28 November, 2024
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Alla vigilia dell’incontro odierno, organizzato per ricordare la figura di Pietro Cocco a cent’anni dalla nascita, il Circolo di Cortale (CZ) “Enrico Berlinguer” del Partito della Rifondazione Comunista, ha inviato un ricordo di Pietro Cocco.

Cortale è il piccolo paese situato in provincia di Catanzaro (oggi ha 2.117 abitanti) nel quale Pietro Cocco venne confinato due volte, la prima per ben due anni il 2 settembre del 1935, quando aveva solo 18 anni, a causa di «manifestazioni sediziose con affissioni di stampe clandestine». A Cortale rimase molto legato, perché vi conobbe la donna che sarebbe poi diventata sua moglie. E vi tornò con la compagna Filomena per ben due volte, nel 1999 e nel 2001.

Riportiamo il testo integrale.

Pietro Cocco nasce nel 1917. Cent’anni fa. Cent’anni fa la Rivoluzione d’Ottobre, Rivoluzione che tanto ha significato per milioni di uomini e donne nel mondo e anche per Pietro Cocco. La vita delle persone a volte lambisce, a volte intreccia, subisce o segna la Storia. La vita di Pietro Cocco ne racchiude tutti gli aspetti. All’inizio subisce, poiché ribelle, le ritorsioni del regime fascista ma, il confino, non fiacca la sua tempra. Confinato a Cortale (CZ), conosce persone che, come lui, subiscono ingiustizie e patimenti, conosce l’amore, intreccia rapporti che dureranno nel tempo. Nel dopoguerra, tornato definitivamente in Sardegna, con la moglie e i due figli, il giovane ribelle è ormai un maturo dirigente politico e sindacale che contribuisce a quel lungo cammino che porterà le classi popolari a lottare per l’affermazione dei loro diritti. Per Cortale, Pietro Cocco fu ispiratore delle idee comuniste, aveva “formato” un gruppo di artigiani del luogo che si incontravano, discutevano di politica, sul “che fare”… Il PCI nacque da quel grumo raccolto attorno ad un sardo caparbio che, con intelligenza, seppe seminare idee di libertà, uguaglianza, riscatto sociale.

Quando, nel 1975, si ricostituì a Cortale la sezione del PCI, dopo la lunga diaspora dell’emigrazione degli anni sessanta, i compagni più anziani ricordavano spesso a noi, a noi giovani di allora, l’antico passato e nei loro racconti non mancava mai il ricordo di Pietro Cocco. Sembravano racconti “fantastici”, quasi il mito “delle origini”.

Poi il PCI fu sciolto; per le compagne e i compagni della sezione “Giuditta Levato” di Cortale le strade divergono… Alcuni di noi scelsero di ricominciare e costituirono il Circolo di Rifondazione Comunista intitolato ad Enrico Berlinguer. In questo nuovo inizio si intrecciano i racconti, e il nome di Pietro Cocco ritorna. .. Il compagno Pietro Mascaro, allora segretario del Circolo, in una ricerca archivistica sui confinati, decide di “cercare” Pietro Cocco. Nasce, rinasce così un rapporto fecondo che porta Pietro Cocco a tornare, con la cara compagna Filomena, dopo più di cinquant’anni, a Cortale per ben due volte, nel 1999 e nel 2001. Fu un’emozione grande per noi tutti, ancora più grande per gli anziani che poterono riabbracciare un loro antico compagno, colui che aveva ispirato e contribuito alla nascita del locale PCI. Negli incontri, presso il nostro Circolo o in Sardegna, dove fummo suoi ospiti, ci affascinava sempre l’acume politico, l’intelligenza delle sue riflessioni, l’etica e il rigore delle sue analisi.

Il mondo è cambiato, le idee comuniste sono spesso considerate in modo negativo o giudicate obsolete.

Noi pensiamo ancora che l’umanità abbia bisogno di libertà, certamente, ma soprattutto di giustizia sociale. Non c’è pace, non c’è libertà piena senza giustizia. Il mondo nuovo che tutti vagheggiavano nell’89, alla caduta del “muro”, è stata una mera chimera. L’odierno panorama pullula di muri, reali e mentali, la solidarietà tra i popoli quasi una bella favola per pochi nostalgici. Eppure noi ancora pensiamo che «un altro mondo è possibile»… E in questo nostro sentire più acuta è la nostalgia per compagni come Pietro Cocco che avevano una “risposta” o le “domande giuste”. La sua lunga vita, vissuta con passione e rettitudine, indica ancora che l’impegno per «cambiare le cose esistenti» è non solo possibile ma necessario. Così come necessaria è la nostra memoria.

