26 November, 2024
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Dopo il via libera della conferenza dei servizi arrivato lo scorso 8 febbraio a Cagliari, continua ad essere caldissimo il dibattito sul progetto di rilancio produttivo dello stabilimento dell’Eurallumina di Portovesme.

L’architetto Fausto Martino, soprintendente per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano, dopo aver espresso un parere negativo al termine della seconda giornata della conferenza dei servizi, lo scorso 31 gennaio, si è visto “scavalcato” dalla Regione e dagli altri soggetti facenti parte della conferenza dei servizi che hanno ritenuto «non vincolante il parere negativo del Mibact su alcuni aspetti di carattere paesaggistico» ma non s’arrende ed oggi in un’intervista rilasciata al TG3 regionale, ha detto di ritenere non conclusa la conferenza dei servizi, perché un ente pubblico come la Regione Sardegna, per ritenere non vincolante il parere negativo formulato da un altro ente pubblico, deve motivare la sua posizione, cosa che fino ad oggi non ha fatto.

Al soprintendente Fausto Martino ha replicato l’assessore dell’Urbanistica ed Enti locali Cristiano Erriu che ha ribadito che la conferenza si è conclusa e che il parere finale sulla valutazione di impatto ambientale spetta alla Regione dopo un attento esame della relazione fatta con i pareri dei 24 enti presenti nella conferenza dei servizi.

Numerose associazioni ambientaliste hanno rilanciato il NO alla ripresa produttiva di Eurallumina, in una conferenza stampa convocata dopo l’episodio intimidatorio, con minacce di morte, ricevuto da Angelo Cremone. La contrarietà al progetto è stata espressa con forza, oltreché dallo stesso Angelo Cremone, da Salvatore Lai, ex assessore regionale delle Giunte Palomba negli anni ’90 ed ex sindaco di Gavoi, oggi esponente dell’associazione Sardegna pulita; Giacomo Meloni, della Confederazione sindacale sarda; e Claudia Zuncheddu, medico, giornalista, ex consigliere regionale, oggi presidente dell’associazione “Sardigna libera”. Tutti portano avanti una battaglia contro l’industria pesante che ritengono altamente inquinante.

 

 

 

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Si è tenuto oggi, a Cagliari, un incontro per illustrare le modalità di attuazione del Reddito di inclusione sociale, organizzato dall’assessorato della Sanità e delle Politiche sociali. Hanno partecipato i rappresentanti degli Ambiti Plus a cui è affidata la progettazione e la gestione delle misure di inclusione attiva previste dal Reis, voluto fortemente dalla Giunta Pigliaru e le cui linee guida sono state approvate dallo stesso esecutivo lo scorso 6 dicembre.
Gli Ambiti Plus, nel corso dell’incontro, hanno segnalato criticità , legate all’introduzione di questa nuova misura di aiuto e sostegno a nuclei familiari in condizioni di povertà, e offerto utili indicazioni operative.
«La Regione si impegna a non escludere nessuno, anche se dobbiamo gestire una delicata fase di transizione verso un nuovo sistema con procedure e progettualità diverse rispetto al recente passato. Ma, con la collaborazione dei comuni e degli Ambiti plus, siamo pronti a far fronte a tutte le difficoltà e a raggiungere gli obiettivi prefissati, in primo luogo quello di rafforzare il tessuto sociale e favorire l’inclusione di persone che si trovano in condizioni di oggettiva difficoltà», hanno spiegato Stefania Manca, direttore generale delle Politiche sociali e Gianni Salis, capo di Gabinetto dell’assessore della Sanità Luigi Arru.
Il Reddito di inclusione sociale, è stato ricordato, integra e rafforza il Sostegno di Inclusione Attiva nazionale. Per il Reis – a parità di caratteristiche del nucleo familiare – il minimo erogabile è di 200 euro e il massimo di 500, per tutti i target previsti dalle linee guida emanate dalla Giunta regionale.
Il prossimo 23 febbraio è previsto l’incontro tra l’assessore Arru e i rappresentanti dell’Anci, con l’intento di delineare concrete soluzioni politiche per dare speditezza alle procedure.

