19 July, 2024
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Continuano gli incontri organizzati dall’Amministrazione Comunale nei rioni e nelle frazioni di Carbonia, con l’obiettivo di illustrare alla comunità le principali novità relative ai Comitati di Quartiere. 

Dopo gli appuntamenti tenutisi a Bacu Abis, Cortoghiana, Is Gannaus, Serbariu, Barbusi e Carbonia nord, venerdì 15 dicembre, alle ore 17.00, presso la sala riunioni della Torre Civica, in piazza Roma 1, l’assessore comunale del decentramento Paola Argiolas e il presidente del Consiglio comunale Daniela Marras presenteranno ai cittadini il regolamento sui comitati di quartiere, che a breve verrà approvato dal Consiglio comunale di Carbonia.
L’incontro è aperto ai cittadini del quartiere di Carbonia Centro, che comprende, in particolare, la zona di Piazza Ciusa, Piazza Italia, Piazza Matteotti, Piazza Repubblica, Via Ala Italiana, via Gramsci, via Cagliari, fino ad arrivare alla località Cannas di Sopra. Si tratta di tutti i cittadini che votano nei seggi elettorali ubicati all’interno della scuola elementare di via Roma.
«I comitati di quartiere, che rappresenteranno una novità assoluta nello scenario politico-istituzionale della città, sono stati fortemente voluti dalla Giunta comunale soprattutto per supplire all’abolizione delle circoscrizioni e per garantire nuovamente ai cittadini la possibilità di avere uno strumento di partecipazione attiva alla vita amministrativa», ha spiegato l’assessore Paola Argiolas.
Queste entità saranno, quindi, un esempio di democrazia partecipata e potranno collaborare fattivamente con gli organi istituzionali del Comune (Sindaco, Giunta, Consiglio comunale e Consulte).

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Il Corecom Sardegna, in collaborazione con la Polizia di Stato, il ministero della Pubblica istruzione e l’Agcom, prosegue la campagna d sensibilizzazione contro il cyber bullismo ed i rischi di un uso improprio del web.

Per il 14 e 15 dicembre prossimi è in programma a Nuoro una “due giorni” di confronto e dibattito nella quale i massimi esperti della materia risponderanno alle domande degli studenti.

Gli incontri si terranno il 14 ed il 15, di mattina, presso l’Auditorium dell’Istituto Superiore “Francesco Ciusa”, dalle 8.45 alle 13.00.

Nel pomeriggio del 14, con inizio alle 15.30, l’incontro aperto a genitori, insegnanti, operatori sociali e cittadini, che sarà ospitato nell’Auditorium del Liceo Scientifico “Enrico Fermi”.

Sono previste gli interventi di: Gian Maria De Paulis, autore del libro “Genitori alla riscossa”, che sarà distribuito gratuitamente ai ragazzi; Maura Manca, presidente dell’Osservatorio nazionale dell’adolescenza; Grazia Maria De Matteis, Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza; Pierluigi Sanna, responsabile della Polizia postale di Nuoro; Gianfranco Oppo, ricercatore.

Di particolare interesse la testimonianza di Paolo Picchio, il padre di Carolina, la ragazza di Novara che si è tolta la vita dopo essere stata vittima di ripetute aggressioni sui social media. Da questa tragica vicenda è nata una consapevolezza nuova del problema che ha portato all’approvazione della legge contro il cyber bullismo.

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Partire dalla scuola per educare le future generazioni alla cultura della sicurezza, della prevenzione e della salute. Con questo obiettivo, oggi 12 dicembre, si è svolto a Roma il convegno “Memory Safe: la cultura della sicurezza”, alla presenza dei rappresentanti del governo. Il dibattito, moderato dalla giornalista Maria Concetta Mattei, è stato introdotto dal direttore generale di Indire, Flaminio Galli, e ha visto la partecipazione di Giovanna Boda, Capo Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, Franco Bettoni, presidente nazionale ANMIL, Fabio Pontrandolfi, Area lavoro e Welfare di Confindustria, Michele Lepore, docente di diritto della sicurezza sul lavoro alla Sapienza Università di Roma.

La riflessione è partita dagli ultimi dati dell’INAIL che evidenziano come in Italia nel 2016 si siano registrati 641.345 infortuni sul lavoro, 16.557 malattie professionali e 1.104 vittime derivanti dagli incidenti. A livello europeo, secondo una ricerca dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) realizzata con altri partner stranieri, il costo stimato per gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali sostenuti dai paesi dell’Unione è pari a 476 miliardi di euro all’anno, che equivale al 3,3% del PIL europeo.