Un caro abbraccio ai familiari di Pietro, alle compagne e ai compagni, alle cittadine e ai cittadini di Carbonia.

I compagni del Circolo di Cortale (CZ) “Enrico Berlinguer” del Partito della Rifondazione Comunista

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Cent’anni fa, esattamente il 26 marzo 1917, nasceva a Iglesias Pietro Cocco, sindaco di Carbonia, dirigente politico e sindacale. Si sono ritrovati in tanti, questo pomeriggio, nella sala Astarte della Grande miniera di Serbariu, per ricordare la straordinaria figura di quello che viene ancora oggi considerato da tutti “IL SINDACO DI CARBONIA”, città che ha guidato da primo cittadino per oltre vent’anni in due fasi diverse, e alla quale ha dedicato gran parte della sua vita, caratterizzata dal duro lavoro in miniera fin da giovanissimo, ancora minorenne, dalle durissime lotte per la difesa dei diritti dei lavoratori negli anni del fascismo e dal confino. Città per la quale ha rinunciato al Consiglio regionale, nel quale era stato eletto. C’erano parlamentari, consiglieri regionali, sindaci, amministratori, sindacalisti e tanti amici che lo hanno conosciuto e in molti casi ne hanno condiviso per periodi più o meno lunghi le esperienze.

E’ stato Salvatore Figus, oggi operatore culturale ma negli anni giovanili impegnato in politica e poi anche amministratore comunale, dopo il breve saluto del sindaco di Carbonia, Paola Massidda, a presentare il primo ricordo della figura di Pietro Cocco. Salvatore Figus ha posto in evidenza anche il grande lavoro organizzativo svolto da Mario Zara, presidente dell’associazione “Amici della miniera”, che per problemi personali non ha potuto partecipare all’incontro. E’ toccato poi a Paola Atzeni, antropologa, docente universitaria ed assessore per diversi anni al fianco di Pietro Cocco; Enrico Pasqui, ex dirigente sanitario dell’ospedale Sirai di Carbonia, guidato per diversi anni da Pietro Cocco; tre ex sindaci: Antonio Saba, Giuseppe Casti e Antonangelo Casula.

In sala è stata proiettata una delle ultime interviste, realizzata nel 2007 da Paola Atzeni, dalla quale è emersa la grande visione politica di Pietro Cocco, allora 90enne, che ha tracciato un quadro della situazione politica nazionale di quegli anni, rimarcando la grande delusione per l’esperienza di governo del Centrosinistra, dalla quale si aspettava un’impronta diversa sia in politica interna sia in politica estera.

Sono intervenuti inoltre l’on. Antonello Mereu, consigliere comunale di opposizione nelle consiliature guidate da Pietro Cocco, che ha sottolineato la sua grande abilità nel tenere unito l’intero Consiglio comunale, con grande rispetto e considerazione del ruolo dei consiglieri di opposizione, sulle grandi scelte ritenute utili all’interesse della città e del territorio ed il rammarico per l’amara conclusione della sua esperienza amministrativa; il figlio Sergio, che ha ringraziato tutti i presenti per aver voluto rendere omaggio alla memoria del padre Pietro, oltre trent’anni dopo la conclusione della sua esperienza politica e amministrativa; il giornalista Sandro Mantega che ha ricordato alcuni passaggi di una sua intervista pubblicata nel 2007 su L’Unione Sarda; e, infine, Salvatore Cherchi, ex parlamentare, sindaco di Carbonia e presidente della provincia di Carbonia Iglesias, che ha concluso l’incontro.

La seconda giornata dedicata al ricordo di Pietro Cocco a cent’anni dalla nascita, è prevista domenica 26 marzo con la proiezione del film “La terra dentro”, di Stefano Obino, nella sala della Fabbrica del Cinema, nella Grande miniera di Serbariu. La presentazione del film, prodotto cinque anni fa, della durata di 72′, verrà curata da Andrea Contu e sarà preceduta dall’intervento di Fabio Desogus, autore del libro “Pietro Cocco. Il minatore antifascista di Iglesias diventato sindaco di Carbonia”. Interverranno la famiglia Cocco e l’assessore della Cultura del comune di Carbonia, Emanuela Rubiu.

