocollo sia finalizzato al coordinamento delle attività militari in Sardegna, come recita il titolo della proposta. Noi vogliamo che sia chiaro che non siamo all’anno zero in questo percorso di liberazione della Sardegna dal processo di colonizzazione. Se è vero che dal 2014 il ministro Pinotti dice che non ci sono esercitazioni a fuoco d’estate, che bisogno c’era di metterlo nell’accordo. Anche sulla restituzione di Porto Tramatzu c’è da dire e pure sulla caserma Ederle. E pure sulle bonifiche».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha affermato che «la coscienza della necessità di un’efficiente difesa nazionale non impedisce di essere favorevoli alla drastica riduzione delle servitù militari, che hanno oggettivamente un carico insostenibile ed anche per questo va sostenuta la nostra proposta di legge di restituire all’uso civile le installazioni militari dismesse presenti nella nostra Regione». «Nel documento – ha però osservato – ci dovevano essere scritte ben altre cose invece ne è venuto fuori un testo generico senza nemmeno un apparato sanzionatorio; noi non sottovalutiamo l’impegno del presidente e difficoltà di trattare con un ministero che ha sempre dimostrato nei confronti della Sardegna chiusure pregiudiziali, anzi evidenziamo alcune cose positive come l’utilizzo di strutture militari per finalità di ricerca e sperimentazione che fino a ieri era un tabù, ed i programmi di sviluppo della cyber security». «Servono anche – ha aggiunto Michele Cossa – risposte chiare sulle spettanze dei Comuni gravati da servitù, in attesa da 8 anni che lo Stato rispetti la legge e su questo non c’è niente da discutere; su questo il ministro Pinotti ha detto che le somme sono perente e le Regioni devono fare una apposita domanda, per cui bisogna sapere se la Sardegna lo ha fatto o se lo Stato vuole continuare a resistere su somme dovute e già iscritte a bilancio dai Comuni, che a causa di questi problemi rischiano di andare in dissesto finanziario, dai 3 milioni di Teulada ai 2 di La Maddalena».

Il consigliere del gruppo Misto-Fdi Paolo Truzzu ha lamentato che «ogni volta che si parla di servitù militari nascono contrapposizioni fra due parti che stanno nelle rispettive barricate e, personalmente, non mi riconosco in questo approccio ideologico che è causa di grave danno alla Sardegna». «Non so se è un documento storico che segna una svolta nei rapporti fra la Sardegna e lo Stato – ha dichiarato Truzzu – ma ha il pregio di avere un approccio non ideologico, quindi se è vero che la Sardegna da più territorio alle servitù è vero anche che occupano una superficie di appena l’1% e alcune di queste zone pregiate sono rimaste così solo perché c’erano i militari, altrimenti ci saremmo lamentati di ben altri scempi». Affrontando il tema della salute pubblica, Truzzu ha sostenuto che «sulla salute non si scherza ma bisogna avere anche il coraggio di dire che chi abita intorno ai poligono sta meglio di chi vive attorno ai grandi poli industriali dell’isola». «Ritengo – ha continuato – che la presenza dei poligoni possa essere ridotta e il documento può aiutarci a farlo, anche perché la parte più interessante è quella dedicata alla ricerca “duale” sulla quale dovremmo lavorare di più perché può consentirci una effettiva riduzione delle servitù, nel senso di sviluppare un vero settore industriale e fare della Sardegna una nuova piattaforma della ricerca». In definitiva – ha concluso – è un primo passo che rimanda a successivi accordi tutti da scrivere, con attenzione prima di tutto alla bonifiche a condizione che non siano pagate solo dai sardi, al problema della regionalizzazione dei centri di arruolamento, alla rimozione dei vincoli che impediscono ai Comuni di spendere le risorse degli indennizzi».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha ricordato l’accordo Melis-Spadolini sulle servitù e quello del 2008 sulle dismissioni di Soru, aggiungendo che «oggi si scrive un nuovo capitolo importante con risultati che il presidente Francesco Pigliaru ha ottenuto scavando nella roccia come una goccia, al termine di una trattativa seria ed apprezzabile che può procedere altrettanto seriamente con tutte le condizioni per ottenere progressi fondamentali». «E’vero – ha protestato – che i militari tendono a non concedere niente ma non per questo deve venir meno il nostro impegno a ridurre le servitù della Sardegna puntando sulla tutela ambientale, sulla liberazione di vasti territori da destinare al turismo, sulla ricerca scientifica, punti qualificanti dell’accordo anche se, per quanto riguarda i rimborsi destinati ai Comuni occorre accelerare». «Vengo da La Maddalena – ha ricordato Pierfranco Zanchetta – nata storicamente con la Marina Militare dove tuttavia, nel ’54, è nato il primo Club Mediteranee, simbolo di una convivenza che anticipava la modernità; vogliamo tornare a quel periodo positivo diventando il simbolo di una nuova eccellenza nei mestieri del mare e nella formazione aperta al mondo esterno».

