26 November, 2024
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La fastosa Sala Oro della Società del Giardino di Milano, esclusivo Circolo fondato nel 1783 con sede presso Palazzo Spinola in via San Paolo 10, ha ospitato l’affollata conferenza di presentazione delle regate nazionali dedicate alle imbarcazioni a vela d’epoca e classiche. L’Associazione Italiana Vele d’Epoca (A.I.V.E.), nata nel 1982, ha illustrato il calendario 2017, composto da 13 appuntamenti che si svolgeranno da giugno a ottobre tra il Mare Tirreno e l’Alto Adriatico. Le regate verranno organizzate sotto l’egida dell’A.I.V.E., che è membro C.I.M., il Comitato Internazionale del Mediterraneo.

Ecco le date:

MARE TIRRENO

8-11 giugno: Trofeo Mariperman – “VI Trofeo CSSN-AP” – La Spezia

9-10 giugno: Regata Sociale AIVE (open) – La Spezia

14-18 giugno: “XVIII Argentario Sailing Week” – Porto Santo Stefano (GR)

23-25 giugno: “XV Grandi Vele a Gaeta” – Gaeta (LT)

28 giugno-2 luglio: “XIV Vele d’Epoca a Napoli” – Napoli

6-10 settembre: “Vele d’Epoca a Porto Rotondo” – Porto Rotondo (OT)

12-15 ottobre: “XIII Raduno Vele Storiche Viareggio” – Viareggio (LU)

MARE ADRIATICO

10-11 giugno: “Porto Piccolo Classics” – Sistiana (Ts)

25-26 giugno: III “Vele d’Epoca a Venezia” – Venezia

9-10 settembre: “International Hannibal Classic”, Monfalcone-Portorose (Slo)-Monfalcone

23-24 settembre: “Trofeo Arsenale di Venezia” – Venezia

30 sett.-1 ott.: “XX Raduno Città di Trieste” – Trieste

7 ottobre: “Barcolana Classic” – Trieste

La stagione delle vele d’epoca

Oggi le manifestazioni dedicate a queste Signore del mare, costruite principalmente in legno tra la metà dell’Ottocento e il 1975, non accennano a diminuire. Ogni evento si svolge in maniera indipendente e in occasione di ogni regata le imbarcazioni partecipanti vengono suddivise sostanzialmente in due categorie: Epoca (varo avvenuto prima del 1950), Classiche (varo avvenuto tra il 1950 e il 1975), alle quali talvolta si aggiunge quella degli Spirit of Tradition (barche di linee tradizionali varate dopo il 1975). Chiunque, in occasione delle regate di vele d’epoca, potrà ammirare sia in porto che in navigazione questi splendidi scafi. Sarà sufficiente recarsi presso le località ospitanti e accedere alle banchine. Ogni mattina le barche usciranno in mare per la regata di giornata, per poi fare ritorno in porto nel corso del pomeriggio.

Al termine dell’ultima competizione in mare si svolgeranno le premiazioni.

Corsaro II, il glorioso yacht della Marina Militare

Nel corso della serata il Capitano di Fregata Marco Paolo Montella, Comandante del Gruppo Navi Scuola a Vela della Marina Militare, ha illustrato la storia di Corsaro II, l’imbarcazione a vela lunga 21,26 metri varata nel 1961 presso il Cantiere Costaguta di Genova Voltri su progetto dello studio americano Sparkman & Stephens. La barca, armata a yawl bermudiano, fa parte del naviglio della Marina Militare e in oltre 50 anni di vita ha sempre addestrato gli allievi ufficiali dell’Accademia Navale di Livorno compiendo navigazioni dall’Atlantico al Pacifico e fino in Australia, soprattutto nei suoi primi anni di vita. Nel 1986, al comando dell’Ammiraglio Cristiano Bettini (all’epoca Capitano di Fregata), ha compiuto una doppia transatlantica dall’Europa fino a New York e ritorno per celebrare il Centenario della Statua della Libertà. In quella occasione l’Hudson River è stato invaso pacificamente da migliaia di barche e velieri. Oggi il Corsaro II, che continua a compiere campagne di istruzione per i futuri comandanti della Marina Militare, partecipa spesso ai raduni di vele d’epoca insieme ad altre barche a vela della Marina (Artica II, Capricia, Caroly, Chaplin, Sagittario, Stella Polare).

