26 November, 2024
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«Siamo il Paese della biodiversità e quindi nettamente contrari all’accordo CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) tra Europa e Canada, perché non è nei migliori interessi dell’Italia». Lo ha affermato David Granieri, presidente di Unaprol alla conferenza stampa di TUTTOFOOD a Milano, che ha aggiunto «così come è articolato l’accordo apre all’omologazione dei sapori ed al livellamento verso il basso della qualità dei nostri prodotti agricoli».

Il tutto avviene mentre i consumi di olio di oliva sono in diminuzione. Secondo i dati del Consiglio Oleicolo Internazionale di Madrid, negli ultimi dieci anni il consumo dell’olio di oliva in Italia è calato di oltre 200mila tonnellate. A fare compagnia al nostro tricolore vi sono, nello stesso periodo, Spagna con -100mila tonnellate e Grecia. Quest’ultima ha perso il 22% scendendo a 120mila tonnellate all’anno.

Per invertire questa tendenza negativa, afferma ancora Granieri «dobbiamo riempire di nuovi contenuti il rapporto con il consumatore mondiale. Intercettare i loro bisogni, creare nuovo valore intorno all’olio extra vergine di oliva italiano che è tra i prodotti più soggetti a maggiore pressione promozionale (70%)».

Nel mondo l’86% dei consumatori sa cos’è l’olio extra vergine di oliva e una media del 72% sa che l’Italia è uno dei paesi produttori. Inoltre, nella misurazione della notorietà tra i paesi produttori di olio di oliva, l’Italia è prima in classifica nel mercato globale. «L’accordo CETA però – aggiunge David Granieri -, mischia le carte e crea confusione tra i consumatori perché avranno più difficoltà a distinguere prodotti originali da quelli con nomi simili agli originali e di fantasia che evochino anche una certa italianità. Questo non è corretto – ha concluso David Granieri – perché non si può sostenere la globalizzazione a spese dell’olivicoltura italiana che è basata sul concetto di biodiversità e di glocalizzazione dei territori di produzione.»

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Sugli sviluppi della vertenza Alcoa, i segretari CGIL Roberto Puddu e Roberto Forresu scrivono al governatore Francesco Pigliaru e al ministro Carlo Calenda.

«Nella riunione tenutasi a Cagliari il 1 dicembre dello scorso anno, per quanto ci riguarda – scrivono Roberto Puddu e Roberto Forresu -, abbiamo formulato il riconoscimento per il cambio di passo impartito alla vertenza sia con l’accordo con l’Alcoa, sia per quanto riguarda la decretazione dell’Area di Crisi Industriale Complessa e le conseguenti soluzioni per superare in larghissima parte la perdita degli ammortizzatori sociali, oltre l’impegno a dare soluzione al resto dei lavoratori del bacino escluso da quel vitale provvedimento.»

«Al contempo – aggiungono Roberto Puddu e Roberto Forresu – abbiamo però sollecitato la prosecuzione del rispetto degli impegni nel merito e nel metodo con quest’ultimo che, a partire dalla natura della richiesta del Ministro di procedere indispensabilmente “giocando in squadra”, assume importante sostanza nell’esercizio della condivisione e nella responsabilità, ciascuno nell’ambito del proprio ruolo. Questione che comporta chiaramente il fatto che i componenti di quella “squadra” – che per noi sono e rimangono i lavoratori, le lavoratrici, il territorio nelle loro rappresentanze sindacali e istituzionali – devono essere parte attiva della stessa. Per questo, confermando l’apprezzamento per il cambio di passo ma consci che il tempo passa velocemente, dobbiamo anche ribadire e questo mal si sostanzia con le notizie a “gocce” nei Social; con quelle preziose e sempre informalissime frutto dell’interesse e delle interlocuzioni di Parlamentari del territorio; infine da quelle altrettanto informali e apparentemente “sfuggite” alle varie Parti in campo.»