«È necessario investire con forza sull’educazione culturale delle nuove generazioni – ha dichiarato il direttore generale di Indire, Flaminio Galli – per migliorare le condizioni di sicurezza e salute nel lavoro e nella vita. Infatti, nonostante vi siano norme, controlli e sanzioni severissime, gli incidenti e le malattie professionali non diminuiscono in maniera evidente. Dobbiamo spostare l’attenzione dal “dopo”, quando il danno è fatto, al “prima”, con la prevenzione. Possiamo farlo – ha aggiunto Galli – solo investendo sulla cultura della sicurezza e dando al giovane, al futuro lavoratore, la sensibilità, la conoscenza e la consapevolezza del rischio. Cultura, sicurezza e lavoro devono viaggiare insieme».

Nel corso della giornata sono stati presentati i risultati del progetto “Memory Safe”. L’iniziativa, grazie agli strumenti introdotti dal Testo Unico sulla Sicurezza sul lavoro (legge 81/2008), ha rappresentato una grande occasione per diffondere le buone pratiche in tema di prevenzione e cultura della sicurezza, con un impatto su oltre 43 mila studenti, 3.100 docenti e 2.175 classi nelle scuole italiane.

Nel pomeriggio sono stati premiati gli istituti scolastici che hanno partecipato a “Memory Safe”. Dal 2015 a oggi, grazie a un finanziamento del ministero del Lavoro, Indire ha assegnato 4 milioni di euro a 1342 soggetti, tra scuole, enti e associazioni di categoria, selezionando 41 progetti tra 203 candidature finanziabili.

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In apertura dei lavori del Consiglio regionale, stamane il governatore Francesco Pigliaru ha esposto i contenuti del protocollo d’Intesa Ministero della Difesa – Regione Sardegna sulle servitù militari.

Di seguito il testo integrale.