 

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La mobilitazione delle associazioni ambientaliste contro il progetto di rilancio dell’Eurallumina, e la nuova presa di posizione del soprintendente per i Beni archeologici per le province di Cagliari e Oristano Fausto Martino che contesta la posizione assunta dalla Giunta regionale che ha ritenuto non vincolante il parere negativo formulato su alcuni aspetti di carattere paesaggistico ed ha dichiarato ai media di ritenere non conclusa la conferenza dei servizi, ha provocato oggi una nuova dura presa di posizione della RSU Eurallumina che ha diffuso una lunga nota.

«Il “NO” si giustifica inizialmente con la preoccupazione (giusta e condivisa da tutti, lavoratori del settore compresi) dell’impatto sanitario e ambientale dovuti agli insediamenti industriali, ma, come nel caso specifico di Eurallumina, quando questi argomenti vengono sviscerati e analizzati sino a valutarne la grandezza delle virgole, in 930 giorni di istruttoria tecnica, due presentazioni pubbliche, due conferenze dei servizi più un supplemento, con osservazioni e richieste di integrazioni poi chiarite, con altri 23 enti diversi (distinti per argomento e competenza specifica) che al termine di una conferenza dei servizi durata due giorni, danno il parere positivo al progetto di ripresa produttiva della fabbrica… ora questi, non bastano più! Quindi, chiarito che chi deputato alla valutazione del lato sanitario e ambientale del progetto ha dato il proprio parere positivo, bisognava inventarsi altro, era necessario passare al piano “B”, bisognava usare le armi pesanti: allora via al ministero dei Beni culturali e alle associazioni ambientaliste di caratura nazionale… perché il fine ultimo è sempre lo stesso: “NO ALL’INDUSTRIA”.»

«Il MIBACT, che ha partecipato a tutte le riunioni tecniche previste dall’iter autorizzativo del progetto Eurallumina ( senza mai segnalare eventuali problemi) e che solo nell’ultimo giorno, dell’ultima conferenza dei servizi, nell’ultima ora, ha espresso parere negativo per problematiche risalenti alla tutela del paesaggio (problematiche che se esistenti non possono certo essere nate all’ultimo momento e che sono state confutate “in punta di diritto” e in un lavoro egregio dalla stessa Regione Sardegna) – aggiunge la RSU Eurallumina -. A questo punto, anche chi non è un simpatizzante delle teorie del complotto, può vedere chiaramente la strategia messa in atto: si è aspettato e sperato che fossero altri magari la sanità e l’impatto ambientale, nel caso con motivazioni ben più importanti), a prendersi la responsabilità di negare la ripartenza di un impianto produttivo che porta con se almeno 1.000 buste paga, ma l’istruttoria ha dato un risultato diverso: il progetto è compatibile con norme e regole sanitarie e di impatto ambientale

«E’ giusto ricordare, perché molto importante e basilare, che gli stessi lavoratori Eurallumina, in ogni sede, hanno sempre dichiarato che se l’istruttoria autorizzativa avesse palesato problematiche importanti e relative alla salute pubblica o all’impatto ambientale, “non avrebbero più indossato la caratteristica giacca verde” e avrebbero smesso di lottare per un progetto che potenzialmente avrebbe potuto danneggiare cose e persone (lavoratori compresi)… MA IL RISULTATO DELLA CONFERENZA AUTORIZZATIVA HA DETTO ALTRO!!!

