18 August, 2024
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Questa mattina i consiglieri comunali, Valentina Pistis e Alberto Cacciarru, capigruppo di Cas@ Iglesias e Partito Comunista Italiano, hanno protocollato con PEC un’interpellanza sulla situazione dell’appalto dei lavori di costruzione del Centro Intermodale.

Inoltre, vista la grave situazione di stallo creatasi nelle ultime settimane, Valentina Pistis e Alberto Cacciarru, formalizzeranno una richiesta di Consiglio comunale ad hoc per discutere dello stato d’avanzamento dei lavori.

Nell’interpellanza al presidente del Consiglio comunale Mauro Usai, al sindaco Emilio Gariazzo e all’assessore dei Lavori pubblici Barbara Mele, i due consiglieri chiedono  quali somme siano state anticipate e/o erogate a favore della aggiudicataria dell’appalto; quali garanzie il Comune abbia acquisito nell’ipotesi prevista dall’art. 35 comma 18 del D.Lgs. 50/2016 s.m.i. (anticipazione contrattuale); quale sia è il valore dei lavori attualmente eseguiti e se sono stati eseguiti a regola d’arte, se risulta rispettato il cronoprogramma dei lavori e, comunque, quali controlli gli uffici hanno effettuato; qual è la situazione finanziaria dell’impresa aggiudicataria dell’appalto.

I due consiglieri comunali chiedono altresì se ricorrono le condizioni per la risoluzione del Contratto in danno.

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Il Comitato per l’insularità ha tenuto stamane una conferenza stampa per annunciare le nuove iniziative a sostegno del referendum “stoppato” dall’Ufficio regionale del referendum. 

«Dopo lo stop dell’Ufficio del Referendum – si legge in una nota -, qualcuno potrebbe aspettarsi che tutte le nostre energie siano rivolte a ribaltare un giudizio che, lo ripetiamo, appare giuridicamente immotivato e politicamente inaccettabile. L’ennesimo, inqualificabile errore della solita burocrazia sarda con cui i sardi sono abituati a farsi male da soli. E’ così soltanto in piccola parte.

Stiamo facendo ricorso nelle sedi giudiziarie e siamo certi che le 92.000 sottoscrizioni referendarie non saranno buttate a mare. Contemporaneamente stiamo anche sollecitando, l’ampio fronte trasversale che sostiene il referendum a licenziare una legge in Consiglio regionale che garantisca ai sardi il diritto di esprimere con il voto ad ottobre il proprio giudizio sull’insularità.»

«Ma siamo convinti che l’insularità non sia solo referendum – si legge ancora nella nota del Comitato per l’insularità -. Anzi, proprio l’intollerabile giudizio dell’Ufficio del referendum, che ha temporaneamente negato ai sardi il diritto di esprimersi, ha generato in loro un tale sentimento di protesta e di mobilitazione che ci consente oggi di dare la sua vera dimensione alla battaglia sull’insularità: la battaglia per l’inserimento dell’insularità in Costituzione non può limitarsi ad essere “una rivendicazione sarda”, ma diventare una questione di “diritti di cittadinanza” che riguarda l’Italia intera. E’ per questo che oggi il Comitato per l’insularità rilancia e parte con una nuova, straordinaria iniziativa, che ha l’obiettivo di portare immediatamente oltre Tirreno la questione dei diritti dei sardi.»

«Subito dopo le elezioni politiche, siamo pronti a partire con la raccolta delle firme sulla prima proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare, mai presentata in Italia – sottolinea il Comitato per l’insularità -. Cinquantamila firme per l’insularità in Costituzione che non intendiamo raccogliere in Sardegna, ma che invece, in larga parte, chiederemo agli italiani, con tavolini di raccolta previsti nelle principali città italiane, in tutte, assolutamente in tutte, le 20 regioni. Ogni parte d’Italia deve sentirsi addosso il peso e la responsabilità di avviare a soluzione un problema di svantaggi strutturali che frena la crescita e lo sviluppo del pezzo di territorio che è separato dalla terraferma, il pezzo d’Italia in cui viviamo noi.