Onorevoli consigliere e consiglieri, oggi rispondo al Consiglio di un impegno che ci siamo assunti nel giugno 2014, esattamente il 17 giugno, quando fu approvato all’unanimità l’Ordine del giorno n. 9, sulle mie dichiarazioni in relazione alle servitù militari dopo l’audizione presso la IV commissione Difesa della Camera.
In questi giorni, infatti, abbiamo concluso un lungo, a volte faticoso e non facile, lavoro con la Difesa per la definizione di un protocollo d’intesa “per il coordinamento delle attività militari nell’Isola”. Prima di entrare nel merito dei contenuti del documento credo sia giusto ed opportuno, ripercorrere i passaggi che ci hanno portato a questo risultato. Sono passaggi che hanno visto il Consiglio regionale, i parlamentari sardi, in particolare quelli impegnati nella commissione Difesa e nella Commissione d’Inchiesta sull’uranio impoverito, condividere le tappe più importanti.
Il nostro lavoro è cominciato all’indomani dell’approvazione, all’unanimità, dell’ordine del giorno del Consiglio regionale del 17 giugno 2014. In quell’occasione, che precedeva di pochi giorni la mia partecipazione alla seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari, abbiamo discusso, per la prima volta nell’attuale legislatura, di presenza militare nell’Isola e dei gravami ad essa connessi. Lo abbiamo fatto a partire dai dati che vedono la Sardegna, fin dagli anni ’50, svolgere il ruolo, come a tutti voi noto, di maggiore piattaforma addestrativa europea. Nei poligoni sardi si registra la più alta intensità addestrativa dello Stato. Abbiamo parlato di sproporzione, di necessità di riequilibrio. Sono termini questi su cui tornerò. Lo abbiamo fatto ribadendo il rispetto di noi Sardi per il ruolo delle Forze Armate e per il loro compito istituzionale, rispetto rafforzato dal legame con la gloriosa Brigata Sassari. Allo stesso tempo abbiamo denunciato la sproporzione dell’impegno chiesto alla nostra terra, io ho parlato di una regione che contribuisce per oltre il 60% del totale nazionale, in termini di presenza militare e gravami, con una popolazione pari al 2%.
Abbiamo preso atto di come la necessità di un riequilibrio della presenza militare nell’Isola fosse ormai stata riconosciuta in tutte le sedi a partire dal 1981, a conclusione della prima Conferenza nazionale sulle servitù militari. Mi piace e penso sia doveroso in questa sede citare l’impegno e la forza dimostrata durante quei lavori dall’on. Luigi Cogodi, dall’on. Mario Melis e dall’allora sindaco di Teulada Beniamino Camba. Furono i soli durante la prima Conferenza, alla presenza cioè di parte del Governo, delle gerarchie militari e delle altre Regioni, a rifiutare il ruolo di comparse asservite ad un rituale già definito.
Una sensazione che ben conosco, avendola vissuta a distanza di 35 anni durante la seconda Conferenza Nazionale sulle Servitù militari.
Ciascuno di loro denunciò con forza la sproporzione della presenza militare in Sardegna. Per la prima volta si parlò della necessità di misure di riequilibrio. In quella sede il Governo riconobbe la gravosa situazione dell’isola, assumendo impegni per un piano di redistribuzione delle servitù e per la riduzione quantitativa e qualitativa dei gravami connessi con le esercitazioni a fuoco in Sardegna.
Da quei tempi ad oggi, poco è cambiato, a parte gli importanti risultati raggiunti dal Presidente Soru in materia di dismissione di beni militari.
Da queste analisi siamo partiti per la definizione dell’Ordine del giorno del 17 giugno del 2014.
In Consiglio abbiamo ragionato secondo due prospettive, una strutturale, che vede la graduale dismissione dei Poligoni sardi, secondo anche gli impegni assunti dal Governo in sede di approvazione della mozione del 8 marzo 2012, presentata, tra gli altri, dall’on. Gian Piero Scanu. L’altra, di mitigazione degli impatti della presenza militare, da ottenere il prima possibile, come segno tangibile di cambiamento dopo decenni di immobilismo da parte dello Stato.
Ci siamo, quindi, posti degli obiettivi. Il primo dei quali era il nostro impegno a portare avanti con il Governo la rivendicazione di un riequilibrio, qualitativo e quantitativo della presenza militare. Ci siamo, anche, impegnati ad arrivare alla sottoscrizione di una Intesa che sancisse l’impegno del Governo nazionale all’adozione appunto di concrete misure di riequilibrio, da attuarsi con modalità e tempi certi. Misure che l’Ordine del giorno ha indicato puntualmente e sulle quali tornerò a breve.
Ciò che intendo evidenziare a voi tutti è che questa è stata la cornice entro cui si è svolta la mia azione politica con il Governo e, in particolare, con la Difesa, in tema di riequilibrio della presenza militare in Sardegna.
La prima sede di confronto è stata la seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari del giugno del 2014. In quella sede dopo aver ribadito le aspettative dei Sardi, per troppo tempo rimaste inascoltate dallo Stato, ho rifiutato, unico Presidente a farlo, di firmare un accordo da altri confezionato.
Ho rifiutato di far da comparsa in una recita già scritta, dove altri erano gli attori principali.
Ho chiesto che per la Sardegna il copione fosse riscritto. Ho chiesto ed ottenuto un impegno concreto della Difesa, in termini di riequilibri e di compensazioni. Un impegno che non preveda alcuna contropartita a carico della nostra regione. L’avvio di un confronto che affrontasse tutte le questioni aperte, quelle della mozione consiliare.
Prima di discutere sui contenuti dello schema d’Intesa con il ministro della Difesa, penso sia giusto che in quest’aula sia riconosciuto anche quanto abbiamo già fatto. Già dal 2014 abbiamo ottenuto la sospensione delle attività esercitative nel periodo che va dal primo giugno al trenta settembre. E qui è giusto riconoscere il merito al ministro Pinotti: dal 2014 ad oggi le attività esercitative non si sono più svolte nel periodo estivo.
Subito dopo l’incendio all’interno del poligono di Capo Frasca, abbiamo ottenuto che le prescrizioni antincendio all’interno dei poligoni fossero definite con il nostro Corpo forestale.
Un anno fa abbiamo ottenuto il riconoscimento degli indennizzi ai pescatori di Capo Frasca, che per ben venti anni erano stati esclusi dal diritto ad un indennizzo per le giornate in cui le attività di pesca erano vietate a causa delle esercitazioni. Un diritto riconosciuto a tutte le altre marinerie. Noi abbiamo chiesto lealtà, uguaglianza di diritti per i pescatori di Capo Frasca e noi l’abbiamo ottenuto. E’ stato detto che altri l’avevano chiesto, che non era un problema nuovo, forse è tutto vero, ma, ripeto, noi l’abbiamo ottenuto.
Nel gennaio 2015 ho sottoscritto con il sottosegretario della Difesa, l’avvio formale di un tavolo di concertazione con l’obiettivo di «valutare in coerenza con le linee programmatiche del ministro della Difesa e con le risoluzioni parlamentari e consiliari, la percorribilità dell’avvio dì un processo di graduale dismissione di parte dei Poligoni e l’ individuazione di misure di riequilibrio e armonizzazione, in termini di riduzione quantitativa e qualitativa della presenza militare, in tempi certi e modalità definite». 
Vorrei che fosse a tutti presente la portata dell’impegno allora sottoscritto, è detto a chiare lettere che il Ministero accettava di discutere con noi dell’avvio di una graduale dismissione dei poligoni. Parlo del poligono di Teulada, di quello di Capo Frasca.
Mai e lo ripeto mai, la Difesa aveva accettato di parlare di rilascio di porzioni dei Poligoni.
Ve lo ricordo ancora colleghi consiglieri nessuna di queste cose fino ad oggi è mai stata ottenuta. Lo ripeto: mai.
Abbiamo quindi lavorato fino ad oggi per la definizione di un Intesa che contenesse misure concrete di riduzione quantitativa e qualitative della presenza militare e di compensazione.
Vengo quindi ai contenuti.
Nell’intesa è confermato, e formalmente sancito, l’impegno alla sospensione delle attività esercitative a fuoco nei Poligoni sardi per il periodo estivo, dal primo giugno al trenta settembre di ogni anno. Con l’intesa l’impegno è assunto formalmente. E’ una risposta che dà certezze agli operatori del turismo, e a chi abita nei pressi dei poligoni, che vede allungarsi di un mese e in alcuni casi di un mese e mezzo il periodo di sospensione.
Una delle maggiori criticità legate alla presenza militare è legata alla mancanza di Osservatori ambientali nei Poligoni e nelle aree addestrative.