Il consigliere di Art. 1 – Mdp Luca Pizzuto, rivolto alla sua area politica di appartenenza, ha definito «un errore della sinistra dimenticare che il meglio è nemico del bene e che i risultati arrivano con la pazienza costante del contadino», esprimendo sostegno al presidente «se documento si colloca all’inizio del percorso e non viene considerato come punto d’arrivo, perché ci troviamo nel mezzo di un percorso politico che parte da Mario Melis ed è continuato con la politica che ha cercato di trasformare la Sardegna da portaerei ad isola di pace». «Per questo – ha aggiunto – chi pensa che il documento non sia un grande risultato sbaglia, è invece un risultato che la sinistra sarda deve poter rivendicare, con risultarti concreti e simbolici come le spiagge, luoghi di bellezza di cui la Sardegna è stata privata per decenni, la presenza degli osservatori indipendenti che verificano cosa sta succedendo in quelle aree, le esercitazioni che diminuiscono ed i militari che non fanno più quello che vogliono». «Piuttosto – ha concluso – vorremmo che fosse affiancato da una legge sulla pace nel rispetto dell’art.11 della Costituzione che metta nero su bianco temi come educazione alla pace, possibilmente insieme a tutto il Consiglio regionale; deve insomma essere valorizzato il percorso della nostra maggioranza che ha avuto il coraggio di impegnarsi su queste idee, è un buon accordo e bisogna firmarlo prima che cambi il governo nazionale».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha messo in luce che «più di altri prevale in questo argomento il punto di vista di ciascuno rispetto a considerazioni di carattere generale; sono di un partito nato per l’indipendenza della Sardegna, un traguardo che ci fa vedere le cose da un punto di vista diverso, ma proprio visioni diverse si sono incontrate nell’ordine del giorno approvato dal Consiglio nel 2014 che, nel merito, parlava di graduale dismissione e superamento delle servitù militari col mantenimento degli attuali livelli occupazionali». Detto questo e prendendo le distanze da quanto fatto a La Maddalena dove la presenza militare è finita senza alternative – ha affermato Carta – noi siamo per una costruzione graduale basata sulla concretezza coerente però con la visione espressa nell’ordine del giorno, per cui le ragioni politiche del voto contrario stanno nella contraddizione con il documento di oggi che parla solo di riduzione delle limitazioni, parte da una premessa sbagliata ed esprime un contenuto negativo, un semplice protocollo di intenti ma di protocolli ne abbiamo firmati tanti e anche questo può tradire ancora una volta la fiducia dei sardi».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, riferendosi all’ordine del giorno del Consiglio approvato nel 2014 all’unanimità ha parlato di «argomento centrale e prioritario per il centro sinistra che la maggioranza ha onorato con il massimo impegno anche se il dibattito ha oscillato fra le posizioni del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno». In realtà, ha osservato, «c’è il rispetto del mandato ricevuto e molta concretezza sui vari aspetti di una materia che si cerca di risolvere da sessant’anni e non si può stravolgere la storia, dimenticando ad esempio cosa ha fatto Soru e cosa non ha fatto Cappellacci: il calendario delle esercitazioni è stato sempre approvato dalla Difesa nonostante il parere del comitato paritetico tranne quando c’era Cappellacci, gli accordi di Soru sono stati fatti scadere da Cappellacci, la restituzione della caserma Ederle è stata firmata da Soru e non ripresa da Cappellacci». Il documento inoltre, è secondo Cocco ricco di contenuti: «Bonifiche, restituzione di immobili alla Regione, esperti indipendenti, sanità, ambiente, tempistica, ricerca civile da localizzare nell’Isola; insomma con la logica del si può fare di più la politica dimostra di non sapere ottenere risultati veri, oggi abbiamo una proposta per andare avanti da valutare al di là di maggioranza e opposizione».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha accusato il collega Cocco di «aver palesemente voluto radicalizzare il confronto con la solita tesi noi abbiamo fatto tutto voi niente, dimenticando per la verità che Cappellacci non avrebbe mai firmato questo documento, molto arretrato rispetto al dibattito degli ultimi anni sulle servitù militari». «E lo dice – ha dichiarato Pietro Pittalis – un vostro alleato con cui avete sottoscritto un programma fondato sul sovranismo più spinto, c’è un problema politico interno alla maggioranza perché il patto si è incrinato sui temi che contano e non su una leggina ed il secondo partito della coalizione pone un problema grande quanto il Consiglio, allora o siamo coerenti o tutto rischia di essere il solito teatrino della politica, perché Pigliaru a Roma ha parlato a nome di una maggioranza che oggi non c’è più». Meglio stare sul merito delle questioni senza rincorrere i fantasmi del passato senza creare muri e steccati, ha continuato Pietro Pittalis, ribadendo che «il tema è complesso ma io non potrei mai votare con Luca Pizzuto che ha parlato di sistema di morte e squallide basi militari e per questo dovrebbe chiedere scusa; poi ci sono le altre questioni sulle quali si può essere più o meno d’accordo ma a condizione di evitare il solito pregiudizio ideologico». «Noi diamo solidarietà piena e convinta a tutti i militari che operano in Sardegna – ha concluso il capogruppo di Forza Italia – se voi della sinistra radicale vi accontentate di questo documento per noi va bene anche se vedete risultati dove non ce ne sono, prendiamo atto che anche i comunisti si sono convertiti».