                                         

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E’ iniziato il conto alla rovescia per BITEG, la Borsa Internazionale del Turismo Enogastronomico, che quest’anno si svolgerà dal 28 al 29 aprile a Cuneo, nel Complesso Monumentale di San Francesco, in Via Santa Maria 10, nel cuore del centro storico cittadino.

BITEG è il più importante evento nazionale di comunicazione, promozione e vendita del prodotto turistico enogastronomico: una vetrina importante per il territorio, un’occasione unica per far conoscere e valorizzare i propri prodotti in tutto il mondo. Per due giorni la città di Cuneo sarà la capitale del buon cibo ed accoglierà Tour Operator internazionali che incontreranno gli operatori turistici, creando così uno scambio di notizie ed esperienze, indispensabili per promuovere il “pacchetto” che lega il turismo all’enogastronomia, sempre più ricercato dai turisti di tutto il mondo. Sono già aperte le iscrizioni per partecipare all’edizione del 2017 di BITEG e durante la due giorni cuneesi, si svolgerà il workshop tra Buyer (domanda) e Seller (offerta): tour operator, consorzi turistici, club di prodotto, catene alberghiere e strutture ricettive di charme legate al turismo enogastronomico si incontreranno per la commercializzazione del prodotto turistico enogastronomico italiano. Per l’edizione di quest’anno, è prevista la partecipazione di 45 buyer internazionali specializzati nel segmento del turismo enogastronomico, provenienti dai mercati esteri target per l’Italia, ossia: USA, Canada, Russia e Europa, con una attenzione particolare area sui Paesi Scandinavi.

Il Workshop è un momento di incontro “B2B – business to business” – fra Buyer internazionali e Seller nazionali per la commercializzazione del prodotto turistico enogastronomico italiano.

Per i seller che vorranno partecipare alla Borsa Internazionale del Turismo Enogastronomico, possono scrivere a biteg@olosgroup.eu oppure contattare i numeri 348 1208105 Giselle – 347 6223727 Carla – 340 4879887 Maurizio.

I seller saranno selezionati tra TO Incoming, consorzi turistici, club di prodotto, catene alberghiere e strutture ricettive di charme legate al turismo enogastronomico, provenienti da tutto il territorio italiano.

Ricchi di appuntamenti ed incontri, saranno le giornate di venerdì 28 e sabato 29 aprile, dal mattino – con l’accoglienza dei seller e dei buyer – fino a sera. Non mancheranno i momenti per assaggiare le tipiche produzioni locali.

Parallelamente si svolgerà un mercato alimentare, il MEG – Mercato Enogastronomico che raccoglie le migliori produzioni provenienti da tutta Italia.

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La rete “I giardini della Biodiversità” di Iglesias partecipa ad un bando nazionale per le associazioni no profit. E’ nata per sviluppare una cultura della biodiversità, della partecipazione, della sostenibilità, della fraternità, della bellezza, dell’arte e della rigenerazione urbana e sociale. Alla rete partecipano 6 associazioni: Scuola Civica di politica (capofila), Associazione Gennarta, Associazione Le dodici stanze dell’anima, Associazione Socio Culturale TUTTO CAMBIA liberi di essere, Associazione di Promozione Sociale Progettobarega.org, Umanità Nuova-Mov. dei Focolari)

Insieme hanno partecipato al bando del comune di Iglesias relativo:

  •  alla gestione per due anni della chiesa del Salvatore,
  • alla sua valorizzazione quale spazio sociale della comunità.

Il progetto presentato è stato ritenuto valido e approvato.
Serra Perdosa è una zona considerata “periferica” di Iglesias, città dalle origini antiche, 
quartiere rinato nel dopo guerra su un territorio di insediamenti più antichi come testimonia la sopravvivenza dell’edificio altomedievale del Salvatore. Matrice della parte moderna è il progetto di Sottsass con case operaie e spazi verdi per piccoli orti perché mantenessero il legame tra gli operai minerari, manifatturieri e siderurgici destinatari delle abitazioni e le origini agro-pastorali. Lo sviluppo edilizio successivo fatto in modo caotico ha fatto perdere questi rapporti con una popolazione che a fronte di un crollo delle realtà imprenditoriali si è spesso sentita come in una sacca avulsa dalla identità culturale della città antica e in un luogo secondario.
La chiesa, ristrutturata nel 2007, non ha avuto una gestione organica progettuale sul lungo periodo ed è rimasta chiusa, salvo sporadici e isolati eventi. L’intento del progetto è quello di ridar vita non solo a un monumento molto bello, posto al centro del quartiere “periferico” più popolato della città ma anche di valorizzarne le particelle di terreno nel recinto della concessione che serviranno come luogo per conoscere specie vegetali locali.
Dagli elementi storici emerge un luogo, chiesa e giardino, che richiama la semplicità, la piccola aggregazione, l’incontro tra diverse culture, l’utilizzo da parte della comunità di spazi agricoli. Conservare e valorizzare questo monumento significa dargli vita, seguendo un filo che intreccia la tradizione con l’innovazione.