Nell’Intesa, per la prima volta è «riconosciuta la necessità del superamento delle possibili criticità di carattere ambientale e sanitario nelle aree a forte intensità militare». Grazie alla nostra azione, il Governo, per la prima volta, lo sottolineo ancora, istituisce Osservatori ambientali indipendenti nei poligoni e nelle aree a maggior intensità addestrativa.
Abbiamo a lungo lottato perché la parola “indipendenti” fosse inserita nel testo. Questo significa certezza e trasparenza dei dati che saranno prodotti da un organismo indipendente rispetto a chi utilizza i poligoni. E’ un’altra risposta a lungo attesa dalle popolazioni e dagli operatori economici, e ancora una volta sarà questo Consiglio, oggi, a decidere se riconoscerla con il suo voto. Su questo punto vorrei sottolineare che sull’argomento ci siamo mossi in coerenza con le risoluzioni della Commissione parlamentare d’Inchiesta sull’uranio impoverito. E’ di questi giorni, infatti, la notizia dell’approvazione di una modifica normativa in materia di tutela ambientale nei Poligoni. Bene noi abbiamo agito in coerenza con ciò, abbiamo cioè definito il nuovo assetto organizzativo delle attività di tutela ambientale.
Abbiamo, inoltre, ottenuto i rilasci definitivi di alcune porzioni di Poligoni. Ve le elenco:
– Spiaggia di «Porto Tramatzu», poligono di Capo Teulada, e delle relative pertinenze. E’ una richiesta che risale agli anni ’80 alla quale fino ad ora non è mai stata data risposta;
– Spiaggia di S’Ena e S’Arca del Poligono di Capo Frasca;
– Porzione della scogliera sino a Punta S’Achivioni, Poligono di Capo Frasca;
– Caserma Ederle, di Calamosca a Cagliari;
– E ancora, abbiamo riavviato i processi di dismissione dei beni non più utili ai fini istituzionali della Difesa, a partire dagli Accordi del marzo 2008. Si tratta degli accordi per la dismissione del patrimonio immobiliare non più utile al fine istituzionale della Difesa.
Colleghi voglio chiarire che per la prima volta abbiamo ottenuto il rilascio di porzioni di Poligoni, e lo abbiamo ottenuto senza alcuna contropartita da parte dll nostra regione.
Significa che abbiamo fatto un primo passo per la graduale dismissione dei Poligoni, questo è quello che il Consiglio nel maggio del 2014 ci aveva chiesto. Questo è quello che i Sindaci ci hanno chiesto, questo è quanto ci eravamo impegnati a fare.
Sarà questo Consiglio che deciderà con il suo voto se restituire alla Sardegna queste parti del suo territorio, oppure lasciarle nelle mani della Difesa, che le ha tenute fin da quando è stato deciso di fare della nostra regione, il luogo più gravato dalle servitù militari d’Italia
Ancora in termini di mitigazioni è sancito l’impegno alla concessione temporanea di alcune spiagge per il periodo estivo e per le festività di Pasqua:
– Spiaggia di «Sabbie Bianche», poligono di Capo Teulada, cessione per il periodo estivo e per le festività pasquali;
– Spiaggia di Murtas, poligono di Capo San Lorenzo, cessione per il periodo di fermo delle attività a fuoco.
– Previsione di un’area di rispetto per le zone archeologiche interne al poligono di Capo Frasca;
Le spiagge saranno aperte senza che i Sindaci debbano, ogni anno, come è successo fino ad ora, chiedere la concessione al Comandante di turno. Per me questo è un loro diritto, ma sarà questo Consiglio, oggi, con il suo voto a decidere se finalmente questi Sindaci potranno esercitarlo o meno.
Uno degli obiettivi che, fin dal primo momento, ci siamo posti nelle interlocuzioni con il Governo è l’impegno a sviluppare in Sardegna, attività di ricerca e innovazione tecnologica e di sperimentazione tecnologico-industriale di attività duali nell’Isola.
Programmi quali ad esempio cyber-defence, cyber security e modelling &simulation, scuola di protezione civile (poligono di Perdasdefogu), attività nel settore spaziale, attività di sperimentazione, certificazione e traning di droni presso i poligoni (Decimomannu e Perdasdefogu).
L’intesa prevede l’impegno ad avviare un tavolo interistituzionale nel quale saranno individuate le misure concrete.
Anche su questo tema è bene fare alcune precisazioni, il tavolo interistituzionale è necessario perché la risorse per ricerca e sviluppo sono nella disponibilità dei ministeri dello Sviluppo economico e del MIUR.
Il risultato concreto è che con l’intesa un componente del Governo ha già deciso che parte delle attività di ricerca e sviluppo del proprio dicastero dovranno svolgersi in Sardegna. E’ uno dei nostri principali risultati. Noi siamo consapevoli del nostro vantaggio competitivo, rappresentato dalle infrastrutture presenti nel nostro territorio, quello che abbiamo ottenuto è il riconoscimento dei nostri Centri di ricerca, delle nostre Università e dei nostri ricercatori quali sedi di queste attività strategiche. Queste attività significano crescita, sviluppo e posti di lavoro altamente qualificati. Anche per questo, per avviare questo percorso di un possibile sviluppo duale, è cruciale la risposta che il Consiglio regionale deve dare oggi.
Uno dei temi per il quale ci siamo impegnati con l’ordine del giorno, riguarda le misure compensative disposte per i Comuni o gli operatori economici che subiscono limitazioni a causa della presenza militare.
In questo tema alcuni importanti risultati sono già stati raggiunti, mi riferisco all’Accordo per i pescatori di Capo Frasca, ingiustamente esclusi dagli indennizzi per le marinerie.
Nell’Intesa è previsto l’impegno ad avviare, entro tre mesi dalla sottoscrizione, un tavolo tecnico interministeriale per la verifica delle coperture finanziarie, per il tempestivo pagamento dei contributi e degli indennizzi per l’individuazione di criteri certi per la definizione dei programmi di indennizzo e contributi da erogare a ristoro delle limitazioni subite. Anche in questo caso è necessaria una precisazione.
Tutti noi abbiamo ben presenti gli attuali ritardi e le incertezze sulla misura dei contributi. Vorrei essere chiaro Ne sono consapevole io per primo e con me i Sindaci dei Comuni maggiormente oberati da servitù militari. Noi abbiamo parlato degli evidenti limiti dell’attuale sistema di erogazione dei contributi, che, lo ricordo, fa dipendere la loro misura dagli equilibri del bilancio statale. Noi abbiamo parlato del diritto ad una giusta compensazione per un danno. E i danni si risarciscono a prescindere. Abbiamo chiesto e in parte già ottenuto che le erogazioni avvengano annualmente. E’ una richiesta dei Sindaci che noi abbiamo fatto nostra e portato al tavolo con il Governo.
Nell’intesa è prevista la piena operatività della caserma di Pratosardo a Nuoro. Questo significa che alcuni reparti dell’esercito vi saranno trasferiti. E’ la risposta alla domanda di un territorio, del Sindaco di Nuoro. Anche su questo punto la parola va al voto di quest’Aula.
Così è per il riavvio della scuola per sottoufficiali della Marina di La Maddalena. Qui abbiamo previsto anche la realizzazione di un polo dell’eccellenza dell’economia del mare.
Fa parte integrante dell’intesa un cronoprogramma nel quale sono descritte le tempistiche di realizzazione di ciascuna delle attività. Entro tre mesi dovrà essere formalizzato il documento che definisce i percorsi amministrativi per la realizzazione delle attività stabilite dall’intesa.
Questi sono elementi che ci rafforzano nella convinzione che gli impegni saranno mantenuti. Troppe volte abbiamo visto accordi e intese che si sono bloccati per mancanza di tempistiche e di procedimenti amministrativi certi. Questo è un altro degli impegni che la Difesa si assume con noi, questa è la risposta ai tempi certi e le modalità concrete disposti nell’ordine del giorno consiliare.
Questi sono in sintesi i contenuti dell’intesa, alla quale abbiamo lavorato a lungo e duramente. E come sempre accade, in questi casi, certamente ora si solleverà qualche voce, ci sarà chi dirà che si può fare ben altro, che si può fare meglio, che in fondo si tratta di obiettivi già raggiunti (mi chiedo quando, qualcosa mi deve essere sfuggito!). Meglio niente allora? Io non ragiono così. Certo, sarebbe stato molto facile cavalcare l’onda populista e demagogica del dire no a tutto. Ma il nostro obiettivo non era e non è questo, il nostro obiettivo è fare il bene della Sardegna dando risposte concrete. Abbiamo aperto una strada, altri passi sono necessari, li faremo e li farà chi verrà dopo di noi, se vorrà.
Oggi però, in questa decennale vicenda siamo chiamati, onorevoli colleghe e colleghi a segnare un punto fermo. Lo dobbiamo ai Sindaci, lo dobbiamo ai rappresentanti di categoria, lo dobbiamo ai lavoratori, a chi abita e chi lavora vicino ai poligoni, lo dobbiamo ai nostri operatori del turismo, ai nostri laureati. Lo dobbiamo alla nostra terra, lo dobbiamo ai sardi.