«Infine, in considerazione della inusuale risposta domanda del Ministro in un twitt “se ci si possa vedere dopo il 15 marzo?”, riteniamo di poter affermare che per quanto ci riguarda è necessario anticipare e di molto quella data. Pertanto, ci permettiamo di sollecitare la Convocazione urgente della riunione della “squadra” – concludono Roberto Puddu e Roberto Forresu –  nella quale fare il punto e condividere lo stato della Vertenza, da tenersi possibilmente in Sardegna.»

Silos occupato

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«I lavori di demolizione e bonifica dei gruppi 1 e 2 nella centrale di Fiumesanto se non sono fermi procedono con grande ed incomprensibile lentezza, a meno di un anno dalla scadenza delle autorizzazioni. Questo non può che creare dubbi e preoccupazioni sia dal punto di vista dello stato di inquinamento del sito che per quanto riguarda i problemi legati alla sicurezza. Chiediamo che Eph chiarisca quali siano i motivi dei ritardi. Non basta più affermare che i lavori termineranno nel febbraio del 2018 ma si deve procedere definendo con chiarezza tempi e modi di realizzazione del decommissioning.» Lo afferma in un comunicato il senatore del Partito Democratico Silvio, Lai nel quale illustra la lettera scritta al ministro Gian Luca Galletti la quale chiede una maggiore vigilanza.

«È trascorso quasi un anno e mezzo dall’interrogazione che insieme ad altri colleghi senatori avevamo presentato per chiedere i motivi del blocco dei cantieri delle bonifiche dei gruppi 1 e 2 ad olio combustibile. In quell’occasione – aggiunge Silvio Lai – avevamo ricordato come la demolizione e lo smaltimento con bonifica e ripristino dell’area sarebbe dovuto avvenire entro il dicembre del 2014. C’è stato poi il sequestro del cantiere da parte della magistratura ma successivamente anche questo ostacolo all’avvio dei lavori era venuto meno. Oggi, nonostante le affermazioni rassicuranti sul rispetto del crono programma definito da EPH i cantieri risultano praticamente fermi, questo almeno è quanto emerso dall’esito dell’audizione del dirigente del settore ambiente della Provincia nella competente commissione consiliare del Comune di Sassari, che con la presidente Fadda ha dato vita ad un’opportuna indagine conoscitiva sulla situazione. In questi anni ci sono stati molti cambi di programma e impegni sottoscritti e poi disattesi da parte di chi gestiva la centrale di Fiumesanto. Non ultimo sulla realizzazione del quinto gruppo, anche se il cerino acceso é stato lasciato da EOn e non intendiamo attribuirlo all’azienda della Repubblica Ceca.»

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E’ finalmente arrivata, ieri sera, con posta certificata al Governo, l’offerta formale di acquisto dello stabilimento Alcoa di Portovesme da parte della multinazionale svizzera dell’alluminio Sider Alloys, sulla quale il Governo dovrà effettuare tutte le verifiche sulla consistenza finanziaria dell’azienda interessata a rilanciare la produzione di alluminio nello stabilimento di Portovesme fermo ormai da oltre quattro anni.

Il deputato del Partito Democratico Francesco Sanna, in un post sul suo profilo facebook, invita alla prudenza.

«E’ importante che Syder Alloys abbia presentato un’offerta per acquisire lo stabilimento Alcoa di Portovesme – scrive Francesco Sanna -, ma il suo contenuto, mi dicono al ministero dello Sviluppo economico, deve essere migliorato di molto per poter essere discusso o positivamente valutabile. Tuttavia credo e spero che nei prossimi giorni l’offerta assuma forme e contenuti diversi.»

«La presentazione dell’offerta d’acquisto da parte di Sider Alloys dello smelter si Portovesme – ha detto da parte sua Emanuele Cani, anch’egli deputato del Partito Democratico – è sicuramente positivo e può essere considerato un significativo passo avanti in un percorso lungo e lento. Da parte nostra resta alta l’attenzione verso una vertenza cruciale per il nostro territorio. Apprezziamo l’impegno del Governo che, sicuramente, proseguirà nel cammino per giungere ad una soluzione positiva della vertenza.»

