[bing_translator]
Due membri del Comitato Riconversione RWM (Arnaldo Scarpa, portavoce, e Antonio Nuccio Guaita, medico in pensione, già assessore regionale della Democrazia Cristiana), iscritti e militanti nei rispettivi sindacati, hanno scritto lettere aperte alle segreterie nazionali della Cgil Susanna Camusso ed Annamaria Furlan della Cisl, per chiedere alle Segretarie Generali di Cisl e Cgil di intervenire autorevolmente sulla questione delle bombe all’Arabia Saudita e sulle posizioni «espresse delle segreterie territoriali in alleanza con la Confindustria».
«Il Comitato ha rappresentato a vari livelli l’assurdità della situazione che viola il “ripudio della Guerra” affermato dalla Costituzione – ha scritto Antonio Nuccio Guaita ad Annamaria Furlan –. La nostra azione, rivolta al Governo e alla Regione, chiede l’osservanza del dettato costituzionale, della legge 185/90 e della legislazione internazionale che fanno divieto di rifornimento di armi a paesi in guerra. La reazione della fabbrica è iniziata, con un comunicato dei Lavoratori e Sindacati su carta intestata della fabbrica, che rifiuta drasticamente l’ipotesi di una riconversione avanzata dal Comitato a tutela del posto di lavoro.»
«Spiace rilevare (anche a un democratico interclassista) la presenza di un fronte sindacale con solidale comunanza di firma con la Confindustria e soprattutto con la fabbrica che mira ai propri specifici interessi non coincidenti con quelli globali, economici e morali, dei lavoratori che sono anche cittadini – ha aggiunto Antonio Nuccio Guaita -. Ci duole che la Cisl, per le sue origini e i suoi connotati sociali civili e morali non si sia distinta, pur nella primaria legittima e doverosa tutela dei lavoratori, per affermare i valori della Pace e della Vita umana disprezzati dagli interessi economici e politici della guerra subita dagli Yemeniti. Non è venuta una parola di attenzione ai valori civili e politici – la Costituzione e la Vita – richiamati da noi congiuntamente a quelli dell’Occupazione! Continueremo la battaglia che riteniamo di civiltà.»
«Chiediamo il Suo autorevole intervento di solidarietà ai fini della nostra azione, e di pronta rappresentazione al Governo delle responsabilità che si assume col silenzio e l’acquiescenza sul dramma dello Yemen, cui può, speriamo non tardivamente, rimediare astenendosi dalla partecipazione di fatto al conflitto (le componenti delle bombe sono di fabbricazione italiana, Sardegna, e dall’Arabia Saudita esplodono in Yemen!) e promuovendo le modalità organizzative per l’avvio del processo di riconversione della Fabbrica. Nelle non meno dure battaglie del passato del Sulcis Iglesiente, il rapporto dialettico (Comuni-Sindacati e Rappresentanze politiche) col Governo, è stato democratico, civilmente e politicamente produttivo. Speriamo anche stavolta. Sarebbe confortevole che la soluzione di questo dramma – ha concluso Antonio Nuccio Guaita – avesse anche e soprattutto la firma di una grande Istituzione quale è, nei suoi principi ispiratori, la Cisl!»
«Dal maggio scorso sono uno dei 2 portavoce del Comitato per la riconversione della RWM di Domusnovas-Iglesias, la fabbrica tristemente nota per produrre le bombe d’aereo che la coalizione saudita, dal 2015, sgancia sulle teste del popolo yemenita in una guerra che ha causato oltre 10.000 morti tra i civili ed una catastrofe umanitaria complicata da carestie e pestilenze, tanto da far affermare all’ONU che si tratta della maggiore emergenza verificatasi dal 1946 ad oggi – ha scritto Arnaldo Scarpa a Susanna Camusso -. Di tutto questo dolore siamo responsabili anche noi cittadini della Sardegna e dell’Italia, a causa delle scelte scellerate del governo che autorizza tali esportazioni mortifere e delle connivenze di parte delle forze politiche e sindacali.»
«Mi sconcerta assai e perciò chiedo il tuo autorevole intervento la posizione sull’argomento del mio Segretario generale territoriale e della segreteria Filctem in particolare – ha aggiunto Arnaldo Scarpa -. Il primo rifiuta ogni tentativo di dialogo sul tema della riconversione. La seconda ha, addirittura, firmato due comunicati insieme alla CONFINDUSTRIA (udite, udite!) ed alla Cisl (non era di ispirazione cristiana?) nei quali si afferma che la produzione della RWM va tutelata in ogni modo in quanto perfettamente legale e necessaria per non deprimere ulteriormente i livelli occupativi del territorio. Di fronte al comunicato stampa, mi chiedo e chiedo a te, Susanna, se il nostro Statuto valga ancora qualcosa. In particolare se l’articolo 2 che dichiara la “pace tra i popoli bene supremo dell’umanità”, la “conquista di rapporti internazionali in cui tutti i popoli vivano insieme nella sicurezza e in pace” ispiratrice dell’azione sindacale, la “solidarietà attiva tra i lavoratori di tutti i Paesi”… “fattore decisivo per la pace”, sia diventato solo carta straccia o un paravento che maschera ben altre pratiche. Non ritieni che sia il caso di iniziare all’interno del sindacato un urgente lavoro di revisione delle posizioni fin qui assunte dalle strutture territoriali ed anche dei silenzi del nazionale per recuperare quel minimo di coerenza senza la quale si perde in credibilità ma anche, in fin dei conti, in sostanza sindacale. Se il sindacato smette di perseguire il principio della tutela della dignità dell’uomo e si allea con chi, pur di fare del profitto, passa sopra ai più elementari principi etici, che cosa ci sta a fare? Da cosa si distingue rispetto a qualsiasi altra organizzazione lobbistica?»