I Riformatori sardi del Sulcis Iglesiente scendono in campo a difesa della sanità pubblica.
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I Riformatori sardi del Sulcis Iglesiente scendono in campo a difesa della sanità pubblica.
Il coordinamento del partito ha esaminato la situazione ed ha approvato un documento nel quale sottolinea che «la sanità pubblica oggi nel Sulcis Iglesiente sta male, è seriamente malata e si avvierà verso uno stato terminale se non faremo tutti insieme: sindaci e istituzioni locali, forze politiche e sociali, associazioni di utenti e consumatori, cittadini tutti, una grande battaglia per il pieno diritto alla salute anche nel nostro territorio».
«Questi anni, regnanti Pigliaru e Arru con commissari ad acta ed ora più Moirano con direttori d’area sempre ad acta, hanno prodotto una situazione di grave allarme in tutta la Regione – sostiene Francesco Loi, coordinatore dei Riformatori sardi del Sulcis Iglesiente -. Nel nostro territorio: i servizi si sono via via ridotti e sono stati resi sempre più complicati per i cittadini ma anche per gli operatori. I reparti ospedalieri sono in gran parte sotto organico: Medicina ad Iglesias ed Emodinamica a Carbonia sono i casi più eclatanti, ma non certo i soli, come viene denunciato quotidianamente dai cittadini e dai mezzi di informazione. Per quanto riguarda gli organici di tecnici, infermieri e operatori socio sanitari siamo ai miracoli per garantire il presidio dei reparti; il Cup dopo il mancato rinnovo del contratto degli operatori che erano stati formati per garantire il servizio ai cittadini su più turni e in tutto il territorio ha ridotto il servizio per cui per una prenotazione devi mettere in conto una intera mattinata di fila. Dopo quanti mesi potrai avere un appuntamento per la visita che ti occorre? Le Case della Salute che fine hanno fatto?»
«Sono trascorsi ormai dieci anni da quando abbiamo proposto e riproposto ancora la necessità dell’ospedale unico da realizzare ex novo in zona baricentrica per assicurare una sanità di qualità nel Sulcis Iglesiente, ma è stata fatta una scelta diversa dal territorio e dalla Regione a favore di due ospedali a Carbonia ed Iglesias più le case della salute a Carloforte, Sant’Antioco, Giba e Fluminimaggiore – sottolinea ancora Francesco Loi -. Oggi non ci sono le condizioni per riproporre il nuovo ospedale unico anche se in futuro la cosa potrebbe essere rilanciata. La sanità nel territorio ha quindi assunto una sua fisionomia organizzativa e su quella non possiamo mollare. L’applicazione dei parametri standard nazionali condanna la sanità in Sardegna e nel Sulcis Iglesiente: garantire i livelli essenziali di assistenza a Milano che ha 1.600.000 residenti e garantirli in Sardegna allo stesso numero di residenti non può essere considerata la stessa cosa. La sensazione netta che abbiamo è che la sanità nel nostro territorio possa ridursi rapidamente a due mezzi ospedali e all’abbandono progressivo del territorio col risultato che crescerà sempre più l’esodo verso Cagliari e le strutture convenzionate e certo non per scelta ma per assoluta necessità. Molto preoccupante è la situazione di organico dei medici di medicina generale (medici di famiglia) destinata ad aggravarsi nei prossimi mesi per l’alto numero di pensionamenti previsto.»
«Rispetto alla situazione non vediamo quel protagonismo dei sindaci e di forze politiche e sociali che si è manifestato negli anni per una sanità sempre migliore per i nostri cittadini ma anzi ci sembra di cogliere una pericolosa disattenzione o sottovalutazione. Se stiamo fermi a guardare, non solo il presente ma ancora più il futuro della sanità del Sulcis Iglesiente sarà dipeso anche dai comportamenti di tutti noi. Se la cosa più importante è la salute allora anche la battaglia più importante da non mancare è la piena disponibilità nel nostro territorio dei diritti di assistenza. Noi ci mettiamo a disposizione per la battaglia politica e sociale più importante del nostro territorio. Nell’immediato – conclude il coordinatore dei Riformatori sardi del Sulcis Iglesiente -, la prima tappa da conquistare è il recupero degli organici per il pieno funzionamento di tutti i reparti e i servizi nelle strutture ospedaliere e in quelle territoriali e negli ambulatori di medicina generale con la dovuta attenzione alle località periferiche e in particolare alle isole minori.»