 

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Riesplode lo scontro, nel Consiglio comunale di Iglesias, tra maggioranza e opposizione. L’occasione è arrivata con la convocazione della riunione consiliare di lunedì 27 febbraio, richiesta dai consiglieri di opposizione per parlare principalmente degli “equilibri politici venutosi a creare negli ultimi mesi” dopo i cambiamenti maturati nella Giunta guidata da Emilio Gariazzo e disertata da tutti i consiglieri di maggioranza, eccezion fatta per il presidente del Consiglio comunale Mauro Usai che ha rispettato il suo ruolo istituzionale.

Ieri sera i capigruppo di maggioranza, Ubaldo Scanu del “Partito Democratico”, Gianluca Tocco di “Sinistra Ecologia Libertà” e Pierina Chessa de “Il tuo segno per Gariazzo”, hanno spiegato in una nota le ragioni della mancata partecipazione alla riunione del Consiglio comunale.

«Permane in noi la difficoltà di comprendere le reali motivazioni che hanno spinto i colleghi della minoranza a richiedere reiteratamente una discussione in Consiglio – con relativo conseguente dispendio di risorse pubbliche – sugli “equilibri politici venutosi a creare negli ultimi mesi” – scrivono Ubaldo Scanu, Gianluca Tocco e Pierina Chessa -. Quanto questo ordine del giorno fosse risibile, oltre che pretestuoso e non pertinente nella sostanza, lo raccontano i numeri e non solo. In questi quarantaquattro mesi di consiliatura abbiamo partecipato a 92 Consigli comunali esaminando, discutendo ed approvando centinaia di atti, mozioni e regolamenti. L’attività politica si è inoltre svolta attraverso centinaia di commissioni consiliari nonché con tutto ciò che non è strettamente istituzionale come viaggi in Regione, sopralluoghi, assemblee, incontri, tavoli di lavoro, etc. Nello specifico, nei circa quattro mesi passati dal 17 ottobre 2016, giorno in cui i colleghi della minoranza hanno deciso di impiegare il loro tempo e le loro energie per richiedere la discussione in oggetto, la giunta comunale ha prodotto ben 95 deliberazioni, mentre nei cinque consigli comunali tenutisi nello stesso intervallo temporale sono state approvate 25 proposte, discusse 2 mozioni e hanno ottenuto risposta 5 interrogazioni ed una interpellanza.»

«Tra gli atti approvati in Consiglio nel periodo considerato – aggiungono Ubaldo Scanu, Gianluca Tocco e Pierina Chessa – ve ne sono alcuni di particolare importanza, quali l’approvazione delle linee guida per la redazione del Piano Urbanistico Comunale, l’adesione alla Fondazione del Cammino Minerario di Santa Barbara, l’approvazione delle tariffe relative alla tassa sui rifiuti (ancora una volta più basse rispetto a quelle dell’anno precedente) e il benestare all’utilizzo dei fondi della legge 37/98 per poter investire nella riqualificazione della Città; atti sui quali i nostri colleghi della minoranza hanno quasi sempre votato contro, quando non si sono astenuti o hanno deciso di uscire dall’aula consiliare. Sappiano perciò gli iglesienti che se spenderanno qualcosa di meno in bolletta, se possono già godere di un mercato più bello e ristrutturato, se potranno fruire di una sala per proiezione cinematografica, se avranno un centro storico finalmente illuminato, se non vedranno più l’obbrobrioso generatore di via Cavour, se gli abitanti di via Giordano la vedranno riqualificata dopo decenni e i giovani calciatori di Bindua potranno finalmente cambiarsi in spogliatoi degni di questo nome sarà grazie ai soli voti di questa maggioranza. Ed è perciò – concludono Ubaldo Scanu, Gianluca Tocco e Pierina Chessa – che non abbiamo voluto essere partecipi di quello che consideriamo un consiglio comunale improponibile e incomprensibile; uno sterile, scomposto e inutile attacco all’amministrazione perpetrato ai danni delle tasche dei cittadini.»