L’obiettivo principale delle associazioni coordinate dalla Scuola Civica di Politica è quindi quello di valorizzare e aprire alla frequentazione, dei luoghi speciali e fuori dal tempo in cui la biodiversità vegetale si può coniugare con quella umana, con la creazione di reti e collaborazione tra diversi soggetti e luoghi didattici in cui sperimentare una socializzazione attiva e creativa. Questi luoghi nell’antichità erano i luoghi di culto con gli Orti e le Scolae. Noi proponiamo, dunque, un luogo di sincretismo di culto religioso prima di rito greco e poi cattolico e poi di vita laica per incontrarsi e scambiare saperi in laboratori/ corsi per tutto l’anno e giardini: dei semplici per l’erboristeria, orto per le verdure e frutteto per recuperare la conoscenza dell’agricoltura locale.

I laboratori e gli eventi che si stanno programmando sono:

1. Laboratorio di storia: apertura e fruizione del bene culturale e del suo contesto.
2. Laboratorio della biodiversità umana e delle sue produzioni: incontri, conferenze, dibattiti, feste sulla diversità culturale, politica e religiosa.
3. Laboratorio della biodiversità biologica: l’orto sinergico didattico, il frutteto, l’orto dei semplici
4. Scuola civica di erboristeria popolare con incontri mensili
5. Mercato periodico del biologico e del naturale per promuovere e mostrare l’esistenza di modelli alternativi di produzione e consumo, dell’artigianato e dei saperi della terra
6. Letture, film, mostre, concerti con il coinvolgimento della popolazione del quartiere
7. Laboratori dei saperi tecnici, linguistici, artistici, naturalistici
8. Realizzazione della settimana della biodiversità per le scuole cittadine.

Per la progettazione del giardino, che nella parte centrale potrà diventare anche un’aula didattica a cielo aperto, si sta organizzando un work shop di formazione con alcuni esperti per ascoltare ipotesi culturali/organizzative e soluzioni tecniche che partono dall’analisi botanica del giardino e da ipotesi di permacultura.

Anche per quanto riguarda l’aspetto storico-archeologico il metodo sarà lo stesso: work shop pubblico con vari esperti: Storici, archeologi, architetti, agronomi botanici e figure professionali che di volta in volta ci aiuteranno sulle prospettive di valorizzazione.
Il progetto è in via di realizzazione, nella fase di organizzazione degli spazi e dei laboratori che avranno inizio nel mese di maggio.

Per sostenere il progetto, occorre partecipare, proporre, suggerire! La Scuola Civica di Politica è sin da quando è nata un luogo per partecipare e imparare assieme per questo il nome proprio della Scuola è la Città in comune.

Occorre votare, entro le 18.00 di giovedì 30 marzo, dando dieci punti al progetto “I giardini della Biodiversità” con il quale la rete partecipa ad un bando nazionale per le associazioni no profit come la nostra. Si vota cliccando sul link https://community-fund-italia.aviva.com/voting/progetto/schedaprogetto/16-1081#plus . E’ il sito dell’Organizzazione che ha messo a bando il finanziamento dei migliori progetti italiani di associazioni che senza fini di lucro/ no profit hanno messo in concorso i loro progetti di pubblica utilità. Il finanziamento va solo per i progetti. Solo i primi cinque passano all’ultima selezione.

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Il Comitato No basi ha organizzato tre iniziative su “repressione e resistenze“, da martedì 28 a giovedì 30 marzo, a Sassari, Nuoro e Cagliari.