Allora la strategia, preparata in modo oculato, ha previsto l’utilizzo del jolly : il parere negativo, con grande stupore di tutti i partecipanti alla conferenza, della soprintendenza del ministero dei Beni culturali. Carta che viene immediatamente buttata sul tavolo, anche perché a quel punto si trovavano nel giro conclusivo dei pareri e delle valutazioni finali che avrebbero chiuso la conferenza. Mentre, a loro sostegno, le associazioni ambientaliste a livello nazionale, chiaramente tirate in ballo e imbeccate, parlano mediante i loro rappresentanti nell’isola, ma che nella maggior parte dei casi (tranne qualche eccezione) hanno  conoscenze limitate sull’argomento, si basano su chiari preconcetti, su informazioni sbagliate, addirittura confondendo diverse realtà (fanghi Monteponi- Sito di stoccaggio Eurallumina), dimostrando di non conoscere il territorio verso il quale si prendono il diritto di decidere e sentenziare, oltretutto ignorando completamente le reali fonti di inquinamento presenti nel territorio, retaggio delle vecchie attività minerarie, per le quali mai si sono visti “banchetti”e/o movimenti plateali per chiederne la bonifica. Era ed è tutto programmato, un attacco organizzato, con una strutturazione che parte dal basso (anche troppo), iniziando da qualche associazione locale che conta pochissimi iscritti (di solito sempre gli stessi) con carattere personalistico e famigliare, dedite a strappare in qualsiasi modo (anche il più becero) un articolo di giornale o una foto in prima pagina, per arrivare sino ai livelli alti, con rappresentanti che stanno direttamente dentro i ministeri della Repubblica Italiana. Alla base di tutto è ormai chiaro che non c’è la tutela della salute o dell’Ambiente, ma una visione del mondo ipocrita che critica e contrasta in ogni modo le produzioni industriali, ma che ne condivide e consuma i prodotti. Nello specifico l’alluminio è un metallo che fa parte della vita quotidiana dell’uomo, un metallo che per caratteristiche, ad oggi, non è sostituibile con altri. Quindi, in un modo o nell’altro, nel mondo deve essere prodotto e utilizzato: dalle automobili, agli aerei, alle apparecchiature mediche, a quelle digitali, all’edilizia, alla ricerca, ecc., ecc. Resta certo il fatto che gli oppositori dell’Industria non hanno però trovato la via più semplice per arrivare al loro fantastico obiettivo di rifiutare l’industria, eppure esiste! Ed è una soluzione che dovrebbe essere di valutazione immediata, perché come si dice: “E’ quella che per prima salta agli occhi!”, infatti tutti potremo rinunciare all’utilizzo dell’alluminio, dei metalli in genere e tutto quello che deriva dalla produzione industriale, ritornando al periodo pre-rivoluzione industriale, andando tutti a vivere nella casetta del “Mulino bianco”, con la ruota a pale, che utilizza come forza motrice l’acqua del ruscello, come unica risorsa tecnologica . Ma stranamente nessuno degli oppositori all’industria vuole rinunciare a niente: i confort della vita odierna e occidentale sono difficili da abbandonare! Sopratutto per i radical chic che frequentano i salotti intellettuali della “crema”, della società “bene”, che ogni giorno, tornando a casa, sanno di avere sotto il cuscino una situazione economica che  non creerà problemi a loro e ai loro discendenti per diverse generazioni. Va bene però utilizzare comunque i prodotti industriali, farli produrre in altri stati, di solito quelli sottosviluppati, dove non esistono regole di tutela ambientale e sanitaria, dove le autorizzazioni te le da il regime totalitario del momento, dove i lavoratori vengono utilizzati come schiavi. Da questa parte del mondo invece l’Europa emana, giustamente, direttive che abbassano ulteriormente i limiti delle emissioni industriali in atmosfera e l’Italia non solo recepisce l’indicazione europea, ma per molti inquinanti ne dimezza ulteriormente il limite di emissione, che tutte le attività industriali che producono nel suolo italiano devono rispettare, compreso il progetto Eurallumina, perché è legge dello Stato!!! Come è errata la valutazione che “i portatori sani di ambientalismo” fanno sulle emissioni di Co2 , che non è un inquinante (come loro lo considerano) ma un “gas serra”, quindi ,al limite, responsabile dell’”effetto serra” e del relativo aumento della temperatura globale. “Globale” appunto, il che significa che se la Co2 è emessa in Italia, in Cina o in Papuasia, l’effetto sul clima globale è lo stesso.»