Certo, siamo consapevoli che in questo modo stiamo alzando incredibilmente l’asticella della nostra sfida. Ma con il Referendum abbiamo già raggiunto un primo, grande obiettivo: oggi l’intera Sardegna è consapevole di quanto l’insularità sia la vera madre di tutte le nostre battaglie. Nelle prossime settimane – conclude il Comitato per l’insularità – faremo molto di più: sbarcheremo nel continente, per convincere gli italiani.»

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Le bellezze di Sant’Antioco sugli schermi Rai, domenica 18 febbraio, alle 18.30 circa, nel programma televisivo “Kimilangiaro” in onda su Rai 3. Verrà trasmesso un documentario sull’Isola di Sant’Antioco. Nello specifico, si tratta di una puntata dello speciale “Cacciatore di paesaggi” che sarà interamente dedicata a Sant’Antioco e ad alcune delle sue bellezze naturalistiche e culturali. Il “Cacciatore di paesaggi” è un format del documentarista e autore televisivo Fabio Toncelli ed è inserito all’interno del programma “Kilimangiaro”, condotto da Camila Raznovich. La puntata su Sant’Antioco sarà successivamente reperibile anche in streaming sul sito internet della Rai, www.raipaly.it . 

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La Capitale Italiana della Cultura 2020 è Parma, ma Nuoro resta orgogliosa del lavoro svolto per sostenere la candidatura.

«Al di là della scelta della Commissione, che ha premiato Parma, la corsa che ha portato Nuoro sino all’ultima tappa di questo percorso ci rende comunque orgogliosi ed è un segnale importante non solo per la città ma per l’intera regione – ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru sull’esito finale della competizione per la Capitale Italiana della Cultura 2020 -. Siamo profondamente convinti che Nuoro, al di là di ogni possibile titolo, sia la capitale di una cultura straordinaria che ha solo bisogno di essere più conosciuta nel mondo. E siamo altrettanto convinti – ha aggiunto  Francesco Pigliaru – che questa cultura, così ricca e fortemente identitaria, possa davvero fare la differenza, diventando fattore di stimolo e di crescita certamente per le zone interne, nel cui potenziale abbiamo sempre creduto e sul quale investiamo energie e risorse, ma anche per tutta la Sardegna. Il nostro impegno – ha concluso il presidente della Regione – resterà intatto nel sostenere questo progetto che ha dimostrato il suo valore e che merita il lavoro di tutti per la sua realizzazione.»

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E’ stata inaugurata questa mattina la Casa della Salute di Fluminimaggiore. Rimessa a nuovo con un investimento di 670mila euro, nella struttura operano insieme medici di medicina generale, specialisti ambulatoriali, medici di continuità assistenziale, gli operatori del servizio di Diabetologia, della Salute mentale, infermieri ambulatoriali, domiciliari, di comunità e il Consultorio familiare e, a breve, pneumologo e chirurgo. All’apertura ufficiale, questa mattina, il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, gli assessori della Sanità e degli Enti locali, Luigi Arru e Cristiano Erriu, il direttore generale dell’Ats, Fulvio Moirano, con il sindaco Ferdinando Pellegrini, consiglieri regionali e parlamentari del territorio.
«Le case della salute sono un tassello essenziale del disegno che abbiamo impostato per migliorare la sanità della Sardegna – ha detto il presidente Francesco Pigliaru -. Gli ospedali devono essere messi nelle condizioni di potersi concentrare sugli interventi più importanti, come l’alta specializzazione e gli acuti, alleggerendosi di ciò che può essere trattato bene a livello territoriale. Per questo stiamo spingendo molto sulle case per la salute e siamo pronti a trovare risorse per aprirne tante altre e quanto prima. La Sardegna – ha aggiunto Francesco Pigliaru – vince se ragiona come sistema, in forte collaborazione, ognuno col proprio ruolo. Ora mi aspetto che queste case della salute siano connesse digitalmente con gli ospedali e che il paziente possa esser collegato con il miglior medico di quella specialità per consentire alle case della salute di offrire un servizio sempre migliore su tutto il territorio regionale.»
Per l’assessore Luigi Arru «le Case della Salute, in zone come questa, sono segnali di attenzione per territori difficilmente accessibili. Vogliamo far capire che la medicina sta cambiando, che la sanità sta cambiando e lo facciamo con segni tangibili come questa struttura, nella quale i cittadini trovano operatori che lavorano insieme e servizi in rete». 
Secondo l’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, «l’esempio di Fluminimaggiore consente di appurare in modo tangibile come la riorganizzazione dei servizi socio-sanitari intercomunali, attraverso la governance delle Unioni dei Comuni, consenta di superare le criticità che finora hanno impedito la territorializzazione dei servizi sanitari. Questo è un segnale importantissimo della presenza nei territori della Regione». 
«Con l’apertura di questa nuova struttura – ha detto il direttore generale dell’ATS, Fulvio Moirano, – abbiamo inserito un altro importante tassello nel nostro sistema di assistenza nell’ambito del Distretto socio sanitario di Iglesias ed in particolare per i cittadini dei comuni di Fluminimaggiore e Buggerru. Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato per rendere possibile l’apertura di questa nuova realtà che si integra perfettamente nel modello di riorganizzazione della rete ospedaliera, garantendo fondamentali servizi utili anche al fine di prevenire ricoveri inappropriati oltre che la corretta presa in carico dei pazienti al momento delle dimissioni ospedaliere.»