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Da strumento straordinario anticrisi a strumento ordinario e stabile per affiancare tutte le altre misure a sostegno del comparto lattiero-caseario della Sardegna. Il futuro del pegno rotativo è stato delineato in un incontro fra l’assessore regionale della Programmazione Raffaele Paci, il presidente della Commissione regionale Abi Giuseppe Cuccurese, il presidente del Consorzio per la tutela del pecorino romano Salvatore Palitta ed i rappresentanti delle cooperative. Durante l’incontro, sono state anche messe a punto le procedure per la rivalutazione delle scorte messe a pegno e si è discusso della possibilità di mettere a punto un pegno dedicato ad altre due diverse tipologie di formaggio Pecorino Romano, più stagionati e quelli che invece non sono arrivati a maturazione (attualmente è interessato il Pecorino Romano che ha raggiunto i 5 mesi di stagionatura). E’ stato annunciato che sarà reso più vantaggioso l’utilizzo di un mix di strumenti da parte delle imprese (prestito di campagna, pegno rotativo e assistenza di consorzi Fidi): per raggiungere questo risultato, il prestito di campagna, che già dal 2017 ha operato in maniera differente, realizzando una copertura temporale più ampia da 12 a 18 mesi. Prossimo obiettivo, applicare una procedura di pegno sul prodotto fresco atto a divenire, secondo modalità tecniche da sperimentare nella prossima campagna.
«Siamo state una delle prime regioni a partire con uno strumento utile alla razionalizzazione della filiera di una DOP, come il Pecorino Romano, perché introduce un sistema di garanzia finora assente che consente di facilitare i rapporti fra il mondo bancario e i trasformatori del latte ovino – dice Raffaele Paci -. Uno strumento che coinvolgerà e aiuterà a sostenere tutti i componenti del comparto, a partire dai pastori. Il pegno rotativo avrà inoltre il fondamentale ruolo di calmiere dei prezzi sul mercato·»
«L’introduzione del pegno rotativo ha garantito la disponibilità finanziaria delle imprese, consentendo altresì il mantenimento in stoccaggio di merce che, in condizioni operativo-finanziarie precedenti al pegno – sottolinea Salvatore Palitta -, sarebbe stata immessa sul mercato senza un’adeguata programmazione di vendita. Tanto è vero che dal periodo della sua operatività a luglio 2017, si è assistito ad un aumento repentino del valore.»
Il protocollo d’intesa fra Regione, ABI, Consorzio di Tutela del Pecorino Romano e organismi di settore è stato sottoscritto lo scorso 26 aprile, dopo i lavori al tavolo presieduto da Paci in cui la Regione ha svolto il ruolo di facilitatore per la definizione degli aspetti tecnici che hanno permesso di arrivare all’accordo: il formaggio può essere destinato a garanzia di linee di credito da concedere per la riqualificazione di finanziamenti in scadenza e/o per la concessione di prestiti di campagna. Particolarità importante dello strumento è il fatto che ciascuna azienda, laddove abbia nei suoi magazzini lo spazio necessario, manterrà il proprio prodotto seppure dato in pegno. In caso contrario potrà collocarlo in magazzini individuati congiuntamente da tutti i soggetti rappresentati al tavolo.
«Abbiamo lavorato molto in questi mesi per raggiungere questo importante risultato – conclude Raffaele Paci -. Continueremo a seguire con la massima attenzione tutti i problemi relativi alla filiera lattiero caseario, comparto per noi assolutamente prioritario, che ci vede già operativi con una serie di importanti e innovativi strumenti finanziari.»