La RSU rimarca ancora che gli oppositori al progetto non ritengono questo argomento importante, il loro NO è a prescindere.

«Oggi, superato il potenziale e più importante problema in ambito sanitario e ambientale, si fanno le barricate sull’impatto paesaggistico del progetto, su un paesaggio, appunto, industriale  e che esiste da decenni, fatto di pale eoliche, ciminiere, siti di stoccaggio e strutture industriali. Per chiarire, va da se che la costruzione di una qualsiasi struttura industriale vicino al Colosseo o nella più famosa “Piazza San Pietro” avrebbe trovato sponda e significato nelle osservazioni fatte dal MIBACT, ma che perdono di sussistenza quando in un paesaggio industriale si aggiungono strutture “Industriali” che non ne cambiano di certo l’aspetto principale, posizione questa valutata e condivisa unitariamente, in un documento inviato a tutti i soggetti coinvolti nell’iter autorizzativo, dalle segreterie Regionali e Territoriali di FILCTEM, FEMCA e UILTEC. Attenzione però, quello che può sembrare una situazione circoscritta solo al progetto di ripartenza Eurallumina, può essere e lo è sicuramente, un campo prova per testare le armi di opposizione all’industria in genere. Se dovesse passare questo modo di valutare il paesaggio industriale, se dovesse passare questa interpretazione, creando quindi il precedente, niente potrebbe evitare l’applicazione dello stesso ad altre realtà industriali del territorio (vedi ampliamenti e costruzione nuovi impianti o siti di stoccaggio), ma dell’intera Sardegna per poi arrivare oltre mare a toccare la penisola. La guerra è dura e a volte impari, ma i lavoratori Eurallumina – conclude la nota della RSU – continueranno con determinazione, nella loro lotta per il lavoro, nel rispetto delle norme e delle leggi, convinti che il futuro economico e sociale del Sulcis, della Sardegna e dell’Italia, non possa prescindere da un modello di sviluppo integrato.»

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Si terrà martedì 21 febbraio, alle ore 11.00, nella Sala “Caduti di Nassirya” di Palazzo Madama, presso il Senato della Repubblica (Piazza Madama 11 – Roma), in occasione del decennale del decreto ministeriale del 19 febbraio 2007 (c.d. “Conto Energia 2007” che ha rilanciato il mercato fotovoltaico italiano), il “GREEN PRIDE DELL’INNOVAZIONE”, organizzato da Clhub, venture incubator internazionale con focus sui settori Clean, Agri, IoT e Digital, e Fondazione UniVerde.

Interverranno:

• Alfonso Pecoraro Scanio, presidente Fondazione UniVerde

• Loredana De Petris, presidente Gruppo Misto, Senato della Repubblica

• Serena Pellegrino, vicepresidente commissione Ambiente, Camera dei Deputati

• Giovanni Sanna, co-fondatore e presidente di Clhub

• Simone Cimminelli, managing Director di iStarter e Consigliere di Clhub

• Alessio Calcagni, amministratore delegato di Veranu

La campagna organizzata da Fondazione UniVerde è articolata per eventi, e intende far conoscere, sostenere e dare un riconoscimento alle realtà che stanno dando un contributo concreto per uscire dalla crisi del “vecchio” modello economico, basato sui combustibili fossili, e per creare nuova occupazione e green jobs, una migliore qualità della vita in armonia con l’ambiente naturale e per affermare un nuovo modello basato sul binomio innovazione-sostenibilità, retto sull’economia circolare e che produca la trasformazione delle città in Smart Cities.

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A Oristano nasce il primo Pop Up Store esperienziale della Sardegna, sarà dedicato alla Sartiglia.

La start up Placecorner.com e lo Store Camaleon Shop ‘n Shop inaugurano un grande negozio a tempo in occasione della Sartiglia. Obiettivo è far scoprire ai visitatori, attraverso un allestimento scenografico ed immersivo ispirato ai materiali, ai colori e ai profumi della manifestazione, le creazioni e i prodotti di sei brand e artigiani provenienti da diverse province dell’isola.

