Sulla Manovra finanziaria 2017 la commissione Bilancio ha sentito i rappresentanti delle parti sociali, delle forze datoriali e del sistema cooperativo.
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Sulla Manovra finanziaria 2017, questa mattina la commissione Bilancio ha sentito i rappresentanti delle parti sociali, delle forze datoriali e del sistema cooperativo.
Secondo il segretario della Cgil, Michele Carrus, la manovra 2017 non si discosta da quelle degli anni passati. «Anche quest’anno il documento di bilancio è pesantemente condizionato dalla spesa per la Sanità che assorbe gran parte delle risorse (3.318 milioni di euro) – ha detto Michele Carrus – spesa destinata a salire dopo la decisione del ministero di escludere la Sardegna dai rimborsi per i nuovi Lea e per l’acquisto di farmaci innovativi. Occorre intervenire subito su questo fronte, ingaggiando una battaglia con lo Stato per ottenere la riduzione degli accantonamenti destinati alla compartecipazione per l’abbattimento del debito pubblico. L’altro passo da compiere è la riforma della rete ospedaliera. Le scelte sono state fatte, tenere la riforma a bagnomaria non contribuisce al risanamento dei conti e al miglioramento dei servizi».
Michele Carrus ha invece mostrato apprezzamento per le linee guida della programmazione unitaria che consentono di razionalizzare gli interventi e di rendere meno complicata l’azione della macchina regionale. «Manca però il salto di qualità – ha aggiunto Michele Carrus – soprattutto sul versante delle politiche per il lavoro. 119 milioni di euro, in gran parte vincolati per ammortizzatori sociali, formazione e spese dell’apparato burocratico, non sono sufficienti per affrontare la grave crisi occupazionale della Sardegna». Il segretario della Cgil ha duramente criticato l’azione dell’assessorato del Lavoro: «Se tutte le politiche per l’occupazione devono essere affidate all’Agenzia per il Lavoro meglio sopprimere l’assessorato – ha sottolineato Michele Carrus – le somme spese per le consulenze sono uno scandalo che deve cessare».
Carrus si è poi soffermato sugli interventi per garantire il diritto allo studio: «Si utilizzi una parte dei 25 milioni “manovrabili” per finanziare questo capitolo di bilancio – ha suggerito il leader della Cgil – serve un segnale forte per le tante famiglie di lavoratori e operai che non riescono più a mandare i loro figli all’università. Lo si potrebbe fare aumentando il valore medio delle borse di studio allineandosi ai parametri delle regioni italiane più virtuose. Altri fondi potrebbero essere assegnati per aiutare gli studenti fuori sede e per abbattere i costi del trasporto pubblico». Per Carrus sarebbe inoltre urgente prevedere più risorse a favore delle Università che quest’anno subiranno tagli pesanti ai trasferimenti statali «Se non si interviene sono a rischio molti corsi di specializzazione e progetti di ricerca».
Dal rappresentante della Cgil, infine, un appello a favore dei patronati: «Garantiscono un presidio nei territori per le fasce più deboli della popolazione. Vanno tutelati e sostenuti».
Appello al quale si è unito il segretario della Cisl Ignazio Ganga che, nel suo intervento, ha segnalato i troppi ritardi nella erogazione delle risorse pubbliche. «Il sistema del bilancio armonizzato soffre, i centri di spesa non sono stati capaci di dare ritmo – ha detto Ignazio Ganga – la spesa è troppo lenta soprattutto per l’occupazione che necessita di riscontri immediati».
Anche dal segretario della Cisl sono arrivate critiche sulle politiche per il lavoro: «Serve un colpo di reni – ha affermato Ignazio Ganga – finora tutte gli interventi sono stati realizzati con fondi europei. Perché non investire anche una parte del mutuo regionale. Sono favorevole agli interventi per le infrastrutture, una parte però potrebbe essere utilizzata per rafforzare il capitale umano». Per Ganga sono attualmente 35 le azioni di politiche attive per il lavoro. «Vanno razionalizzate, meglio concentrarsi su 3 o 4 misure che funzionano. Per i lavoro potrebbero essere inoltre recuperati altri fondi come i 15 milioni di euro destinati all’Insar che non hanno dato i risultati sperati».
Ignazio Ganga ha poi affrontato il tema delle entrate fiscali: «La vertenza non è chiusa – ha sottolineato – lo Stato continua a trattenere risorse. La decisione di escludere la Sardegna dai fondi per gli enti locali è un furto con destrezza. Se non si rinegozia la partita si rischia grosso. Comuni e province avranno 84 milioni in meno senza i quali i servizi non possono essere garantiti».
Sulle risorse destinate alla sanità, Ignazio Ganga, a differenza di Michele Carrus, ha rivolto un monito alla Commissione: «Attenti a non considerare il sistema sanitario un peso. Ci sono dentro 22mila lavoratori che garantiscono un servizio importante».
Il segretario della Cisl ha infine invitato la Commissione a rivedere il sistema di detassazione delle imprese: «L’Irap va rimodulata distinguendo tra imprese virtuose e non. Applicare gli incentivi in modo generalizzato incide sul sistema regione. Con quei soldi si finanzia il sociale».