Il programma prevede la prima iniziativa a Sassari marted’ 28 marzo, alle ore 18.30, al Culletivu S’idea Libera, in via Casaggia 12; 
la seconda mercoledì 29 marzo, alle ore 18.30, a Nuoro, presso la biblioteca S. Satta, in via Asproni 8; 
la terza, infine, a 
Cagliari, giovedì 30 marzo, alle ore 18.30, nella biblioteca BAZ, in via San Giacomo 117. 
Interverranno
Paola Staccioli (centro documentazione lotta rosso 17 ) e Italo Di Sabato (osservatorio sulla repressione).
A Nuoro e Cagliari prima del dibattito ci sarà un monologo dell’attore Carlo Valle sulla situazione carceraria del 41 bis.

«Negli ultimi anni le manifestazioni di conflittualità sociale e politica sono oggetto di attacchi sempre più duri, in Italia come nel resto d’Europa – si legge in una nota degli organizzatori -. Ogni espressione radicale di conflitto viene colpita in modo sempre più duro. Lottare contro la repressione per noi è un dovere. Come è importante, nello specifico, denunciare le torture, le condizioni di carcere duro, condurre campagne contro l’art. 41 bis, ecc.»
«Negli ultimi anni la devastazione di interi territori in nome del profitto, la mancanza di case e di lavoro, la decadenza della scuola e del sistema sanitario, ovvero un generale peggioramento delle condizioni di vita provocato dall’acuirsi della crisi, ha spinto di nuovo sul terreno della lotta settori popolari più vasti – si legge ancora nella nota del Comitato No basi -. Lavoratori, in particolare della logistica, cittadini che si oppongono a discariche, basi militari, grandi opere, migranti, disoccupati, studenti, occupanti di case… si sono trovati a fare i conti con pestaggi, denunce, fogli di via, schedature di massa e misure restrittive varie, o con nuove forme di repressione subdole quali le multe pecuniarie, volte a indebolire il sostegno popolare ai movimenti. Vari sono, infatti, gli strumenti utilizzati, da quelli più apertamente militari e polizieschi (carcerazioni, arresti, denunce, fogli di via, Daspo, ecc.), a quelli amministrativi (in particolare le sanzioni pecuniarie) fino a forme più soft, mediatiche e culturali. La denuncia e la corretta informazione sull’apparato di prevenzione/repressione statale sono necessarie. Così come le campagne di solidarietà nei confronti dei prigionieri politici, “vecchi” e “nuovi”, e di tutti i compagni e le compagne colpiti dalle differenti forme di repressione (licenziamenti, multe, denunce, carcerazione).
Occupazioni abitative, iniziative antifasciste, blocchi stradali, sabotaggi, scontri di piazza… Mai cadere nella trappola di distinguere “buoni” e “cattivi” di fronte al nemico di classe. Si parte e si torna insieme… ci insegna il movimento No Tav – conclude la nota del Comitato No basi -, quando rivendica collettivamente anche le azioni maggiormente criminalizzate.»

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La Guardia Costiera di Portoscuso è intervenuta questo pomeriggio nel canale di San Pietro per soccorrere un surfista disperso in mare. L’uomo, un 59enne di San Giovanni Suergiu, stava praticando kitesurf nello specchio acqueo antistante la spiaggia di “Punta de S’Aliga” quando una forte raffica di vento lo ha portato al largo, finendo poi per strappargli l’aquilone e la tavola.

I suoi compagni di kite, notata la situazione da lontano e perdendo di vista la posizione dell’uomo, hanno immediatamente attivato i soccorsi, lanciando l’allarme alla Guardia Costiera. Sono quindi intervenuti in mare una motovedetta della vicina Guardia Costiera di Carloforte, due piccole unità da diporto e alcuni uomini da terra.

Nel corso delle ricerche è stata dapprima individuata l’attrezzatura da kite del disperso, che spinta dal forte vento di scirocco era terminata in prossimità della rotta dei traghetti in servizio di linea tra Portovesme e Carloforte.

Dopo poco più di un’ora dalla segnalazione, l’uomo è stato avvistato dalle unità nella zona di ricerche a circa un chilometro dalla costa e portato in salvo presso il porto turistico di Portoscuso. L’uomo, quasi in stato di ipotermia e in preda ai crampi, è stato soccorso sul posto dal personale medico del 118 e, successivamente, trasportato in codice giallo all’ospedale Sirai di Carbonia, per gli accertamenti del caso.