Al termine degli interventi dei capigruppo, il presidente Gianfranco Ganau ha dato la parola al presidente della Giunta. Nella replica, Pigliaru ha difeso l’azione dell’esecutivo: «Ho avuto un mandato dal Consiglio regionale che mi impegnava a cercare un’intesa con lo Stato sulle servitù militari. Questo ho fatto, oggi discutiamo di questa intesa».

Pigliaru ha poi evidenziato gli aspetti positivi del protocollo firmato con il ministero della Difesa: «Vengono definiti un crono-programma e un percorso amministrativo che trasformeranno in risultati concreti il contenuto dell’intesa. Qualcuno ha detto che Porto Tramtzu era già a disposizione dei cittadini, non è vero era disponibile solo una parte, l’intesa prevede invece il rilascio definitivo della spiaggia e delle sue pertinenze, comprese le strutture ricettive. Il protocollo comincia a riconoscere concretamente il riequilibrio di cui si è parlato per anni. E’ un piccolo passo in avanti rispetto alle discussioni fatte in passato in quest’Aula».

Anche sul rilascio della caserma Ederle, Francesco Pigliaru si è detto soddisfatto: «E’ un enorme valore patrimoniale che passa alla Sardegna. Ci sono prospettive per uno sfruttamento turistico».

Stesso discorso sulle bonifiche e sulla tutela della salute dei cittadini: «Per la prima volta si parla di osservatori indipendenti – ha sottolineato il presidente della Regione – è una novità essenziale per poi poter parlare di interventi di bonifica. Senza osservatori sarebbe difficile valutare lo stato delle aree e stabilire il livello di inquinamento. Il principio è che chi inquina paga, ma per realizzare questo principio è importante il ruolo degli osservatori. E’ un accordo storico? Non spetta a me dirlo, sarà la gente a giudicare. Noi abbiamo lavorato per dimostrare che si può fare un passo verso la direzione giusta senza concedere nulla in cambio».

Francesco Pigliaru, infine, si è soffermato sul problema dei ritardi nel pagamento degli indennizzi ai comuni: «Se non si firmasse questo accordo ci troveremmo nella situazione precedente. Abbiamo sollecitato i pagamenti sin dal  2014, l’ultima lettera è stata firmata alcuni giorni fa. I sindaci hanno riconosciuto la validità di questa intesa, loro conoscono i problemi nel dettaglio e hanno gli strumenti per valutare».