Resterà aperto solo dal 22 febbraio al 24 marzo, il primo Pop Up Store esperienziale della Sardegna, che apparirà ad Oristano, in piazza Roma, in occasione della Sartiglia, dove un negozio storico sarà trasformato in uno luogo originale e innovativo in cui ogni marchio avrà un proprio spazio.

Il principio è quello del negozio a tempo, secondo il modello anglosassone (temporary store in americano, pop up shop in inglese), dove una serie di nuovi prodotti vengono presentati attraverso uno scenario sensoriale, che scomparirà nel giro di un mese, per lasciare poi lo spazio a nuovi prodotti e nuovi allestimenti.

Un’esperienza unica e irripetibile per i visitatori della Sartiglia e per i cittadini di Oristano, che nel pop up store, tra pareti realizzate con balle di paglia, decorazioni di violette, profumi e suoni dell’isola, potranno scoprire, e acquistare, le creazioni e i prodotti di sei marche e artigiani made in Sardinia: C+C di Carlo Budroni, Cocinera, Atelier Cri Cri, Prama, Foiscà, Trina.

A progettare e realizzare il negozio temporaneo, per conto di Camaleon Shop ‘n shop, è Placecorner.com, una start up nata a Cagliari, che permette a marchi e aziende di aprire un temporary shop o un piccolo spazio a tempo all’interno di un negozio in attività, in modo semplice, veloce e sicuro grazie all’intermediazione on line e a una serie di servizi chiavi in mano.

«La sfida di un’operazione come questa – dice Maria Grazia Manca, fondatrice di Placecorner.com – è  mostrare in modo concreto i vantaggi dell’affitto temporaneo di spazi commerciali: i brand e gli artigiani possono avere tutta la visibilità e le opportunità del negozio fisico per il tempo di cui hanno bisogno, senza dover sostenere i costi di un affitto di lungo periodo. La concomitanza con l’evento a forte richiamo turistico e di pubblico, la presenza di un allestimento scenografico tematico e la durata limitata dell’apertura garantiscono un grande e concentrato afflusso di persone nel negozio, spinte dalla curiosità di vivere un’esperienza d’acquisto diversa e innovativa.»

Un progetto senza precedenti in Sardegna, che vedrà presto nuovi Pop Up Store apparire e scomparire in altre città dell’isola in occasione di altre manifestazioni dal forte potere evocativo, mentre Placecorner.com, già operativa anche a Roma e Milano, si prepara a raggiungere altre città europee.

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Cresce, nel Sulcis Iglesiente, la mobilitazione generale contro la riduzione del budget assegnato alle strutture riabilitative per l’assistenza ai pazienti affetti da sclerosi multipla.

Sulla grave emergenza interviene oggi il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale Gianluigi Rubiu: «E’ solo l’ultimo elemento del disfacimento dei servizi sanitari essenziali all’interno dell’Azienda sanitaria del Sulcis Iglesiente. Non bastano le soppressioni di reparti e la cancellazione di importanti prestazioni socio assistenziali – sottolinea Gianluigi Rubiu che sul tema ha presentato un’interpellanza -. Con la riduzione delle risorse alle residenze sanitarie per la riabilitazione si mette in forse un servizio di vitale importanza. Un’ancora di salvezza per l’autonomia di migliaia di disabili del territorio. E’ opportuno che l’assessore Luigi Arru e il direttore generale dell’Azienda tutela della Salute Fulvio Moirano – conclude Gianluigi Rubiu – rivedano la decisione di tagliare i finanziamenti per le strutture riabilitative del Sulcis Iglesiente, con il rischio di una chiusura generalizzata dei poli di eccellenza sparsi sul territorio».

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Si è svolto stamane, nella sala del Consiglio comunale di La Maddalena, un affollato incontro tra gli operatori economici del settore noleggio e locazione e i responsabili del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena e della Capitaneria di Porto. Il comandante Leonardo Deri nella doppia veste di commissario straordinario del Parco e di vertice della Capitaneria ha riunito gli operatori per cercare di fare il punto della situazione in vista della prossima stagione estiva. Da un lato, la necessità di fare chiarezza rispetto alle distinzioni normative che regolano il noleggio e la locazione che troppo spesso generano fraintendimenti risolti fino a questo momento per via giudiziaria. Dall’altro la necessità di normare e inquadrare meglio il settore che regola il noleggio occasionale anche per l’Ente Parco, al momento sprovvisto di regime autorizzativo per questo settore.