Il comandante della Guardia Costiera di Portoscuso, il tenente di vascello Rocco Chiuri, esorta tutti di attenersi sempre alle disposizioni che regolano le attività che si svolgono sul mare e che sono contenute nell’Ordinanza di sicurezza balneare, al fine di evitare di imbattersi in situazioni di pericolo. Inoltre, ricorda di allertare immediatamente la Guardia Costiera in caso di emergenza in mare, telefonando al numero blu 1530.

Il tenente di vascello Rocco Chiuri.

Il tenente di vascello Rocco Chiuri.

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Balzo in avanti delle imprese femminili in Sardegna. Nel 2016, dopo la crescita registrata l’anno precedente, le aziende guidate da donne hanno superato le 38mila unità, di cui ben 6mila risultano essere artigiane.

L’anno si è quindi chiuso con un saldo positivo di +370 unità produttive e con un tasso di crescita dell’1% rispetto al 2015, ben superiore alla media nazionale fermatasi al +0,72%.

E’ questo ciò che emerge dall’analisi dell’Osservatorio di Confartigianato Imprese Sardegna, sui dati di Unioncamere del 2016.

Le aziende artigiane guidate da donne nell’isola sono 5.995 e rappresentano il 16,48% di tutte le imprese del settore. La nostra isola, tra i vari comparti regionali artigiani, è la 9ª più “rosa” mentre il primo posto è occupato dall’Abruzzo (20,75%) e l’ultimo dal Trentino (13,32%).

Tra i settori artigiani dove la presenza delle donne è maggiore troviamo “I servizi alla persona”, seguito dal “confezionamento di articoli di abbigliamento”, “servizi di ristorazione”, “attività di servizi per edifici e paesaggio” e “industrie alimentari”“fabbricazione di articoli in pelle”, “imprese tessili”, “servizi di informazione”, “attività ricreative, artistiche e di intrattenimento” e “attività di supporto e servizi agli uffici”.

«La crescita del mondo imprenditoriale femminile – commenta la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Carmela Folchetti – è un segnale molto positivo che potrebbe significare la ripresa del sistema produttivo regionale. Purtroppo, molte di queste realtà sono fragilissime e soggette a ogni tipo di “intemperia”: è fondamentale che vengano tutelate.»

Recenti analisi hanno dimostrato come le imprese femminili crescano più velocemente di quelle maschili, ma hanno un’esistenza più breve: il ciclo di vita medio di un’impresa “rosa” (12,9 anni) è infatti di quasi due anni più corto rispetto alla media delle imprese in generale (14,7 anni). Segnale che, nonostante i progressi fatti fino ad ora, le imprenditrici ancora devono fare i conti con criticità superiori alla media durante l’attività economica.

Confartigianato, inoltre, ha calcolato come il tasso di occupazione delle donne senza figli sia pari al 55,5% ma scenda al 52,8% per le donne con figli. Addirittura il tasso di occupazione scende al 44,7% per le donne con figli tra i 25 e i 34 anni.

«Negli ultimi anni, però – prosegue la presidente di Confartigianato Sardegna – sono stati fatti enormi passi avanti. Un esempio è il voucher baby-sitting, che ha segnato il superamento di un’incomprensibile disparità di trattamento tra dipendenti e titolari d’impresa. Certamente non basta ancora bisogna proseguire su questa strada per offrire alle donne i servizi indispensabili a conciliare il lavoro e la cura della famiglia. Chiediamo che la Politica si impegni, ancora di più rispetto a quanto già sta facendo, su queste imprescindibili necessità.»

Per Confartigianato Sardegna, occorre continuare promuovere lo sviluppo dell’imprenditorialità femminile e favorire, appunto, la conciliazione tra lavoro e cura della famiglia, compito difficile in un Paese, come l’Italia, che investe poco in servizi sociali. E’ necessario, per questo, costruire un sistema di welfare che permetta alle imprenditrici di esprimere nel lavoro e nell’impresa le proprie potenzialità, realizzando un percorso di crescita personale e offrendo il proprio contributo allo sviluppo economico e sociale.

Da anni la Confartigianato combatte la battaglia per ottenere i voucher per l’assistenza di familiari anziani e disabili, o di quelli per formare i collaboratori chiamati a sostituire temporaneamente la titolare nell’attività d’impresa, o del credito d’imposta per incentivare la creazione di attività d’impresa nei servizi di welfare la famiglia e per l’infanzia e degli sgravi fiscali e contributivi per assunzioni a tempo determinato di coadiuvanti nei periodi di maternità.

