Si è svolta stamane la seduta solenne del Consiglio regionale per celebrare il 70esimo anniversario dello Statuto sardo, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
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Si è svolta stamane la seduta solenne del Consiglio regionale per celebrare il 70esimo anniversario dello Statuto sardo, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La seduta solenne è stata aperta dal presidente del Consiglio Gianfranco Ganau che, dopo aver salutato il Capo dello Stato, ha ricordato fra l’altro nel suo intervento che lo Statuto Sardo, terza legge costituzionale approvata dalla Repubblica, «ha affermato l’autonomia della Sardegna per una pluralità di condizioni, a cominciare dal suo grave isolamento, anche per farla valere nei confronti dello Stato».
«Autonomia è anche responsabilità – ha aggiunto Gianfranco Ganau – ed ecco perché lo Statuto seppe suscitare accese aspettative e grandi speranze, dopo lunghe dominazioni che trasformarono in un certo senso la storia dei sardi in una storia degli altri.»
«Specialità ed autonomia – ha detto ancora il presidente del Consiglio regionale – contribuirono alla costruzione di una nuova piccola patria per i sardi, con passaggi fondamentali come il rilancio economico del primo dopoguerra ed il piano di rinascita, con i loro problemi ed errori, consentendo alla Sardegna (quasi d’improvviso) di affacciarsi alla modernità ed iniziare un lungo periodo di pace, progresso, avanzamento economico, superamento della povertà, lotta all’analfabetismo ed alle malattie.»
Il presidente del Consiglio ha concluso sottolineando che «l’art. 13 del nostro Statuto parla delle responsabilità dello Stato e della Regione e consideriamo questa norma una declinazione al futuro del significato più alto della nostra specialità, una specialità della quale siamo orgogliosi e che ci richiama al grande impegno di affrancare la Sardegna da ogni povertà, ed alla responsabilità (comune a tutte le istituzioni) nei confronti della comunità sarda di dimostrarci in grado di essere artefici del nostro destino».
Successivamente ha preso la parola il presidente della Regione Francesco Pigliaru che ha iniziato il suo discorso sottolineando la coincidenza fra i 70 anni dello Statuto speciale della Sardegna ed i 70 anni della Costituzione repubblicana.
«Dalla Costituzione in particolare – ha messo in evidenza il presidente – emerge quel principio di uguaglianza che, per essere applicato pienamente alla Sardegna, richiede ordinamenti speciali e differenziati.»
«Lo stesso riferimento costituzionale all’autonomia – ad avviso di Francesco Pigliaru – dimostra non solo che l’autonomia ben governata è un potente collante dell’unità nazionale ma soprattutto che è un errore credere che esistano politiche centraliste universalmente efficaci.»
«Con il Patto per la Sardegna – ha detto nella seconda parte del suo intervento il presidente Pigliaru . si sono fatti passi avanti importanti che però non incidono positivamente sia sulla normativa europea che sulla sua interpretazione ed è questa la ragione per cui chiediamo al Governo centrale di affiancare presso le istituzioni europee la nostra richiesta di riconoscere la condizione insulare quale requisito per aiuti specifici sul modello di quanto avviene per le Regioni ultraperiferiche. Se si considerano correttamente gli svantaggi associati all’insularità – ha detto ancora Pigliaru – è importante che siano rese chiare le regole in base alla quali ci viene imposto un livello così alto di accantonamenti che ci pare ingiustificato, ingiusto, indifferente alle tante tipologie di costi aggiuntivi che dobbiamo sopportare.»
Il presidente della Regione ha messo l’accento sulle tante riforme strutturali varate dal governo regionale, precisando che si è trattato «di scelte difficili in un periodo caratterizzato dalla peggior crisi dal dopoguerra; ma non ci sono alternative per chi persegue l’interesse generale e vuole riavvicinare i cittadini alle istituzioni. In definitiva – ha detto infine il presidente rivolgendosi al Capo dello Stato – la Sardegna, per superare il divario economico col resto della Penisola, chiede pari opportunità e maggiori spazi di autonomia, oltre ad un dialogo con lo Stato che è parte integrante della autonomie regionali come è previsto dalla Costituzione».
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