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Sinistra, dove sei? L’interrogativo è legittimo a livello nazionale, per i travagli del Partito Democratico e la nascita di nuove formazioni che si propongono di restituire identità ad un’area politica in crisi ormai da diversi anni, ma lo è forse ancora di più in Sardegna e, soprattutto, nel Sulcis Iglesiente, territorio guidato storicamente, politicamente ed amministrativamente, dalla sinistra e/o dal centrosinistra. L’affermazione schiacciante del Movimento 5 Stelle alle Amministrative 2016 a Carbonia, ha segnato la fine di un’epoca durata 70 anni, ma la crisi della sinistra affonda le sue radici più indietro nel tempo. E’ la crisi, almeno a livello locale, non tanto di un’ideologia, quanto dei suoi interpreti, che hanno profondamente deluso il loro “popolo”. Anno dopo anno, la sinistra ha smesso di vestire i “suoi panni”, allontanandosi sempre più dalla “sua missione” e, una volta resasi conto della “disaffezione crescente” della sua base, per conservare il controllo del “potere”, ha stretto accordi “trasversali” che, alla lunga, si sono rivelati, com’era inevitabile, un boomerang. Il passaggio decisivo che ha portato alla profonda crisi che oggi è sotto gli occhi di tutti, è stato la creazione del Partito Democratico, nato dalla “fusione” (a freddo) dell’area erede della vecchia DC con le aree eredi dei vecchi PSI e PCI. Una operazione che, negli intendimenti dei promotori, avrebbe dovuto rappresentare una vera e propria rivoluzione “politica e culturale”, inizialmente ha illuso di poter dare i risultati auspicati, ma alla lunga si è rivelata un fallimento ed ha portato alla scissione.

Il primo effetto negativo per la sinistra, è stato l’indebolimento via via sempre più marcato delle forze politiche minori del vecchio centrosinistra (PRC, PDCI, Verdi, IDV), letteralmente cancellate da una legge elettorale creata proprio con quella finalità, e solo parzialmente confluite nel Partito Democratico che, sotto la guida “Renziana”, ha acquisito, giorno dopo giorno, le caratteristiche di un grande contenitore senza precisa identità e, comunque, orientato più verso il governo del Paese e delle realtà locali che non verso il rispetto della missione di partenza, politica e sociale. Con l’esplosione del fenomeno M5S, alla quale ha concorso in misura rilevante proprio la crisi della sinistra (sono tantissimi, anche a Carbonia e nel territorio, gli elettori che per anni hanno sostenuto la sinistra e, in particolare, il PCI, poi PDS, DS ed ora PD, ad aver deciso di votare M5S, non tanto perché “affascinati” dal nuovo movimento, quanto «per spazzare via una classe politica vecchia, abbarbicata al potere ed ormai completamente distaccata dalla realtà») ed i tormenti interni al Partito Democratico, stanno nascendo nuove realtà nell’area politica che si riconosce nella sinistra. La disillusione, comunque, ha creato danni molto profondi, non facili da sanare, ed è forte il rischio di un’ulteriore crescita dei populismi e dell’allontanamento dei cittadini dalla politica. Oggi, per avere possibilità concrete di riuscire ad invertire la tendenza, è necessario un bagno d’umiltà, riavviare un dialogo serio con i cittadini, affrontare i loro problemi con un approccio nuovo, legato a proposte di soluzione concrete. Sarà sicuramente un lavoro lungo, che potrà dare risultati nel medio e lungo termine ma oggi, pare l’unica strada percorribile.