«E’ fondamentale continuare a fare delle politiche non finalizzate solo alle start up innovative – riprende Maria Carmela Folchetti – ma bisogna fare in modo che l’imprenditoria femminile possa nascere e continuare anche a crescere, anche dal punto di vista “mentale” e non solo numerico. Ciò che manca, sempre di più è la storica legge 215 per l’imprenditoria femminile, quella che in Italia permise la nascita di 70.000 aziende guidate da donne e permise un incremento occupazionale di oltre 90.000 unità in tutta Italia.»

«In ogni caso – conclude la presidente Folchetti – con o senza incentivi o voucher, per fare l’imprenditrice e la mamma, in Sardegna bisogna essere sempre più brave. Molto più brave.»

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La Pet Therapy diventa una cura ufficiale anche in Sardegna. Riconosciuta dall’Italia nel 2003, a un anno dalla firma dell’accordo fra Governo, Regioni e Province autonome che ha stabilito le linee guida, una delibera approvata dalla Giunta Pigliaru ne sancisce l’attuazione.
Gli assessori della Sanità Luigi Arru e del Lavoro Virginia Mura hanno presentato questa mattina alla stampa le modalità con cui la Regione regolerà lo svolgimento degli Interventi Assistiti con gli Animali (IAA), garantendo la formazione degli operatori e la conformità delle strutture pubbliche e private con tutte le norme amministrative, edilizie e sanitarie vigenti.
«È una delibera importante perché offre ai cittadini sardi una nuova opportunità – ha detto l’assessore Luigi Arru – siamo partiti dalla richiesta di una mamma e dalla lettera di Elena, sua figlia, che durante un lungo ricovero aveva espresso il desiderio che gli animali domestici potessero fare compagnia ai bambini in ospedale. Essere riusciti a realizzare il suo sogno è una piccola, grande soddisfazione. Partendo dalla valorizzazione di esperienze già esistenti in Sardegna, come quella sperimentale del Microcitemico o quella dell’ippoterapia di Olbia, abbiamo costruito linee guida immediatamente applicabili. Grazie a questi interventi – ha concluso Luigi Arru – abbiamo oggi uno strumento in più per il recupero del contatto sociale e delle relazioni dei pazienti, con significativi benefici che ricadono anche sulle famiglie.»
L’assessorato del Lavoro avvierà corsi specifici per formare gli operatori professionali, divisi per tipologia in corsi propedeutici, base e avanzati.
«Oltre all’importanza della pet therapy dal punto di vista medico, c’è un ulteriore valore che questo provvedimento attiva: la possibilità di creare occasioni di lavoro – ha detto l’assessore Mura -. Nell’atto approvato in Giunta, infatti, abbiamo previsto le linee guida a cui le agenzie formative attive in Sardegna dovranno attenersi per l’accreditamento e per definire i corsi per gli operatori. I percorsi formativi riconosciuti – ha specificato la titolare del Lavoro – saranno differenziati a seconda dell’animale che viene utilizzato per l’intervento di co-terapia, e permetteranno a chi li frequenta di ottenere una qualifica avente valore legale da spendere sul mercato del lavoro. Il discorso riguarda tanto i professionisti che già lavorano con gli animali in ambiente sanitario, e che magari vogliono allargare il proprio campo di attività, sia coloro che vogliono avvicinarsi per la prima volta a questo settore.» 
Gli Interventi assistiti con gli animali genericamente indicati con il termine di Pet Therapy, comprendono diversi tipi di prestazioni a valenza terapeutica, riabilitativa, educativa, didattica e ricreativa con il coinvolgimento di animali domestici. Si basano su evidenze scientifiche che ne dimostrano l’efficacia e sono rivolti prevalentemente a persone affette da disturbi della sfera fisica, neuromotoria, mentale e psichica, ma anche a individui sani, per i benefici che ne derivano.
La corretta applicazione degli IAA richiederà il coinvolgimento di una équipe multidisciplinare composta da medico di famiglia, medico veterinario, psicologo, educatore professionale, coadiutore dell’animale, animale e educatore dell’animale, che ha il compito di programmare, mettere in atto e monitorare gli interventi.
Gli animali impiegati sono il cane, il cavallo, l’asino, il gatto e il coniglio. Devono essere rispettati i requisiti sanitari, comportamentali e di tutela del benessere animale.