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La Regione apre ufficialmente con il Governo una nuova Vertenza Sardegna a tutela delle sue finanze e si appresta a scrivere un Patto con lo Stato che consenta di tenere in cassa i propri soldi e usarli per realizzare programmi di investimento e di crescita. L’assessore della Programmazione e Bilancio, Raffaele Paci, ha aperto e tracciato il percorso, oggi a Roma, incontrando il sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa.

Si lavora dunque a un nuovo Patto Stato-Regione che, a partire dal 2018, preveda una drastica riduzione degli accantonamenti e l’avvio di un percorso per l’assunzione delle piene funzioni sulla finanza locale. Ma già per il 2017 si punta ad alcune risposte immediate: l’accesso ai Fondi per le Regioni, a quello per Province e Città Metropolitane e al Fondo nazionale per i Farmaci innovativi. «Oggi abbiamo avviato un percorso importante che vogliamo porti ad alcuni risultati già quest’anno, alla definizione di nuove condizioni sulla gestione delle finanze e sulla tutela dei diritti dei cittadini sardi – dice Raffaele Paci -. Abbiamo trovato una buona apertura da parte del Governo sia rispetto alle richieste per quest’anno che su quelle in prospettiva. Entro un paio di settimane ci incontreremo di nuovo, dossier alla mano, per stringere i tempi e accelerare il più possibile. L’ho detto molto chiaramente a Bressa: 684 milioni di accantonamenti sono troppi e, nel momento in cui diventano fissi invece che essere una tantum, di fatto si stanno stravolgendo anche le norme statutarie. Sono cifre eccessive e la Sardegna ha invece tutto il diritto a realizzare con quei soldi politiche di sviluppo. Diamo una valutazione positiva delle politiche espansive nazionali ma non ci bastano, anche perché hanno effetti diversi nel territorio – sottolinea ancora l’assessore -. Abbiamo una situazione di crisi, vogliamo intervenire sui problemi specifici della nostra Regione, e non chiediamo altro se non di poterlo fare con le nostre risorse. Basta con gli accantonamenti, non ce li possiamo più permettere: a questo abbiamo iniziato a lavorare oggi, e continueremo a lottare per i nostri diritti fino a che non ci saranno riconosciuti».

L’incontro di oggi a Roma è stato convocato all’indomani dello stop imposto dalla stessa Sardegna alla Conferenza delle Regioni con il diniego dell’intesa sulla ripartizione dei fondi Regione e Province-Città metropolitane. Partendo da queste urgenze, e con l’obiettivo di agganciare quei finanziamenti, la Regione ha deciso di aprire un nuovo percorso con il Governo per definire un accordo complessivo a tutela della Sardegna. «Per difendere i nostri diritti abbiamo già impugnato le ultime due Finanziarie nazionali. Oggi avviamo parallelamente un nuovo percorso: ho già spiegato questa mattina le nostre ragioni al Governo, col presidente Francesco Pigliaru continueremo a farlo fino a che i nostri diritti saranno riconosciuti. Dobbiamo uscire dalla crisi – ha concluso l’assessore della Programmazione e Bilancio -: e quei soldi che rivendichiamo sono indispensabili per farlo.»

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Un importante provvedimento teso a fermare i combattenti alle frontiere dell’Unione europea è stato approvato stamane dal Parlamento europeo. Si tratta di un regolamento grazie al quale, tutti i cittadini dell’UE e di Paesi terzi che entrano o escono dall’UE saranno sistematicamente controllati tramite la consultazione di banche dati, ad esempio quella sui documenti persi oppure rubati.

Le nuove norme sono state già state informalmente concordate dai negoziatori del Parlamento e dal Consiglio dei Ministri del 5 dicembre 2016.

La relatrice Monica Macovei (ECR, RO) ha detto: «Proteggere le nostre frontiere esterne significa costruire una forte scudo contro il terrorismo in Europa e preservare il diritto alla vita, che è il corollario di tutti i diritti. Ogni vita che salviamo, scoprendo un potenziale combattente straniero vale lo sforzo, e i controlli sistematici tramite banche dati sono un passaggio obbligatorio per questa protezione minima che abbiamo il dovere di garantire ai nostri cittadini».