Verrà introdotto, infatti, un regime tariffario del Parco anche per i noleggiatori occasionali per equipararli al resto degli operatori. Il noleggio occasionale prevede massimo 42 giornate lavorative all’anno: sulla base del numero di giornate effettivamente lavorate verrà elaborato un tariffario di quanto dovuto all’Ente Parco che provvederà a emettere regolare autorizzazione. L’operatore occasionale sarà chiamato a comunicare anche all’Ente Parco oltre che alla Capitaneria di Porto e alla Agenzia delle entrate le giornate di noleggio che saranno autorizzate e verificate da tutti e tre i soggetti.

«Un confronto positivo e necessario per fare chiarezza prima della stagione estiva ed evitare successivamente incomprensioni e negligenze – ha spiegato il comandante Deri -. In questa fase, è giusto sottolinearlo, siamo pronti a raccogliere suggerimenti e indicazioni che provengano dagli operatori economici e dai portatori di interesse. Abbiamo deciso di normare il noleggio occasionale per evitare che si creino possibili zone d’ombra ingiuste nei confronti di che opera nella piena regolarità e nel rispetto della norma.»

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La nuova Sezione sardista di Sassari intitolata a “Michele Columbu”, ha organizzato un incontro aperto sul tema della centralità e sulle prospettive della politica identitaria del Partito Sardo d’Azione, che si terrà domani, sabato 18 febbraio 2017, a partire dalle ore 17.30, nella sala riunioni di Aliservice, in via Predda Niedda.

I lavori, che vedranno la partecipazione del segretario nazionale sardista Christian Solinas, del presidente Giovanni Columbu e del commissario provinciale Christian Stevelli, saranno introdotti dalla relazione di presentazione della nuova sezione della segretaria Giovanna Margherita Golme, ed intendono costituire una tappa ed assieme fare il punto sul confronto-dibattito e le possibili convergenze programmatiche del mondo della politica identitaria sarda.

All’incontro, che verrà moderato dal presidente dell’Associazione per la Tutela dei Diritti dei Sardi e dirigente sardista Flavio Cabitza, hanno dato l’adesione diversi rappresentanti delle istituzioni e della politica identitaria quali Angelo Carta (PSd’Az), Paolo Zedda (Rossomori), Anthony Muroni, Claudia Zuncheddu (Sardegna Libera), Bustianu Compostu (Sardigna Natzione), Gianfranco Sollai (Gentes).

L’appuntamento si annuncia di grande rilevanza anche sotto il profilo politico, poiché quello identitario è un valore fondamentale sul quale i sardisti hanno già dichiarato di voler misurare qualunque futura ed eventuale alleanza per il Governo della Sardegna.

 

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Il dibattito sul progetto Eurallumina, con la netta contrapposizione tra favorevoli e contrari, si allarga. Oggi abbiamo ricevuto un intervento dell’ing. Enrico (Chicco) Manca, che pubblichiamo integralmente.

Caro direttore,

ritengo che le osservazioni, riportate da L’Unione di oggi, del soprintendente del Ministero dei Beni Culturali Fausto Martino sul progetto Eurallumina abbiano trovato pertinente risposta nelle conclusioni della conferenza dei servizi fra i cui scopi vi era proprio quello di accertare la compatibilità di tutti gli aspetti del progetto proposto col contesto fisico/ambientale, culturale, economico e sociale in cui esso sarà realizzato. 

Quell’area della Sardegna è da sempre un’area industriale cui anche i residui delle lavorazioni passate contribuiscono a caratterizzarle: una per tutti, perché ha avuto attenzione internazionale, i fanghi rossi di Monteponi che non hanno mai fatto male ad alcuno e conservano intatto il loro fascino che ormai appare proprio dei luoghi.