Il presidente Gianfranco Ganau, dopo aver acquisito il parere della Giunta sui due ordini del giorno ha messo in votazione il primo presentato dall’opposizione (Pittalis e più) del quale il presidente Pigliaru ha apprezzato alcuni elementi di novità come la richiesta di utilizzare i poligoni militari per attività di addestramento della protezione civile.

Ha quindi preso la parola il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu che ha annunciato la decisione del suo partito di abbandonare l’Aula e di non votare entrambi gli ordini del giorno.

Luca Pizzuto (art1-Mdp), replicando al capogruppo di Forza Italia Pittalis, ha difeso il contenuto del suo intervento: «Abbiamo smesso di mangiare i bambini tanti anni fa. Il comunismo è morto, evviva il comunismo. Sono un post comunista, un non violento convinto. So bene quello che ho detto, condanniamo le azioni e non le persone. Ho parlato delle esercitazioni  militari che condanno e che combatto quotidianamente. Non ce l’ho con i militari».

Michele Cossa (Riformatori) pur apprezzando lo sforzo della Giunta ha rimarcato «un’ eccessiva genericità del protocollo d’intesa», in particolare riguardo agli indennizzi per i comuni: «Il ministro Pinotti ha detto che si tratta di somme cadute in perenzione e che la Regione non ha fatto richiesta per il riutilizzo dei fondi. Su questo – ha dichiarato Michele Cossa – chiediamo un approfondimento, è un aspetto sul quale bisogna fare chiarezza. Se è vero ciò che dice il Ministero sarebbe un dramma per i comuni». Cossa ha quindi annunciato l’astensione del suo gruppo.

Paolo Dessì (Misto) ha annunciato il suo voto di astensione e invitato la Giunta ad un confronto più aspro con il Governo. «E’ vero che la politica si fa con i piccoli passi ma da amministratore del territorio dico che questo protocollo d’intesa è lo strumento per alzare l’asticella. A Porto Tramatzu, dal punto di vista pratico, occorrerà trovare le risorse per utilizzare le strutture. Altra questione importante riguarda le Sabbie Bianche: è una zona di altissimo pregio sulla quale bisogna fare le bonifiche.

Giovanni Satta (Psd’Az-La Base) ha invece deciso di abbandonare l’Aula: «Il 67% delle servitù militari è in Sardegna, mentre solo il 4,5% del personale impiegato si trova nella nostra regione. Non posso pertanto accettare di discutere questi ordini del giorno».

Voto favorevole ha invece comunicato Fabrizio Anedda (Misto) «per il coraggio del presidente Pigliaru di portare avanti il mandato del Consiglio. Sono comunista ma non delego a nessuno il compito di rappresentarmi».

Antonello Peru (Forza Italia) ha annunciato il suo voto contrario a entrambi gli ordini del giorno: «Non capisco i colleghi che parlano di Sardegna occupata e poi votano a favore. Voterò contro, in dissenso con il mio gruppo. Serve un segnale politico chiaro della Regione, bisogna che si affermi che la Sardegna dice no ai poligoni militari. Preferisco un’isola di pace che sappia dire no ai veleni e ai giochi di guerra. Questo non è un accordo che entrerà nella storia».

Voto contrario anche da parte di Angelo Carta (Psd’Az): «Stiamo in  aula ed esprimiamo il nostro voto contrario a entrambi gli ordini del giorno senza togliere nulla alla buona volontà e alla lealtà del presidente. I sardi hanno bisogno di un’altra visione».

L’ordine del giorno numero 1 (Pittalis e più) è stato quindi approvato con 39 voti a favore e 5 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’ordine del giorno n. 2 (Cocco e più).

Paolo Dessì (Misto), ex sindaco di Sant’Anna Arresi, ha chiesto la parola per ribadire la necessità di intervenire subito con le bonifiche delle Sabbie Bianche a Teulada: «La gestione del sito è importante. Servono risorse. Il comune non ha la capacità di proteggerlo. Bisogna scriverlo in modo serio». Sugli indennizzi, Dessì ha invocato il principio della perequazione: «Si stabiliscano, una volta per tutte, i ritardi nello sviluppo dei territori occupati dai poligoni».