Il nuovo regolamento, che modifica il Codice frontiere Schengen (SBC), è stato presentato dalla Commissione europea nel dicembre 2015 e impone agli Stati membri di effettuare controlli sistematici su tutte le persone che attraversano le frontiere esterne dell’Unione europea tramite la consultazione di banche dati di documenti rubati o smarriti, del Sistema di informazione Schengen (SIS) e di altre banche dati europee. I controlli saranno obbligatori a tutte le frontiere sterne dell’UE, aeree, marittime e terrestri, sia in entrata sia in uscita.

Questa legislazione è una delle risposte alle minacce terroristiche in Europa, come i recenti attacchi a Bruxelles, Parigi e Berlino, per far fronte al fenomeno dei “combattenti stranieri”, ad esempio i cittadini dell’Unione europea che aderiscono a gruppi terroristici nelle zone di conflitto, come Daesh in Siria e in Iraq. 

La risoluzione è stata approvata con 469 voti a 120, con 42 astensioni.

Tuttavia, se tali controlli sistematici dovessero rallentare in maniera eccessiva il traffico frontaliero via terra o via mare, i Paesi dell’UE possono decidere di effettuare solo controlli “mirati”, a condizione che una valutazione del rischio abbia dimostrato che ciò non comporterebbe minacce per la sicurezza interna o per la pubblica politica.

Le persone che non sono sottoposte a un controllo “mirato” dovrebbero almeno essere sottoposte a un controllo ordinario per accertare che il loro documento di viaggio sia valido e per stabilirne l’identità.

Alle frontiere aeree, gli Stati membri possono utilizzare i controlli mirati per un periodo transitorio di sei mesi dall’entrata in vigore del nuovo regolamento. Questo periodo può essere prolungato per un massimo di 18 mesi in casi eccezionali, ad esempio qualora gli aeroporti non fossero dotati di strutture per effettuare controlli sistematici tramite banche di dati e avessero bisogno di più tempo per adattarsi.

Il regolamento entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE. Le norme saranno quindi immediatamente esecutive e, nella maggior parte degli Stati membri, contemporaneamente. Danimarca, Regno Unito e l’Irlanda hanno scelto di non essere escluse dalle nuove regole.

Il Parlamento ha approvato, in via definitiva, anche nuove norme per contrastare le crescenti minacce dei “combattenti stranieri” in viaggio verso zone di conflitto a fini terroristici e dei “lupi solitari” che pianificano attacchi. 

La nuova direttiva sulla lotta contro il terrorismo aggiornerà le attuali norme “quadro” UE sui reati di terrorismo e amplierà il loro raggio d’azione, coprendo così anche le minacce emergenti. Le fattispecie incluse nella legislazione saranno ora puniti con almeno 15 anni di reclusione, nei casi in cui venga imposto il massimo possibile della pena, in tutta l’UE.

La relatrice del Parlamento Monika Hohlmeier (PPE, DE), nel dibattito che ha preceduto la votazione ha detto: «Dobbiamo fermare i trasgressori prima di commettere questi atti, piuttosto che rimpiangere il fatto che ci sono stati attacchi. Abbiamo raggiunto un buon equilibrio tra il miglioramento della sicurezza e il rispetto rigoroso dei diritti fondamentali, in quanto non ha alcun senso avere sicurezza senza diritti».

Il testo, concordato in via informale con il Consiglio nel novembre 2016, è stato approvato con 498 voti in favore, 114 voti contrari e 29 astensioni.