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«L’approvazione della legge per la proroga al 30 giugno 2019 del Piano Casa è un atto necessario, in quanto il termine della scadenza – che la legge n. 8/2015 fissava al 31 dicembre 2017 – era ormai prossimo e, in attesa della discussione in Aula del disegno di legge sul Governo del territorio, dovevamo consentire alle imprese del settore edile di proseguire la loro attività con un minimo di pianificazione.»
Lo ha detto l’assessore regionale dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, dopo l’approvazione della variazione della legge ‘Piano Casa’ da parte del Consiglio regionale.
«L’augurio – ha aggiunto Cristiano Erriu – è che la commissione Urbanistica esamini al più presto il testo di legge e si porti il provvedimento all’attenzione dell’Assemblea regionale, per poter così avviare un confronto aperto con tutte le forze politiche.»

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Il rispetto delle pari opportunità in ambito lavorativo oggi può essere maggiormente tutelato tramite i controlli effettuati dagli ispettori del lavoro. Regione, Ispettorato del lavoro di Cagliari e Oristano, e Uffici delle consigliere di Parità regionale e metropolitana, mettono insieme le proprie competenze per potenziare la funzione ispettiva e, nel contempo, prevenire e contrastare i fenomeni discriminatori nei luoghi di lavoro. Il tema è stato affrontato a Cagliari in occasione del seminario dal titolo “Lavoro e discriminazioni: l’ottica di genere nel mondo del lavoro”, a cui hanno preso parte l’assessore del Lavoro, Virginia Mura, e la consigliera regionale di parità, Tiziana Putzolu.