Messo in votazione l’ordine del giorno della maggioranza (Cocco e più) è stato approvato con voti 34 a favore e 9 contrari.

I lavori del Consiglio regionale riprenderanno domani mattina alle 10.00.

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Si alza il sipario sulla Stagione di Prosa e Danza 2017-18 organizzata dal CeDAC al Teatro Centrale di Carbonia, incastonata nel ricco programma delle manifestazioni in occasione degli 80 anni della fondazione della città – 1938-2018 – e realizzata con il patrocinio e il sostegno del comune di Carbonia – nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna. Otto spettacoli in cartellone da gennaio ad aprile – con suggestivi intrecci fra letteratura e teatro, danza e poesia: focus sulla drammaturgia contemporanea con autori come il britannico Anders Lustgarten e lo statunitense John Patrick, il cantautore Gianmaria Testa e gli scrittori Sergio Atzeni e Marcello Fois accanto all’attore e regista Andrea Tedde, oltre ad affascinanti racconti a passo di danza, tra classici balletti e inedite coreografie.
Soddisfazione è stata espressa stamane, nel corso della conferenza stampa di presentazione, dall’assessore alla Cultura Sabrina Sabiu “per una nuova stagione teatrale che si annuncia di altissimo livello, con il massimo coinvolgimento delle compagnie locali e la presenza di attori di fama nazionale. Abbiamo organizzato la rassegna nei minimi dettagli, con l’obiettivo di festeggiare nel migliore dei modi la nostra città che, nel 2018, taglierà un traguardo importante: il compimento dei suoi primi 80 anni. E proprio l’ottantesimo compleanno di Carbonia ha ispirato il nome che abbiamo dato alla nuova stagione di prosa, Carbonia 80 (1938-2018), la quale ripercorre tutti i cambiamenti sociali che hanno caratterizzato la nostra città in questi decenni”.
Sotto i riflettori nomi di punta della scena nazionale e non solo, da attori del calibro di Giuseppe Cederna, Donatella Finocchiaro e Fabio Troiano alla scrittrice Michela Murgia – che interpreta Grazia Deledda nella pièce di Marcello Fois, accanto ad un’intensa Lia Careddu e a Valentino Mannias, Marco Brinzi e Giaime Mannias, all’étoile Emanuela Bianchini con la Mvula Sungani Physical Dance Company e ai danzatori del Balletto di Roma. Tra i protagonisti anche Marta Proietti Orzella e Andrea Tedde di Batanea Teatro, Andrea Rosas de La Cernita Teatro e la compagnia de La Clessidra Teatro per una stagione che affronta temi cruciali del presente – dalle migrazioni alle inquietudini esistenziali, agli equilibri della vita di coppia, dall’eterno conflitto tra il bene e il male al sottile confine tra ragione e follia.

L’inaugurazione sarà nel segno di Grazia Deledda – domenica 7 gennaio alle 20.45 – con “Quasi Grazia” – la pièce firmata da Marcello Fois, nella mise en scène di Sardegna Teatro con la regia di Veronica Cruciani: sul palco nel ruolo della scrittrice nuorese una convincente Michela Murgia, in un raffinato gioco di specchi tra due donne e artiste, autrici di successo note e apprezzate anche all’estero, e il loro legame con l’Isola e le proprie radici. Una straordinaria Lia Careddu interpreta la madre della futura vincitrice del Premio Nobel, accanto a Valentino Mannias, Marco Brinzi e Giaime Mannias in uno spettacolo dalla cifra contemporanea e immaginifica da cui emerge, tra segni e simboli di una cultura ancestrale, il ritratto di una figura di grande modernità.

La magia di una fiaba sulle punte – sabato 13 gennaio alle 20.45 – con “Lo Schiaccianoci” nell’originale rilettura del coreografo Massimiliano Volpini per il Balletto di Roma, che trasporta la vicenda nelle periferie metropolitane, dove il sogno di Clara e dei suoi amici riflette il desiderio di sfuggire a un destino già scritto, per trasferirsi al di là del muro che separa ricchezza e povertà. Sulle note evocative di Pëtr Il’ič Čajkovskij, l’atmosfera delle feste natalizie si diffonde anche nei quartieri più degradati, tra i senzatetto e gli “invisibili”, dove il dono di un misterioso benefattore, uno strano pupazzo, si trasforma nel simbolo del riscatto. Il finale ripropone un viaggio tra le danze del mondo, quasi una visione onirica e poetica che riaccende la speranza di un futuro migliore.