L’elenco degli “atti preparatori” che saranno criminalizzati comprende:

  • viaggi all’estero per aderire a un gruppo terroristico e/o ritorno nell’UE,
  • reclutamento per terrorismo,
  • formazione o fornire formazione per il terrorismo,
  • favoreggiamento, complicità o tentativo di attacco,
  • incitamento pubblico o inneggiare al terrorismo
  • finanziamento del terrorismo e dei gruppi terroristici

La nuova direttiva prevede anche disposizioni per garantire assistenza immediata alle vittime e ai loro parenti dopo un attacco. Ad esempio, gli Stati membri dovrebbero garantire che siano istituiti servizi di sostegno per aiutare le famiglie a scoprire presso quale ospedale sia stato ricoverato un loro parente e per aiutare le vittime a tornare nei loro Paesi d’origine, se coinvolti in un attacco durante la visita in un altro Paese dell’UE. L’assistenza dovrebbe includere anche il supporto medico e psicologico, la consulenza su questioni legali o finanziarie e sulle procedure legali da seguire per presentare un ricorso. 

Dal momento che la direttiva sarà formalmente approvata anche dal Consiglio e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’UE, gli Stati membri avranno 18 mesi per assicurarsi che le nuove norme siano applicate.

Il Regno Unito e l’Irlanda non saranno vincolati da tali norme ma potranno comunicare alla Commissione la loro intenzione di aderire, se lo desiderano. La Danimarca non sarà coperta dalla direttiva.

Giovedì, il Parlamento ha inoltre approvato nuove norme per rafforzare i controlli alle frontiere esterne per migliorare la sicurezza nell’UE.

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Per far sì che l’UE aumenti la propria capacità di azione, per ristabilire la fiducia dei cittadini e per rendere l’economia della zona euro più resistente agli shock esterni, bisogna utilizzare in modo completo il Trattato di Lisbona. Ma per poter fare di più, l’Unione deve attuare una riforma profonda. Questo il messaggio chiave di tre risoluzioni, approvate dal Parlamento stamane, che esplorano il futuro dell’Unione europea. 

La prima risoluzione, redatta da Mercedes Bresso (S&D, IT) e da Elmar Brok (PPE, DE) si concentra sulla valorizzazione del Trattato di Lisbona esistente. Nel documento si chiede, tra l’altro che:

  • il Consiglio dei ministri sia trasformato in una vera seconda camera e le sue configurazioni in organi preparatori, sulla falsariga del funzionamento delle commissioni del Parlamento europeo,
  • ogni Stato membro indichi per la nomina a commissario europeo almeno tre candidati di entrambi i sessi,
  • il Consiglio passi veramente al voto a maggioranza qualificata, ove possibile conformemente ai trattati, al fine di evitare il blocco di importanti progetti legislativi e accelerare il processo legislativo, e
  • un Consiglio dei ministri della Difesa permanente sia istituito, allo scopo di coordinare le politiche di difesa degli Stati membri.

La relatrice Bresso ha detto: «L’Unione europea non ha bisogno di una rivoluzione populista. Ha bisogno di pace e di adattarsi alle necessità del nostro tempo. Ciò significa affrontare le sfide democratiche, fornendo ai cittadini protezione sociale, fiscale e ambientale, difendendo il loro diritto alla sicurezza in un contesto internazionale molto degradato e mantenendo i nostri obblighi morali verso i nostri vicini». 

Il relatore Brok ha dichiarato: «I cittadini si aspettano soluzioni dall’Europa e sono arrabbiati perché non vedono risposte. Ciò è evidente in un momento che presenta molte sfide, ma molti dei problemi possono essere risolti solo insieme. Il Trattato di Lisbona offre numerose possibilità per rendere l’Unione europea più efficiente, responsabile e trasparente che non sono ancora state sfruttate».

La risoluzione è stata approvata con 329 voti a 223 e 83 astensioni.

La seconda risoluzione, redatta da Guy Verhofstadt (ALDE, BE), valuta la possibilità di muoversi al di fuori degli strumenti attualmente a disposizione e suggerisce varie riforme del Trattato di Lisbona nei settori della governance economica, della politica estera, dei diritti fondamentali e della trasparenza.