https://www.youtube.com/watch?v=iJZ8LbuLHBw&feature=youtu.be

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Il presidente Daniela Marras ha convocato due riunioni del Consiglio comunale di Carbonia per il 20 e il 27 febbraio, entrambi con inizio alle 18.30.

All’ordine del giorno della seduta del 20 febbraio ci sono interrogazioni, interpellanze e mozioni; l’approvazione del Documento Unico di Programmazione (DUP) 2018/2020; l’approvazione Piano finanziario per la gestione del servizio integrato di igiene urbana e servizi complementari ai sensi dell’art.8 del DPR 158/1999 per l’anno 2018; l’approvazione delle tariffe per l’applicazione della tassa sui rifiuti (TARI) – anno 2018; e l’approvazione del nuovo Regolamento comunale sul Canone di occupazione di spazi ed aree pubbliche.

Il 27 febbraio il Consiglio si occuperà di interrogazioni, interpellanze e mozioni; la determinazione di aliquote e detrazioni per l’applicazione dell’Imposta Municipale propria “IMU” – anno 2018; l’approvazione delle aliquote del tributo sui servizi indivisibili (TASI) per l’anno 2018; l’approvazione del regolamento per l’applicazione dell’addizionale comunale all’Imposta sul reddito delle persone fisiche per l’anno di imposta 2018; e, infine, i criteri per il rilascio delle concessioni su area pubblica scoperta e coperta.

 

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È stato un successo l’intervento di asportazione di tumore al pancreas effettuato oggi al Policlinico Duilio Casula. Il paziente (un 68enne) si è svegliato dopo sette ore sotto i ferri e sta bene. Un’operazione, la prima di altre, effettuata grazie al protocollo di intesa tra l’Azienda ospedaliero universitaria (Aou) di Cagliari e l’Azienda ospedaliero universitaria integrata (Aoui) di Verona. Importante l’intenso percorso di formazione dei chirurghi della Struttura complessa di Chirurgia Generale Polispecialististica diretta dal professor Pietro Giorgio Calò che si avvale proprio della grande esperienza della struttura veronese, tra le più importanti al mondo a fare questo tipo di operazioni.

Questa mattina, alle 8,30 in punto sono entrati in sala operatoria professor Claudio Bassi, direttore della Chirurgia Generale e del Pancreas dell’Aoui (tra i massimi esperti mondiali di questo tipo di tumore), il professor Calò e il dottor Massimiliano Tuveri, chirurgo dell’Aoui. Si è tratto di un’operazione particolarmente complessa, durata ben sette ore, su un paziente affetto da tumore alla testa del pancreas. «È una giornata importante per tutti noi – dice il professor Calò – e certamente una speranza in più per tanti pazienti sardi».

Il carcinoma pancreatico è una malattia molto aggressiva che al momento della diagnosi si presenta nell’80% dei casi in uno stadio molto avanzato. Rappresenta, nei paesi occidentali, la quarta causa di morte per tumore. In Italia si verificano più di 8 mila nuovi casi l’anno, soprattutto nella popolazione adulta, e ancora di più in quella anziana. In Sardegna tra 70 e 100 pazienti ogni anno necessitano di un intervento per neoplasia del pancreas a cui si aggiungono i più rari (ma non eccezionali) casi di neoplasie delle vie biliari e del duodeno. Solo il 20% circa di questi tumori è asportabile radicalmente al momento della diagnosi. La chirurgia rimane oggi l’unico trattamento radicale per questa malattia. Nonostante ciò circa l’80% dei pazienti sperimentano comunque una recidiva entro 3 anni dal trattamento chirurgico.