«Questa collaborazione è una grande opportunità – ha detto l’assessore – perché permette di affrontare il problema delle discriminazioni negli ambienti di lavoro, di cui sono vittime soprattutto le donne, in maniera più efficace e incisiva attraverso il supporto che è in grado di dare la nuova figura dell’Ispettore. Le verifiche da loro effettuate non si limiteranno soltanto al controllo sulla regolarità delle posizioni contrattuali e delle misure di sicurezza, ma saranno molto utili anche per far emergere i trattamenti discriminatori che molto spesso le lavoratrici non denunciano per paura di essere penalizzate nell’organizzazione aziendale o, nella peggiore delle ipotesi, licenziate. Le lavoratrici hanno bisogno di sentirsi tutelate e sufficientemente protette per affrontare la denuncia di un trattamento discriminatorio, specie se questo non avviene in modo palese, al limite del rispetto delle regole. Il contributo degli Ispettori va incontro all’operato della consigliera di parità che avrebbe in questo modo maggiori elementi per intervenire a sostegno delle donne vittime di discriminazioni.»

La consigliera regionale di parità, Tiziana Putzolu, ha affermato che «c’è bisogno di maggiore responsabilità sociale verso il lavoro delle donne ad ogni livello, soprattutto nella pubblica amministrazione che, quando discrimina, è maggiormente colpevole. Il seminario di oggi dimostra che esiste ancora nella società una questione femminile non risolta, che parte dalle fragilità delle donne nel mondo lavoro per ripercuotersi in altri ambiti».

L’assessore Mura, d’altro canto, ha sottolineato che «la Regione promuove e sostiene questa iniziativa perché si colloca nell’ambito delle azioni già realizzate a tutela del lavoro femminile, per favorire il benessere ed il welfare aziendale e assicurare migliori condizioni alle lavoratrici anche grazie agli strumenti di conciliazione. L’azione sinergica messa in campo dalle Consigliere di parità e dall’Ispettorato può costituire un valido deterrente per i datori di lavoro e uno strumento capace di cambiare la cultura imprenditoriale, contribuendo ad affermare l’uguaglianza quale principio a vantaggio sia delle lavoratrici e dei lavoratori che della stessa impresa. Sempre a sostegno della parità di genere nei luoghi di lavoro – ha concluso l’assessore del Lavoro – a breve partirà la prima sperimentazione per promuovere il Diversity management, un sistema innovativo che punta a diffondere una nuova concezione dell’organizzazione aziendale e a valorizzare le diversità nell’ottica di una migliore distribuzione dell’orario, del carico di lavoro e delle mansioni».