Tra le varie proposte, si suggerisce:

  • la creazione di un ministro delle Finanze della zona euro e di fornire alla Commissione europea il potere di formulare e attuare una politica comune economica dell’UE, sostenuta da un bilancio della zona euro,
  • che il Parlamento europeo abbia una sola sede,
  • la riduzione sostanziale del Collegio dei commissari UE, compresa la riduzione del numero dei vicepresidenti a due, e
  • di consentire ai cittadini europei di ogni Stato membro di votare direttamente i candidati dei partiti politici europei per il presidente della Commissione, attraverso una lista europea.

Il relatore Verhofstadt ha detto: «Queste relazioni forniscono il modello al quale l’Unione dovrebbe avvicinarsi per essere più perfetta. Non propongono l’integrazione europea per il gusto di farlo. Una volta che queste relazioni saranno approvate, la domanda è: qual è la via da seguire? So che possiamo avere un’Unione forte, potente e rispettata e, allo stesso tempo, fiorenti democrazie locali e nazionali. In realtà, credo che una cosa non sia possibile senza l’altra».

La risoluzione è stata approvata con 283 voti a 269 e 83 astensioni.

La terza risoluzione, redatta da Reimer Boge (PPE, DE) e da Pervenche Berès (S&D, FR), propone di ravvicinare le economie della zona euro e renderle più resistenti agli shock esterni. Si delinea una strategia di convergenza finanziata da uno specifico bilancio della zona euro finanziato dai suoi Stati membri.

Le principali proposte includono:

  • una capacità fiscale costituita dal Meccanismo europeo di stabilità (ESM) e una specifica capacità di bilancio supplementare per la zona euro, finanziato dai suoi membri, come parte del bilancio UE,
  • un Fondo monetario europeo (che dovrebbe svilupparsi gradualmente al di fuori dell’ESM), con capacità di prestito adeguate e con un mandato ben definito per assorbire gli shock economici,
  • un codice di convergenza: cinque anni per soddisfare i criteri di convergenza in materia di fiscalità, mercato del lavoro, investimenti, produttività e coesione sociale, e
  • migliorare la governance: un ruolo più importante per il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali, unificare le funzioni di presidente dell’Eurogruppo e di Commissario per gli affari economici e monetari, oltre a un ministro delle Finanze e del Tesoro all’interno della Commissione europea.

Il relatore Böge ha detto: «Stabilizzare la zona euro sarebbe nell’interesse dell’Unione europea nel suo insieme. Le nostre proposte vogliono porre le basi per ulteriori negoziati con le altre istituzioni europee. Gli esperti del Fondo monetario internazionale hanno risposto positivamente, mostrando grande interesse per le nostre idee».

La relatrice Berès ha detto: «Sessanta anni dopo la firma del Trattato di Roma, si deve ravviare lo spirito dei padri fondatori dell’Unione europea. Creare un bilancio per la zona euro sarebbe un grande passo verso questo obiettivo, in un momento in cui la necessità di preservare l’integrità dell’euro non è mai stata così urgente. Garantire solidarietà agli Stati membri che affrontano una crisi eccezionale per assorbire gli shock macroeconomici che possono influenzare la zona euro nel suo complesso e promuovere la convergenza verso l’alto: tale strumento aiuterebbe a trarre il massimo dalla moneta unica, e contribuirebbe nel contempo a raggiungere la piena occupazione nell’Unione».

La risoluzione è stata approvata con 304 voti a 255 e 68 astensioni.

Tutte queste proposte fanno parte di un pacchetto che mira a chiarire la posizione del Parlamento sul futuro dell’UE, prima del 60° anniversario del Trattato di Roma.

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La Compagnia di teatro circo Maccus in occasione del Carnevale propone una festa danzante per bambini e genitori con animazioni spettacolari  e giochi di abilità a gare che sapranno coinvolgere e divertire tutti.

Ci saranno parate musicali con piccoli strumenti che potranno suonare anche i bambini.

Giochi di abilità con palline e clavette, il trampolino per i salti e il materassone elastico per le capriole e l’acrobatica. Naturalmente non mancheranno i tessuti aerei e il cerchio rotante per le evoluzioni aeree che potranno provare tutti.