La terapia è nella maggior parte dei casi multimodale. La chirurgia resta l’elemento terapeutico essenziale per garantire una sopravvivenza a lungo termine e una eventuale guarigione, ma non rappresenta più l’unica arma a disposizione per prolungare la quantità e la qualità di vita.

In base a dati epidemiologici del registro tumori degli Stati Uniti (SEER) relativi al periodo 2007-2009, l’1.47% della popolazione (1 persona su 68) nata in questi ultimi anni svilupperà un carcinoma del pancreas durante la vita, nella fascia di età più a rischio (tra 50 e 70 anni) lo 0.56% degli uomini e lo 0.40% delle donne. In ambito europeo, i dati dell’organizzazione non-profit inglese Cancer Research relativi all’anno 2008 mostrano che l’incidenza cresce in maniera lineare con l’età, a partire dai 40 anni con un tasso di medio standardizzato per età di 9 casi/100.000. La stima per l’Unione Europea (sempre relativa all’anno 2008) è di 70.000 nuovi casi. In Italia l’incidenza media standardizzata è di 9 casi/100.000 nelle donne e di 12 casi/100.000 negli uomini

Stime affidabili ritengono che l’adenocarcinoma pancreatico nel 2030 sarà secondo solo al carcinoma del polmone come causa di morte per tumore.

Negli ultimi 10-15 anni il panorama epidemiologico delle neoplasie pancreatiche è tuttavia radicalmente mutato. La causa va ricercata nella sempre maggiore diffusione e applicazione sul territorio di metodiche radiologiche avanzate (la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica), che hanno permesso di diagnosticare un cospicuo numero di neoplasie ritenute un tempo estremamente rare, tra cui le neoplasie cistiche e le neoplasie neuroendocrine.

Sino a oggi la metà dei tumori pancreatici dei pazienti sardi venivano operati presso strutture extra-regione, in particolare l’Istituto Pancreas di Verona, Centro di Riferimento nazionale per la chirurgia del pancreas riconosciuto a livello europeo e internazionale; la struttura ricovera ogni anno oltre 1200 pazienti da tutta Italia. La maggior parte degli interventi eseguiti dall’equipe è rappresentata dalle resezioni pancreatiche maggiori che raggiungono oggi nel loro insieme quasi 400 casi/anno, primo Centro Nazionale e tra i primi 5 nel mondo, cui si aggiungono oltre 2000 duodeno-cefalo-pancreasectomie (intervento demolitivo della testa del pancreas considerato tra i più difficili in ambito chirurgico) nell’arco degli ultimi 15 anni. Questa esperienza rappresenta una delle prime quattro al mondo ed è stata riconosciuta dal Council della European Hepato-Pancreato-Biliary Association (EHPBA).

La convenzione tra l’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari e l’Aoui di Verona definisce uno specifico protocollo diagnostico e assistenziale per i pazienti affetti da patologie del pancreas, delle vie biliari e del duodeno che potranno ora essere operati al Policlinico. Inoltre i pazienti operati a Verona potranno effettuare visite specialistiche e di follow-up presso l’AOU di Cagliari.

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I carabinieri della Compagnia di Iglesias hanno arrestato un 28enne, B.F., di Iglesias, con l’accusa di atti persecutori nei confronti dell’ex moglie. Il giovane non riusciva a darsi pace per il termine della relazione: già dallo scorso autunno si presentava presso l’abitazione della ragazza, la pedinava e cercava nel tentativo di convincerla a tornare insieme. La vittima, impaurita dall’atteggiamento aggressivo dell’ex marito, soprattutto da quando aveva scoperto di una nuova relazione, lo aveva già denunciato poiché seriamente preoccupata per la propria incolumità: proprio a seguito dei vari interventi operati sia della Stazione Carabinieri di Iglesias, di Nebida e dell’Aliquota Radiomobile, tutti impegnati nel ricostruire le vicende e tentare di tutelare la denunciante, l’Autorità Giudiziaria aveva emesso la misura cautelare del divieto di avvicinamento nei luoghi frequentati dalla vittima.