Giampaolo Cirronis

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L’Agenzia regionale per la Protezione dell’ambiente della Sardegna, Arpas, ha avviato la procedura per la ricerca di professionalità per il conferimento di due incarichi di collaborazione coordinata e continuativa da impiegare nell’ambito del progetto: “Classificazione del territorio regionale della Sardegna con individuazione delle aree a rischio Radon”.
Il progetto rientra nell’ambito del “Piano Nazionale Radon” predisposto dal ministero della Salute al fine di ridurre il rischio di tumore polmonare. Tra gli obiettivi quello di promuovere le buone pratiche in materia di sostenibilità ed eco-compatibilità nella costruzione/ristrutturazione di edifici, anche in relazione al rischi Radon.
Questi i requisiti:
– laurea in discipline tecnico scientifiche preferibilmente in Scienze geologiche o in Scienze geofisiche;
– esperienze (lavorative e/o tecnico-scientifiche) maturate nel settore delle misure di concentrazione di radon con rilevatori a tracce e sistemi di lettura di tipo ottico e conoscenza della relativa strumentazione di misura;
– esperienza (lavorative e/o tecnico-scientifiche) di misure radiometriche maturate nell’ambito di attività del monitoraggio della radioattività ambientale (spettrometria gamma in campo e in laboratorio);
– conoscenza dei principali strumenti informatici;
– esperienza di elaborazione statistica dei dati;
– ulteriore esperienza relativa alla specifica attività richiesta.
Gli interessati dovranno far pervenire la domanda entro il 10 marzo 2017, esclusivamente tramite posta elettronica a uno dei seguenti indirizzi: segreteria.generale@arpa.sardegna.it oppure arpas@pec.arpa.sardegna.it .

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Il presidente Francesco Pigliaru e l’assessore della Sanità Luigi Arru firmeranno domani mattina, alle ore 11.15, a Cagliari, nella sede della Presidenza della Regione di Villa Devoto, con il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e con l’assessore Giulio Gallera, il protocollo operativo tra le due Regioni per l’avvio dell’Azienda per l’emergenza-urgenza (Areus) e del Numero Unico Europeo (NUE) 112. Subito dopo la firma dell’intesa, si terrà un incontro con la stampa.
L’accordo, approvato dalla Giunta regionale lo scorso 25 novembre, nasce dall’esperienza della Regione Lombardia, prima in Italia ad attivare la propria Azienda regionale dell’emergenza urgenza nel 2008 e diventata riferimento a livello nazionale.
La collaborazione tra le due Regioni riguarderà le modalità di funzionamento dell’Areus; la riorganizzazione del sistema regionale dell’emergenza/urgenza sanitaria extraospedaliera (118); le attività di implementazione del servizio di elisoccorso HEMS (Helicopter Emergency Medical Service) regionale; la costituzione, attivazione e funzionamento del Numero Unico dell’Emergenza (NUE) 112; la formazione di tutte le figure professionali coinvolte, anche utilizzando strumenti e metodiche sperimentali. Verranno assicurati il coordinamento e il monitoraggio delle iniziative promosse, la redazione per ogni ambito di intervento di un progetto, la scelta delle misure di informazione e comunicazione da adottare.
La Regione Lombardia offrirà la propria collaborazione per il tramite dell’AREU Lombardia, che collaborerà con la Direzione Generale della Sanità dell’assessorato dell’Igiene e Sanità e dell’assistenza sociale della Regione Sardegna.
Il protocollo avrà una durata di due anni e non comporterà oneri economici a carico dei rispettivi bilanci regionali.

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L’edizione 2016 è stata un successo, allora anche quest’anno l’Isola di Sant’Antioco sarà una delle tappe del Dinamo Camp, progetto itinerante di promozione del basket organizzato dalla Dinamo Sassari in collaborazione con Costa Eventi. Una opportunità unica per i ragazzi sulcitani che , per una settimana, avranno la possibilità di vivere un’esperienza cestistica di alto livello, accanto ai “Giganti” bianco blu e ad un qualificatissimo staff tecnico.

Il Dinamo Camp sbarcherà a Sant’Antioco dal 3 all’8 luglio con la formula “Day Camp”, e il Mu.Ma. Hostel, già partner della Sulcispes Basket, sarà la sede logistica.