La tragedia dei migranti rivive sulla scena – martedì 23 gennaio alle 20.45 – in “Lampedusa” di Anders Lustgarten con Donatella Finocchiaro e Fabio Troiano, protagonisti sotto le insegne di BAM Teatro per la regia di Gian Piero Borgia. La pièce affronta un tema drammatico e attuale attraverso il duplice sguardo di un pescatore che si guardagna il pane recuperando i corpi dei profughi annegati in mare e di una studentessa di origine marocchina, immigrata di seconda generazione, esattrice per una società di prestiti. Visioni contrastanti, per «un racconto sulla sopravvivenza della speranza. Dietro il disastro sistematico della politica e delle nazioni, ci sono ancora e fortunatamente le persone, la gentilezza individuale, la sorpresa dei singoli».

S’intitola “Quotidianamente insieme” la commedia scritta, diretta e interpretata da Andrea Tedde, in scena con Marta Proietti Orzella (produzione Batanea Teatro) – sabato 3 febbraio alle 20.45 – per un’indagine tra i fragili equilibri della vita di coppia. Dopo cinque anni di matrimonio, Massimo e Claudia (lui fa l’avvocato, lei è un’insegnante d’aerobica) cercano di risolvere i problemi che minano il loro rapporto rivolgendosi ad un analista, che suggerisce loro di sperimentare il cosiddetto “metodo del terzo”. I due si ritrovano così a discutere parlando di sé in terza persona, con effetti grotteschi e surreali, in un confronto nel quale mettono a nudo tutti gli aspetti critici della loro relazione, «giocandosi tutto come in una partita a tennis, a suon di battute e di risposte».

Una “storia d’amore mediterranea” – martedì 27 febbraio alle 20.45 – con “Odyssey Ballet” del coreografo italo-africano Mvula Sungani, che rilegge il poema omerico in chiave femminile, come il diario di una donna in attesa del ritorno dello sposo, quindi intenta a fantasticare su strani incontri e innumerevoli peripezie di quel lungo viaggio. Sotto i riflettori l’étoile Emanuela Bianchini e i danzatori della Mvula Sungani Physical Dance danno vita ad un intrigante e coinvolgente racconto per quadri sulla suggestiva colonna sonora ispirata alle culture e ai popoli che si affacciano sulle sponde del “mare nostrum”. Tra musiche tradizionali ed elettronica, una performance avvincente in cui si fondono danza classica e contemporanea, acrobazie circensi e arti marziali.

Viaggio tra storie e canzoni con “Da questa parte del mare” giovedì 8 marzo alle 20.45: Giuseppe Cederna (volto noto del grande e del piccolo schermo, da “Marrakech Express” a “1993”) dà voce alle parole di Gianmaria Testa, per una riflessione sulle migrazioni, ma anche sulle radici e sul senso dell’“umano” sulla falsariga del libro del cantautore piemontese e delle sue poesie in musica. Una performance emozionante, impreziosita dai testi di Marco Revelli e di Alessandra Ballerini, per la regia di Giorgio Gallione, una narrazione incentrata sulle questioni cruciali del presente, attraverso lo sguardo ironico e disincantato ma soprattutto l’estrema sensibilità e la generosità di un’artista che ha saputo interpretare le piccole e grandi tragedie dell’esistenza.

Nulla succede per caso”, ovvero “Una storia cagliaritana sul bene e sul male” nel segno di Sergio Atzeni – venerdì 23 marzo alle 20.45: La Cernita Teatro porta in scena un racconto dello scrittore cagliaritano, “Il vento soffia, dai bastioni”, con Andrea Rosas nel ruolo del protagonista, per la regia di Monica Porcedda. Una vicenda dal sapore vagamente noir, in cui la scomparsa del capopesca Antonio Melis, uomo stimato e apprezzato da tutti, e in primis dai suoi dipendenti, che lo considerano un padre più che un padrone, costringe il figlio, ancora ragazzo, a fare i conti con la realtà. Egli vede cose che altri non vedono (o non vogliono vedere), finché dopo vent’anni di assordante silenzio troverà il coraggio di “urlare” che «su questa terra… nulla succede per caso».