I militari hanno notificato il provvedimento nella mattinata di martedì 14 febbraio, ma trasgredendo tutte le prescrizioni impartite, l’uomo, già con precedenti di polizia anche per reati contro la persona, si è immediatamente recato presso l’abitazione dell’ex moglie per cercarla: ne è scaturita una nuova querela che ha portato l’autorità giudiziaria ad emettere un aggravamento della misura cautelare disponendo l’accompagnamento dell’uomo in carcere.

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«Lo sblocco del turnover approvato dalla Giunta Pigliaru è un tentativo per coprire i buchi prodotti dal riordino sanitario sardo.» 

Il vice presidente della commissione Sanità Edoardo Tocco (Forza Italia) attacca la Giunta regionale sul provvedimento che consentirà l’assunzione, all’interno dell’Azienda tutela della Salute, di medici, infermieri e operatori socio sanitari nei reparti dei nosocomi isolani.

«E’ l’ennesimo gioco di prestigio di una Giunta inadeguata ha aggiunto Edoardo Tocco -. La verità è che i tagli operati dalla riforma della rete ospedaliera rischiano di portare al collasso la sanità sarda. Basti pensare solo alle proteste dei piccoli ospedali (da Muravera a Isili sino a Sorgono) ormai sprovvisti  personale all’interno delle corsie. Stranezze della politica. Questa operazione è stata più volte auspicata dal nostro gruppo, ma gli appelli sono stati rigettati. La sensazione è che si tratti di una manovra puramente elettorale. Lo sblocco arriva in fortissimo ritardo rispetto ai tempi dettati dal piano di riforma e solo a ridosso dell’appuntamento con il voto.»

«Occorre però – puntualizza Edoardo Tocco – dare centralità allo scorrimento delle vecchie graduatorie con tante figure professionali che attendono un inserimento nel sistema sanitario». Il rappresentante forzista invoca prudenza nelle decisioni: «Anche perché sul piano della rete ospedaliera si attende il via libera del ministero dell’Economia e delle finanze, con il pericolo che vengano annullati diversi atti aziendali – conclude Edoardo Tocco – che passerà al vaglio l’appropriatezza e l’efficacia delle risorse messe in campo. I drastici tagli delle strutture complesse (come la chirurgia plastica al Brotzu) palesano gravi ripercussioni sulle prestazioni per i pazienti, con sprechi pesanti all’interno di una sanità sarda che rischia l’implosione.»

 

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Un progetto che parte da lontano, che trova la sua origine nel 2006, negli studi realizzati dall’Ispra, nelle ricerche sullo spostamento della sabbia e sull’influenza delle correnti marine che modificano la spiaggia. Questa mattina, nella sala consiliare del comune di Stintino, l’amministrazione comunale, alla presenza dell’assessore regionale dell’Ambiente Donatella Spano, ha illustrato ai cittadini il progetto definitivo di riqualificazione della spiaggia della Pelosa. Un progetto che rappresenta un intervento virtuoso, che coniuga il ripristino del sistema dunale con un sistema di fruizione sostenibile della spiaggia della Pelosa.

Un progetto da 18 milioni di euro che, nelle intenzioni dell’amministrazione comunale guidata da Antonio Diana, si realizzerà per lotti funzionali. E i primi in programma sono proprio quelli che prevedono lo smantellamento della strada asfaltata nel tratto compreso tra il Gabbiano e la Pelosetta. Lavori importanti che, così è stato previsto, avranno un costo di circa 5 milioni di euro, al momento interamente finanzianti dalla Regione.

E altri potrebbero arrivare «perché – ha detto l’assessore regionale all’Ambiente – siamo convinti che ci possano essere altre risorse sulla programmazione territoriale o su altri bandi, europei o statali, che possano così concorrere al raggiungimento dell’obiettivo finale».