Per Francesca Ticca, segretaria della Cisl, il vero nodo da risolvere rimane quello della sanità. «La metà del bilancio regionale viene destinata al sistema sanitario, se non si rivede l’accordo con lo Stato tutte le missioni introdotte nella legge di stabilità rischiano di non dare risposte ai cittadini».
Anche Francesca Ticca ha invocato politiche per il lavoro più incisive: «Un campo di intervento potrebbe essere quello ambientale che quest’anno mette a disposizione circa mezzo miliardo di euro. Sembrano tantissimi soldi ma in realtà la gran parte viene assorbita per le spese correnti di Forestas e del Geoparco».
Positivo il giudizio sugli interventi per le infrastrutture («servono però tempi certi e norme più semplici»), per le politiche sociali («si sta facendo uno sforzo importante») e per l’edilizia pubblica che mette quest’anno a disposizione 46 milioni di euro. Critiche invece alle azioni per il diritto allo studio («6 milioni sono pochi, in questo modo solo i ricchi potranno andare a scuola») e per le politiche per il lavoro: «119 milioni di euro sono una goccia nel mare. Non ci sono investimenti per far ripartire le produzioni – ha concluso Francesca Ticca – molti giovani hanno smesso di cercare lavoro».
Anche le forze datoriali hanno chiesto alla regione Sardegna un cambio di rotta nella modulazione delle risorse .
Secondo il presidente di Confindustria Alberto Scanu serve una svolta culturale per permettere alla Sardegna di mettersi al passo con l’Europa e allinearsi alle altre regioni italiane che hanno colto la sfida della modernizzazione.
«Il tema fondamentale è quello delle infrastrutture – ha detto Scanu – il Governo ha varato il piano “Industria 4.0”, un investimento di 20 miliardi di euro dal quale la Sardegna rischia di rimanere fuori. Si parla di Agenda digitale ma intanto nei nostri siti manca la banda larga. La Regione deve assumere un ruolo guida.»
Sui conti della Regione, Scanu ha evidenziato il peso abnorme della spesa sanitaria. «Occorre ridurla e trovare altre risorse, magari con un accelerazione sulla spending review e la rinegoziazione dell’intesa sulle entrate con lo Stato». Positivo infine il giudizio sull’attivazione dei bandi a sportello a favore delle imprese.
Valutazioni condivise dal presidente di Confapi Mirko Murgia che ha sottolineato l’esigenza di un rilancio delle politiche di sviluppo nei territori coinvolgendo imprese ed enti locali. «Questa manovra finanziare si occupa delle emergenze mentre servirebbe un progetto più ampio – ha detto Murgia – le imprese invocano da tempo misure per la riduzione del costo del lavoro e strumenti per facilitare l’accesso al credito oltre a un miglioramento del livello qualitativo della infrastrutturazione soprattutto sul fronte dei trasporti».
Francesco Porcu, segretario della Cna, dopo aver espresso preoccupazione per il quadro economico generale dominato da instabilità e incertezza ha proposto quattro linee di intervento: 1) riportare in ordine i conti della sanità attraverso la riforma della rete ospedaliera e la razionalizzazione della spesa; 2) riaprire la vertenza con lo Stato sulle entrate fiscali; 3) riorganizzare la macchina amministrativa regionale con una robusta spending review e la riduzione degli enti e delle partecipate; 4) ridare efficacia all’azione di governo guardando a un orizzonte di medio e lungo periodo.
Per Francesco Porcu occorre un scossa nel sistema economico. «Per far questo servono risorse – ha suggerito Porcu – la Cna propone un piano straordinario per il lavoro da finanziare con 100 milioni di euro. Le risorse potrebbero essere recuperate dal fondo Sfirs di 250 milioni di euro istituito nel 2010 per sostenere l’accesso al credito del sistema produttivo isolano. Risorse finora vincolate e immobilizzate che sarebbe opportuno liberare».
Per l’artigianato, infine, Francesco Porcu ha proposto il rifinanziamento di due leggi di settore che in passato hanno dato risultati come la n.949 e la legge 12 sull’apprendistato.
Il presidente di Confcooperative Fabio Onnis, dopo aver espresso apprezzamento per l’impianto complessivo della manovra, è entrato nel dettaglio dei provvedimenti di legge destinati al settore di sua competenza.
«Apprezziamo la decisione di finanziare con 4 milioni di euro la legge quadro della cooperazione mentre per altre voci di spesa le risorse messe a disposizione sono insufficienti. Serve incrementare i fondi per le cooperative culturali e dello spettacolo, di gestione dei beni culturali e delle biblioteche e soprattutto per quelle della pesca e dell’acquacoltura.»
Al termine delle audizioni il presidente Franco Sabatini ha assicurato massima attenzione ai suggerimenti arrivati dai rappresentanti delle forze sociali e datoriali. «Abbiamo ascoltato con interesse alcune proposte – ha detto Franco Sabatini -. siamo consapevoli che la partita sulle entrate fiscali rappresenti un passaggio fondamentale per ridare fiato alle finanze regionali. La Commissione approverà a breve una risoluzione per chiedere la convocazione degli Stati generali della Sardegna. Occorre chiamare a raccolta parlamentari, sindacati, enti locali forze datoriali per mobilitare tutta la società sarda e riaprire la vertenza con lo Stato».