Venerdì 3 marzo, dalle 17.00 alle 19.00, il Mu.Ma. Hostel sarà inoltre sede dell’Open Dinamo Camp, pomeriggio dedicato all’informazione e alle iscrizioni alle sessioni itineranti. Ci saranno il dirigente responsabile del settore giovanile Dinamo Giovanni Piras, il responsabile tecnico Giorgio Gerosa, la responsabile del settore minibasket Roberta La Mattina, il responsabile organizzativo dei camp Antonello Manca e il presidente della Sulcispes Sant’Antioco Salvatore Ingrande. I giovani cestisti che intendono iscriversi e le loro famiglie potranno soddisfare tutte le curiosità relative alle tappe e all’organizzazione dell’edizione dell’estate 2017 dei camp biancoblu.

Per chi parteciperà all’evento, e in quell’occasione formalizzerà l’iscrizione, è previsto uno speciale sconto. A tutti i partecipanti al pomeriggio informativo sarà fatto omaggio di un gadget Dinamo e alle 18.45, prima della chiusura dell’incontro, si procederà all’estrazione di 3 biglietti parterre per assistere ad una partita della Dinamo a Sassari, offerti da Geovillage – Costa Eventi.

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Il Consiglio comunale di Carbonia ha approvato il bilancio di previsione con 16 voti a favore, 6 contrari e un’astensione. Il via libera al primo documento contabile targato Movimento 5 Stelle è arrivato ieri sera, al termine di una settimana di riunioni per l’esame delle proposte avanzate dalla maggioranza, l’esame e la votazione degli emendamenti presentati dalle opposizioni (su 83 ne è stato approvato solo uno) e quindi il voto finale.

Si tratta di un bilancio inevitabilmente “povero”, che deve fare i conti con i tagli crescenti dei trasferimenti statali e regionali (2,2 milioni di euro), con la sempre ampia fascia di evasione da recuperare (2,3 milioni di euro entro l’anno in corso) e con il crescente disagio sociale che pone in grandi difficoltà tutte le amministrazioni locali che, anche quando vorrebbero intervenire per dare risposte concrete alle richieste che arrivano loro dai più bisognosi, spesso sono “impossibilitate” a farlo.

Il Movimento 5 Stelle s’è trovato così nella condizione di “raschiare il fondo del barile” per far quadrare i conti, ed ha operato una serie di tagli che hanno creato grandi malumori sia tra i banchi delle opposizioni, sia tra coloro, vedi le tantissime associazioni operanti in città, che potranno contare su un sostegno inferiore rispetto al recente passato per continuare a svolgere le loro attività.

Il voto al bilancio era un passaggio obbligato, sarà il tempo a dire quali saranno i riflessi sulla vita quotidiana e se le scelte fatte sono state più o meno azzeccate. Certo è che il Movimento 5 Stelle, dopo l’euforia iniziale per il trionfale successo elettorale dello scorso giugno, si trova ora davanti al primo vero esame della sua azione politica e amministrativa, perché nei primi otto mesi ha portato avanti solo l’ordinaria amministrazione dell’eredità raccolta dalla Giunta di centrosinistra guidata da Giuseppe Casti.

D’ora in avanti gestire l’ordinaria amministrazione non sarà sufficiente a dare alla città le risposte che i cittadini si aspettano. I miracoli nessuno potrà chiederli e comunque nessuna amministrazione potrebbe realizzarli, ma ciò che i cittadini si aspettano è che la Giunta guidata da Paola Massidda dimostri di essere capace di attingere a risorse “straordinarie”, partecipando ai bandi regionali, nazionali ed europei (ovviamente, vincendoli), con i quali realizzare progetti di sviluppo in grado di dare alla città opere infrastrutturali importanti e risposte  ad almeno una parte delle migliaia di disoccupati, soprattutto giovani, che attendono un’occupazione, per evitare l’emigrazione e… l’indigenza.