Un progetto che «dimostra il coraggio di questa amministrazione – ha detto ancora l’assessore regionale – e la Pelosa per il suo valore ecologico e quale risorsa economico-ambientale merita questa attenzione. E questo progetto, avviato nel 2006, si fonda su basi tecnico-scientifiche. Un punto di partenza importante per essere sicuri che il risultato finale sia quello giusto». Quello che riporti la spiaggia, considerata una delle più belle al mondo, alla bellezza che si osserva ancora nella storiche cartoline di un tempo.

«È un gioiello del comune di Stintino che vogliamo salvaguardare – ha detto il sindaco Antonio Diana – ecco perché già nel Puc del 2010 avevamo inserito questo tipo di intervento. Un lavoro che abbiamo definito essere di “chirurgia ambientale” che deve mirare a ricostituire il sistema dunale. Dobbiamo lavorare con attenzione, perché quello a cui miriamo è custodire e trasmettere questo patrimonio ambientale alle generazioni future».

Già da quest’anno, intanto, in attesa che le procedure siano concluse – entro metà aprile approvazione del progetto in giunta e poi in consiglio comunale quindi procedure per l’indizione della gara a evidenza europea e aggiudicazione infine avvio lavori dopo estate 2019 – saranno adottate delle novità. «Grazie agli studi scientifici sulla pressione antropica realizzati gli scorsi anni – ha aggiunto il primo cittadino – pensiamo di adottare una regolamentazione degli accessi».

A presentare il progetto sono stati gli esperti del raggruppamento temporaneo di professionisti formato dalla capofila Criteria srl, dallo studio associato di ingegneria “Prima” e dalla società cooperativa di ingegneria ambientale “Ambiente”.

«L’obiettivo prioritario – hanno detto Paolo Falqui, Maurizio Costa e Francesca Etzi – è il ripristino dell’assetto morfologico-ambientale del sistema dunale e delle relazioni funzionali con la spiaggia. Questo comporta la rimozione della strada litoranea e la riorganizzazione delle modalità di accesso e di fruizione del sistema costiero.»

A essere interessato sarà il tratto compreso tra la spiaggia del Gabbiano e la zone dalle Pelosetta, sia a monte che a valle della strada quindi, della zona alle spalle della Pelosa e di aree condominiali private.

Un’operazione che permetterà di dare nuova vita alle collinette di sabbia che potranno così ricostituire un prezioso sistema dunale, in grado di alimentare la spiaggia.

Il progetto del Comune prevede, quindi, il posizionamento di un sistema di passerelle in legno in aggiunta a quelle già esistenti che, assieme alle barriere installate da dieci anni sulla spiaggia e per le quali periodicamente viene fatta manutenzione, hanno evitato l’erosione delle dune. La nuove passerelle che sostituiranno la strada saranno sollevate da terra, per favorire lo scambio della sabbia e consentiranno il passaggio di mezzi elettrici leggeri. Le aree parcheggio permetteranno di contingentare il numero delle auto e, contemporaneamente, fungeranno da siti di interscambio. Le persone lasceranno la loro vettura e prenderanno i mezzi pubblici o biciclette.

Saranno create piste ciclabili, verrà realizzata una piazza all’altezza della Pelosetta, con sedute e pergolati, e l’ultimo tratto della strada, quello che porta alla zona alta di Capo Falcone, sarà transitabile solo dai mezzi pubblici e dagli automezzi dei residenti. Sarà presente una ztl, una sola area per gli accessi pedonali dei privati e ben quattro per gli accessi pubblici, quindi una viabilità d’accesso con le auto, le rotatorie e due parcheggi.

Il progetto, oltre a questa operazione, prevede la ricostituzione del sistema dunale e della vegetazione. Un intervento che potrebbe essere realizzato con l’utilizzo della sabbia sottomarina che si deposita all’ingresso del porticciolo dell’Ancora. Sabbia ricca di materiale organico in grado di innescare il sistema dunale.

Al termine della presentazione, moderata all’assessora comunale dei Lavori pubblici, Antonella Mariani, e che ha visto la partecipazione di assessori e consiglieri comunali, è stato dato spazio agli interventi del pubblico, tra questi si segnalano quelli dei rappresentanti locali delle associazioni ambientaliste che hanno espresso apprezzamento per il progetto. Tra queste Wwf che ha posto l’accento sull’attenzione alla ri-vegetazione delle dune mentre Legambiente ha definito il progetto «una pietra miliare, un progetto coraggioso e importante».