Suggellerà la Stagione di Prosa e Danza a Carbonia – sabato 7 aprile alle 20.45 – “La signora Savage” di John Patrick nella versione de La Clessidra Teatro, con la regia di Anna Pina Buttiglieri e un numeroso cast, formato da Valentina Aru, Omar Soddu, Davide Maringiò, Francesca Puddu, Giusy Tartaglione, Rita Garau, Simona Lisci, Stefania Altea, Marco Marras e Eleonora Aru. La divertente commedia affronta il tema delicato della follia attraverso la vicenda paradossale della protagonista, che i figliastri hanno fatto rinchiudere in una casa di cura per malati di mente per impedirle di “sperperare” il patrimonio paterno in beneficenza. La donna un po’ stravagante, ma generosa e ben decisa a farsi valere, scoprirà inaspettatamente dentro quelle mura – tra episodi esilaranti e involontarie gags – il vero senso della vita. 

La Stagione di Prosa e Danza 2017-18 a Carbonia è organizzata dal CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiBACT/ Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, della Regione Sardegna e del comune di Carbonia, con il contributo della Fondazione di Sardegna e con l’importante supporto di Sardinia Ferries, che ospita sulle sue navi artisti e compagnie in viaggio da e per l’Isola.

Quasi Grazia – ©alecani 2017 – all rights reserved – info at alecani@gmail.com

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E’ stato inaugurato questa mattina, a Carbonia, il nuovo mercato di Campagna Amica. Il mercato a “km zero” sarà aperto dalle 8.00 fino alle 13.00 in piazza Marmilla tutti i martedì. Hanno aderito al progetto 18 aziende del Sulcis, con l’offerta di un’ampia varietà di prodotti: formaggio, ortofrutta, pelato, uova, miele, marmellate, pane e farine, zafferano, vino.

Il taglio del nastro è stato fatto alle 10.0o dagli alunni di alcune classi delle terze classi della scuola primaria di Carbonia, coadiuvati dalle donne Coldiretti, muniti di cappellino, lente e tutti gli attrezzi del mestiere, dopo la benedizione del parroco della chiesa di San Ponziano, don Amilcare Gambella. Erano presenti, insieme al presidente della Coldiretti di Cagliari Efisio Perra e del segretario Coldiretti Carbonia, Sergio Lai, il vicesindaco Gian Luca Lai e l’assessore delle Attività produttive Mauro Manca.

Vediamo ora le interviste realizzate con l’assessore della Attività produttive del comune di Carbonia, Mauro Manca, e con il presidente della Coldiretti di Cagliari, Efisio Perra.

https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/10215220342649812/

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La Dinamo Banco di Sardegna non si ferma più. Dopo aver espugnato il campo dell’imbattuta capolista del campionato Germani Brescia, questa sera ha violato anche quello della squadra turca del Pinar Karsiyaka, vicecapolista del girone di Champions League, con il netto punteggio di 79 a 70, primo tempo 39 a 35 (all’andata la Dinamo perse al PalaSerradimigni di un solo punto). Per la Dinamo è la sesta vittoria consecutiva tra campionato e Champions League.

La Dinamo ha controllato la partita dall’inizio alla fine, chiudendo il primo quarto avanti di 6 lunghezze, 18 a 12, trascinata da un grande Dyshawn Pierre, andando al riposo sul 39 a 35 e controllando con autorità tutti i tentativi di reazione della squadra turca, con altri due parziali favorevoli, 19 a 16 e 21 a 19, per il 79 a 70 finale.

Miglior realizzatore della Dinamo è stato anche oggi Scott Bamforth, autore di 19 punti in 31′ (4 su 7 da 2 punti, 3 su 7 da 3 punti e e 2 su 3 ai tiri liberi, 4 rimbalzi e 4 assist) in doppia cifra anche Dyshawn Pierre (17 punti), Achille Polonara (13) e Shawn Jones (13). In leggera crescita Rok Stipcevic che si sta riprendendo lentamente dopo la lunga assenza per infortunio (oggi Federico Pasquini gli ha concesso 11 minuti) ed è andato a referto con un tiro libero.