Maccus il Giullare sta organizzando per bambini e genitori, una festa di Carnevale unica e speciale a cui non ha dimenticato di invitare la signora Poesia, l’amica Fantasia, lo zio Coraggio e i cuginetti Divertimento e Allegria. Tutti hanno accettato l’invito e porteranno doni e sorprese da rimanere a bocca aperta: un trapezio magico per far volare in aria le bambine e i bambini più coraggiosi, le palline colorate da lanciare e riprendere al volo… ci sarà persino il grande tappettone elastico per salti e capriole da capogiro!… e poi tanti costumi, maschere e giochi con cui inventare storie e scoprire mondi da favola!

Cosa aspettate?!!  Mettetevi in maschera e venite a vivere un pomeriggio da sogno, parola di Maccus!!!

Sarà un laboratorio di teatro circo per bambini e genitori, ma nessuno se ne accorgerà perché sembrerà una grande festa con balli e musica dove non si saprà più quali sono i figli e quali i genitori.

Sono Maccus il Giullare

… che la gente fa saltare! Sono vivo sono matto, vi sorprendo di scatto!!!

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I pazienti affetti da sclerosi multipla di Iglesias hanno scritto una lettera aperta all’assessore regionale della Sanità Luigi Arru, al presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau e al direttore dell’area socio sanitaria di Carbonia Maddalena Giua.

Siamo un gruppo di pazienti di Iglesias affetti da sclerosi multipla e vorremmo sottoporre alla vostra attenzione la nostra preoccupazione per la riduzione del budget alle strutture riabilitative del nostro territorio. 

Circostanza che sta comportando la mancata proroga o il ridimensionamento (con la riduzione delle ore) dei programmi riabilitativi che, per noi malati di sclerosi multipla come per quelli affetti da altre patologie, sono fondamentali per ritardare il più possibile la perdita di autosufficienza. 

Stiamo parlando di un servizio di vitale importanza, un’àncora alla quale ci aggrappiamo con la speranza di mantenere la nostra autonomia, seppure già minata dalla malattia. 

Per questo abbiamo deciso di rivolgervi il nostro grido d’aiuto: non toglieteci questa speranza di contrastare gli effetti della malattia, non impediteci di proseguire la riabilitazione mirata a rinforzare la fascia muscolo scheletrica e farci sentire un po’ meno limitati nelle nostre attività quotidiane. Anche quelle, per voi, più “normali”

Voi parlate continuamente di “riorganizzazione sanitaria” e “risparmio”. Ebbene, a noi fa paura sentirvi ripetere quelle parole. Permetteteci, al riguardo, di invitarvi a fare una riflessione: se noi perdiamo la nostra autonomia, c’è davvero un risparmio per la sanità? Quanto, al contrario, potrebbe incidere la nostra precoce non autosufficienza sulla spesa sanitaria? Quanto graverebbe rispetto ai tagli sulla riabilitazione?  

Vi chiediamo di prendere in considerazione questo nostro appello e – al tempo stesso – di valutare la possibilità di concederci un incontro per approfondire questa tematica, legata ad un grave problema sociale. 

Certi di un vostro riscontro, cogliamo l’occasione per porgervi i nostri cordiali saluti, 

Ivan Melis (portavoce) – Luisa Murgia – Nicola Zara – Daniele Frongia

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«Con il voto di fiducia è stato approvato il maxi emendamento per il milleproroghe e sono stai così ottenuti due risultati positivi per l’isola». Ne danno notizia i senatori sardi in commissione bilancio Silvio Lai (Pd) e Luciano Uras (Gruppo Misto). «Non possiamo che apprezzare il sostegno della commissione sulle due questioni poste e la sensibilità del governo».

In primo luogo viene prorogata, con l’emendamento 14.93, la gestione emergenziale della ricostruzione post alluvione del 2013, richiesta dalla Giunta, con l’assessore all’ambiente, e dalla protezione civile regionale. Potrà così usufruire delle corsie preferenziali l’ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione Civile n. 370 per il superamento delle criticità nella realizzazione del sistema di protezione civile della Regione autonoma della Sardegna, tra cui il completamento della rete idrotermopluviometrica, gli interventi di manutenzione straordinaria sulla stessa rete e sul radar meteorologico di Monte Rasu, l’integrazione e sviluppo di sistemi di prevenzione multirischio, l’allestimento della sala operativa unificata SORI e del centro funzionale decentrato, la realizzazione di una piattaforma informatica unitaria.