L’industria non va demonizzata, va fatta bene, con la cura di una “opera d’arte”, come dicono i tecnici, e così dovrà essere disegnato il bacino dei vituperati (!) fanghi rossi che, da discarica, dovrà contribuire positivamente a caratterizzare in meglio una zona, già oggi unica.

Qualche anno fa mi ha colpito un libro, del grande fotografo Yann Arthus-Bertrand, che dedicava una pagina ad ogni giorno dell’anno, con un breve testo ed una bellissima foto aerea, su interventi industriali garbati dell’uomo in zone incontaminate del mondo.

La foto del 13 settembre riportava, con mia grande sorpresa, l’affascinante e coreografico, assolutamente naturale, sistema di restituzione a mare, nel Golfo Persico, della enorme quantità di acqua di mare di raffreddamento necessaria per il funzionamento degli imponenti impianti di dissalazione che consentono ancora oggi la vita in quelle regioni e che anche io avevo contribuito a realizzare negli anni ottanta. Un impianto enorme, potenzialmente devastante, arricchiva un territorio naturalmente anonimo e noioso.

Il libro assicurava che le opere fotografate avevano avuto la benedizione dell’UNESCO….

Cosa voglio dire, che non dobbiamo avere paura delle opere solo perché fatte dall’uomo, anche quando hanno la dimensione di 170 campi di calcio, e sono visibili, oltre che da noi, da tutti in Google Earth, ma solo di quelle fatte male. 

Ritengo che a questo avrà comunque pensato la Conferenza dei servizi.

All’Assessore Erriu, che interviene sul tema, credo si possa rassicurarlo che non ci sono in Sardegna prevenzioni nei confronti dell’industria e del buono che porta con se, c’é molto probabilmente paura delle cose fatte male, anche perché gli esempi abbondano.

Ing. Enrico Manca

chiccomanca39@gmail.com

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Il consigliere regionale del Partito Democratico Daniela Forma ha sollevato questa mattina l’esigenza di riportare all’attenzione dei lavori della 1ª Commissione l’inserimento della doppia preferenza di genere nella Legge statutaria elettorale.

Lo ha fatto ieri all’inizio degli odierni della 1ª Commissione ricordando come su questo tema fosse stato assunto un impegno pubblico da parte della maggioranza del centrosinistra e come fosse stata istituita una sottocommissione nel maggio dello scorso anno per occuparsi proprio di tale questione alla luce delle numerose proposte di legge depositate su questa materia.

«I ritardi sull’introduzione della doppia preferenza di genere – ha dichiarato Daniela Forma – creano forti imbarazzi non solo nell’opinione pubblica ma anche in chi si ritrova a partecipare ai lavori della 1ª Commissione e non ritrova più all’ordine del giorno tale tema. Chiedo, pertanto, che il Presidente provveda a riconvocare la sottocommissione e ad affrontare quale primo tema utile nei lavori della Commissione quello della modifica della Legge statutaria elettorale per l’introduzione della doppia preferenza di genere.»

Il presidente Francesco Agus si è detto d’accordo ed ha accolto prontamente la richiesta del consigliere regionale Daniela Forma garantendo che la prossima settimana provvederà a riconvocare la sottocommissione e ad accelerare la trattazione del tema.

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Sarà presentato lunedì 20 febbraio, alle 16.00, in Consiglio regionale, il nuovo volume degli Atti dei Parlamenti sardi (Acta Curiarum Regni Sardiniae).

Si tratta del 16° volume del progetto avviato negli anni ’80 e dedicato allo studio della storia parlamentare dell’Isola all’epoca dei viceré spagnoli. La nuova edizione critica, curata dalla professoressa Laura Galoppini dell’Università di Pisa è incentrata sui Parlamenti dei viceré Angelo De Vilanova (1518-1523 e 1528) e Martino Cabrero (1530).

I lavori saranno aperti dal presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau e dal presidente del Comitato scientifico Michele Cossa. Seguiranno le relazioni del prof. Angelo Torre dell’Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro” e del prof. Gian Giacomo Ortu, componente del Comitato scientifico.