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«In tutta Italia i territori devono essere ascoltati sul problema dell’amianto nelle aree cosiddette extra SIN, cioè quelle degli ex poli industriali contaminati che si trovano fuori dai Siti d’interesse nazionale. In Sardegna abbiamo problematiche importanti a Oristano e a Ottana, per esempio. Ma in generale a oggi manca ancora una mappatura completa contenente sia il dato sanitario che quello ambientale per la successiva bonifica e, a nome di tutte le Regioni, ne ho sollecitato il rapido completamento.»

Lo ha detto, ieri a Roma, l’assessore della Difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna Donatella Spano, intervenuta in qualità di coordinatrice della Commissione ambiente in Conferenza delle Regioni alla seduta congiunta del ‘Tavolo di coordinamento inter-istituzionale amianto’.

«La richiesta è stata ampiamente condivisa dal Tavolo e il suo Nucleo tecnico operativo ha presentato uno specifico piano biennale di attività – ha proseguito Donatella Spano -. Dobbiamo avere una fotografia che includa anche i territori extra SIN, necessaria a dare finalmente risposte sia in termini di salute delle popolazioni che di sviluppo economico delle aree attualmente contaminate dall’amianto.»

Il tavolo istituzionale, coordinato dal ministero della Sanità, è composto dai ministeri dell’Ambiente, dell’Economia e Finanza, del Lavoro e della Giustizia, dall’Anci, dall’Upi e dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome con le sue commissioni.

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L’assessore regionale dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, ha partecipato oggi al 21esimo Meeting di primavera che si è tenuto ad Arborea per raccontare il mondo delle campagne, incontrando amministratori, imprenditori, studenti e cittadini. L’impegno di tornare in città era stato preso lo scorso 10 marzo quando Pierluigi Caria, con il vice presidente Raffaele Paci, aveva incontrato i vertici di Bonifiche Ferraresi Spa e gli amministratori locali, a poche settimane dalla chiusura della vendita di SBS al colosso nazionale dell’agroalimentare. Il titolare dell’Agricoltura, accompagnato dal sindaco Manuela Pintus e dai consiglieri regionali del territorio, ha visitato le eccellenze produttive del lattiero caseario, delle carni bovine, dell’ortofrutta.
«Andare sul campo, uscire dagli uffici per incontrare gli amministratori, gli imprenditori e gli studenti è il modo di migliore per raccogliere idee e suggerimenti su come intervenire per valorizzare e supportare i progetti produttivi più promettenti – ha detto Pierluigi Caria -. Il distretto di Arborea è un modello delle buone pratiche sull’agroalimentare non solo per la Sardegna, ma per l’Italia intera. Ed è da questi tanti modelli che abbiamo sparsi su tutta l’Isola che dobbiamo ripartire, condividendo con chi è rimasto indietro le esperienze imprenditoriali di successo.»
Particolare soddisfazione per la visita, tanto attesa, è stata espressa dal sindaco Manuela Pintus che oggi ha avuto modo di illustrare a Pierluigi Caria anche le difficoltà che devono affrontare ogni giorno le imprese del territorio.
Questa mattina c’è inoltre stata la firma del protocollo d’intesa tra Regione e Banca di credito cooperativo di Arborea sul prestito agrario di conduzione. Il provvedimento, studiato dall’assessorato dell’Agricoltura e già sottoscritto dal Banco di Sardegna, prevede una dotazione finanziaria di 2,5 milioni di euro per favorire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese operanti nel settore della produzione agricola primaria e della trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli. Si tratta di aiuti in conto interessi per operazioni di credito a breve termine, della durata massima di 12 mesi.
«Voi siete il futuro dell’agricoltura sarda. Un’agricoltura che stiamo sostenendo con i progetti Terra ai giovani e con le diverse Misure del Programma di sviluppo rurale: prima fra tutte la 6.1 sul Primo insediamento dei giovani in agricoltura – ha detto Pierluigi Caria rivolgendosi alle centinaia di studenti degli istituti superiori di agraria della Sardegna e agli universitari delle Facoltà di Agraria e Veterinaria di Sassari intervenuti al 21esimo Meeting agricolo -. Come Regione puntiamo a sviluppare un’agricoltura produttiva, istruita, moderna e di precisione che si costruisca da un lato fra i banchi di scuola e dall’altro attraverso le esperienze pratiche dei nostri genitori.»