Resta poi alla Sardegna, tramite la protezione civile, e non all’Anas la gestione della costruzione della Sassari-Olbia. E soprattutto non vanno a finire nel gigantesco calderone dell’ANAS le risorse economiche, con il rischio di ritardi e di una gestione meno efficiente rispetto a quella attuale, a 4 mani protezione civile – regione. Lo stabilisce un emendamento proposto dai senatori Luciano Uras e Silvio Lai e approvato dal senato, contenuto all’interno del maxi emendamento proposto dal Governo.

L’emendamento, 9.56 testo 3, stabilisce il mantenimento della contabilità speciale sino al 2020 e nonostante le raccomandazioni contrarie della ragioneria generale che chiedeva il trasferimento delle somme presenti al 31 dicembre 2016 nel fondo unico dell’ANAS, la commissione bilancio ha deciso di mantenere l’emendamento approvato precedentemente.

«Il problema ci era stato segnalato dalla Giunta regionale e dall’assessore dei Lavori pubblici in particolare – hanno affermato Luciano Uras e Lai – e abbiamo condiviso l’esigenza di mantenere il profilo di emergenza della costruzione della strada Sassari-Olbia con l’intera commissione bilancio. L’Anas è una struttura ancora in via di cambiamento che secondo noi non sarebbe ancora nelle condizioni di garantire la velocità di esecuzione necessaria e, ancora di più, la tutela delle risorse necessaria a stare nei tempi previsti. Non possiamo non segnalare la sensibilità del presidente Tonini e il consenso unanime senza differenze tra maggioranza e opposizione su questo tema.»

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«Non dobbiamo fare sì che le richieste delle Associazioni di categoria degli agricoltori rimangano inascoltate. La Regione deve dare risposte celeri ed attivarsi su tutti i livelli istituzionali. La profonda crisi attraversata dall’universo delle campagne impone che siano approvati tutti gli strumenti per il rilancio del settore agricolo e zootecnico isolano»

Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, denuncia così la sua preoccupazione per quello che definisce l’immobilismo della Giunta regionale sulla vertenza agricoltura.

«La risoluzione approvata lo scorso 1° febbraio, sulla scia della mobilitazione indetta dalla Coldiretti, non sembra aver prodotto gli effetti sperati. I trattori scaldano i motori per una nuova protesta nelle strade di Cagliari. Unico risultato – evidenzia Gianluigi Rubiu in un’interrogazione urgente sul tema – lo sblocco di una fetta ridottissima dei premi comunitari e del benessere animale. Solo silenzio assordante sulle altre tematiche. Si attende ancora la definizione dei bandi per i giovani agricoltori, con l’avvio delle domande sospeso e rinviato a data da destinarsi. Una situazione ridicola e scandalosa, viste le tante aspettative. Nessuna azione per interrompere la caduta libera del prezzo del latte, anche attraverso un intervento di sostegno alle aziende lattiero casearie. C’è poi la questione dei ritardi relativi al piano di sviluppo rurale, con la necessità di dare vita ad un ente isolano per l’erogazione dei contributi. Lo scenario è preoccupante ed incerto – conclude Gianluigi Rubiu – con tante aziende agricole che rischiano di essere devastate dai costi ormai inattuabili per tenere in piedi le attività e le continue dilazioni per l’arrivo delle risorse.»

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Il Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna ha aderito al  destinato a promuovere la connessione con le comunità e il patrimonio locale per la promozione internazionale della cultura e delle tradizioni enograstonomiche dei Geoparchi UNESCO.

Il progetto GEOfood è stato presentato ufficialmente dal Magma Geopark in Norvegia, in occasione della 7ª Conferenza Internazionale del Geoparchi mondiali dell’UNESCO tenutasi a Torquay (English Riviera Geopark) in Inghilterra nel settembre del 2016.