Al seminario, organizzato dalla Consiglierà di Parità della Città metropolitana di Cagliari, Maria Pace, hanno preso parte il consigliere regionale Valter Piscedda, in rappresentanza della Città metropolitana, il Capo dell’Ispettorato del Lavoro di Cagliari e di Oristano, Eugenio Annicchiarico, il Giudice del Tribunale di Sassari, Elena Meloni, la docente di psicologia del lavoro dell’Università di Cagliari, Silvia de Simone, la consigliera di parità della città metropolitana di Milano, Chiara Vannoni, e la consigliera di parità della provincia di Lecco, Adriana Ventura.

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«Nelle scorse settimane abbiamo già avviato con il tavolo dell’Organismo interprofessionale latte ovino sardo (Oilos) delle interlocuzioni affinché si attivino tutte le procedure di monitoraggio delle produzioni che possano quindi favorire una crescita del prezzo del latte pagato ai pastori.»
Lo ha detto l’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, che ha assicurato una nuova convocazione dell’Oilos.
«Nei prossimi giorni convocheremo di nuovo Oilos e solleciteremo, per quanto di loro competenza, che siano messe in campo tutte le azioni possibili – ha aggiunto l’assessore dell’Agricoltura -. Se mi si chiedesse quale potrebbe essere un prezzo minimo ragionevole che i pastori dovrebbero pretendere dal mercato, direi: vista la pessima stagione che ha compromesso le produzioni, penso che i pastori possano chiedere, mettendosi assieme fra loro, almeno il prezzo medio ricavabile dalle ultime cinque stagioni.»

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Venerdì 15 dicembre “Liberi e Uguali” ufficializza la sua nascita in Sardegna. Alle ore 17.00, ad Oristano, presso la sede della Fondazione Berlinguer in via Canepa, verrà creato un coordinamento locale che seguirà la fase di crescita e radicamento di questa nuova proposta per il Paese.

«Sarà un’occasione per una discussione alla presenza del deputato Nico Stumpo, tra gli attivisti del nuovo progetto, anche sulle priorità programmatiche che dalla nostra regione offriamo come contributo alla discussione nazionale calendarizzata con 6 grandi iniziative nel fine settimana del 16/17 dicembre – si legge in una nota -. Riteniamo che il progetto di ricostruzione del Paese non possa fare a meno di un investimento infrastrutturale nel mezzogiorno e nelle Isole e più in generale di un rilancio del mezzogiorno capace di chiudere la forbice sempre più ampia che anche in una fase di timida ripresa sembra consolidarsi tra le aree più ricche del Paese e quelle più in difficoltà – si legge ancora nella nota -. In questo discorso generale ragioneremo insieme su come la Sardegna con le sue peculiarità possa essere protagonista in questo percorso.»

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Si chiude con una serata che vedrà protagonisti alcuni tra i musicisti più rappresentativi della scena sarda nel mondo la XIX edizione del Festival internazionale di musica da camera, organizzato a Iglesias dall’associazione culturale Anton Stadler.

Domenica 17 dicembre alle 19 nello storico Teatro Electra va in scena , l’anteprima assoluta della nuova produzione firmata Anton Stadler. Saranno sul palco il sassofonista Gavino Murgia, il bandoneonista Fabio Furìa e il pianista Walter Agus, mentre le musiche originali (una suite per bandoneon e sax soprano, scritta apposta per l’occasione) portano la firma di Matteo Martis. In scena, per un omaggio dedicato a Grazia Deledda, nel 90esimo anniversario della consegna del Nobel per la letteratura, ci sarà anche l’attore Simeone Latini.

La serata proporrà uno spettacolo trasversale, frutto dell’incontro tra linguaggi musicali ed espressioni artistiche diversi: è la Sardegna raccontata attraverso le note del jazz e i ritmi trascinanti del tango, sino alle sonorità quasi da film hollywoodiano delle composizioni di Matteo Martis.

A fare da corollario alla parte musicale, è poi un omaggio a Grazia Deledda con le parole del suo romanzo più celebre, “Canne al vento”, recitate da Simeone Latini mentre scorrono sullo schermo le immagini dell’omonimo sceneggiato del 1958, diretto da Mario Landi, e alcune sequenze del film muto “Cenere” (1916), diretto da Febo Mari, con Eleonora Duse.